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Autore: Mikirise    08/06/2015    4 recensioni
Un miracolo è qualcosa di semplice. Così semplice che nemmeno ce ne rendiamo conto. Può essere un tuo amico che si riprende dopo essere stato mollato. Può essere una tua amica che ti porta alla Fiera delle Arti Moderne, quando sei giù perché sei stato mollato. Può essere il sedersi davanti a un quadro che pensavi non ti piacesse.
I pianeti si allineano col sole e hai il tuo miracolo, per cui devi lottare lottare e continuare a lottare, per poterlo mantenere nel tempo e nello spazio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calipso, Jason Grace, Leo Valdez, Leo/Calipso, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le peripezie'
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II



"Lo sapevo che dovevo mandare un messaggio a mamma prima di partire. Stiamo morendo." Percy chiuse gli occhi, stringendo le sue mani in due pugni e rannicchiandosi nel suo sedile. "Questo aereo precipiterà, io me lo sento. Cadremo nell'Atlantico e allora, tra l'acqua, arriverà una fantasticissima nave che ci salverà. Oh, quanto amo l'oceano... insomma, quando cade quest'aereo?"

"Signore" lo rimproverò una hostess, fulminandolo con degli occhi chiarissimi. "Sta spaventando gli altri passeggeri. La prego di calmarsi e allacciarsi le cinture di sicurezza."

"Cintur... mi sta prendendo in giro? Questo coso" agitò la cintura di sicurezza, mentre la hostess alzava gli occhi al cielo. "Questo coso dovrebbe salvarmi la vita? Oh, miei dèi. Leo. Moriremo."

Leo, dal canto suo, rise, poggiando una sola mano sulla spalla dell'amico e scuotendo la testa. "Stiamo solo per decollare, Percy. Abbiamo otto ore per morire. E non so per quale motivo vorresti cadere in acqua e cosa ti faccia pensare che una nave verrà a salvarci. Ma, visto che stiamo per morire, vuoi confessarmi qualcosa d'importante?"

"Io non sto per morire." Percy aggrottò le sopracciglia, imbronciandosi come farebbe un bambino. "Ti userò come scudo umano."

"Contro cosa?"

"I fulmini."

"È un onore accompagnarti nel tuo primo viaggio in aereo. Non pensavo fosse possibile assistere ad una Percy isterica, ma, ehi, mai dire mai nella vita. Peccato Jason non possa godere di questo spettacolo."

"Sta prendendo velocità. Prende velocità. Si sta staccando da terra. No, ha solo girato l'angolo. Okay. Adesso prende velocità. Odio che le lucette dell'aereo mi dicano cosa devo fare!" Si divincolò nel suo sedile, girandosi verso di lui per poi rigirare di nuovo la testa verso la finestra.

"Se vuoi possiamo parlare dei nostri sentimenti..."

"S-sta, tipo, cavolo, a quanto stiamo andando?"

"Venti chilometri orari, Percy." Leo alzò gli occhi al cielo, per poi riabbassarli in fretta verso l'amico. "In queste otto ore, potresti, è un'idea, eh, raccontarmi chi ha lasciato chi con Annabeth. Eh? Che bell'idea! Sai, ho delle teorie su questa cosa. In realtà, non ci sono arrivato da solo. È stata Calypso a farmi venire in mente che... Insomma, chi ha lasciato chi?"

"Sono stato mollato, Leo" rispose il moro, piuttosto scocciato, afferrando i braccioli. "Vuoi seriamente parlarne ad un passo dalla morte?"

"Io penso che, senza offesa, sia stato tu a lasciare Annabeth e adesso non abbia il coraggio di prendertene la responsabilità. Nel senso, la vostra rottura è stata una po' condizionata da eventi. Una cosa alla Tutto sta cambiando. E, adesso ti faccio vedere quanto sono bravo alla Sherlock Holmes, eh, senti: tu e Annabeth vi siete lasciati dopo l'ultimo anno di liceo. E una cosa è stare insieme alla ragazza-del-liceo mentre sei al liceo, un'altra cosa è quando sei fuori dal liceo. E, ok, uno. Ma era tipo agosto, pochi giorni dopo il tuo compleanno che l'hai lasciata ed è stato quando sono successe due cose importanti: hai conosciuto Jason, Nico ha deciso di partire e tornare a casa una volta ogni morte di Papa. Quindi. Cosa, o meglio, chi ti ha fatto lasciare Annabeth? Ti sei reso conto di amare Nico nella sua assenza? O con Jason è stato colpo di fulmine?"

Percy si accigliò. "Io amavo Annabeth."

Leo scosse la testa, firando il busto verso l'amico e facendo in modo che la cintura di sicurezza gli stringesse i fianchi in modo doloroso. "Penso che sia ora della storia di Nonno Leo."

"Oh, dèi..."

" Ho fatto pratica, con questa storia, perché Hazel non faceva altro che chiedermi come fosse possibile che io sia finito con Chione. Quindi, ascolta bene, perché non l'ho mai raccontato né a te, né a Jace. So che Jason pensa che Chione abbia deciso di uscire con me solo per vendicarsi su di lui. E che tu pensi che lo abbia fatto per i risultati dei test. E forse avete anche ragione. Magari in un primo momento Chione pensava davvero a tutto, fuorché al mio bene, ma, vedi, per quanto lei possa sembrare di ghiaccio era -è- una brava persona. E ho dovuto scavare per vedere quel piccolo cristallo dentro di lei, per capire quale ingranaggio si fosse rotto in lei. Perché volevo aggiustarla, sai? Ma non come voglio aggiustare Calypso. Calypso stava -sta- aggiustando me, con il mio permesso, potendo mettere le mani dove voleva, con un sorriso, senza rammarico. Chione non mi poteva toccare. Lei stava lasciando che io facessi di lei quello che io volevo, ma io non mi sono mai lasciato toccare veramente da lei. Lei si stava sciogliendo, Percy, nelle mie mani, stava perdendo il suo ghiaccio, a causa mia, ma io stavo accanto a lei solo perché... perché non volevo essere solo. Lo stesso motivo che mi ha portato a provarci con tutte le ragazze che ho conosciuto. Prima o poi, una, una sola, mi avrebbe scelto. Ma io non ho mai scelto, veramente, nessuna ragazza. Una volta mi hai chiesto come ho fatto a dimenticare Chione così in fretta. Percy, io pensavo di amarla. Ma lo pensavo soltanto. Non ho mai scelto, non ho mai amato. Ha cercato di farmi parlare di mia madre. Nei primi tempi, tutte le volte che le parlavo, alzava gli occhi al cielo e sbuffava. Poi l'ho fatta sorridere. Insieme abbiamo giocato a Just Dance, a Super Mario Kart, a Call of Duty. E lei rideva, rideva, rideva continuamente. Aveva delle attenzioni impacciate, un modo di prendersi cura delle altre persone non convenzionale. Il berretto viola e i guanti li ha fatti lei, quando le ho detto che non mi piaceva il freddo. Per farmi cambiare idea mi ha fatto dare da mangiare alle oche in mezzo al gelo. L'ho odiato, ma lei voleva seriamente farmi capire cosa voleva dire stare nella sua testa. Io non sono entrato nella testa di nessuno. Fino a lei. E per questo è riuscita, da sola, con un gesto, a spazzare via tutti gli echi di finto amore nel mio passato. E, prima volta che è successo spontaneamente in vita mia, lei ha scelto me. Ah! Sono diventato bravo con le parole." Batté le mani in un unico applauso, complimentandosi con se stesso. "Il punto è che adesso ho scelto, mijo, e quindi sono un vero uomo. Tu hai iniziato a fare la tua scelta, Percy. Poi sei tornato sui tuoi passi. Hai scelto, sei tornato sui tuoi passi e lo hai fatto ancora e ancora e ancora. Quindi, mijo, chi è la tua scelta? Nico? Jason? Se mi dici che sei innamorato di me, pianto Calypso e la ricerca. "

Il moro sbatté le palpebre, per poi girarsi verso il finestrino, che era la sua unica barriera contro le nuvole del cielo. "Siamo in aria" commentò. "Stiamo volando, Leo."

Non dissero niente per qualche minuto, il messicano prese a tamburellare sulle sue ginocchia, con le dita delle mani, giocando a formare parole col Codice Morse. Mucca. Marmellata. Ciambella. Londra.

"Questa ragazza ti ha stregato. Dico che sei proprio andato. Stai parlando di sentimenti con me."

Luce. Cavolo. Enchilada. "Prima o poi sarebbe successo."

"Sono felice che tu l'abbia incontrata. E, se è vero tutto quello che hai detto... voglio poprio aiutarti a ritrovarla. Voglio veramente che insieme a lei tu sia felice."

"Anch'io." Leo sorrise, facendo segno ad una hostess perché si avvicinasse. "Anch'io voglio solo che tu sia felice." Poi sorrise, indicò il finestrino e ricordò: "Stiamo volando."

Calypso.
  
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