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Autore: Clitemnestra    08/06/2015    1 recensioni
-Io sono il legittimo Re!-
Le parole del cavaliere riecheggiarono nella Sala del Trono.
Le due Guardie Cittadine allentarono la presa sulle sue braccia.
-Io sono Aegon IV della Casa Targaryen-
***
Aegon Targaryen e Sansa Stark.
Anime rabbrividite dal fuoco dell'amore.
Un amore improvviso sbocciato nel clima torrido di Approdo del Re.
Ma la storia insegna che un Lupo e un Drago non potranno mai vivere felici
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aegon Targaryen, Sansa Stark, Un po' tutti, Varys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Il frastuono delle spade era assordante.

Le orecchie fischiavano e la testa gli girava.

Sentiva il fianco pulsare e qualcosa di viscido solcargli la pelle.

Aveva paura di abbassare lo sguardo.

Forse sarebbe morto.

Lo avrebbe preferito: una spada nel petto e il corpo nascosto da altri cadaveri.

Forse la sua morte sarebbe stata più utile che della sua vita.

Se lui fosse morto Daenerys avrebbe potuto sposare chi le pareva e non per forza il nipote.

Sentì il sibilo di una freccia seguito da un dolore lancinante alla schiena.

Ecco, sono finito; pensò scivolando a terra.

E mentre tutto diventava nero un nome scivolò dalle labbra

-Sansa Stark-”

 

I musici finirono di suonare.

L’eco della ballata continuava a risuonare nelle orecchie di Aegon.

Un servo gli versò del vino nella coppa, ma lui non bevve.

Gli occhi violacei guizzavano da una parte all’altra della sala alla ricerca di lei.

Ma Sansa non si vedeva.

Il posto accanto al marito era vuoto e il tavolo degli uomini del Nord era occupato solo da Bolton ubriachi.

-Cosa vi turba, nipote?- mormorò Daenerys appoggiando una mano sulla sua.

Aegon la guardò.

Il suo volto era così vicino che poteva scorgere le pagliuzze dorate fra i capelli, le efelidi sul naso e la bocca dischiusa.

Sua zia era tutto ciò che doveva desiderare.

Bella, figlia del fuoco e discendente dei Targaryen.

I loro figli avrebbero regnato i Sette Regni, riseminando la loro dinastia.

Dovevano solo sposarsi.

Eppure nella sua testa la Lady del Nord vorticava ancora, vivida come la fiamma dei suoi capelli.

Quella gioia indesiderata nel vederla viva, seguita dallo sconforto nell’osservarla mentre andava via.

Maledetta Stark.

-Nulla, zia- sorrise.

Ma la bugia non la convinse, Daenerys lo fissò intensamente –E’ per quella donna?-

Aegon non rispose, lei sapeva la risposta.

La Regina scosse la testa con disappunto –E’ sposata, Aegon, lasciala stare-

Il Principe annuì poco convinto.

Sua zia non poteva capire; non aveva mai assaporato i baci freddi della Lady del Nord.

Rhaegar avrebbe capito; lui si era giocato la vita per Lyanna.

Si alzò, la mano scivolò via da quella da Daenerys.

Con passo deciso si diresse verso l’uscita quando una voce lo fermò.

-Mio signore!-

Si voltò, Ramsay Bolton lo fissava; gli occhi crudeli e un bicchiere di vino in mano.

-Lord Bolton- mormorò Aegon deglutendo a fatica, quell’uomo lo metteva a disagio.

-Vorrei farvi una domanda- Ramsay si avvicinò –Se mi è concesso-

-Ovviamente-

-Perché avete incoronato Sansa come vostra Regina?-

Aegon deglutì di nuovo –Era la donna più bella-

-No!- Ramsay scoppiò a ridere –Mia moglie è grossa quanto un bue per la gravidanza, e ha sempre gli occhi bassi! Vostra zia è di gran lunga migliore!-

Il Principe lo guardò esterrefatto, sentì la voglia di uccidere quell’uomo montargli dentro, come un fuoco.

Si tastò la cintura e si maledisse per aver scelto di non portare la spada; l’acciaio di Valyria avrebbe tagliato la sua testa come panna.

-Dov’è ora vostra moglie?- chiese, tentando di reprimere la rabbia con una smorfia

Ramsay smise di ridere –Sta ritornando a Grande Inverno.-

La notizia lo colpì come uno schiaffo

-A Grande Inverno?-

-Voleva tornare a casa, diceva che il bambino non la smetteva di scalciare e che aveva bisogno del freddo del Nord- il Bastardo di Bolton fece una  smorfia –Cose da donne-

Aegon annuì.

Lei se ne era andata.

La testa prese a vorticargli.

Era la sua vendetta.

Farlo soffrire

Farlo soffrire perché l’aveva abbandonata.

Aveva bisogno d’aria.

Si precipitò verso la porta e uscì.

Il vento accarezzò le sue lacrime.

 

“Sansa guardò la statua della Madre.

Gli impenetrabili occhi di pietra la fissavano.

Non sapeva se l’avesse ascoltata.

Al Nord lei pregava gli Antichi Dei, alberi con gli occhi e non statue inespressive.

Sua madre le aveva insegnato i nomi dei Sette Dei, le loro funzioni e le loro preghiere; eppure non seguiva il loro Culto.

La Madre le ricordava Catelyn.

Eterea, lunghi capelli che le scendevano sulle spalle e il sorriso dolce.

Le mancava tanto.

Ogni volta che apriva la finestra desiderava di vedere i paesaggi aspri del Nord e non la fetida Approdo del Re.

E ogni volta rimaneva delusa.

Le avevano annunciato che Catelyn Tully e Robert Stark era stati uccisi al matrimonio di Edmure Tully con una delle innumerevoli figlie di Walder Frey  davanti a Joffrey e a Cersei.

Non aveva versato una lacrima.

Erano dei traditori, aveva detto, gli Dei li hanno puniti.

Ma Elay l’aveva trovata che piangeva davanti a quella statua e lei gli aveva confessato tutto.

E si erano baciati sotto gli occhi della Madre.

Il ricordo delle sue labbra la fece rabbrividire.

-Lady Sansa-

La donna si voltò.

Ditocorto le veniva incontro, l’abito nero svolazzava intorno

-Lady Sansa perché state pregando?- chiese

Sansa scosse la testa –Io non  prego più-“

 

 

Il vento le sferzava il viso e nonostante il cappuccio di lana calato, Sansa, aveva freddo

Si sfregò una mano sulle guance arrossate per scaldarsi, inutilmente.

Il bambino scalciava dentro la sua pancia e il ventre ingrossato sfiorava il dorso del cavallo.

La sua partenza improvvisa non le aveva permesso di far preparare il carro.

Si era dovuta accontentare di un cavallo e di due uomini dei Bolton che puzzavano di vino.

Nido dell’Aquila era vicino e presto avrebbe potuto abbandonarli per uomini degli Arryn.

Le mancavano suo cugino Robyn, suo zio Brynden e Ditocorto.

Era tanto che non li vedeva.

Intravide la Porta Insanguinata e spronò il cavallo.

Sentì gli uomini dietro di lei imprecare ma non le importava.

Le lacrime scesero dalle guance, il vento le strappò il cappuccio.

Ma non le importava.

Il sorriso di Brynden Tully la fece fermare.

Scese da cavallo e si precipitò tra le sue braccia.

-Sansa- sentì suo zio pronunciare il suo nome con adorazione –Piccola mia-

Scoppiò a piangere.

Il Pesce Nero aveva l’odore dei fiumi.

L’odore di sua madre.

-Mi sei mancato- mormorò

Suo zio la circondò con le braccia e le diede una leggera pacca sulla schiena, come se fosse stata una bambina –Bambina mia, come sei cresciuta-

Sansa sentì la sua mano ruvida accarezzarle i capelli

-Sei uguale a Cat-

Glielo avevano ripetuto tante volte.

Le labbra bruciavano ancora per il bacio di Petyr e le braccia per la presa di Lysa.

Tutti e due l’avevano fatto per la lampante somiglianza tra lei e Catelyn.

-Inizialmente ti ho confusa con lei-

La voce di suo zio tradiva una nota di tristezza, il Pesce Nero aveva amato Catelyn come una figlia.

-Mia madre è morta, zio-

-Lo so, piccola mia, e mi dispiace tanto-

Sansa sapeva quanto gli dispiacesse.

Aveva difeso Delta delle Acque fino a che i Leoni di Castel Granito non aveva messo fine all’assedio.

Era scappato e si era rifugiato dal nipote.

Ma con stupidità Robyn lo aveva messo di nuovo a guardia della Porta Insanguinata.

I due uomini dei Bolton li raggiunsero.

Quello più grosso scoppiò a ridere mentre l’altro urlò –Allontanatevi da Lady Sansa!-

Brynden fece una smorfia –Sono lo zio di suo madre!-

Quello lo guardò stupito –Il Pesce Nero?-

Brynden scostò leggermente Sansa e mostrò la casacca con il pesce nero ricamato.

-Chiedo scusa mio signore. – mormorò quello impaurito –Ma capiteci, abbiamo il compito di scortare Lady Sansa …-

Il Pesce Nero fece un gesto della mano come se scacciasse una mosca molesta –Ciò non vi autorizza a mancarmi di rispetto, sono sempre un cavaliere!-

L’altro squittì –Chiedo perdono mio signore-

Brynden annuì poi staccò da sé Sansa con dolcezza –Bambina mia devi andare –

La donna scosse la testa tra le lacrime –Vieni con me –

Lo zio sorrise –Non posso, devo difendere la Porta Insanguinata-

-Nessuno oserà attaccare Nido dell’Aquila, nessuno sarebbe così stolto da osare.-

-Ma se accadesse? Bambina mia, non posso permettere che un mio possibili errore sia la rovina di tuo cugino-

Sansa si asciugò gli occhi con la manica del vestito

-Non verrai quindi?-

Brynden le baciò una guancia –Ci rivedremo Lady Sansa-

La donna annuì poi risalì a cavallo –Arrivederci zio-

L’uomo sorrise –Ciao Cat-

Una smorfia adombrò il volto del Pesce Nero –Chiedo scusa Lady Sansa ma hai la stessa espressione di tua madre quando …-

-Non importa – lo interruppe la donna –Mia madre è morta ,Brynden, faresti bene a ricordartelo-

Poi batté gli speroni sull’addome del cavallo e oltrepassò la Porta Insanguinata.

 

 

NOTA AUTRICE

Eccoci di nuovo con un altro capitolo.

E troviamo:

un Aegon disperato e una Sansa stronza.

Bella storia!

Francamente per me Sansa dovrebbe comportarsi un po’ da cattivella (non i livelli di Ramsay però, sono sconvolta ancora sconvolta per Theon!)

Vi aspetto alla prossima

Un bacione! 

  
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