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Autore: didi_95    08/06/2015    3 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi devi un thè




-Dìs-

E' pomeriggio inoltrato e le nere ombre della sera scenderanno presto sul nostro giardino e sulla nostra casa, ricoprendo ogni cosa con un manto scuro e triste.
"Smettila Dìs... Jari non sarebbe contento di sentirti fare pensieri del genere."
Dico tra me e me, continuando a strofinare i vetri della finestra del soggiorno.
Da quando Jari, Thorin, Frerin e tutti coloro che amo sono partiti per Moria, ho assistito impotente al riaffiorare del mio lato più debole...
Jari è la mia forza e senza di lui è come se la parte migliore di me si affievolisse lentamente, come una candela consumata.
Ho cominciato a riempire le mie giornate con le pulizie di casa, cercando in tutti i modi di fare qualunque cosa pur di non pensare, pur di lasciar credere al mio cervello che mio marito fosse nell'altra stanza, sulla sua poltrona a fumare la pipa.
E' strano come la mente riesca sempre a trovare una scappatoia alla realtà; le poche sere che riesco ad addormentarmi nel nostro letto freddo e vuoto, mi sveglio sentendolo accanto a me e, ogni volta, prima di realizzare che non c'è, la mia mano corre sempre a cercare il suo petto, la sua barba.
So cosa vuol dire precipitare nel buio senza più riuscire ad uscire... lo so perché mi è accaduto e, senza il mio Jari, sarei ancora in trappola.
Non posso e non voglio ricadere nell'oscurità, anche se dovesse avvenire il peggio; lo devo a Fili, al piccolo in arrivo e soprattutto a mio marito.
Tuttavia non è solo per loro... lo devo a me stessa.
Appoggio la fronte sul vetro ed un improvviso brivido di freddo si impadronisce di me; rimango nella stessa posizione per qualche minuto, permettendo alla sensazione gelata di scorrermi dentro e di scacciare la nebbia che aveva minacciato di avvolgermi.
Dopo un po' apro gli occhi: le ombre si sono infittite, ma solo nel nostro giardino.
Getto via lo straccio bagnato che ho usato per strofinare i vetri e mi siedo, dando un po' di sollievo alla schiena.
< Per Mahal se sei pesante! > mormoro, accarezzandomi il pancione.
Subito, come in risposta alle mie parole, il piccolo si fa sentire con un debole calcio.
Sorrido.
< Darai molto da fare a tuo fratello, una volta nato... Fili non è mai stato così agitato mentre era nella mia pancia, ma tu vuoi distinguerti, non è vero? >
Un altro piccolo calcio.
< Ostinato come tuo padre... >
E' un maschio anche lui, me lo sento.
All'improvviso, chiaro come la sensazione della vita dentro me, mi appare nella mente il volto di Jari; lui e quel suo sorriso sghembo di cui mi sono innamorata subito.
< Oh sì... è davvero ostinato tuo padre quando ce la mette tutta; dovevi vederlo quando si mise in testa di farmi uscire di casa a tutti i costi. Allora non sapevo ancora che il mio cuore gli apparteneva, erano tante le cose di cui non mi rendevo conto o di cui proprio non mi volevo accorgere. >
Chiudo gli occhi e, quando li riapro, rivedo me stessa in quei giorni lontani, quando la sola idea di uscire per andare al mercato, mi spaventava.

< Dìs! Apri immediatamente questa porta! Dobbiamo parlare! ADESSO! >
La voce di Thorin rimbomba nella mia camera, riuscendo perfino ad attraversare il pesante cuscino che mi sono calcata sulla testa per non sentirla.
Purtroppo conosco bene mio fratello e so benissimo che non mi lascerà in pace fino a che non mi avrà perlomeno parlato; nonostante questo, dopo aver sollevato per un secondo il cuscino, continuo a fare la sostenuta... dopotutto sono testarda anche io.
< No! Non ho voglia di parlare adesso. >
La porta di legno della mia stanza vibra paurosamente; questa volta il tono di Thorin è gelido:
< Ora tu esci fuori da questa camera... è ora di mettere da parte il passato e cominciare a pensare al futuro. Il tuo comportamento non è adatto ad una Principessa di Erebor! E adesso non voglio più perdere tempo in chiacchiere, esci e basta! >

Lentamente mi alzo dal letto e mi avvicino alla porta, mi chiedo se sarebbe capace di sfondarla, poi un altro incoraggiamento poco gentile mi convince a mettere da parte la curiosità e ad obbedire.
Giro la chiave ed apro la porta.
Thorin, che non sia aspettava una vittoria così improvvisa, fa un passo indietro.
Senza degnarlo di uno sguardo, mi avvio a grandi passi verso la cucina; sono così stanca di litigare con lui, sono così stanca di tutto quanto!
Vorrei che Smaug non fosse mai esistito... vorrei che mio nonno non avesse accumulato tutto quell'oro, a volte vorrei perfino non essere sopravvissuta alle fiamme... ma questo non posso dirlo a Thorin, ne soffrirebbe troppo.
Mio fratello mi prende per le spalle; è una stretta forte, ma gentile.
Mi volto verso di lui, osservando il pavimento.
< Sorella... >
La sua voce suona preoccupata, tuttavia non riesco a guardarlo; ogni volta che i miei occhi si posano su di lui, rivedo la sua espressione il giorno in cui mi disse che Lìtr era morto, rivedo la durezza nei suoi occhi quando mi disse che non c'era nulla da fare e che avrei dovuto rassegnarmi.
Continuo a fissare le assi del pavimento.
< Perché non mi guardi più? >
Adesso la sua voce tradisce sofferenza e non posso sopportarlo; con un sussurro, gli rispondo:
< Non posso pensare al futuro, Thorin... non ci riesco. Da quel giorno, tutto il passato pesa su di me come un macigno. Mi hai impedito di tornare là, per cercarlo, per trovare il suo corpo e seppellirlo. Non uscirò perché non voglio farlo, so quello che pensano gli altri di me, ma non mi importa. Io sono ancora ad Erebor, Thorin. Ed in parte è anche colpa tua... >

La stretta sulle mie spalle si allenta e, anche senza guardare, sento il dolore di Thorin scomparire dietro una pesante corazza di pietra; dopo un secondo, il suo volto è tornato freddo ed indifferente.
Dirigendosi verso la porta di casa, mi dice:
< Mi dispiace per aver litigato con te ieri mattina... >
< Anche a me. > rispondo ed è la pura verità.
Ad un certo punto lo sgurdo di mio fratello si posa su una spada appoggiata al muro.
< E questa? Da quanto è qui? >
Mi riscuoto ed osservo la spada; in un attimo e del tutto senza motivo, il macigno sul mio cuore diventa quasi sopportabile.
< L'hanno portata ieri dalle fucine, mi sono scordata di dirtelo. >
Thorin esamina la spada soddisfatto ma, improvvisamente, un lampo di apprensione gli si dipinge sul viso:
< Chi l'ha portata? >

Senza nemmeno chiedermi perché, mento.
< Mah..non ricordo, forse uno degli orfani, perché? >
Thorin sembra sollevato, ma poi scuote la testa:
< Solo curiosità, a dopo sorellina. Ah! E ricordati che tra poche ore dovrebbe tornare Frerin... è stato anche troppo sui Colli Ferrosi, a volte mi chiedo che cosa ci sia mai a trattenerlo lassù tra Dain ed i suoi cinghiali! >
Annuisco e lo guardo chiudersi la porta alle spalle, la nuova spada infilata profondamente nel fodero.
Appena la porta si chiude, tiro un respiro di sollievo e mi siedo sul pavimento.
Menomale ho dato un altro giorno libero alla mia dama di compagnia, non ce la faccio più a sopportare le sue chiacchiere, e credo che la cosa sia reciproca.
" Jari... è così che ha detto di chiamarsi... "

Un bussare frettoloso alla porta mi riscuote dalle mie fantasticherie, ma quanto è passato da quando Thorin è uscito?
Qualche ora, a giudicare dal sole.

Mi capita sempre più spesso di perdere qualche ora...
Che sia già arrivato Frerin?
Per Mahal! Ed io non gli ho ancora preparato nulla da mangiare!
Mi sistemo alla meglio i capelli; non deve accorgersi che mi sono addormentata a sedere sul pavimento, a volte le ramanzine di Frerin possono essere più pesanti di quelle di Thorin, specialmente se si tratta della mia salute.
Tutto tace.
Se fosse stato Frerin a bussare, sarebbe già entrato; dopotutto ha la chiave, è anche casa sua.
Il cuore comincia a battermi più velocemente nel petto... e se fosse... ?
" Ma smettila Dìs! Non farti strane idee" mi dico; tuttavia, mentre mi avvicino alla porta, i battiti del mio cuore continuano ad accelerare.
Con cautela, apro lentamente la porta, sussultando impercettibilmente mentre vengo investita dalla luce diretta del sole... e Jari è lì, con un sorriso rassicurante sul viso ed una margherita tra le mani.
Lo osservo senza dire nulla, mentre tutti i miei nervi, tesi per il litigio con Thorin, piano piano si rilassano.
E' lui a rompere il silenzio per primo.
< Ehm...sto cominciando a sentirmi lievemente ridicolo, non è che potresti farmi entrare? >
< Oh...ma certo, entra! > gli rispondo, mentre mi faccio da parte e continuo a chiedermi per quale motivo la mia bocca abbia espresso il contrario di ciò che le avevo ordinato.
E adesso cosa diamine faccio?
Il thè. Gli offro un thè. Santo cielo e se non gli piacesse?
Glielo offro comunque.
< Accomodati pure in cucina, ti va un thè? > gli chiedo, prendendo la margherita con un sorriso e mettendola in un bicchiere d'acqua.
Jari continua a sorridere.
< Si, mi farebbe piacere. >
Com'è possibile che il suo sorriso mi faccia imbestialire e rilassare allo stesso tempo?
E perché se da una parte è il primo giorno dopo tanto tempo in cui mi sento calma, dall'altra mi sembra di non essere mai stata così agitata?
Manco la teiera e mi rovescio l'acqua sulla mano sinistra.
"D'accordo Dìs, concentrazione."
Al secondo tentativo, la teiera si riempie senza intoppi e finisce al suo posto sul fuoco.
< Avete una bella casa... ho sempre pensato che Frerin avesse gusto in fatto di arredamento. >
Sorrido.
< Si, è stato lui a scegliere tutto, anche se Thorin non l'ha presa molto bene su alcune cose; dice sempre che Frerin ha un gusto fin troppo elfico. Io non ho mai visto gli Elfi, ma a sentire mio fratello, dev'essere un popolo affascinante... Ovviamente non Thorin, lui li detesta.  >
< E tu cosa ne pensi? > Jari sembra davvero interessato alla mia opinione.
< Secondo me la verità sta nel mezzo. Non amo gli Elfi, ma nemmeno li detesto, hanno le loro colpe, ovvio; ma anche il nostro popolo ha le sue. Non tocca a me giudicarli. >
Taccio all'improvviso, meravigliata del mio discorso e della facilità con cui è uscito fuori... era da tanto che non mi succedeva. Ma c'è dell'altro.
< Aspetta... tu conosci Frerin? >
Jari annuisce, osservandomi con una strana espressione negli occhi, come se stesse valutando se dirmi qualcosa o meno.
< Lo conosco bene... mi ha insegnato a combattere quando vivevamo ad Erebor e... -una lieve ombra di sofferenza passa nei suoi occhi, attraversando anche me -
...mi è stato vicino dopo la morte dei miei genitori. >
Un silenzio imbarazzante cade nella stanza; l'ha fatto, ha nominato Erebor, evidentemente i suoi genitori sono morti quel giorno.
Nessuno aveva più nominato Erebor o Smaug davanti a me.
Mi preparo per l'ondata di dolore e senso di impotenza che mi avvolge ogni volta che ci penso, ma non accade nulla; sono solo immensamente triste, per ciò che entrambi abbiamo perso, ma soprattutto per il dolore che vedo nei suoi occhi.
Sono stata talmente risucchiata da me stessa e dalla mia sofferenza, che ho trascurato quella di coloro che mi sono vicini.
Ripenso agli occhi di Thorin prima che se ne andasse; anche lui ha sofferto, ma si sta facendo comunque carico di tutto...sono stata egoista e molto.
< Hai... hai voglia di raccontarmi come è accaduto? > sussurro, cercando in ogni modo di far scomparire quell'espressione remota dai suoi occhi.
Jari sembra sorpreso alla mia richiesta ma poi mi regala un altro dei suoi sorrisi.
< Non voglio rovinare questo momento con una storia così triste... renderebbe amaro perfino il thè e a me piace berlo molto dolce. >
In quell'istante la teiera comincia a traboccare acqua bollente, l'ho lasciata troppo sul fuoco.
Ci alziamo entrambi di scatto per risolvere il problema; Jari si affretta a spegnere il fuoco ed io corro in cerca di uno strofinaccio qualsiasi.
Improvvisamente, non so nemmeno come, mi ritrovo con il sedere per terra a ridere come una matta insieme a Jari, nella mia stessa identica situazione.
Devo essere scivolata, trascinandomelo dietro... Per Mahal, che figura!
Tuttavia non riesco a smettere di ridere.
Dopo qualche minuto, riusciamo finalmente a contenerci ed a prendere qualche respiro.
< Mi sa che questo thè non riuscirò a berlo... > dice Jari, minacciando di farmi scoppiare in un'altra risata.
< Beh, almeno hai spento il fuoco, altrimenti ci saremmo ritrovati sommersi dall'acqua bollente. > rispondo, cercando di asciugare alla meglio il pavimento.
Ci guardiamo in silenzio, ma senza imbarazzo.
Per la prima volta dopo quel giorno, il mio cuore è più leggero; da quanto non ridevo?

Per caso lo sguardo mi cade fuori dalla finestra, dove riesco a vedere una figura incappucciata incamminarsi sul mio vialetto.
< Oh, cielo! C'è Frerin! Devi andartene! Chissà cosa penserà se ti trova qui! >
Ci alziamo in piedi come molle e ci aggiriamo per la casa in cerca di una via d'uscita.
< Da dove posso uscire senza che mi veda? > mi chiede il nano biondo, senza smettere di sorridere.
< Dalla finestra del soggiorno.. > bisbiglio, ridacchiando.
Jari scavalca il davanzale con agilità e si lascia cadere silenziosamente sull'erba.
Io mi affaccio alla finestra per salutarlo e, inaspettata, mi coglie una fitta di tristezza nel vederlo allontanarsi.
Jari coglie qualcosa nel mio sguardo; i suoi occhi azzurri sembrano quasi attraversarmi quando sono su di me, ho come la sensazione che mi conosca da molto più tempo di quanto io conosco lui.
< Tornerai? > gli sussurro.
< Mi devi un thè... ed io ti devo delle scuse. >
< Per cosa? > Gli chiedo, mentre sento Frerin entrare in casa.
< Per averti fatta cadere. > mi rivela con sguardo innocente e malandrino.
Le guance mi si imporporano; allora è stato lui a scivolare per primo!
< Tu! Non avevo mai fatto una figura del genere in tutta la mia vita! Ed è colpa tua! >
< Non me ne pento...hai riso Principessa, era troppo tempo che non ti vedevo ridere. > Così dicendo, svanisce tra gli alberi.
Arrossisco... allora la mia sensazione era giusta. Cos'è che non mi ha detto?
In ogni caso ha ragione, era da tanto che non mi sentivo me stessa.
Jari tornerà e non mi sorprendo affatto nello scoprire che non desidero altro.

Cercando di darmi un contegno, chiudo la finestra e vado incontro a Frerin.
Distratta com'ero, non ho avuto il tempo di notare che mio fratello si è comportato diversamente dal solito.
Quando torna dai suoi viaggi corre ad abbracciarmi e comincia a raccontarmi ogni cosa, proprio come quando eravamo bambini; oggi non l'ha fatto, ergo c'è qualcosa che non va.

Lo trovo in cucina, seduto sulla sedia occupata da Jari fino a pochi minuti fa.
Sembra non aver nemmeno notato tutta l'acqua che c'è in terra.
< Frerin? > azzardo, mettendogli una mano sulla spalla.
Il nano sussulta e si volta verso di me; nel vedere il suo viso, quasi faccio un salto indietro.
L'occhio destro è violaceo, il naso sembra rotto ed il sopracciglio sinistro è malamente spaccato.

< Per le Sacre Sale di Mandos, Frerin! Cosa ti è successo? >
Gli urlo, mentre la rabbia otrepassa la preoccupazione.
< Dìs... non urlare, non vedi che sto bene? Un po' di ghiaccio ed una decina di punti sistemeranno tutto. >
La tranquillità con cui mi parla non fa altro che aumentare la mia rabbia.
< Sta' fermo lì... > gli dico, mentre corro in bagno a prendere tutto l'occorrente per medicarlo.
< Posso fare da solo. > mormora il nano, senza troppa convinzione.
< Non dire idiozie e lasciami fare. Tu intanto raccontami cosa è successo e con chi diamine hai fatto a botte. Ti credevo grande per le risse, fratellone! >
Frerin sospira, ma non apre bocca. Con una fitta di rammarico, mi rendo conto che non mi dirà nulla, sarebbe la prima volta.
Dopo avergli ripulito la ferita, comincio a cucirla, un punto dopo l'altro.
< Sei diventata brava... >
< Ho avuto un ottimo maestro. > Gli rispondo, sorridendo.
< Ecco fatto... eccoti anche il ghiaccio, quell'occhio non mi piace nemmeno un po'. >
< Grazie sorellina. > mi sorride.
< Davvero non vuoi dirmi che cosa è successo? Hai litigato con qualcuno nei Colli Ferrosi?>
< Credimi Dìs, è meglio che la cosa resti segreta; anzi, cerca di non dire nulla nemmeno a Thorin. >
< Ma ti vedrà conciato così! > replico, indicando il suo volto.
< E' per questo che vado per qualche giorno a casa di un mio amico..tu di' a Thorin che ti ho fatto avere un messaggio in cui ti informavo che avrei ritardato il mio ritorno. Fallo per me sorellina, ho bisogno che tu ti fidi. >
Sebbene controvoglia, annuisco. E' ovvio che lo farò.
< Spero che non sia nulla di grave... ma mi fido di te. > gli rispondo, stringendolo delicatamente in un abbraccio.
All'improvviso Frerin sembra accorgersi dello stato pietoso della nostra cucina e finalmente ritorna sé stesso.
< Hei... ma cosa è successo qui? Due tazze di thè? Un fiore? Mi puzza, sorellina. Chi c'era con te? >  proprompe con curiosità.
< Non sono certo affari tuoi! Ad ognuno i suoi segreti mio caro! E adesso vattene o Thorin ti troverà qui quando torna. > gli rispondo, spingendolo con poca grazia verso l'uscita.
Frerin mi sorride e, prima di andarsene, mi lascia un leggero bacio sulla guancia.
< Sono felice che tu stia tornando sorellina. >


Un improvviso bussare mi riporta bruscamente alla realtà, provocandomi una stretta al petto non indifferente.
Detesto queste visite inaspettate, di solito annunciano cattive notizie.
A fatica, mi alzo dalla sedia e mi dirigo alla porta.
< Chi è? > dico, con voce tremante.
Dietro di me spunta anche Fili, già pronto per andare a letto; nei suoi occhi maturi scorgo una fremente attesa ed una voglia inesprimibile di correre di nuovo incontro al padre, ma soprattutto un'infinita paura di ciò che potrebbe essergli capitato.
Detesto vedere questo sguardo negli occhi di mio figlio.
< Apri la porta mamma, sta piovendo! >
Guardo fuori dalla finestra e sì... ha cominciato a piovere.
< Chi è? > ripeto, leggermente più forte.
Mi risponde una voce femminile, una voce che non conosco.
< Sei la Principessa Dìs? Ti prego, facci entrare... abbiamo fatto un lungo viaggio per arrivare qui. >
Senza ulteriori indugi, apro la porta, lasciando entrare in casa due figure ammantate di grigio e bagnate fradice.
Fili si aggrappa alla mia gonna, squadrando con diffidenza i nuovi arrivati.
Le due figure si tolgono il cappuccio grigio.
Da sotto il primo mantello appare una nana con una lunga treccia di capelli biondi ed un mucchio di lentiggini sparse sul viso..sembra molto giovane.
Accanto a lei invece spunta un nano poco più grande di Fili con un cespuglio di capelli rossi sulla testa; non so perché, ma il suo viso non mi è nuovo, a differenza di quello della nana.
< Ora che siete entrati, gradirei molto sapere chi siete e perché siete qui. > chiedo.
La nana mi guarda con occhi rassegnati, occhi che si sono visti negare molte cose ed improvvisamente sono travolta dall'impulso di cacciarli via, forse non voglio sapere chi sono, non voglio soffrire ancora.
Mi dò subito della stupida e dopo poco l'impulso passa; le sorrido:
< Parla pure cara, ti ascolterò. >

< Ecco... io sono Dana, la moglie di Frerin e lui è Kirin, nostro figlio. >

 
   
 
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