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Autore: deborahdonato4    09/06/2015    1 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Will cominciò la facoltà di medicina il cinque di ottobre. Dopo la prima ora di lezione, capì quanto fosse stato fortunato ad aver continuato a studiare per tutta l'estate. Senza quello studio approssimativo, non avrebbe capito nulla delle prime lezioni.
Nel corso delle settimane, le lezioni non migliorarono. Entrava in facoltà alle otto del mattino e usciva tutti i giorni alle due. Aveva il tempo di comprarsi un panino e di raggiungere la scuola di Nico, tornare a casa, e chiudersi nell'altra stanza a studiare, mentre Nico faceva i compiti e si preparava per andare al lavoro fino alle sette.
Nessuno dei suoi fratelli osò disturbarlo durante le prime settimane. Jem aveva rischiato di prendersi un pugno in faccia dopo aver suonato il campanello, e Alec aveva deciso di farsi una copia delle chiavi per entrare in casa di soppiatto e preparare la cena. Anche se dopo le prime settimane, Nico iniziò a chiedergli lezioni private più che altro per non dar fastidio a Will - e aveva cominciato a cucinare lui. I successivi pasti non erano conciati come il primo che Nico aveva cucinato.
Ma a Will non importava molto di quello che mangiava, ed ora era Nico ad obbligarlo a mettere qualcosa sotto i denti. Ne era passato di tempo da quando succedeva il contrario.
 
Il ventidue di dicembre Will si preparò per il primo esame del corso, e l'ultimo dell'anno. Dopodiché, non avrebbe dovuto pensare alla facoltà fino al quindici di gennaio, e non vedeva l'ora di prendersi un po' di pausa, un po' di riposo.
Quando Will tornò a casa esausto dopo l'esame, trovò Nico intento a preparare il pranzo. L'odore diffuso nell'aria non era tra i migliori, ma a Will finse di non preoccuparsene. Abbracciò e baciò Nico diverse volte, prima di lasciarsi cadere sul divano.
«Come... ehm, com'è andato?» domandò Nico, avvicinandosi di soppiatto, pronto a difendersi.
«Immagino bene.» rispose Will, con gli occhi chiusi. «Devo essere entrato almeno tra i primi venti. Sono sicuro di aver risposto sbagliato almeno a due domande.»
«Be', mi sembra... ehm, buono.»
Will grugnì. Ora era in vacanza, finalmente. Ed era in ritardo con i regali di Natale, sia per i suoi numerosi fratelli, che per i suoi amici. E per Nico. Aprì gli occhi e notò che il figlio di Ade era ancora nel suo campo visivo.
«Devo dirti una cosa.» disse Nico, nervoso, sedendosi sul bracciolo della poltrona, a pochi centimetri di distanza da lui.
«Sei stato espulso?» chiese Will, comprensivo, posando una mano sulla sua gamba.
«Cosa? Oh, no.»
«Ti hanno tolto dalla squadra di calcio?»
«No, continuo a giocare nella squadra. Sono il numero 13.»
«Ma che sorpresa.» sbadigliò Will, chiudendo di nuovo gli occhi, e Nico si affrettò a dirgli quello che doveva.
«Ho ricevuto un messaggio da mio padre.»
Will lo guardò, sentendosi assalire da un profondo dolore all'altezza del petto. L'ultima volta che Nico era andato da suo padre, era scomparso per dieci mesi.
Will batté le palpebre. Era da tempo che non guardava a dovere il suo ragazzo. Sembrava cresciuto di un altro paio di centimetri in altezza, e gli allenamenti di calcio tutti i giorni al mattino, sommati al lavoro pomeridiano e alle corse con Alec, stavano avendo i loro frutti. In più aveva un piercing al naso di cui Will non ricordava affatto. Doveva essere stato Alec.
«Devi tornare negli Inferi?» gli chiese Will. E poi aggiunse, in fretta: «Se è colpa mia, ti giuro che smetterò di pensare allo studio così tanto. Posso evitare alcune lezioni e studiare a casa, quando non ci sei. Potremo andare al cinema, per rimediare un po' al tempo che ho fatto perdere ad entrambi. Ti va? Andare al cinema? Penso ci sia qualche film carino in programmazione, e...»
Nico lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
«Mio padre mi ha inviato un invito, la settimana scorsa, e non te ne ho parlato per non distrarti dal tuo esame.» continuò Nico, e Will fu sul punto di parlare, ma l'altro lo bloccò. «Ha invitato me, e te, a festeggiare il Natale con lui e Persefone, nel suo palazzo.»
Will rimase scioccato.
«C-Come?» balbettò il figlio di Apollo, e Nico si lasciò scivolare sulla poltrona, le braccia incrociate. Sembrava aver dimenticato il pranzo sul fornello. «N-Negli Inferi?»
«Sì.»
«A festeggiare il Natale?»
«Sì.»
«T-Tu c-cosa gli hai..?»
«Gli ho detto che ne avrei parlato con te, e che gli avrei fatto sapere. Oggi è l'ultimo giorno della sua pazienza. Cosa vuoi che gli risponda?»
Il cervello di Will faticava a concentrarsi. L'ultima - e l'unica - volta in cui aveva incontrato Ade, il Signore dei Morti, padre di Nico, era stato più di un anno prima, al Campo Mezzosangue. Il ricordo gli fece arrossare le guance. Ancora pochi minuti, e Ade li avrebbe colti in flagrante.
«Hazel?» domandò Will, per prendere tempo. «Ci saranno anche Hazel e Frank?»
«No. Loro sono partiti per Tokyo la scorsa settimana, e torneranno gli ultimi giorni dell'anno. A proposito, Jason e gli altri ci aspettano al Campo Giove per festeggiare tutti insieme Capodanno.»
«Mmh... d'accordo.» acconsentì infine Will. «Va bene.»
Nico batté le palpebre perplesso. «Vuoi davvero festeggiare il Natale giù negli Inferi?» gli chiese. «Non è un posto, ehm, allegro.»
«Be'...» mormorò Will, arruffandosi i capelli tremendamente lunghi. «Abbiamo passato la festa del Ringraziamento con la mia amata famiglia, quindi ora dobbiamo andare dalla tua.»
«Ma gli Inferi...»
«Lo so, lo so.» Will sorrise. «Non è un posto allegro. Tu non vedi tuo padre da chissà quanto tempo...»
«In realtà l'ho visto durante l'estate, al Campo Mezzosangue. Tu dormivi.»
«E cosa ti ha detto?» chiese Will, ansioso.
Nico scrollò le spalle e non rispose. «Quindi gli mando un messaggio dicendogli che ci saremo?»
«Sì. Ci saremo. Cosa possiamo regalare a tuo padre? Un golfino?»
Nico scoppiò a ridere, poi imprecò ad alta voce, correndo verso il pranzo ormai del tutto carbonizzato.
 
Dopo la doccia, Will tornò in cucina. Nico aveva estratto delle lasagne dal congelatore e le stava riscaldando nel forno, mentre quello che rimaneva del pasto precedente giaceva nell'immondizia. Will notò che aveva una forma un po' strana, e decise di non indagare oltre.
Pranzarono insieme, uno di fronte all'altro, e Nico gli raccontò la sua giornata: avendo concluso la scuola il giorno precedente, era rimasto a casa a leggere, era andato al lavoro alle nove, e al ritorno si era messo a preparare il pranzo.
A Will piaceva molto sentirlo parlare. Da quando aveva iniziato la scuola, Nico si era aperto di più, sembrava avere di nuovo una vita. Tra gli allenamenti di calcio, lo studio, il lavoro al negozio di dischi, Nico sembrava quasi un ragazzo normale, fatta eccezione per il pugnale che continuava a portare imperterrito al polpaccio, stretto da un laccio, la sua passione per il macabro che stava avendo vita propria, e il piercing al naso che Alec lo aveva costretto a fare per divertimento.
Il rapporto di amicizia tra Alec e Nico continuava ad impressionarlo sempre di più. Erano arrivati al punto in cui uno dei due - di solito Alec - provava ad imitare l'altro in ogni cosa che faceva, e Nico prestava spesso i suoi vestiti ad Alec. La prima volta che Will aveva visto il maglione di Nico addosso ad Alec, aveva fatto commenti acidi su entrambi, subito rielaborati in complimenti da Jem che lo aveva spedito nell'altra stanza a studiare, invitandolo a non uscire.
Nico fu sul punto di parlare del suo aumento - di circa due dollari l'ora - e del motivo che lo avevano portato - un ragazzo più grande di lui aveva rubato dei cd, e Nico lo aveva seguito per tre isolati, sbattendolo al muro, recuperando la merce rubata - quando bussarono alla porta. Nico corse ad aprire.
«Ciao!» salutarono Jem e Alec all'unisono. Alec indossava una maglia di Nico, e il piercing al sopracciglio sembrava scintillare accanto ai capelli blu elettrico di Jem.
«Hai fatto l'esame, vero?» aggiunse Jem, fermandosi dietro Will, dubbioso.
«Sì, questa mattina.»
«Perfetto. Allora...»
Jem gli sedette in braccio, mangiando una forchettata di lasagna, mentre Alec e Nico iniziavano a chiacchierare, con il loro solito tono ombroso, del lavoro.
«È il mio pranzo.» borbottò Will, e Jem iniziò ad imboccarlo sorridendo.
«Io e Alec abbiamo deciso di passare le feste di Natale in montagna.» disse Jem, arrivando subito al dunque prima che Will decidesse di lanciarlo fuori dalla finestra. «Alec ha litigato con la sua ragazza, e io devo assolutamente allontanarmi da casa.»
«Hai litigato con mamma?»
«No, peggio. Ho fatto notare a Janet che, oltre al bambino, sembra aver parecchi chili in più. Gideon mi ha detto che ha pianto per tutta la notte, e se mi farò vedere prima della nascita di Amber, mi percuoterà di botte.»
Will rise. «Ha detto veramente percuotere
«Lo sai come gli piacciono le parole, a Gideon. Comunque, io e Alec abbiamo deciso di partire, solo noi due. Ma credo che alla fine lui e Dianne faranno pace, e Dianne porterà la sorella...»
«Mary Lou.» ricordò Alec.
«Ecco, Mary Lou, e quindi sarà una specie di appuntamento a quattro di durata di una settimana. E volevamo invitare te e Nico. Partiamo domani alle cinque, e torneremo il 30, in serata.»
«Mi dispiace, ma io e Nico abbiamo un impegno.» si scusò Will, spingendo via il fratello dalle ginocchia e riprendendo a mangiare da solo.
«Intendete andare alla festa di Natale di mamma?» si lagnò Jem, preferendo rimanere in terra con le gambe incrociate.
«In realtà, andremo negli Inferi da mio padre.» spiegò Nico, suscitando sbalordimento da parte dei gemelli Solace.
«Cioè... Ade si travestirà da Babbo Natale e tutto il resto?» domandò Alec, basito.
Will rise al pensiero di Ade con barba bianca e completo rosso, intento a distribuire regali.
«No, non credo.» disse Nico, ridendo a sua volta. «Non penso farà una cosa del genere.»
«Aspetta un momento.» disse Jem, voltandosi verso Will. «Tu ti lamenti sempre di quanto sia lunatico il tuo carattere durante l'inverno, e ora te ne vai negli Inferi? Senza un barlume di luce?»
«Sarà solo per qualche giorno.» si difese Will. «E poi, Nico ogni quindici giorni viene a casa nostra, ad incontrare i nostri genitori... Per una volta posso andare a trovare suo padre!»
Will lanciò un'occhiata a Nico, che annuì, entusiasta.
«Bah.» sbottò Jem, infastidito. «Fratello, andiamocene. Non vogliono venire con noi.»
«Be', vanno in un posto decisamente più figo della montagna.» sorrise Alec.
«Alexander, non ti ci mettere anche tu!»
«Oh, falla finita, James!»
I due gemelli battibeccarono e uscirono dall'appartamento. Will si affrettò a chiudere a chiave la porta, poi si voltò verso Nico.
«Tuo padre non intende darmi in pasto, ehm, a qualche creatura oscura, vero?» chiese, guardingo.
«No, no. Sa che sei il mio ragazzo, lo sa da tantissimo tempo.»
«D'accordo.» Will si passò le dita tra i capelli poi aggiunse, nervoso: «Apollo è ancora negli Inferi?»
«Immagino di sì.»
«Quindi potrei incontrarlo?»
«Se lo vorrai, sì.»
Will annuì, mangiucchiando un pezzetto di pane, poi ripeté: «Allora? Cosa regaliamo a tuo padre? Un golfino?»
   
 
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