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Autore: Candy_Malfoy    08/06/2015    0 recensioni
A volte le persone sono come due pezzi di un puzzle: finché non trovi il giusto incastro, si limiteranno a scontrarsi senza mai unirsi.
Dal quarto capitolo:
"- Quanto la fai lunga per un bacio. - sospirò esasperato - Lo sapevo che non avrei dovuto neanche rivolgerti parola. -
- E allora perché lo hai fatto? - sbottai.
Lo vidi ghignare.
- Perché pensavo che sarebbe stato divertente farti cadere nel mio letto. -"
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena misi piede in discoteca, mi chiesi, per l'ennesima volta, per quale assurdo motivo io fossi lì: non ero assolutamente una tipa da discoteca! La musica era così alta, che ti entrava nella testa, il locale era pieno di gente, che ti si strusciava addosso ad ogni passo. Se Rebecca, la mia migliore amica, non avesse deciso di festeggiare il suo diciottesimo compleanno qui, dubito che ci avrei mai messo piede. Io ero più una tipa da pub, caffetteria, cinema oppure passeggiata in centro.
Io e gli altri invitati seguimmo la chioma bionda della festeggiata sino a giungere al privè, che si trovava ad un lato della discoteca, leggermene rialzato rispetto alla pista e con una serie di divanetti color porpora ai lati.
- Ti piace qui? - mi chiese Rebecca, mentre si sfilava la leggera giacchetta di pelle, visto che eravamo a metà Giugno, mostrando un abito verde a tubino.
Mi guardai velocemente intorno: il locale non era male. Era parecchio ampio, con un lungo bancone bar che occupava quasi una parete intera, i muri decorati con temi viola e porpora e dal soffitto pendevano dei grandi lampadari d'ottone.
- Sì, mi piace, ottima scelta. - quasi urlai, per sovrastare la musica martellante.
- Giusto la musica è un po' troppo alta. - si lamentò Rebecca.
Neanche lei era molto abituata alle discoteche, era una ragazza più o meno tranquilla come me, ma voleva provare tutto, compreso festeggiare un suo compleanno in una discoteca: e quale occasione migliore se non festeggiare la maggiore età?
Le sorrisi divertita mentre mi sfilavo anche io la giacca, rivelando un abito a fascia blu.
Sentì un fischio di approvazione da parte di Rebecca.
- Quanto sei bella, Lizzie! Dovresti vestirti più spesso così! -
- Oh certo, per venire a scuola! - risi io.
- Non si parla di scuola fino a Settembre! - mi rimproverò lei - Dobbiamo goderci questa estate! -
- Ben detto, sorella! - urlai io, mentre prendevo due cocktails dal cameriere che ci serviva e passandone una a lei - Buon compleanno, Becks! -
Io e Rebecca eravamo amiche sin da piccole, tanto differenti fisicamente, ma con due anime affini. Lei era bionda, io avevo i capelli color cioccolato, lei aveva gli occhi azzurri, io verdi. Ma avevamo due caratteri che si incastravano perfettamente l'uno con l'altro.

Eravamo intente a festeggiare con i nostri amici, quando ci venne incontro correndo e visibilmente emozionata Susan, la cugina di Rebecca, una ragazza mora, simpatica, ma soggetta a innamoramento facile e che si emozionava per un nonnulla, come in quel momento.
- Non potete immaginare cosa ho scoperto! - urlò, saltellando sul posto - Gli One Direction sono qui! - aggiunse subito, non aspettando neanche la nostra risposta.
Rimasi un attimo a fissarla perplessa: sapevo che gli One Direction fossero una band che stava spopolando in quel periodo, ma la mia conoscenza di loro terminava lì, molto probabilmente se me li fossi trovati davanti non li avrei neanche riconosciuti.
La voce di Rebecca mi riportò alla realtà.
- Sì, avevo letto su internet che questa discoteca ogni tanto era frequentata da personaggi famosi, ma non pensavo di incontrarne qualcuno. - commentò lei.
- Ti piacciono gli One Direction? - le chiesi, alzando un sopracciglio.
- E a chi non piacciono! - esclamò entusiasta Susan.
- A me. - risposi, alzando le spalle tranquillamente.
Lei mi guardò sconvolta, non credendo a ciò che avessi appena detto.
- Cosa? - esclamò - Sono bellissimi, cantano benissimo, fanno delle canzoni stupende! -
- Non sono il mio genere. - risposi con noncuranza - Io sono più sul genere rock, capisci? -
Susan scosse la testa, sconsolata, per poi sorridere emozionata.
- Li andrò a cercare, ci parlerò e mi farò una foto con ognuno di loro! - disse convinta.
- L'importante è crederci! - le urlammo dietro io e Rebecca, ridendo, mentre lei spariva tra la folla.
- Andiamo a ballare anche noi? - propose la mia migliore amica.
- C'è troppa gente. - mi lamentai.
- Su, non fare la misantropa! - mi rimproverò Rebecca - È il mio compleanno! Poi magari incontri il tuo Mr Darcy. -
- Mah, a me sembrano tutti Wickham! - dissi ridendo.
Quello era uno scambio di battute che spesso facevamo per un semplice motivo: io ero stata chiamata Elizabeth in onore della protagonista del libro "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen. I miei genitori erano due professori di letteratura inglese e avevano deciso di chiamare i loro tre figli come i personaggi dei loro libri preferiti. Infatti, mio fratello maggiore si chiamava Iago, come il personaggio dell'opera di Shakespeare "Otello", mentre mia sorella minore Sybil, come il personaggio de "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde. Quasi sembrava che volessero mostrarci il nostro cammino, anche se, a parte Elizabeth Bennet, gli altri due personaggi non avevano avuto una fine felice!

Erano le tre di notte, quando finalmente decidemmo di abbandonare il privè e buttarci in pista a festeggiare. La sala si era leggermente svuotata e noi eravamo abbastanza brille da fregarcene in ogni caso.
Iniziammo a danzare scalmanate, come se non ci fosse nessuno. Il massimo fu quando ci prendemmo per mano ed iniziammo a girare velocemente su noi stesse, come quando si è bambini. Facendo questo però non calcolammo il fatto che stessimo in una discoteca affollata, infatti, poco dopo mi scontrai con qualcosa, o meglio qualcuno.
Mi girai verso lo sfortunato e vidi un ragazzo castano, che si massaggiava il braccio dove l'avevo colpito.
- Oddio, scusami! - iniziai, ridendo come una matta, seguita a ruota da Rebecca - Non ti avevo visto, ero troppo presa a volteggiare. -
Sentì un'altra risata e vidi che vicino al ragazzo castano c'era un ragazzo biondo ossigenato che rideva di cuore. Il moro si girò a guardare male l'amico, per poi tornare a guardare me perplesso, senza dire nulla.
- Vabbè - iniziai io, calmandomi - Non è che te l'ho rotto il braccio. -
Quello non disse niente e se ne andò con il biondino che sorrideva felice.
Mi girai a guardare Rebecca, stupita.
- Quello non stava bene, però. - commentai, ticchettandomi sulla tempia.
Rise anche lei e poi riprendemmo a ballare come se niente fosse.
 
Dopo il troppo volteggiare, la stanchezza iniziava a farsi sentire, soprattutto i miei piedi mi chiedevano pietà dopo che li avevo torturati per ore con delle décolleté tacco dodici. Decidemmo quindi di lasciare il locale, anche perché ormai stava per chiudere. Rebecca e Susan sarebbero venute a dormire a casa mia e mio fratello Iago ci stava venendo a prendere. Ci dirigemmo quindi verso l’uscita, camminando come dei t – rex storpi, mentre io e Rebecca continuavamo a commentare entusiaste la serate e Susan si lamentava del fatto che non avesse incontrato neanche uno dei componenti dei One Direction.
Appena uscimmo dal locale vedemmo che, nonostante fossero le quattro di mattina, ci fosse un gran numero di persone, appostate fuori la discoteca e armate di macchine fotografiche professionali.
- Cavolo, quanti giornalisti! – esclamò Susan – Aspetta, se tutti questi giornalisti sono qui, vuol dire che stanno aspettando gli One Direction, che, di conseguenza, non sono ancora usciti! Vi prego aspettiamoli qui! –
- No, non possiamo. – sospirai, guardando il cellulare – Mi ha appena mandato un messaggio Iago e mi ha detto che lui sta dietro il locale e di raggiungerlo lì. E poi se anche uscissero da qui, andrebbero di corsa e ci sarebbero mille guardie del corpo e buttafuori che si metterebbero tra noi e loro e tu, comunque, non potresti vedere nulla. Quindi, andiamo anche perché i piedi mi stanno facendo un male cane e non vedo l’ora di togliermi questi tacchi. –
Susan sospirò rassegnata e continuò a lamentarsi, mentre ci dirigevamo alla parte posteriore del locale.
Eravamo quasi arrivate, quando la porta dell’uscita secondaria della discoteca si aprì e per poco non mi arrivò sul naso.
- Cavolo! – esclamai, facendo un passo indietro.
Da quella fecero l’uscita un gruppo di ragazzi, tra cui quello a cui avevo dato la gomitata.
- Volevi vendicarti? – scherzai, mentre quello mi guardò nuovamente con quella sua espressione perplessa.
C’erano altri quattro ragazzi con lui, tra cui il biondino ossigenato che ci sorrise tranquillamente.
- Non pensavo che lavorassi qui. – continuai – Non volevo disturbarti mentre lavoravi, è solo che.. –
Mi bloccai sentendo una morsa al mio braccio, mi girai e vidi che Susan mi stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite.
- Ma che diavolo stai dicendo? – esclamò sconvolta – Lui non lavora qui, lui è Louis Tomlinson! È uno dei One Direction! Oh mio Dio.. –
Io mi girai a guardare Rebecca, dopodiché iniziammo entrambe a ridere come due pazze, sotto lo sguardo furioso di Susan.
- Scusami – ripresi a parlare, tra una risata e l’altra – Non seguo la vostra band e fino a questo momento non sapevo neanche che faccia aveste! Ora capisco perché mi guardavi perplesso: non capivi perché non ti avessi riconosciuto! –
- Stai zitta, Lizzie! – mi rimproverò Susan, poi guardò la band con uno sguardo innamorato – Posso fare una foto con voi, per favore? –
- Certo! – esclamò un ragazzo con una massa di capelli ricci e un sorriso cordiale.
- Grazie Harry! – sospirò Susan, poi si rivolse a me con un tono più duro e passandomi il suo cellulare – Renditi utile e facci una foto! –
- Sìssignora. – dissi, mentre prendevo il cellulare e scattavo la foto di una Susan sorridente, circondata dalla band dei suoi sogni.
- Grazie mille, ragazzi! – disse entusiasta – Ma, se vi chiedessi di autografarmi il biglietto della prevendita della discoteca..? – buttò lì incerta.
- Susan! – la rimproverai – Anche loro hanno una casa e lì in macchina c’è Iago che ci aspetta e vedo chiaramente le sue orecchie fumare! –
- Non c’è problema. – disse il ragazzo riccio, che rispondeva al nome di Harry, facendo un sorriso enorme – Hai una penna? –
- No – rispose Susan, leggermente preoccupata – Voi ce l’avete? – chiese rivolta a noi.
- Secondo te vengo in discoteca con le penne? – le risposi, alzando un sopracciglio.
- Ce l’ho io. – disse qualcuno, con una voce strascicata.
Mi accorsi che quella voce apparteneva a Louis, che ora, con un espressione apatica, quasi annoiata, stava passando la penna a Harry.
Molto probabilmente fu la tequila che mi circolava nelle vene a farmi parlare.
- Ovvio – dissi tranquilla – È compreso nel kit di “Come diventare un idolo delle teenager dal fascino misterioso, mentre in realtà si è semplicemente scorbutici” –
Sentì Rebecca vicino a me ridere e, con mio grande piacere, anche Harry e il ragazzo biondo ossigenato. Il ragazzo mulatto e quello moro, invece erano intenti a firmare autografi.
- Lizzie! – mi rimproverò nuovamente Susan.
- Scusa! – dissi rivolta a Louis – È la tequila che parla, non sono io! –
Quello si limitò a farmi un sorriso tirato e alzare le spalle con noncuranza.
Sentì il clacson suonare e capii che fosse un chiaro invito di Iago a sbrigarci.
- Dai, Susan, andiamo sennò Iago ci lascia veramente qui! – dissi, prendendola per un polso – Tanto più di foto e autografo non puoi avere! Grazie mille e buona serata ragazzi! –
Il biondo ossigenato e Harry ci salutarono calorosamente e anche gli altri due silenziosi ricambiarono il saluto in maniera cordiale.
Stavo per salire in macchina, quando sentii una voce parlare chiaramente sopra le altre.
- Non le sopporto queste ragazzine spocchiose, che pensano di capire qualcosa di musica e si permettono di snobbarci senza aver ascoltato mai neanche una nostra canzone, solo perché non rientriamo nei loro gusti musicali. –
Mi girai di scatto e il mio presentimento fu confermato: era stato Louis a parlare. Aveva le mani in tasca e ora le sue labbra non erano più tirate in un sorriso finto, bensì si erano curvate in un ghigno soddisfatto, vittorioso che mi rivolgeva con strafottenza.
Dovetti ringraziare Rebecca che praticamente mi spinse in macchina, impedendomi di comparire sui giornali del giorno seguente come la ragazza che aveva tirato un pugno sul naso di Louis Tomlinson.
  
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