Dannazione, odio quando non riesco a dormire.
Quest’amaca sta diventando terribilmente scomoda, e stanotte
il russare di tutti gli altri mi sembra assordante.
Quello stupido cuoco non fa altro che mugolare con un
sorriso ebete in faccia e la bava alla bocca, Rufy ha una gamba che dall’alto
dell’amaca tocca terra, Usopp dondola le braccia nel sonno scatenando giochi di
ombre nella stanza, mentre Chopper è l’unico composto, ma che russa peggio di
tutti gli altri.
Decido di concentrarmi cercando di estraniarmi da tutto, con
un cuscino sopra la testa, ed ecco che nel buio mi appare una strega dai
capelli arancioni. Ci sono abituato.
Ogni notte viene a farmi compagnia, o meglio tormentarmi nei
miei pensieri, anche quando sono solo.
Flash della giornata passata che mi appaiono scomposti, uno
sull’altro, ma tutti con lei presente. Non mi lascia in pace né di giorno né di
notte, prima o poi impazzirò davvero.
Con le sue richieste di aiuto petulanti, con il suo fare da
“il capo sono io”, con quei suoi modi irritanti da principessa del castello, mi
annebbia la mente come nessuno e odio tutto questo.
E poi mi ritrovo sempre a non dire mai di no, a provare a
resisterle, ma per qualche strana alchimia, non ci riesco mai davvero.
Probabilmente perché non voglio. Perchè mi piace. Perché
adoro provocarla.
E’ l’unico modo in cui sfogo tutta la rabbia e frustrazione
che ho per non riuscire ad essere come vorrei con lei.
E quando lei mi risponde arrabbiata mi sento soddisfatto, sento che una minima parte del mio orgoglio rimane intatta e in piedi a difendermi dalle sue diaboliche spire.
E’ una spina nel fianco.
Mi mangia l’anima il desiderio che sento quando mi passa
accanto senza guardarmi, lasciandomi solo il suo profumo alle spalle.
La stanza sta diventando troppo calda, o forse sono io.
Mi rendo conto che il russare è arrivato al limite di
sopportazione delle mie orecchie.
O sono le urla nascoste dentro la mia testa,che alcune volte
non è collegata alle mie azioni.
Mi alzo, mi tolgo la maglia bianca, metto i pantaloni e la
pancera, prendo i pesi senza preoccuparmi di fare piano, non sentirebbero
neanche i colpi di un cannone.
Apro la porta per uscire a prendere un po’ d’aria, percorro
il piccolo corridoio dirigendomi verso la fine di esso.
Qualcuno apre quella porta prima di me.
Nel buio i miei pensieri si sono materializzati, e ora stanno davanti i miei occhi.