7.capitolo
“Quindi
cosa consigliate per incoraggiare l'amore? La danza. Persino se il
cavaliere è
appena passabile."
Leda si
guardò allo specchio mentre la sua cameriera personale le
aggiustava le ultime
ciocche di capelli nell’elaborata acconciatura che il ballo
richiedeva.
L’aveva
completamente trasformata. Nessuna avrebbe sospettato che sotto a quel
vestito,
sotto quel semplice trucco e quei capelli così abilmente
pettinati ci fosse
proprio lei. Una semplice ragazza che era stata scambiata per una
cameriera e
che adesso si specchiava come se fosse una regina.
“Siete così
bella, signorina.” Le disse Dorothy mentre ammirava la sua
creazione.
“E’ tutto
merito vostro e delle vostre mani, non sembro nemmeno io.”
Leda si alzò
ammirando come il vestito di seta rosso le fasciava il corpo. Era
semplice e
senza fronzoli ma era proprio quel rosso porpora che rendeva il suo
incarnato
luminoso e desiderabile. I capelli erano stati tirati su in un morbido
chignon
e dando libertà a qualche ciocca che cadesse in boccoli sul
viso.
“Non ho
fatto nulla se non mettere in evidenza la vostra bellezza.” E
con dolcezza le
stirò una piega del vestito per poi ammirarla di nuovo. Leda
non era mai stata
così felice in vita sua, anche se era agitata per
l’uscita e nell’affrontare di
nuovo Richard, per la prima volta in vita sua si vedeva bella.
Così bella da
far perdere la testa a qualcuno.
O farla
perdere a chi l’aveva fatta perdere a lei.
“Il padrone
non saprà resistervi.” Insistette la serva senza
mai smettere di guardarla.
Sorrise
amaramente ripensando alle parole dell’uomo, dei suoi occhi
che la guardavano
con disprezzo per quello che gli aveva detto. Aveva raggiunto il suo
scopo,
farsi odiare da colui che diceva di amarla. Lo aveva raggiunto eppure
lui non
aveva ancora preso la decisione di cacciarla da quella casa. Di
rimangiarsi il
suo impegno di sposarla. Di strappare il contratto che
l’avrebbe condannata a
vivere accanto a lui.
Condannata.
Ma era
davvero una condanna lasciarsi andare a lui?
O era il
gesto di suo padre a condannarla ad odiare l’amore?
“Signorina,
credo che sia ora che voi andiate.”
E come se si
fosse risvegliata da un sogno, pensò a cosa
l’aspettava giù di sotto. Era
davvero arrivato il momento in cui si sarebbero rivisti. Si erano
volutamente
ignorati tutto il giorno, ma la sera, oltre al ballo, avrebbe riportato
a galla
i loro pensieri e soprattutto i loro desideri.
“Si, è
davvero arrivato il momento che io vada.”
E con
sicurezza aprì la porta della sua stanza con la
consapevolezza che in quel
ballo qualcosa sarebbe cambiato.
***
Richard era
già al suo terzo bicchiere di whisky mentre aspettava che
Leda scendesse giù.
Credeva che gli occhi sarebbero esplosi per ogni volta che aveva
spostato lo
sguardo per osservare l’orologio.
Se non
sarebbe scesa entro le 20, sarebbe andato lui e l’avrebbe
caricata di peso e
portata via.
Con
qualsiasi cosa avesse addosso.
O senza.
Quel
pensiero lo turbò e per nascondere l’eccitamento
che gli aveva dato, buttò giù
in un colpo secco quel poco di whisky che restava nel bicchiere.
La
desiderava, anche se era sbagliato, la voleva.
Ma le sue
parole lo avevano ferito. Il suo sguardo, il suo atteggiamento quasi
ripugnante
e la difesa che aveva rivolto al suo avvocato, lo avevano profondamente
ferito
nell’animo.
Perché non
lo chiamava con la stessa intimità con cui aveva visto la
sua piccola bocca
carnosa chiamare il suo avvocato?
Perché in
quel momento aveva desiderato avere il nome Robert?
Avrebbe
rinunciato a tutto solo per vivere l’attimo nel sentire con
quanta dolcezza
quel nome veniva accarezzato dalle sue labbra.
Avrebbe dato
la sua vita solo per quell’istante.
“Che
idiozia…” si rimproverò. Da quando
conosceva Leda aveva notato una nuova
sfumatura del suo carattere sempre ben impostato e fiero. Mai nessuna
donna
aveva tirato fuori da lui tanta dolcezza e soprattutto tanto
scioglimento. Era
la prima volta che si trovava a soffrire per amore.
Era la prima
volta che doveva lottare per avere una donna.
Sorrise a
quel pensiero.
Si sentiva
vivo da quando per ottenere ciò che voleva, doveva usare
tutte le sue forze per
averla.
Quella donna
aveva il potere di dargli delle emozioni.
Quella donna
rendeva fuoco il suo carattere di ghiaccio.
Quella donna
animava il suo cuore.
Come poteva
rinunciare ad un qualcosa che lo faceva respirare?
Anche se
quel qualcosa lo aveva rifiutato.
Anche se
quel qualcosa sarebbe finito nello spegnersi.
Lui voleva
viverlo.
Voleva
viverlo fino a quando non gli avrebbe più dato aria per
respirare.
“Sarai mia,
in un modo o nell’altro lo sarai.”
Sarebbe
stata sua anche con la forza. L’avrebbe trattata male ma
sarebbe stata sua
comunque.
Ma in quel
momento i suoi occhi dal bicchiere si spostarono verso le scale e
dovette
aggrapparsi ad ogni singola forza per non permettere alla sua bocca di
spalancarsi nel vedere quanta bellezza stesse scendendo da li.
Era davvero
Leda?
Era davvero
la sua piccola e ingenua Leda quella creatura passionale e leggiadra?
Trattenne a
stento un esclamazione di sorpresa nel vedere quanto la sua pelle fosse
bianca
come la porcellana in contrasto con i capelli neri. Il vestito rosso
non faceva
altro che dire, che urlare, quanto fosse bella e desiderabile.
E in quel
momento si pentì di averle detto del ballo. Si
pentì nella consapevolezza che
tutti l’avrebbero guardata.
“Spero di
non avervi fatto attendere troppo, signore.” E rimase ferma
sulla scalinata in
attesa di una qualche risposta. Di una qualsiasi risposta che la
distogliessero
da quegli occhi che sembravano quasi spogliarla.
Richard
deglutì a fatica per poi riprendere il controllo della
situazione e non far
trasparire più del dovuto quanto quella visione lo avesse
sconvolto.
“Siete in
orario.” Fu l’unica cosa che riuscì a
dire per poi controllare l’orologio da
taschino.
“Bene,
almeno su questo non vi ho ulteriormente deluso.” E scese per
arrivare fino a
lui e trovare di nuovo il suo sguardo smarrito. In quel momento si
chiese se
avesse detto qualcosa di sbagliato. Se di nuovo avesse ferito i
sentimenti
dell’uomo.
Se almeno la
trovasse desiderabile.
“Per
deludere qualcuno, bisognerebbe che questa persone fosse importante.
Fortunatamente non è questo il caso. Andiamo, la carrozza ci
aspetta.” E senza
nemmeno degnarle di uno sguardo uscì dalla casa lasciandola
senza parole.
Non era
niente per lui.
Sarebbe
dovuta essere felice per quelle parole.
Per quelle
parole che segnavano la sua libertà.
Eppure
dentro di se si sentiva morire.
Era come se
in quel momento avesse preso la pistola di sua padre e si fosse uccisa
con le
sue stesse azioni.
***
“Dimenticavo,
questa è per voi.” Leda si fermò al
secondo scalino della carrozza mentre
osservava la mano di Richard che le tendeva una semplice maschera nera
con dei
raffinati brillanti rossi. Lo guardò confusa non riuscendo a
capire cosa
avrebbe dovuto farci.
“E’ una
festa in maschera.” Disse mentre quasi senza volerlo
l’aiutò a scendere e Leda
si accorse di quanto quei piccoli contatti tra di loro fossero come
fuoco nelle
vene.
“Oh.”
Esclamò
portandosi quel leggero accessorio sul viso per allacciarselo dietro la
nuca
senza mai smettere di osservare gli occhi di ghiaccio di Richard. Per
un attimo
vide una sfumatura di sorpresa, come se la maschera l’avesse
resa forse più
desiderabile ai suoi occhi. Come se quella maschera nascondesse la Leda
che lui
era arrivato ad odiare.
“Sto bene,
signore?”
e deglutì quando vide una mano dell’uomo toccare
la parte esterna della
maschera sfiorandole la guancia calda.
“Molto.” E
chiuse
la mano a pugno sentendo come quella pelle lo avesse bruciato fino
all’interno.
“E la vostra
maschera, signore?”
“Non indosso
maschere…” gli sussurrò abbassando poi
il viso verso le sue labbra. Quella
maschera aveva reso Leda più sensuale ai suoi occhi, come se
fosse una figura
mistica. Una Dea su cui avrebbe passato giornate intere a venerare.
“Forse perché
ne indossate già una, Signore?” e furono quelle
parole che fecero interrompere
l’incantesimo tra di loro. Richard sorrise infastidito. Leda
era una creatura
crudele. Bellissima e letale al tempo stesso.
“ Dopo di
voi, Leda” e si scansò per lasciarle lo spazio
necessario per varcare la porta
che avrebbe segnato la sua entrata come futura moglie
dell’uomo più misterioso
e intrigante che avesse mai conosciuto.
“Ah, da
questo momento in poi vi parlerò e starò con voi
solo per lo stretto
necessario.” E così dicendo la lasciò
alla soglia della sala da ballo più
immensa che avesse mai visto. Aprì la bocca come per
scongiurarlo di non
lasciarla in mezzo a quella gente che la guardava incuriosita, ma si
fece
coraggio e serrò la bocca nascondendo la paura che provava
per quella nuova
avventura che l’aspettava.
Lui l’aveva
lasciata nella gabbia dei leoni per punizione.
Lei gli
avrebbe dimostrato che aveva le carte in regola anche per addestrare i
leoni.
E con quei
pensieri nella mente percorse la sala sentendo tutti gli sguardi su di
se. Le
voci si confondevano l’una sull’altra ma
capì che tutti si domandavano se lei
era la futura moglie di Richard. Sentì se era lei la povera
ragazza di cui si
era invaghito o di altre che dicevano che lei lo aveva incastrato o che
lui
fosse il buon benefattore che l’aveva accolta nella sua casa
perché non aveva
più una famiglia.
Tutti
pensavano male di lei.
Nessuno
sapeva la sua storia.
Tutti
parlavano bene di lui.
Ma nessuno
sapeva che indossava più maschere lui che tutta quella gente.
A testa
bassa e mantenendo la stessa andatura si fece spazio tra di loro per
poi
raggiungere il balcone che avrebbe messo fine a quella spietata
presentazione.
Tirò un sospiro di sollievo quando sentì
l’aria fresca sul viso e pregò Dio che
quella serata finisse il prima possibile.
“E quindi
quella ragazza è la vostra futura moglie, non avevate detto
che era così carina.”
Leda si
avvicinò quel tanto che le bastava per sentire da dove
veniva quella voce.
Silenziosamente si mise accanto alla finestra che dava sulla sala e si
nascose
dietro la tenda che sventolava piano per il vento frizzantino che
tirava.
“Bhè ,caro
Paul, abbiamo due concetti diversi di bellezza.” Leda si
morse il labbro
inferiore riconoscendo la voce profonda di Richard.
“Questo
furfante aveva detto che era quasi pari ad una cameriera.”
“Secondo me
lo avete detto perché avevate paura che qualcuno la potesse
trovare attraente.
Ebbene ,caro Richard, nasconderla dietro ad una semplice maschera non
ha fatto
altro che menzionare le sue splendide doti.”
Leda sorrise
e dal calore che veniva dalle sue guance appurò che fosse
arrossita per quel
complimento.
“Tutte le
donne diventano belle se curate. E poi, una donna che non sa ballare,
non può
essere considerata attraente.”
Leda strinse
la tenda tra le sue mani. Per un attimo pensò che lui avesse
capito che fosse
nascosta dietro di lui e la stava punendo anche per quella forma di
maleducazione.
“Richard,
davvero non capisco se l’amate o la odiate quella
donna.”
Un silenzio
calò tra di loro e Leda sentì il cuore andare a
mille nell’attesa di saperne la
risposta ma un terzo uomo arrivò impedendo a Richard di
rispondere e agli altri
di sapere. Sentì i loro passi allontanarsi con la scusa di
andare e bere e Leda
restò ancora attaccata al muro spesso di
quell’incantevole balcone. Si tolse la
maschera sentendo che non era più una protezione ma un
impedimento e piano andò
a sedersi sulla panchina che dava la vista sul giardino.
“Una
splendida serata, non trovate?” Leda si girò verso
la persona che aveva
pronunciato quelle parole e rimase sbigottita quando si
trovò davanti una donna
dagli splendidi capelli rossi. Il corpo snello e alto era fasciato da
un
attillato vestito verde smeraldo che metteva in risalto i suoi begli
occhi
felini nascosti dall’elaborata maschera d’oro e
incastonata di diamanti.
“Si, molto.”
Non riuscì a dire altro per quanto era attratta da quella
figura che sembrava
appena uscita da un bosco di fate. Si avvicinò a lei le
chiese il permesso di
sedersi e notò come anche da seduta la sovrastasse con la
sua bellezza e
altezza.
“Quindi voi
siete la famosa futura moglie di Mr. Armitage.” La sua voce
era soave come una
melodia e Leda si chiese come si potesse rimanere indifferenti davanti
ad un
simile essere. Si chiese se Richard l’avesse vista, se la
conoscesse e se
avesse provato la stessa sensazione di ammirazione.
“Davvero non
saprei…”
“Non lo sapete?
Vivete sotto lo stesso tetto e vi ha fatto una proposta. Queste sono le
carte
per auspicare ad un buon matrimonio.”
Si portò da
un lato i lunghi capelli rossi mostrando l’eleganza del suo
collo. In quel
momento Leda si chiese se stava facendo tutto quello per farle capire
che non c’era
bellezza superiore alla sua.
“Le cose non
sempre sono come sembrano.” Disse mentre una sensazione di
ansia la percosse
vedendo il sorriso quasi diabolico che le stava dimostrando.
“Oh, mia
dolce amica, mai parole furono più vere. Permettetemi di
darvi un consiglio, da
donna sposata penso di poter avere la presunzione di poterlo
fare.”
Leda fece
cenno di si con la testa specchiandosi nei suoi occhi dalle mille
sfumature.
“Le persone
sono come dei pesci. Pensano di nuotare per sempre nel loro mare ed
essere
liberi e felici. Ma i pesci sono anche stupidi e si attaccano
all’amo di chi è
furbo. E quindi, mia cara Leda, devi decidere se nella vita vuoi essere
il
pesce, vivere nella stupidità e nella convinzione che
nessuno potrà mai
interrompere il loro viaggio. O essere l’amo. Furbo e
paziente e quando meno il
pesce se lo aspetta è già attaccato al suo
amo.”
Leda la
guardò confusa non riuscendo a ben capire cosa quella
misteriosa donna le
stesse dicendo.
“Capirai,
mia cara, capirai. E permettetemi di dirvi che siete in grado di
pescare il
pesce più affascinante di tutta la
città.” E con questo le prese la mano per
stringerla nella sua.
Era fredda
come il ghiaccio, come fredde erano state le sue parole. Come freddo
era stato
quella sorta di avvertimento che le aveva dato.
“Devo
andare.” Disse alzandosi e staccando quel contatto.
“Certo,
vostro marito vi starà sicuramente cercando.”
Ma lo
sguardo che la donna le rivolse, Leda, non riuscì a
decifrarlo. Le sue labbra
erano serrate e i suoi occhi si erano fatti grandi per lo stupore di
quelle
parole. Ma durò un attimo e poi le sorrise.
“Sicuramente,
anche se ci sono più probabilità che sia io a
trovarlo. E’ stato un piacere
conoscervi.”
“Anche per
me.” E con un leggero inchino del capo si salutarono ma Leda
non distolse mai
gli occhi da quella misteriosa figura uscita da chissà quale
mondo per venire a
scuotere i suoi pensieri.
***
Erano passati
già venti minuti da quando Leda se ne stava seduta fuori a
pensare di nuovo
alla strana conversazione avuta con quella donna.
Si chiese se
fosse con suo marito e per un momento le venne in mente
l’immagine di lei con
Richard. L’immagine di loro due ,delle loro figure slanciate
e della loro
bellezza e su come formassero un insieme perfetto.
Quell’insieme
che non riusciva a formare con lei.
Chissà, se
fosse stata la donna di Richard e fosse stata lì fuori sola.
Lui sicuro
sarebbe andata a cercarla.
Ma non
avrebbe cercato lei.
Le sue
parole erano chiare.
Sarebbero
stati dei perfetti estranei.
Fidanzati ma
estranei.
“Leda.”
E lei
sorrise riconoscendo il tono preoccupato di Robert nel trovarla.
Almeno c’era
qualcuno che teneva a lei e non poteva essere più felice che
quella persona fosse
Robert.
“Robert,
anche voi a questo ballo.” E si alzò per andargli
incontro rimanendo
impressionata da come il bel vestito da ballo gli stesse bene. Sembrava
un
principe.
“Purtroppo
si, è talmente piena di gente noiosa e spocchiosa che il
balcone è l’unico
rifugio.”
“Ebbene
abbiamo pensato la stessa cosa, mio caro amico.” E di getto
gli prese la mano
sentendosi al sicuro nel calore di quella stretta che non
tardò ad arrivare.
“Non so
perché,
ma avrei scommesso qualsiasi cosa sapendo di trovarvi qui.”
Si sorrisero
notando quanta complicità ci fosse tra di loro e in quel
momento Leda gli
chiese una cosa che mai pensava di poter dire.
“Robert, mi
fareste l’onore di invitarmi a ballare?”
“Leda, l’onore
sarebbe solamente mio.” E così dicendo mise la sua
mano sul braccio di Robert
dimenticandosi la maschera che Richard le aveva dato.
Percorsero
di nuovo la sala insieme e in quel momento, mentre si misero in
posizione per
il valzer, Leda notò come gli occhi di Richard si fecero due
fessure nel
vederla ballare con il suo avvocato.
Ballarono in
mezzo alle chiacchiere degli altri invitati e Leda sentì
sempre su di se gli
sguardi di fuoco che le mandava il suo
fidanzato. E dovette nascondere un sorriso quando sentì una
voce dire a Richard
chi fosse davvero il suo fidanzato. C’era più
complicità tra lei e Robert e
nessuno poteva negarlo vedendoli ballare.
La musica
cessò e lei e Robert risero divertiti per poi riprendere la
sua mano ed essere
trascinata da Richard e le persone che aveva accanto. Per un attimo
ebbe paura
e si chiese cosa volesse fare Robert ma poi vide rivolgerle un
occhiolino e
sicura si fece trascinare da loro.
“Richard,
con profondo rammarico vi ridò la vostra fidanzata. E
aggiungerei splendida
ballerina.” E Robert con delicatezza passò la sua
mano a quella di Richard e
Leda dovette nascondere un mugolio di dolore nel sentire da come dalla
dolcezza
si fosse passata alla rudezza. Richard le stringeva le piccole dita
nella sua
grande mano ma poi riprendendo il controllo la passò sul suo
braccio e le
sorrise. Ma più che un sorriso era un ghigno e quello non
avrebbe portato a
nulla di buono.
“Allora
siete davvero un bugiardo.” Riconobbe la voce che aveva
sentito mentre stava
sbirciando la loro conversazione. Era il ragazzo che le aveva detto che
era
bella.
Lo vide
avvicinarsi a loro per poi proseguire.
“Mia
incantevole fanciulla, il vostro fidanzato ha tentato di dissuaderci a
chiedervi un ballo dicendoci che non sapevate ballare. Quanto
è crudele il
nostro comune amico?” e buttò giù in un
sorso la restante parte di vino che
aveva nel bicchiere.
“Vi porgo le
scuse da parte di tutte e due. Il nostro comune amico deve aver
travisato le
parole di non amo i balli con non so ballare. Avrei dovuto spiegare
meglio la
situazione.” E con spavalderia indirizzò i suoi
occhi verso quelli di Richard
che notò erano furiosi anche se il suo comportamento
emetteva la più totale
tranquillità.
“Vogliate
scusarci, Leda, vi vedo piuttosto accaldata, permettetemi di portarvi
fuori a
prendere un pochino d’aria.”
E senza
aspettare di avere risposta la trascinò fuori e li Leda
notò di nuovo la donna
misteriosa che la salutò con un sorriso enigmatico.
“Cosa
diavolo credete di fare?” Richard la spintonò
lontano da se ringraziando che
nella sala era di nuovo partita la musica e nessuno potesse sentire
quello che
stava succedendo tra di loro.
“Di cosa
parlate?” rispose stizzita riprendendo l’equilibrio
che lui aveva spezzato
spingendola.
“Di cosa
parlo? Voi mi avete messo in ridicolo con tutti gli ospiti ballando con
un
altro uomo.”
“Bhè,
è
stato l’unico a voler danzare con me. Anche se a voi ha dato
più fastidio che
fossi tra le braccia di Robert, non è vero?”
Richard
spalancò gli occhi per la sorpresa di quelle parole. Leda lo
aveva colpito nel
segno e non seppe se gli avesse dato più fastidio che fosse
stata tra le sue
braccia o perché di nuovo lo avesse chiamato con
intimità.
“A me da più
fastidio che la gente pensi che ho una sgualdrina per
fidanzata.”
Leda non si
fece ferire da quelle parole e si avvicinò con discrezione a
lui come se quel
gesto potesse calmarlo.
“Allora
lasciatemi se pensate questo di me. Ci sono donne più
meritevoli di me di stare
al vostro fianco.”
E ripensò a
quella donna e alle braccia calde e muscolose di Richard che
avvolgevano il suo
corpo. E in quel momento sentì un tremolio partire dalla
spina dorsale.
“Non voglio
nessun altra.” Le disse stupendola per poi sentire le mani di
Richard sulle sue
braccia nude.
Perché?
Perché bastava
un suo tocco per farla sciogliere.?
Leda non
seppe perché ma si avvicinò di più al
suo petto per poi appoggiare la fronte.
Sentì il suo profumo invadere ogni cellula del suo corpo.
Odiava
quello che le faceva provare.
Richard per
tutta risposta l’avvolse nel suo abbraccio per poi portare
una mano sulla sua
nuca e staccare il viso dal suo petto. Si guardarono intensamente
assaporando
di nuovo quelle sensazioni di passione che si mettevano in atto con un
solo
sguardo.
E fu Leda
quella volta a prendere l’iniziativa. Si alzò in
punta di piedi per arrivare
alla sua bocca ma senza toccarla.
Deglutì e
poi lo guardò.
“Baciatemi,
Richard, per favore, baciatemi.”
E Richard
sentendo come il suo nome fosse così bello nelle parole di
lei, la baciò.
La baciò
come se non ci fosse un domani.
Si baciarono
ignari di quanto quella sera avrebbe segnato il loro destino.
Lo
so, ho
giusto giusto un leggero ritardo. Spero che mi
perdonerete…soprattutto facendo
di nuovo che quei due testardi si ri-avvicinassero.
Spero
con
tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio sempre chi
mi segue
e chi commenta.
Grazie
mille e
spero di aggiornare presto J