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Autore: Lost In Donbass    07/06/2015    0 recensioni
I Tokio Hotel vengono invitati ai World Music Award, una grande premiazione per i più famosi musicisti pop del pianeta. Niente di strano, all'apparenza. Anzi, per i quattro danni ambulanti si rivela anche un'ottima occasione per divertirsi ai danni degli altri invitati, combinandone di tutti i colori. Ma qualcuno trama nell'ombra per trasformare questo "lieto evento" in un bagno di sangue e di terrore. Chi è l'assassino che si aggira a piede libero nell'albergo? Perché ha ucciso la cameriera?
Nonostante la paura serpeggi, i nostri eroi non si lasciano intimidire e, con tutto il loro coraggio, la loro follia e le loro inimitabili gaffe, porteranno alla luce molto più di quello che si sarebbero aspettati. E, questa volta, metteranno a rischio la loro stessa vita pur di scoprire la verità.
P.S. questa è il sequel di "Make some noise", comunque si può leggere anche senza aver letto la prima.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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RECKLESS

-Tom, sia ben chiaro, io e te- Bill fece unire gli indici.
-No!- Tom guardò il fratello con aria avvilita.
-Invece si. Lo sai che io da solo non ci dormo!
-No, non me ne frega un tubo Bill! Tu dormi nella tua camera da solo e io me ne sto in pace nella mia. Se proprio hai paura trovati qualcuno con cui dormire.
-Eh si! Vuoi lasciare il tuo fratellino innocente con qualche estraneo nel letto? Sei senza cuore!
I Tokio Hotel erano piantati davanti all’entrata del grande albergo “Bentley”, impegnati a litigare furiosamente per ogni piccola stupidaggine. Georg e Gustav si guardarono sbuffando : come al solito, la stessa solfa si sarebbe ripetuta. Ogni qualvolta che andavano in un nuovo albergo, Bill cominciava a sclerare che lui e suo fratello avrebbero dormito in camera insieme, Tom urlava come un pazzo perché non voleva, e così si scatenavano dei terribili pandemoni di sceneggiate e pianti vari. I G&G non avevano mai capito perché Bill aveva paura di dormire da solo; forse aveva paura del buio, forse dei mostri sotto il letto (Gustav ricordava una notte quando Bill aveva bussato alla sua porta, con la camicia da notte lunga fino ai piedi, i capelli arruffati e grossi lacrimoni che colavano sul viso. Tom lo aveva brutalmente mandato a f******, e così lui si era ritrovato da solo con un mostro nascosto sotto il letto e nessuno lo voleva ospitare. Al povero batterista non era rimasto che asciugargli le lacrime e farlo dormire con lui, rischiando più volte l’accecamento, perché Bill gesticolava nel sonno, e oltretutto gli era toccato setacciare la stanza per scoprire eventuali mostri assatanati), oppure se semplicemente fosse un bambino viziato. Beh, comunque, come al solito la scena si ripeté tale e quale alle altre volte.
-Dai, Tom, accontentalo!- Georg interruppe la litigata. Non erano manco entrati che già cominciavano a fargli venire un orrendo mal di testa. Ok, forse anche lui non era un esempio di maturità, ma loro erano veramente da asilo nido.
-Ma uffa Georg! Tu dai sempre ragione a lui!- piagnucolò Tom, mettendo il muso.
-Cerca di essere ragionevole. Tanto poi verrebbe comunque a disturbarti durante la notte, e chi te lo fa fare di alzarti? Se dorme già da subito con te, almeno non ti dovrai alzare e non sentirai le scuse piccine che tira fuori Bill per giustificare le sue incursioni notturne.
-Appunto, Tom, dai! Ci sono i mostri sotto il letto, io ho paura- Bill mise il broncio.
-Si, però li vedi solo te- ribatté il chitarrista.
-Non li vedo solo io, siete voi che siete ottusi. Quindi, posso dormire con te?
-E va bene. Ma guai a te se scalci.
-Io non scalcerei se tu non mi rubassi le coperte e mi dessi le ginocchiate.
-E basta, Kaulitz! Andiamo un po’ in sto benedetto albergo che c’ho una fame che non ci vedo!- tuonò Gustav, avviandosi a grandi passi verso l’entrata. Peccato che spinse troppo forte le porte girevoli e finì a gambe all’aria dall’altra parte.
Gli altri tre gli zampettarono sopra e si presentarono davanti al grande bancone della reception, tirato a lucido come uno specchio, dove segretarie in tailleur si affrettavano.
-Però noi eravamo attesi per domani. Che cosa diciamo?- chiese Georg – Magari non hanno ancora preparato le stanze e roba simile.
-Tranquillo, faccio io.
Tom si appoggiò al bancone, sfoderando la migliore espressione da playboy che gli riuscì e si rivolse alla più bella delle segretarie
-Ehi, tesoro, ce l’hai tre camere per me e i miei colleghi? Si, siamo i Tokio Hotel, cerca di dominarti bambola, capisco che forse vedermi così è sconvolgente, comunque, allora, le camere me le dai? Mi pare superfluo aggiungere che tu sarai sempre la benvenuta da me, scegliti quella che ti piace di più … - non fece in tempo a finire la frase, che con uno schiocco sordo, gli calò sulla guancia la mano della segretaria.
-Ahia, ma che ho detto!?- strillò il povero Tom, massaggiandosi la guancia rosso fuoco, e perdendo completamente la faccia da playboy.
-Dico, ma siamo impazziti, razza di pervertito maniaco?!- strillò la ragazza – Come osi rivolgerti a me in questo modo?
-Beh, non ti è piaciuto l’approccio?- mugolò Tom.
-E piantala di molestarla, deficiente!- urlò Georg, tirandogli un orecchio, per poi rivolgersi alla fanciulla con deferenza e signorilità – Scusalo, è maniaco, ma non ha mai fatto male a nessuno finora. Comunque, noi e il management saremmo dovuti arrivare domani, ma per una serie di motivi che non sto a spiegarti, noi quattro siamo già qui. Quindi, per favore, potresti indicarci le nostre camere, se sono già pronte?
Nel frattempo, Gustav, non visto, si era defilato alla ricerca delle cucine. Aveva finito le patatine e anche la barretta che gli aveva comprato Georg per tenerlo buono. Si guardò in giro con curiosità, fino a che non notò un tipo dall’aria conosciuta con la faccia da scemo e i capelli biondo tinto, intento a divorare un pacchetto di patatine al chili in compagnia di uno tutto muscoli, anch’esso dalla faccia non proprio nuova. Il biondo disse al body builder
-Ehi, Liam, io vado a cercare le cucine, poi ti dico dove sono.
-Ok Niall, io cerco quel deficiente di Louis.
Perfetto, pensò Gustav. Anche quello cercava il paradiso dei sensi, quindi sarebbe bastato seguirlo senza dare nell’occhio, come gli aveva insegnato Bill, e trovarla. Senza indugiare un attimo, i due biondi si avviarono di gran carriera verso la cucina.
La ragazza fece un sorriso sincero e ben disposto a Georg, mentre riservò a Tom un’occhiataccia bruciante.
-Benissimo, non c’è alcun problema. Le vostre camere sono queste qui – e consegnò loro quattro chiavi – Per qualunque cosa, chiedete senza problemi.
-Comunque, Tom, ora che ci penso, tu hai detto a quella lì che l’avresti invitata in camera ma … in camera con te ci sono io! Come hai potuto anche solo pensare di scalzarmi dal letto! Inqualificabile fratello senza remore!- strillò Bill.
Un altro schiaffo colpì Tom sull’altra guancia, forse più forte del primo.
-Ahia, Bill! Mi hai fatto male!
-Te lo meriti, sei cattivo.
Georg alzò gli occhi al cielo, e li trascinò verso i grandi ascensori che andavano su e giù, quando si accorse della scomparsa di Gustav. Oddio, e ora quello lì dove si era cacciato? Beh, in cucina, ovvio. Ma dov’erano le cucine?
-Ragazzi, sapete dov’è Gus?
-No, e non voglio saperlo. Dai, su, devo andare in camera immediatamente, mi sono spettinato terribilmente, e poi il trucco si è rovinato e non so se avete notato in che condizioni oscene è il fard. Sembro un mostro uscito da qualche freak show da due soldi!
-Visto che te lo dici da solo? Ti avevo proposto di partecipare, sotto mentite spoglie. Avresti sicuramente riscosso un successone!- esclamò Tom, immaginandosi già tutta la gente che rideva a veder entrare suo fratello sul palco, conciato così e barcollante sui tacchi troppo alti, con gli occhi lacrimanti. Esilarante! Poi però ci pensò bene. Non voleva che la gente ridesse di suo fratello. In realtà non voleva nemmeno che la gente lo guardasse troppo. Ok, era stato cattivo a pensarlo. Bill era Bill, e non c’era niente da fare se non tenerselo così com’era, anche se stressava, se era sconvolgente eccetera.
-No, Tom che … - iniziò Georg, ma oramai il danno era fatto. Aveva parlato. Come ogni volta, infatti, il cantante li fissò con gli occhi a palla e poi scoppiò in un pianto a dirotto, urlando e strepitando, lasciandosi cadere per terra.
Georg arrossì come un peperone, fuggendo prima che la gente lo notasse. Sempre meglio cercare Gustav nelle cucine e beccarsi una mattarellata in testa che stare dietro a Bill in lacrime. E poi quello era compito di Tom; insomma, non faceva mai un emerito tubo, che ogni tanto si desse un po’ da fare!
Infatti, a Tom non restò che prendersi suo fratello in braccio e tentare di calmarlo
-No, dai, tesoro, stai calmo … scherzavo, sei sempre bellissimo. Su, non piangere cucciolo, non è successo niente …
I valletti degli ascensori guardavano con curiosità quei due buffi ragazzi mentre, nello stesso istante, una cuoca piuttosto grassa inseguiva Gustav per tutta la hall. Il batterista correva il più velocemente possibile, stringendo tra le dita una salsiccia che era riuscito a trafugare. L’altro biondo era stato spudoratamente beccato in flagrante con le mani nel pentolone dello stufato. Accidenti, la sua missione di commando era fallita miseramente, avvistato dai nemici. Nella sua corsa a testa bassa, andò a cozzare contro Georg, facendolo volare per terra. La salsiccia gli sfuggì dalle mani e prese il volo, librandosi come una libellula obesa nell’aria, roteando a velocità vertiginosa imitando un razzo in orbita e andò a finire dritta …. Nella bocca spalancata di Bill, strozzandolo. Tom diede una botta pazzesca al collo del fratello, facendogli scricchiolare tutte le ossa. La salsiccia venne sputata fuori, finendo nella bocca pronta di Gustav, che finalmente poté godersi la salsiccia tanto agognata. Ciò, oltre a saziare il batterista, servì anche da calmante per il cantante, che, stupefatto per essere stato interrotto durante la lagna da qualcosa di così violento e incisivo, tacque e si asciugò gli occhi.
-Beh, ci siamo già fatti conoscere, eh?- commentò Tom, mentre si avviavano dall’ascensore.
-Comunque la salsiccia non era male- disse Gustav, pulendosi la bocca sulla manica della maglietta fucsia e bianca che gli aveva regalato Bill per il suo compleanno (“Il fucsia ti dona, caro, fidati di me, che ho occhio per queste cose”). Non l’aveva mai messa, ma siccome Bill cominciava a lamentarsi che non gli vedeva mai addosso la sua maglia, aveva deciso di farlo contento. Pentendosene amaramente.
-Ci metteremo davvero nei guai, se continuiamo a mantenere questo registro comportamentale- si lamentò Georg, scuotendo la testa.
-Ma di cosa ti preoccupi? Siamo qui per divertirci, mica per fare i pinguini imbalsamati. A proposito, avete mica individuato qualche preda?- chiese Bill, specchiandosi nello specchio dell’ascensore. Aveva intimato al valletto di non guardarlo per nessun motivo, pena la morte istantanea. Bill sapeva essere molto convincente.
-Io ho visto due tipi dall’aria conosciuta, uno biondo tinto e uno che pareva un body builder … non vi ricordano qualcuno? Ah e si chiamavano Liam e Niall mi pare- rispose Gustav, accarezzandosi la pancia pensieroso.
-Se ci ricordano qualcuno? Ma Gus, quelli sono due degli One Direction!- esclamò Georg.
-Ci sarà da ridere, con quei deficienti di inglesi. Davvero da ridere- dissero in coro i gemelli, scambiandosi un’occhiata che non prometteva nulla di buono.
Arrivati al quinto piano, si trovarono in un lunghissimo e anonimo corridoio, decorato da margherite altrettanto anonime e impregnato di Mastro Lindo. Si avviarono lungo il tappeto rosso amaranto, che non presentava alcuna piega, e cercarono di decifrare i numeri sulle porte, scritti con un motivo floreale decisamente complesso da leggere.
-Bene, camere 666, 667 e 668. Siamo anche attaccati, cosa vogliamo di più?- disse Georg, individuando un possibile 664. Magari le loro erano quelle dopo, sempre che avesse letto bene.
-Io nella 666 non ci sto! Porta sfiga- decise Gustav, assaggiando una margherita e sputazzandola subito per terra. Erano finte, per tutti i diavoli!
-Ma credi a ste storie da bambini?- sghignazzarono i gemelli – Come sei infantile!
-Ah, sarei infantile? Dormiteci voi due, allora!
-E no, noi stiamo nella 667. Non possiamo permettere che qualcuno, appoggiando l’orecchio al muro, sventi i nostri piani di demolizione.
Gustav e i gemelli si guardarono un po’ in cagnesco, finché Georg non sbuffò
-E ci dormirò io nella 666, ho capito. Che creduloni che siete!
Ognuno prese la propria chiave  e si infilarono nelle rispettive camere. Bill si fiondò immediatamente in bagno, studiando con il goniometro l’angolatura degli specchi. Beh, non era malaccio … forse, con l’aiuto di Tom e  di altri tre specchietti che si era portato da casa, avrebbe potuto pettinarsi decentemente.
Tom dal canto suo si buttò a peso morto sul letto, facendolo scricchiolare pericolosamente. Morbido era morbido, però era girato in un modo strano, perché la luce filtrava dalle finestre direttamente sui cuscini … se di notte c’erano le luci della strada, avrebbe fatto bene a spostarlo.
Disfarono le valigie, ordinando tutti gli scherzi sulla cassettiera. Ce n’erano per tutti i gusti, e nessuno si sarebbe potuto salvare. Forse la più difficile da gabbare sarebbe stata Avril Lavigne, che era il triplo più furba e pestifera di loro.
-Tooooom, senti, devi darmi una mano per i capelli. Vedi, si sono spettinati, e stanno veramente male così, anzi, a essere sinceri forse dovrei lavarli ma ora non ne ho voglia, quindi tu basta che me li piastri, perché se sono lisci si nota meno che sono arruffati. Quindi, mentre tu me li piastri, io mi levo questo smalto mezzo mangiucchiato e lascio le unghie un po’ libere per poi potermi fare il french domani mattina e …
Non fece in tempo a finire la pappardella, che Tom aveva attaccato alla corrente la dannata piastra e si era messo a lisciarglieli, meglio di un parrucchiere. Da quando erano diventati capace di intendere e di volere, Bill lo aveva assoldato come aiuto manicure, parrucchiere, stilista, estetista eccetera. Così anche lui era praticissimo di smalti, trucchi e roba simile e forse, doveva ammetterlo, era anche uno dei motivi per cui aveva successo con le ragazze. Sapeva cosa consigliare e cosa sconsigliare per qualunque occasione. Per quello doveva ringraziare suo fratello, e non avrebbe mai smesso di farlo. Ma solo per quello.
Bill intanto, tutto concentrato a pulirsi le unghie lunghe e acuminate, pensava a cosa gli avrebbe riservato quella premiazione. Nonostante fosse cresciuto, rimaneva un’inguaribile jettatore; dovunque andava, portava sfiga, guai, misteri, disastri. Rammentava il loro primo caso vero, al New Music of Germany. Era stato divertente, decisamente, scoprire l’assassino, inseguirlo tra la folla, aver battuto la polizia di Sulzetal. Dopo quello, si erano succeduti altri piccoli casi che lui e  suoi compari avevano brillantemente risolto, ma mai intriganti come il primo. Non c’erano più stati cadaveri, solo furti. E la sua metà sadica avrebbe voluto un altro omicidio, qualcosa per mettersi di nuovo alla prova. Aveva bisogno di usare ancora il cervello come gli anni passati, di cacciarsi nei guai, di far sfigurare la polizia. Aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse ancora “Sei il più intelligente, Bill. Senza di te il morto non sarebbe mai stato vendicato”. Sospirò rumorosamente, cullato dalla piastra bollente sui suoi capelli. Anelava un mistero con i fiocchi e i controfiocchi, e qualcosa gli diceva che quella sarebbe stata la volta buona. La volta di mettere alla prova il suo fiuto più che unico.

***
Autrice Suprema : ehilà ragazze/i! Che ne dite della ff? Vi soddisfa? Vi diverte? Vi fa stare in bagno per ore a cacciare? Fatemi sapere cosa ne pensate :) Vi prego, ho bisogno di noticine per tirarmi su di morale!
G2: ma datti all'ippica ...
A: Gustav, ti meno e poi ti affogo nel cesso!
T: e meno male che poi ero io quello violento! 
G: Ci state zitti che sto cercando di vedere Little Miss Sunshine? Vedetelo, Alien, è un filmone!
B: Autrice Supremaaaaa, vieni qua che ho bisogno di una mano ... devo prendere quel libro in cima allo scaffale
A: Bill, dai, sei più alto di me di un chilometro, come faccio ad aiutarti io?!
B: Io ti prendo in braccio e tu me lo tiri giù! C'è troppa polvere per i miei gusti
A: Ok, arrivo Billuccio, arrivo ... Tom, mi fai un the? Earl Grey, grazie.
T: Agli ordini Autrice Suprema! Uhm, dove sono le bustine? Boooh...

A: senti, Tommuccio, lascia stare, eh? Beh, tipica serata a casa mia da quando sono arrivati loro. Aiuto!
 
  
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