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Autore: proudtobea_fangirl    09/06/2015    2 recensioni
Sono passati ormai sei anni dalla fine della guerra contro Sebastian e gli Ottenebrati, e gli Shadowhunters di New York sono tornati alla loro vita precedente. Ma ricordi oscuri riemergono dal passato, una "vecchia conoscenza" (non Sebastian) si farà presto viva, muovendo i fili e tramando nell'ombra per sconvolgere nuovamente la vita dei nostri eroi...
Fanfiction ambientata dopo CoHF.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
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POV: Jace ~ 4 Agosto 2014, ore 14:00


Stephen mi guida attraverso un dedalo di stradine claustrofobiche; la luce del sole del primo pomeriggio riesce a stento a farsi strada tra i palazzi vicinissimi. «La Fifth Avenue è abbastanza lontana, lo so, ma dobbiamo per forza arrivarci a piedi. Magari potremo prendere un taxi, tuttavia dubito che ce ne sia uno libero. La metro è la scelta peggiore, sarà piena di turisti. Quindi anima e coraggio, Jace» esclama ad alta voce, continuando a camminare imperterrito.

Mi asciugo il sudore dalla fronte con il dorso della mano e lo guardo di traverso, desiderando ardentemente di essere un vampiro. «Facile per te, sei fresco come una rosa! Io sono zuppo. E ho fame.»
Si ferma di scatto e si volta, scoccandomi un'occhiata divertita. «Non fare i capricci!»
Sospiro esasperato e incrocio le braccia sul petto, pentendomene subito: così ho ancora più caldo. «Sul serio, non mangio da stamattina. Potrei svenire da un momento all'altro. Dai, almeno un gelato!»
Annuisce. «Non più di venti minuti. Io ti aspetto qui.»


Per la miseria, sono riuscito a fregarlo con la scusa più vecchia del mondo, penso mentre mi dirigo verso la gelateria Blue wave. Ci è cascato proprio in pieno.
Okay, non gli ho mentito. Ho veramente fame, e un bel gelato mi farebbe proprio bene. Ma in questo modo potrò anche avvisare Clary e gli altri del suo piano.


Un campanello appeso allo stipite della porta segnala la mia entrata nella gelateria all'uomo dietro il bancone, Matt Rockheart, Shadowhunter in pensione originario dell'Irlanda. «Herondale, quale piacere!» esulta correndomi incontro. «Non ti si vedeva da più di un anno da queste parti!»
«Il solito, Matt, grazie» sbuffo accasciandomi su uno dei divanetti addossati al muro. «Sono in servizio, sii il più veloce possibile, per favore.»


«Come mai così giù, se posso chiederlo?» esordisce dopo due minuti, porgendomi un cono al cioccolato e zuppa inglese. Che delizia!
«Storia lunga, troppo difficile da spiegare. In sintesi: maniaco omicida più oggetto stregonesco dall'incredibile potere distruttivo uguale sterminio della specie umana. E come al solito ci vado di mezzo io. Mi chiedo se prima o poi potrò avere un po' di pace» sospiro assaporando l'ottimo gelato.

«È per questo che mi sono ritirato, la vita da Shadowhunter è troppo frenetica. Alla fine, essere a contatto con monotoni mondani ogni giorno non è così terribile. Prima o poi qualcosa di divertente capita. Come la settimana scorsa, quando...» Viene interrotto dal trillo del campanello.

Alzo d'istinto la testa, squadrando la ragazza che è appena entrata. Capelli castani ricci, occhi scuri bordati d'oro, carnagione bronzea, fianchi larghi e vita sottile.


«Maia Roberts?» esclamo incredulo. «Mio Raziel, quanto tempo è passato da quando ci siamo incontrati l'ultima volta? Due anni?»
«Quasi tre» precisa lei stringendomi la mano. «Era il 2012 quando mi aiutaste a catturare quel lupo fuorilegge. Da allora la situazione nel Sottomondo newyorkese è rimasta abbastanza stabile... almeno fino a un paio di mesi fa» aggiunge pronunciando a bassa voce l'ultima frase.

«Ah sì?» Curioso, la invito a sedersi di fronte a me.

Sprofonda nel divano e poggia i gomiti sul tavolo, ordinando a Matt un frappè alla pesca. «Non sai nulla? Menomale, non hai idea del casino che è successo. All'inizio di Luglio si presenta alla centrale un tipo. Un vampiro con un'acconciatura molto appariscente, ma non è questo il punto.»

«E ti pareva...» mormoro d'impulso.
«Scusa, dicevi?» fa lei alzando le sopracciglia.
Scuoto la testa. «Niente. Continua.»


«Insomma, comincia a blaterare che ha trovato un modo per uccidere gli Shadowhunters, che gli serve un esercito di Nascosti, eccetera eccetera. L'abbiamo mandato fuori a calci e male parole, ma è comunque riuscito a seminare un po' di desiderio di vendetta in alcuni membri del branco. Sembrava solo un vampiro pazzoide. Poi, circa un mese dopo – qualche giorno fa – è arrivata Maryse Lightwood e ci ha ripetuto le stesse cose. Allora ho cominciato a sospettare che ci fosse qualcosa di strano, ma posso mai fidarmi di due persone che blaterano frasi senza capirne il senso? Erano entrambi così... bizzarri. Soprattutto Maryse. Era come se il discorso fosse preparato, detto e ridetto così tante volte che ormai lo sapevano a memoria. Non vi ho avvisati perché ho saputo, grazie a Luke, della nascita di Lorianne – a proposito, congratulazioni – e ho immaginato che foste impegnati in altro.»

«Hai ragione, eravamo impegnati in altro» sibilo a denti stretti. «E quei lupi desiderosi di vendetta? Sei riuscita a calmarli?»
«Purtroppo no» ammette lei, un po' imbarazzata. «È per questo che sono qui, o almeno è una delle ragioni. Ho notato un movimento sospetto di Nascosti da queste parti, negli ultimi due mesi o giù di lì; credo che i miei lupi siano qui. Inizialmente ho dato la colpa alle fate – perché si sa, sono sempre loro a mettere scompiglio, e tre anni fa ho scoperto che proprio dietro l'angolo si trova una piccola corte Unseelie, ve l'ho detto, giusto? – ma andando avanti la situazione si è fatta sempre più strana, così io e Bat abbiamo deciso di andare a fondo. Ora lui dovrebbe essere più o meno vicino a quel negozio di giocattoli, come si chiama? Ether's Toys, o qualcosa del genere. Io invece mi sono concessa una pausa. E tu? Cosa ci fai qui?»


Matt, rimasto in silenzio fino a ora, interviene nella conversazione: «So come ti risponderà. Storia lunga, troppo difficile da spiegare. Ci sono di mezzo un maniaco omicida e un oggetto stregonesco che potrebbe sterminare l'umanità intera. Ci ho azzeccato, Jace?»
Do l'ultimo morso al cono, gustando il poco gelato rimasto. «Sì. Mi hai letto nel pensiero. E, per la cronaca, quel pazzo è qui fuori e mi sta aspettando.»


Entrambi sussultano; Maia per poco non cade dal divano. «Stai dicendo sul serio? Sei un suo ostaggio? Dimmi solo se devo ucciderlo o se vuoi riservarti l'onore di farlo!» esclama lui ritrovando un po' della spavalderia da Shadowhunter.

Sospiro e li tranquillizzo con un cenno della mano. «Non vi preoccupate. Anche questa situazione è complicata. Posso chiedervi un favore?»
«Spara» dice Maia sorseggiando il suo frappè; Matt annuisce.
«Okay. Maia, raduna tutti i lupi adulti del tuo branco; andate nella Fifth Avenue. Considera che molto probabilmente ci sarà una battaglia, quindi lascia a casa donne incinte e bambini. Chiunque sappia – e voglia – combattere è pregato di seguirti. Matt, hai un telefono?»

***

Esco dalla gelateria fresco e riposato; quel gelato mi ha fatto proprio bene.

Stephen, nella stessa posizione in cui l'ho lasciato, controlla l'orologio e incrocia le braccia sul petto. «Ci hai messo ventitré minuti.»
Alzo gli occhi al cielo e ribatto sbuffando: «Andiamo, non essere così fiscale! Ti avrei dato ragione se fosse stata mezz'ora, ma per tre minuti in più non casca mica il mondo!»

Mi fissa alzando il mento, in una posa che trasuda potere. «In questo caso, credimi se ti dico che, per tre minuti in più, il mondo potrebbe cascare.»

Riprendiamo a camminare, io alla sua destra. «A proposito, sei sicuro di aver fatto bene i conti?» Lo guardo insinuante, sperando che la combinazione di voce persuasiva e sguardo insistente serva a fare breccia nella sua mente.
«In che senso?» risponde confuso. «Perché avrei dovuto fare i conti?»
«Andiamo, lo sai perché» replico sprezzante del pericolo in cui mi sto cacciando. «Sei davvero certo che il malum funzionerà come dovrebbe?»


Si ferma di colpo. Mi salta il cuore in gola. «Senti, se hai qualche dubbio è lecito. Anch'io ne ho, e ti assicuro che non sono pochi. Ma mi fido di Drake, è un bravo Stregone, e tra l'altro ha già utilizzato con successo il malum in passato. Però, se continuerai a formulare questi pensieri e ad agire di conseguenza, senza essere sicuro di te stesso, sarò costretto a imprigionarti. Davvero. Non posso permettermi intralci nel mio piano.»

Mi blocco anch'io. «Ehi, fermo un attimo. Cosa intendi per "imprigionarti davvero"
Si volta nella mia direzione e alza un sopracciglio. «Pensavo fosse chiaro. Tu sei uno Shadowhunter, e i miei credono che morirai. Quindi anche tu dovrai far finta di crederlo. Sarai legato a me con una catena, ti presenterò come prova degli effetti del malum. In sintesi, sarai una specie di cavia da laboratorio. Brett e Drake, invece, sanno che, grazie alla concentrazione maggiore di sangue angelico nel tuo corpo, resterai vivo. E infatti sarà così, e come te anche Clary e Lorianne non moriranno.»


Qui c'è una parte che manca.

«E tu? Vai blaterando che vuoi uccidere i Nascosti, ma forse non ti rendi conto che anche tu lo sei.»
«Ti facevo più intelligente, sai?» dice alzando l'altro sopracciglio. «Ho scelto la Fifth Avenue come luogo di attivazione del malum non solo per la connessione mela-malum e bla bla bla, ma anche perché nei pressi della sede della Apple c'è una fontana. Tutti sanno che il luogo migliore per invocare un Angelo è vicino all'acqua, no?»


Ancora con questa storia. È assurdo. Non capisce che un Angelo non lo renderà mai di nuovo uno Shadowhunter.
Quasi mi viene da ridere. Quasi.
«Un Angelo. In pieno giorno. A Manhattan. Non lo noterà nessuno» replico sarcasticamente, riprendendo a camminare.
«Andiamo, Jace!» ribatte alzando il tono della voce. «Gli Stregoni dalla mia parte lo terranno nascosto!»
«Ammesso che tu riesca nel tuo intento, come giustifichi la sua evocazione ai tuoi seguaci? Di sicuro non potrai dir loro che vuoi ritornare uno Shadowhunter, considerando che credono che tutti i Nephilim moriranno!»


Raziel santissimo, perché ogni minuto che passa la situazione diventa sempre più ingarbugliata e complessa?


Mi mette una mano sulla spalla, spingendo verso il basso per indurmi a fermarmi. «Jace. Ascoltami. Ho pensato a tutto, capito? Tutto. Tu non devi preoccuparti di nulla. E ora, per rispondere alla tua domanda, ho spiegato loro che occorre un Angelo per attivare il malum. Okay? Sei più tranquillo adesso?»


Non posso essere tranquillo in un mondo dove ci sei tu, sono tentato di rispondergli. Ma mi costringo a stare zitto e a seguirlo lungo le afose vie di New York, cercando di non pensare che tra un po' deciderò le sorti dell'umanità.


***

Ho parlato per l'ultima volta due ore fa. Mi sento la bocca secca e la lingua gonfia; le gambe ormai si muovono solo per inerzia.
Curioso: anni ad allenarmi per non stancarmi in combattimento, e basta una passeggiata sotto il sole cocente per spingermi al limite delle mie forze.


Finalmente arriviamo a destinazione: un imponente palazzo si staglia contro il cielo terso, la cima che sembra sfiorare la volta celeste. Un grosso cubo di vetro trasparente, recante il logo dell'azienda – la famosissima mela morsa –, riflette i raggi del sole.
«Benvenuto al grandioso Cube Store!» esclama Stephen battendo le mani. «Il negozio è sottoterra. Fantastico, no?»

Sì, lo è. Se solo non fossimo qui per sterminare l'umanità... Mi limito a dire: «Ingegnoso. E molto affollato.»

Perfetto. Clary e gli altri si mimetizzeranno perfettamente tra la folla, e quando sarà il momento di intervenire scateneranno il pandemonio. Prima che possa farlo Stephen.


Entriamo nel cubo; il cambiamento di temperatura è notevole, ma non molto conveniente per le condizioni in cui mi trovo. Per quanto ne so, potrei andare in shock termico. Cerco di non pensarci e di godermi la frescura, mentre seguo Stephen giù per una scala a chiocciola che ci conduce fino al negozio.
Non perde tempo e mi guida tra gli espositori, sui quali sono in bella mostra dozzine di computer, almeno una ventina di modelli di cellulari e diversi altri dispositivi elettronici, dai più recenti a quelli che ormai sono quasi fuori produzione.


Arrivati di fronte a una porta con la scritta PRIVATO, Stephen si guarda intorno con circospezione prima di spalancarla. Varco l'uscio: mi trovo in uno spazioso magazzino, la cui unica illuminazione proviene da tre lampadine a basso voltaggio – di cui una quasi fulminata – in netto contrasto con i LED del negozio.

Sbatto le palpebre per abituarmi alla penombra. Nell'angolo in fondo a destra intravedo due figure, di cui una decisamente più minuta e slanciata.
Una donna.
Maryse.
Infatti, è lei ad uscire per prima dall'oscurità. «Ehi, Jace» esclama con un cenno del mento nella mia direzione. «Stephen.» Saluta anche lui chinando cautamente il capo. «Ci avete messo un po'. Vi aspettavamo prima. In ogni caso ci siamo portati avanti: Drake e un altro paio di Stregoni sono qui fuori a predisporre il necessario per l'evocazione, io invece ho aperto la scatola del malum.»


Si avvicina e ci mostra fieramente il famoso e famigerato oggetto, che tiene in mano come se nulla fosse. Sembra fatto di legno, di betulla*, forse. È del tutto simile a una mela, con l'unica differenza di una spirale intagliata sul davanti. E ovviamente dell'aura maligna che emana.


È evidente che Stephen vorrebbe toccarlo, ma ha paura. Magnus ha detto che è intoccabile per la maggior parte dei Nascosti, compresi gli Stregoni.
Però non capisco precisamente cosa intendesse con "maggior parte". Significa che alcuni Nascosti possono maneggiare il malum?

Dopo averlo osservato intensamente per più di un minuto, Stephen si riscuote e riacquista la sua aria impassibile. «Bene. Io vado a evocare l'Angelo. Jace, se per favore vuoi seguirmi...» Lascia la frase in sospeso, come se si aspettasse una risposta del tipo "Oh, io con te andrei dovunque" o qualcosa del genere. Invece gli rispondo solo «Arrivo.»
Maryse ci grida dietro che anche lei salirà tra un po'.


Saliamo le scale ed usciamo dal negozio in silenzio. Prima non avevo fatto caso ai tre Stregoni attorno alla fontana, intenti a disegnare cerchi a terra e a sfogliare pagine di antichi libri.
La gente li guarda di traverso, qualche bambino li indica, ma dopo un po' lasciano perdere e tornano sulla loro strada.
Dopotutto siamo a New York. Qui puoi andare in giro nudo con corna d'alce sulla testa e nessuno ti dirà qualcosa.


E poi c'è ancora discriminazione razziale. Nella Nazione più diversificata al mondo! Nessuno è propriamente americano, a parte i discendenti degli indiani d'America, i nativi pellerossa.
Martin Luther King e Rosa Parks si staranno rivoltando nella tomba.


Pensando a ciò, mi rendo conto che tra gli Shadowhunter e i Nascosti è in corso perlopiù la stessa faida. Li percepiamo come diversi da noi, e lo sono. Il mondo è bello perché è vario. Ma il modo in cui li vediamo è attraverso un velo di odio e invidia.
Perché loro sono immortali, superveloci e hanno poteri magici mentre noi no? E perché non dovremmo averli anche noi?


Era questa la filosofia di vita di Valentine, e anche Stephen ha preso la sua stessa strada. Entrambi non hanno capito che, se l'Angelo Raziel ci ha voluti così, è per un motivo, e dobbiamo esserne fieri. Se avverrà una mutazione genetica a nostro vantaggio sarà solo per suo volere, e non grazie a orrendi esperimenti compiuti da qualche scienziato pazzo.


Mi perdo nei miei pensieri, spaziando dall'elezione di Barack Obama a presidente degli USA alla guerra contro Valentine. Quasi non mi accorgo che ho iniziato a camminare in circolo, lo sguardo che si posa istintivamente sui punti dove so che si nascondono gli Shadowhunters, i quali aspettano solo il momento propizio per entrare in battaglia.


Intravedo Stephen corrermi incontro – perché, si era allontanato? – ed esclamare: «Tutto pronto! Ora ti dovrò legare. Dammi il polso, per favore.» Con il cuore in gola, sapendo che, al massimo tra un minuto, tutti i Nephilim abbandoneranno il loro nascondiglio per scatenare l'inferno, allungo il braccio destro in avanti. Stephen mi ammanetta stringendo l'anello al massimo, poi assicura l'altro capo della catena al suo polso.


Dal cubo esce Brett – l'altra persona nel magazzino – seguito da una consistente folla di Nascosti e da Maryse, che mi rivolge uno strano sguardo.
Lei accelera il passo, coprendo la distanza che ci separa in pochi secondi. Mi sfiora la mano sinistra con la sua, lasciando scivolare qualcosa. Stringo tra le dita uno stilo.

«Liberati, Jace» mi sussurra all'orecchio. «La battaglia alla Città di Ossa mi ha fatto rinsavire. Sono di nuovo io. E non ho intenzione di dargliela vinta.»
Si posiziona alla mia sinistra, riacquistando l'aria assente che aveva prima. È un fenomeno come attrice. «Silenzio!» grida, zittendo i Nascosti in tumulto. «Ascoltate Stephen.»


E scoppia il pandemonio.


Una fiumana di Shadowhunters emerge dal palazzo retrostante il cubo, avvolgendo i Nascosti da tutti e quattro i lati.


Disegno in fretta e furia una runa d'apertura sul lucchetto della catena, liberandomi e cominciando a correre verso il cuore della battaglia. Alle mie spalle odo Stephen sferrare un pugno a Maryse e urlare: «Brutta BASTARDA! Li hai chiamati tu, vero? Con te farò i conti dopo!»

Mi volto, incapace di trattenermi.
Lui ha in mano il malum, avvolto in un pezzo di tessuto. Nonostante ciò, si vede chiaramente la pelle sfrigolare al contatto con l'oggetto. Ma non molla e, stringendo gli occhi per il dolore, si dirige verso la fontana.
«E no, non l'avrai vinta!» sibilo a denti stretti, cambiando direzione e sfrecciando verso di lui.


All’improvviso mi blocco, trattenuto da una forza sconosciuta.


Guardandomi intorno, scopro che anche tutti gli altri sono fermi nella posizione in cui erano, come se fossero congelati.

Opera di uno Stregone? No, impossibile. Primo, non avrebbe la forza per mantenere un incantesimo di una tale portata. Secondo, avrebbe bloccato solo i combattenti della fazione nemica.


Poi, spostando lo sguardo verso la fontana, mi scappa un sospiro sconsolato.


Un Angelo si leva dall'acqua, illuminando della sua luce innaturale tutta la Fifth Avenue.


Allora ci è riuscito! Stephen è davvero riuscito a evocare un Angelo!
Non riesco a trovare epiteti abbastanza pesanti per apostrofarlo.


Clarissa Morgenstern! ruggisce l'Angelo infuriato. Jace Herondale!


Come, scusa? Ha davvero pronunciato il mio nome e quello di Clary? Oppure sto impazzendo?
È più probabile la seconda opzione.


Vi avevo lasciati con un compito! Trovare un modo per ridurre il sangue angelico di vostra figlia! E avete fallito!
Oh mio Dio, sono al cospetto dell'Angelo Raziel. Cosa dovrei fare? Inchinarmi? O, in alternativa, piangere come un bambino a cui si è sciolto il gelato?

So dov'è Lorianne. Alla Città Silente, vero? D'un tratto sembra che si renda conto della situazione. Una battaglia... interessante. Non ne vedevo da tempo. Sarà divertente osservarvi combattere.
Wow, abbiamo uno spettatore. Con lui faremo i conti più tardi.
Ci sblocca con un cenno della mano e abbassa quella che credo sia la testa, incuriosito.


Alzo gli occhi al cielo e riprendo a correre verso Stephen, che si è gettato in ginocchio e sta fissando l'Angelo estasiato. «Raziel... Raziel, ascoltami!» Continua a invocare il suo nome, ma Raziel è troppo impegnato ad osservare la battaglia. Gli mancano solo i popcorn e un telecomando in mano.


Raccolgo una spada da terra, caduta dalla cintura di un vampiro – perché avrebbe dovuto averne una? – che mi è passato accanto, decidendo che sia il caso di tagliare qualche testa. Non che provi gusto nell'uccidere, ma in questo caso è l'unica opzione per uscirne vivi.


Si tratta della mia vita. Della
nostra vita. Della sopravvivenza dell'umanità intera. E, al confronto di sette miliardi e passa di persone, cosa sono una decina di Nascosti morti? La maggior parte della popolazione mondiale non sa nemmeno che esistono.

Cavolo, sto ragionando come Hitler. In un modo un po' diverso, però.


Intravedo Stephen alzarsi e rivolgere un urlo rabbioso a Raziel, per poi iniziare a correre verso i suoi luogotenenti con il malum in mano.
«Il malum, papà! Lancialo a me!» grido, iniziando a farmi largo tra i combattenti a colpi di spada, lanciando di tanto in tanto uno sguardo alla figura torreggiante di Raziel che rimira tutto dall'alto. «Non ti fidare di Brett e Drake! Dallo a me!»
Lo Stregone, accortosi in tempo della mia presenza, mi scaglia contro un fiotto di luce viola, che riesco quasi a deviare; il braccio destro è ormai fuori uso.
Ma io sono mancino.


«Stephen! Non stare a sentire tuo figlio, non vedi che ti sta tradendo? È stato lui a portare qui gli Shadowhunters, non Maryse! È stato Jace! Stephen? Mi stai ascoltando? Cazzo Stephen, non dargli il malum!» urla Drake, nel panico.
Riesco a schivare un altro incantesimo, ma sto perdendo colpi. «Papà! Papà, dammi quel dannato oggetto! Lo farò aprire da Magnus, di sicuro è più capace di Drake! Dubiti di me?» Sgozzo un vampiro infuriato e ne stendo altri due con un calcione, riuscendo finalmente a spianarmi la strada.


Mi concedo un secondo per guardarmi intorno: la Fifth Avenue è nel caos totale.
La battaglia infuria anche nei più remoti angoli, nei minuscoli vicoli, sui tetti dei palazzi.
Magnus, Tessa, Catarina e un altro paio di Stregoni dalla nostra parte stanno facendo il loro meglio per far sembrare tutto ciò una semplice esercitazione militare agli occhi dei mondani, ma non potranno resistere ancora a lungo.


Intravedo Clary tenere a bada un lupo mannaro, mentre più in là Isabelle ne sta fronteggiando tre. Alec, dall'alto di un balcone, scaglia una raffica di frecce su un gruppetto di giovani vampire; Simon, accanto a lui, finisce con un colpo di pugnale una Stregona dalle mani palmate.

È da ammirare il suo coraggio: è sceso in battaglia pur sapendo che ci potrebbe rimanere secco, proprio come ha fatto alla Città di Ossa. Senza l'aiuto delle rune dalla sua parte, deve avere un bel fegato per continuare a combattere come se nulla fosse e non possa soccombere da un momento all'altro.

Avverto il sibilo di un chakram dietro di me, e mi abbasso appena in tempo per non venire decapitato di netto. Mi volto di scatto, pensando per un orribile momento che l'abbia lanciato un Nephilim disertore.
«Jocelyn?» esclamo meravigliato.
«Scusa. Ti avevo scambiato per Stephen. Siete praticamente uguali. Anche da dietro» fa lei con noncuranza.
Serro i denti, reprimendo un moto di rabbia. «Avresti potuto ammazzarmi.»
Alza le spalle e raccoglie una lama angelica da terra, infilandosela nella cintura e porgendomi la sua. «Lo sai, non mi sei mai piaciuto. Ma sei il miglior combattente e non possiamo perderti. Meriti un'arma migliore di quella spada da quattro soldi che hai in mano. Uccidi tuo padre, Jace. Fallo per misericordia.»


Annuisco per istinto, ma non avrei mai il coraggio di ucciderlo. Non ora che ho iniziato a cogliere qualche traccia di umanità in lui.

Respiro, stringo l'elsa della lama e la affondo nel busto di un vampiro, trapassandolo da parte a parte.
Jocelyn, accanto a me, sgozza un mannaro a metà trasformazione. «Sarebbe potuto essere uno dei lupi di Maia!» esclamo terrorizzato.

Lei scuote la testa. «No, guarda.» Mi indica il braccio destro del licantropo morente. «I Nascosti dalla parte di Stephen hanno tutti questo segno rosso sul polso. Per riconoscersi tra di loro. E poi, se fosse stato uno dei membri del branco di Maia, non mi avrebbe attaccato.»
Già, che stupido che sono stato. E ora che ci penso, anche il vampiro che ho ucciso aveva la stessa cicatrice.


Le rivolgo uno sguardo d'intesa e mi fiondo alla mia sinistra, deciso a raggiungere Stephen.
Lo trovo seduto sul marciapiede, con la testa tra le mani; il malum è sull'asfalto, accanto a lui. «Sbaglio» sussurra, «o mi hai chiamato papà

Sul serio? L'ho fatto?

È stato un errore. Una reazione incontrollata. Sì, forse volevo solo ottenere la sua attenzione. Nella foga del momento, non ho fatto caso alle parole che mi uscivano di bocca.
«Potrei averlo detto, non ricordo. Dammi il malum.» Allungo un braccio in avanti e apro il palmo, in attesa.
«No, mi dispiace Jace» mormora riacquistando un po' di spavalderia. «Devo portare a compimento il mio piano, anche se questo significherà decretare la mia stessa morte. Anche a costo di sacrificare la persona che più amo al mondo.»


È troppo orgoglioso, Jace. Non si piegherà mai.
Stupida vocina interiore. Sai cosa succede a ciò che non si piega?
Si spezza.


Respiro a fondo, cercando di mantenere la calma. Mai prima d'ora ho desiderato tanto mettermi a urlare come un forsennato.
«Papà» sospiro, ben conscio che lo sto chiamando in questo modo solo per attirare la sua attenzione. «Magnus, uno Stregone molto più vecchio – e, di conseguenza, decisamente più esperto – di Drake, mi ha detto che il malum è molto più pericoloso di quanto pensi. Il modo in cui vuoi utilizzarlo, secondo lui, è perfettamente uguale al procedimento del Sommo Rito, per cui è stato concepito. Sterminerai l'intera umanità. Sulla Terra non resterà un solo uomo; gli unici a sopravvivere saranno alcuni Stregoni. Credimi, ti sto dicendo la verità.»

«Non so se posso crederti, Jace» sussurra allungando le gambe davanti a sé. «Non voglio cadere in una trappola. Ma allo stesso tempo voglio fidarmi di te. Come gestire tutto ciò? A chi dare ragione?»
«Nessuno più di me vorrebbe che i Nascosti sparissero definitivamente – perché, diciamocelo, a volte sono proprio rompiscatole –, ma se esistono è per un motivo, e sta a noi capire qual è. Danno fastidio, è vero, e sono incredibilmente presuntuosi – quasi più di alcuni Shadowhunters di mia conoscenza –, ma è proprio necessario ucciderli tutti? Pensa agli Stregoni. Ci rivolgiamo a loro per i Portali, se abbiamo
bisogno di cure o per un qualsiasi incantesimo. Vogliamo parlare del Praetor Lupus e di tutte le volte in cui abbiamo collaborato per rimettere in riga dei Nascosti fuorilegge? Non sono del tutto malvagi, e hanno i loro lati positivi. Pensaci, prima di fare una mossa azzardata. E ho detto tutto.» Prendo un altro respiro profondo e incrocio le braccia sul petto, in attesa.

«Sono sincero» confessa alzandosi in piedi. «Mi è venuto un dubbio, ma non è abbastanza. Voglio parlare con questo Magnus, e poi deciderò.»
«Sì, sicuramente lo troveremo in tutto questo caos» sbotto sarcastico. «Ordina ai tuoi di ritirarsi, e magari potrai scambiare qualche parola con lui.»
«E allora non c'è verso di farmi cambiare idea» dichiara serio prendendo il malum in mano, non senza una smorfia di dolore.


Mi lancia un'ultima occhiata e si fionda verso la fontana, sfrecciando più veloce del normale. Mi chiedo se anche questa sia una conseguenza dei suoi esperimenti.
Sibilo tra i denti un'imprecazione e mi affretto a raggiungerlo, correndo come non ho mai fatto prima. I muscoli urlano e bruciano, ma non posso permettermi di pensare al dolore adesso.
«Senti» ansimo con il fiato corto, «io mi sono stancato di parlarti con calma. Ora, o rinunci di tua spontanea volontà, o ti costringerò a farlo con la forza. Non avrò rimorsi.»


Sì, non ne avrò. Solo se non sarò costretto a ucciderlo. Non mi spaventa fargli del male, ma arrivare a tanto... non vivrei più allo stesso modo, se lo facessi.


Alza lo sguardo quel poco che gli basta perché il viso gli si trasformi in una maschera di terrore.
«JACE!» urla, spingendomi di lato e gettandosi in avanti con uno slancio.
Cado a terra, sbattendo la spalla destra; oltre al dolore sordo provocato dalla – presunta – lussazione della stessa, si ripresentano anche le conseguenze dell'incantesimo scagliatomi da Drake.


Mi rimetto in piedi con un gemito; alle mie orecchie giunge un acuto sibilo.


Mi volto. E resto impietrito.


La punta di una freccia spunta dal petto di Stephen, che si accascia a terra ansimando.


Dietro di lui, Brett aggiusta la corda dell'arco. Ancora vampiri con le armi. Perché mai?


Tutto si fa confuso. Non riesco a decidere tra restare con mio padre oppure uccidere Brett e impedire che lui mi restituisca il favore.
Alla fine, scelgo entrambe le opzioni.


Sfilo una misericordia dalla cintura di una Shadowhunter che mi è passata accanto e la scaglio in avanti con tutte le mie forze. Impegnato com'è nell'incoccare un'altra freccia, il vampiro se ne accorge troppo tardi, finendo sgozzato.


Gli lancio un'ultima occhiata carica di odio e m'inginocchio accanto a Stephen, morente. Non l'avrei mai detto: le lacrime minacciano di uscire.
«Oddio. Oddio. Non ci credo. Mi hai salvato la vita» sussurro con la voce rotta, poggiando le mani all'altezza della sua clavicola. «No, non puoi morire, ti prego, ti prego» singhiozzo cercando di armeggiare con la freccia per estrarla.

Una mano mi cinge il polso: Stephen mi sta bloccando. «No. Non merito di vivere. Non dopo aver combinato un casino così grande. Distruggi il malum. Scusami, Jace. Per tutto.»

Il sangue smette di zampillare dalla ferita; la stretta sul mio polso si allenta, gli occhi si chiudono.
Sono gli unici segnali che mi permettono di capire che è morto. È un vampiro, non ha bisogno di respirare; di conseguenza non ha esalato l'ultimo respiro. E il suo corpo era freddo già da prima.


Non avrei mai immaginato che, un giorno, avrei pianto la morte del mio vero padre. Specialmente in questi ultimi tempi, non desideravo altro che ucciderlo con le mie stesse mani.
Poi c'è stato quel gesto, a casa sua. Mi ha tenuto il ghiaccio sulla ferita, ed è stato in quel momento che ho iniziato a percepire qualche traccia d'umanità in lui.
Chissà cosa sarebbe successo se fossi riuscito a fargli cambiare idea, o se fosse ritornato uno Shadowhunter.
Potrò solo continuare ad immaginarlo per il resto della vita.


Mi rianimo. Ho un compito da svolgere, e c'è una battaglia a cui mettere fine. Il tempo dei pianti verrà dopo.
Agguanto il malum e mi tiro su in piedi, rivolgendo lo sguardo alla figura imponente dell'Angelo. «Raziel!» urlo, più forte che posso. «Raziel, ti propongo uno scambio!»

Sembra sia interessato. Parla, Herondale.
«Tu lascerai Lorianne in pace per sempre.» Riprendo fiato, la gola improvvisamente secca. «E io ti darò il malum.»
E a cosa dovrebbe servirmi? tuona infuriato.
«Pensaci: questo oggetto ha seminato il male su tutta la Terra per secoli. Ha decimato i tuoi guerrieri per generazioni. Non credi sia un vantaggio per tutti se sparisse definitivamente dalla circolazione?»


Dai, cavolo, accetta! Su, è uno scambio leale...


Sì. Hai ragione. Ma non mi sembra equo.

E ti pareva.

Tu mi dai qualcosa dal valore inestimabile. Non che Lorianne non lo sia, ma mi sento in dovere di concederti qualcos'altro. Dimmi cosa vuoi, e ti accontenterò.


Rifletto. Clary ha chiesto che venissi riportato in vita, ma avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa. «È viva? Lei è viva?»
Sì. Anche i tuoi amici e il tuo parabatai lo sono. Ma questo lo sai già, oppure avresti avvertito l'interruzione del legame.
«Allora fai terminare la battaglia. Senza vincitori né vinti. E rimanda tutti a casa.»


Annuisce. Il malum scompare dalle mie mani, e faccio appena in tempo a rivolgere un'ultima occhiata al corpo di Stephen prima che una folata di vento m'investa in pieno.


***

"Cadesti a terra senza un
lamento
e ti accorgesti in un solo
momento
che il tempo non ti sarebbe
bastato
a chieder perdono per ogni
peccato


Cadesti a terra senza un
lamento
e ti accorgesti in un solo
momento
che la tua vita finiva quel
giorno
e non ci sarebbe stato un
ritorno"


[Fabrizio de André, La guerra di Piero]


***

Cinque ore dopo


Stephen è ormai cenere. Anche Maryse lo ha pianto, nonostante tutte le angherie che le sono state provocate proprio da lui.


I Nascosti non hanno alcun ricordo dell'accaduto, ma noi Shadowhunters portiamo la ferita nel cuore. Io in particolare.


Ho abbracciato Clary, e Alec, e Isabelle, perfino Simon. Sono tutti scossi e distrutti; una macchia indelebile nella mente che non andrà mai via.

Ho capito che non si può piangere sul latte versato, ormai quel che fatto è fatto, e non c'è modo di tornare indietro.


Jem, prima di tornare a Los Angeles con Tessa, ci ha regalato un'ultima perla di saggezza: «Ogni azione che compiamo provoca un'onda vibrazionale verso l'Universo, che per essere acquietato deve subire la stessa scossa al contrario. Stephen ha provocato morte, e morte è quello che gli spettava. Anche se fosse sopravvissuto, prima o poi il Tristo Mietitore l'avrebbe comunque portato con sé in modo cruento. Cerca di non pensarci troppo; dai onore alla sua morte, ma non stare lì a farti i complessi mentali. E goditi la vita.»


C'è una frase di un film che Simon mi ha costretto a vedere – Il Corvo, con Brandon Lee – che mi ha colpito molto, per il suo significato come per la sua musicalità, il modo in cui suona quando viene pronunciata.


Non può piovere per sempre.


Ne farò il motto della mia vita, perché ho finalmente compreso che, dopo un temporale, c'è sempre il sereno.


E spero che il sereno ci accompagni fino alla fine.

Dopo avervi fatto notare che questo è il capitolo più lungo che ho scritto, con la bellezza di 5385 parole (ovviamente esclusa la NDA), lasciate che vi ringrazi come si deve.

Questo, come dissi alla fine di “Cinque”, non è l’ultimo capitolo in assoluto, ma è invece quello in cui la storia vera e propria finisce. Il prossimo (il ventesimo) sarà l’ultimo, ma è l’epilogo; sarà ambientato a Gennaio 2015.

Farò i ringraziamenti veri e propri alla fine del prossimo capitolo, perché so che avete letto già abbastanza e non voglio ammorbarvi ulteriormente, ma non posso fare a meno di sentirmi realizzata. In questo lungo e faticoso percorso, iniziato a Novembre dell’anno scorso, ho arrancato e mi sono trascinata più e più volte, ma grazie all’aiuto di Francesca Masala (Rสveท's Stories su Wattpad e Raven_394 su Efp) e Francesca Paduano (LadyMorgenstern01 su Wattpad, su Efp Winchester_Morgenstern) sono sempre riuscita ad andare avanti.

Vi ho fatto aspettare a volte un mese e mezzo tra un capitolo e l’altro, a volte nemmeno qualche ora. Sono stata imprecisa, ho commesso ORRORI che gentilmente mi avete fatto notare, ho cambiato e ricambiato la trama – è diversissima dalle mie idee originali –, mi sono scervellata almeno per tre ore al giorno e ho sclerato anche a scuola, ma alla fine mi sono sentita realizzata.

Passo a spiegarvi l’asterisco e vi lascio ai vostri scleri.
*betulla: secondo la mitologia greca (o almeno secondo Percy Jackson racconta gli Dei dell’Olimpo), è l’albero che cresce sulle rive del fiume Stige, quindi nell’Ade.

Al prossimo (e ultimo, *sigh*) capitolo! Ciao!

P.S. Sarei davvero molto molto felice se TUTTI lasciaste almeno un commentino. E magari, dato che la storia, come detto prima, è praticamente finita, anche se scriveste qualcosa in più. Non voglio ricattarvi, ma se riceverò tanti commenti procederò al più presto alla realizzazione del sequel, che – di nuovo grazie a Francesca Masala – si chiamerà Shadowhunters ~ Living the Present.
  
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