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Autore: cartoonkeeper8    08/06/2015    7 recensioni
Una "favola" sull'amore.
Come? Già sentita? Oh, ma questa non è come le altre fiabe...
- Humanized -
Genere: Angst, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Donatello Hamato
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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*Angolo autrice*

*trema* Ci stiamo avvicinando, ragazze mie... manca poco ormai :) E aumenta in me l'angoscia, temo di deludere le vostre aspettative! Spero proprio di no! :'( Ok, basta piagnistei! Ecco il quarto capitolo... buona lettura! :*

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Era il quinto giorno. Solo l’adrenalina lo teneva in piedi, o meglio, in ginocchio sul pavimento, come un fedele in adorazione dell’ara divina. Aveva freddo, non si era più rimesso la camicia, ma come avrebbe potuto? Non poteva allontanarsi dal dipinto per una motivazione così futile! Stringeva i denti, cercando di tenere ferma la mano destra, scossa da brividi di freddo, stanchezza e mancanza di zuccheri. Un colpo di tosse lo costrinse a fermarsi, solo uno di una sfortunata serie che lo tormentava dalla seconda notte. Allontanando la mano a coppa dal viso, notò che era di nuovo sporca di rosso. Purtroppo era un rosso che non poteva usare, perché reso troppo vischioso dal muco e dalla saliva! Si asciugò la mano sul pantalone e riprese a dipingere. Doveva tenere duro. La testa, oltre che girargli come una ballerina impazzita, gli faceva un male dannato. Quando il sangue incrostava il pennello, era costretto a sciacquarlo più volte… ma poiché quello era solo un bastoncino con delle punte di capelli attaccate con una goccia di colla scadente, il pennello tendeva a durare molto poco. Perciò ne aveva costruito un altro. E un altro. E un altro ancora. Ma neanche questo importava.

Tutto era pronto, i dettagli e le scritte, ogni cosa. Era infine giunto alla parte finale, quella più difficile, quella più bella. Fece per pungersi il dito per l’ennesima volta, ma si fermò. Il poco sangue che usciva dalla ferita da punta non gli sarebbe bastato. Gli serviva molto più rosso, o ci avrebbe messo un’eternità… e la tecnica non sarebbe stata corretta, il dipinto non sarebbe stato bello come l’aveva immaginato! Gliene serviva di più. Donatello guardò la scheggia fedele, i cui quattro angoli erano ornati di rosso. La rigirò tra le dita, cambiando angolazione. Non bastava, non bastava più, una goccia alla volta non era più sufficiente! Gliene serviva di più…

 

April saliva le scale che portavano alla soffitta, pensierosa. Negli ultimi cinque giorni D si era comportato in modo molto strano. Cioè, più strano del solito. Più inquietante e meno impacciato. Meno tenero e più preoccupante. Prima di tutto, non le aveva neanche aperto la porta. Dall’interno le aveva detto che non poteva alzarsi perché stava dipingendo, che finalmente aveva trovato l’ispirazione. Il tono euforico con cui le aveva parlato l’aveva rasserenata, felice della sua felicità, e l’aveva lasciato in pace. Ma nemmeno i giorni successivi le aveva aperto, non aveva mangiato e non era nemmeno sceso a trovarla! Inoltre, al suo bussare e alle sue domande aveva risposto con mugugni e monosillabi. Che non la sopportasse più? La giovane si fermò davanti alla porta, indugiando, ferita da quella ipotesi. Forse avrebbe dovuto lasciar stare…

Sssolo… un’altra pennellata… - un colpo di tosse -”

Forse doveva lasciarlo in pace…

Devo… aah… ffinire… - bianco negli occhi, freddo alla schiena, nausea, brividi tellurici, la mano cede un momento... ma riprende immediatamente a dipingere  - ”

In fondo, chi era lei per dirgli qualcosa? Sua madre? La sua fidanzata? Ah! No di certo.

… F… finito.un sorriso, il silenzio, il dubbio, la certezza e la disperazione - … Come? Perché non parli?!?scivolamento laterale lento crollo verso terra, un sibilo, un sospiro, di nuovo il silenzio. C’è ancora tempo. Forse. - ”

April scosse la testa. No. Basta assecondarlo come un bambino capriccioso. Se per il suo bene fosse stata costretta a trascinarlo fuori da quella stanza con la forza, l’avrebbe fatto senza indugi. Gli avrebbe dato qualcosa da mangiare, un bagno caldo, vestiti nuovi, una passeggiata… non importava che ormai poche persone affittassero una stanza da lei, che i soldi scarseggiassero, che non avesse nessuno che la aiutasse. Lei sorrideva sempre, perché sapeva sempre trovare il raggio di sole tra le nuvole. E, da un anno, aveva il sole in soffitta. Oggi gliel’avrebbe detto. Sì, ma prima doveva tirarlo fuori da quella stanza.

Agguerrita, bussò forte alla porta.

  
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