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Autore: hinata 92    09/06/2015    3 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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L’intuizione geniale di Death the Kid! Liberiamo i nostri istinti più selvaggi e distruttivi?

 

«Tutto si è compiuto.»

«Il nostro destino e quello del mondo sono segnati.»

«L’Adamo è pronto.»

«Tutto è pronto.»

«Siete voi che non lo sembrate molto, mie care streghe.»

Le streghe si voltarono. Dietro di loro era comparso Simon, identico a come lo avevano visto sparire nelle loro sfere di cristallo pochi secondi prima salvo che per i capelli, non più biondi ma neri come i suoi occhi.

«Ma come...»

Simon sorrise malignamente: «... come ho fatto a trovarvi e a raggiungervi in così poco tempo? Non sottovalutarmi, strega, non farlo mai. Potrebbe essere il tuo ultimo errore, se fossi di malumore. Ma oggi sono felice.»

Le streghe si guardarono perplesse. Lo Stregone se ne accorse e sbuffò spazientito.

«Possibile che se uno non parla la vostra lingua non lo consideriate degno di voi? È un linguaggio affascinante, ve lo concedo, ma è uno stupido spreco di potere magico. Io parlerò come mi aggrada e vi consiglio caldamente di seguirmi. Non dobbiamo più buttare via la nostra magia.»

Tutte le donne presenti chinarono la testa: «Come preferisci. Se ti fa più piacere parleremo nella lingua degli umani.»

Simon non si stupì neanche un po’ del fatto che gli ubbidissero senza contraddirlo. C’era una sorta di curioso istinto a legarli, simile a quello di un alveare: le streghe sentivano che obbedirgli era la cosa giusta da fare e Simon, come un’ape regina, sentiva che aveva ogni diritto di controllarle, come un comandante di un esercito, o meglio ancora un imperatore. E gli piaceva parecchio.

Lo Stregone si guardò intorno, con malcelato fastidio. Quegli incantesimi per impedire agli inviati della Shibusen di individuarli non gli piacevano per nulla. Erano malfatti, troppo deboli, e soprattutto li riteneva inutili. Non capiva cosa volessero nascondere.

«Mio signore, siamo pronti ad addestrarti nell’uso della magia, per...»

Il ragazzo schioccò le dita: «Non ce n’è alcun bisogno, grazie.»

La nebbia intorno a loro si fece improvvisamente più fitta. Era diventato addirittura impossibile distinguere il sopra dal sotto. Erano visibili solo le persone. Le streghe si guardarono meravigliate.

«Conosco già quel che volevate insegnarmi, l’ho assorbito da Sarktos. Mi basterà fare un giro dei dintorni e conoscere più nei dettagli i vostri piani.»

Le donne, ammirate, gli fecero strada. Fu solo in quel momento che Simon incrociò lo sguardo con una figura familiare.

«Madre.»

Sara chinò la testa: «Simon, mio signore.»

Il ragazzo la guardò freddamente e con aria di assoluta superiorità. I loro legami di affetto sembravano essere stati recisi di netto. Nessuno dei due aveva l’istinto, come prima, di correre ad abbracciarsi. Anzi, se uno dei due si fosse osato, l’altro disgustato l’avrebbe ucciso sul posto senza ripensamenti. Alla zia Simon non rivolse neppure la parola, ma le due donne non si offesero. Ragionavano ormai solo da streghe.

«Da questa parte.»

Una strega osservò con più attenzione la camminata di Simon: nonostante l’atteggiamento fiero e regale, ogni tanto aveva dei piccoli scatti, come se prendesse la scossa.

«Mio signore, se vuoi puoi metterti più... in libertà.»

«Uh?»

«Ci siamo presentate a te in forma umana per non impressionarti, ma di solito ognuna di noi esprime i propri poteri come preferisce...»

Sul volto di tutte le streghe comparve un ghigno, mentre tutte cambiarono aspetto, assumendo le forme più varie, animali per lo più. Solo le nuove streghe avevano aspetti insoliti, legati alla natura dei loro poteri. Simon le guardò e poi sorrise.

«Così mi piacete molto di più. La vostra forma umana non vi rende merito, è questo il vostro vero splendore... selvagge e letali, ognuna a modo vostro.»

Di tutta risposta fra le streghe si diffusero risolini e versi selvaggi.

Simon scrocchiò rumorosamente il collo tre volte: «Quindi non avrete problemi se anch’io mi metto un po’ più a mio agio...»

Lo Stregone si chinò, iniziando la sua metamorfosi. Il suo corpo crebbe a vista d’occhio e si ricoprì in un lampo di una fitta peluria nera; il volto si allungò, assumendo la forma di un muso, così come le orecchie, a punta e pelose. Comparve anche una lunga e possente coda pelosa, mentre i denti si allungarono diventando zanne, e le unghie artigli. In pochi secondi al posto di Simon c’era un enorme lupo nero, il più grande e possente che le streghe avessero mai visto.

Il lupo alzò il muso al cielo ed espresse la sua gioia selvaggia con un profondo ululato, che riecheggiò a lungo.

«Così va meglio. Non riuscivo quasi più a contenere questo istinto selvaggio.»

La voce di Simon era cambiata ancora, diventando più simile a un ringhio.

«Ma tu...»

«... non dovrei potermi trasformare in un lupo? Lo so benissimo che le streghe “nuove” dovrebbero avere solo poteri antichi e quindi nessuna trasformazione animale... ma questo è un gentile regalo di un vecchio amico. Se volevate dimostrare di essermi superiori,credo che dobbiate cambiare tattica, mie care.»

Un sottile filo di bava scese dalle sue fauci: «E ora scusatemi, ma è una settimana che non mangio e in questa forma l’appetito si è fatto davvero impellente.»

«Seguici e ti prepareremo ciò che vorrai.»

Il lupo scosse la testa: «Magari preparatemi un dolce. Ora ho proprio voglia di carne fresca... magari appena cacciata. A dopo.»

E con due balzi scomparve, lasciando le streghe interdette.

 

«Avanti, Kid!»

Il giovane shinigami entrò: «Come facevi a sapere che ero io?»

Lucy sorrise gentilmente: «Sei l’unica persona che conosco in grado di bussare simmetricamente alla porta.»

Kid si accomodò in casa: «Allora... come va?»

La ragazza ridacchiò tristemente: «Oh bene... il mio quasi marito è scappato e non si sa che fine abbia fatto, sua sorella è prigioniera e non posso rivolgerle la parola, nessuno mi dice nulla di quel che sta succedendo...»

«Mi dispiace.»

Lucy si passò una mano sugli occhi: «Lo so, non ce l’ho con te, scusa. È che... sono stanca. A quest’ora io e Simon dovevamo essere in luna di miele... e ora l’unico miele che mi rimane è questo.»

Sollevò un vasetto, con dentro un cucchiaio.

«Me lo aveva portato Sara, la madre di Simon... c’è chi per consolarsi mangia il gelato, chi il cioccolato... e chi il miele...»

Kid fece una smorfia imbarazzata, poi sospirò e si decise a parlare: «Sono qui proprio per parlarti di Simon, se posso.»

«Hai notizie?»

Il ragazzo scosse la testa: «No, notizie fresche no... ma ho provato a fare un paio di ragionamenti e forse tu mi puoi aiutare a capire se possono funzionare.»

Lucy lo guardò ansiosa: «Certo, certo!»

«Posso unirmi anch’io?»

«Kevin!»

L’ultimo arrivato sorrise: «Voglio ritrovare il mio migliore amico e non sopporto starmene con le mani in mano.»

Kid annuì e iniziò a parlare: «Tutto quello che sappiamo di Simon è che è fuggito da Death City in stato confusionale in direzione ovest, giusto?»

Lucy annuì e il ragazzo riprese: «È possibile che sia stato preso a metà strada, è vero, però... però mi ha fatto riflettere la direzione. Ovest. Cosa conosciamo, anzi, cosa conosce Simon che si trovi a ovest di qui?»

La ragazza non ne aveva idea, ma Kevin iniziò ad afferrare il ragionamento: «Il deserto. A ovest di Death City c’è il deserto. E in mezzo al deserto...»

Lucy sbarrò gli occhi: «Il castello di Sarktos! Voi state dicendo che Simon... è lì?»

«Frena gli entusiasmi, Lucy, non è affatto detto. È solo un’ipotesi.»

La ragazza balzò in piedi: «Ma è la più sensata che abbia sentito finora! Magari è lì che ci sta aspettando... andiamo a vedere, vi prego!»

Kevin sospirò: «Lucy, ti ricordo che Lord Shinigami ci ha proibito di uscire dalla città...»

«Ma proprio tu mi vieni a parlare di rispetto delle regole?»

Kevin la guardò sorpreso, poi scoppiò a ridere: «Che ci è successo? Tutta quest’ansia deve averci dato alla testa... non è così che vanno di solito le nostre discussioni...»

Lucy sorrise a sua volta, poi Kevin continuò: «Se anche Kid avesse ragione, non è un viaggio che potremmo compiere in giornata. Ricordi quanto ci avevamo messo, due anni fa? Non potremo sparire per giorni senza una buona scusa.»

«Per voi è impossibile... ma per me...»

«Kid?»

Il giovane shinigami rimase serio: «Potrei portarvi lì e farvi tornare in tre ore. Ma ho bisogno di tutta la vostra collaborazione. Procuratevi una scusa e tenetevi pronti. Tornerò fra un’ora. »

Lucy aveva gli occhi lucidi: «Grazie, grazie, grazie Kid!»

«Non lo faccio solo per voi. Questa storia va risolta. Se le cose vanno come temo...»

Scosse la testa: «Non ha importanza. A tra poco.»

 

Kid indossò il suo mantello nero da Shinigami: «Pronti voi due?»

Lucy e Kevin, trasformati in polvere e sistemati simmetricamente in due sacchetti alla cintura del giovane shinigami, riposero in coro: «Prontissimi!»

Il ragazzo salì a bordo del suo skateboard: «Spero che nessuno di voi soffra la velocità, perché qui si corre davvero!»

A quelle parole Lucy s’incupì per un attimo.

No, non erano loro che soffrivano la velocità... era Simon...

Il viaggio trascorse veloce e in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. Dopo poco più di un’oretta Kid si fermò di scatto.

«Che succede? Siamo arrivati?»

La voce del ragazzo era serissima mentre apriva i sacchetti: «Guardate voi stessi.»

Lucy e Kevin uscirono, curiosi. Di fronte a loro si stendeva una landa fredda e desolata, tutta ricoperta di un’inquietante sabbia nera.

La polvere rossa di Kevin sussurrò appena: «Questa non c’era, l’ultima volta...»

Lucy si alzò più in alto per osservare meglio. La zona incriminata era enorme e si estendeva per chilometri, ma al centro esatto c’era la loro meta.

«Cos’è successo qui?»

Kid scosse la testa: «Non lo so, ma da qui in poi è meglio procedere con cautela. E se possibile, evitate di toccare questa strana sabbia.»

Il trio procedette lentamente in volo fino a raggiungere il castello nero. Le due armi sparirono all’interno di un pertugio fra due mattoni e poco dopo Kevin andò ad aprire il portone a Kid.

«E Lucy?»

Kevin non rispose, si limitò ad indicare la ragazza che aveva iniziato ad aggirarsi per i corridoi come un’anima in pena gridando: «Simon! Simon! Sei qua dentro? Rispondi! Simon!»

I due ragazzi non dissero nulla, non cercarono nemmeno di fermarla. Si limitarono a seguirla nei piani superiori, in silenzio, fino a giungere in una sala in cui fino a quella mattina Lucy era convinta che non avrebbe mai più rimesso piede.

«Simon?»

Socchiuse la porta, lentamente, poi dallo spavento la lasciò andare e questa si richiuse con uno schianto.

Kevin le fu subito affianco: «Lucy? Che succede?»

La ragazza aveva gli occhi sbarrati: «Là dentro... là dentro... è tutto... marcio!»

L’amico alzò un sopracciglio: «Come sarebbe a dire marcio? Che intendi?»

«Apri e guarda.»

Kevin obbedì e spalancò la porta. Fu costretto a mettersi una manica di fronte alla bocca per non soffocare dal forte odore. Kid lo seguì.

Lucy non aveva esagerato, là dentro era davvero tutto marcio: la scrivania, le poltrone, il pianoforte, i mobili, i libri, i tappeti... tutto sembrava essere in via di decomposizione. E là, in mezzo a tutto quel marciume, c’era chi doveva esserci, seppur non come doveva esserci.

Kevin si avvicinò con cautela all’uomo che si agitava nel sonno: «Sarktos? Ma non era... non era un lupo l’ultima volta che l’abbiamo visto?»

Kid annuì: «E ora non lo è più. Ma pare che la maledizione di James funzioni ancora.»

«Anche troppo. L’ultima volta non era così... nulla era così, l’ultima volta...»

Il ragazzo dai capelli rossi si avvicinò al balcone, calpestando i frammenti di vetro sparsi su tutto il pavimento. Da lì c’era una visuale panoramica del deserto nero.

Si voltò. Lucy non aveva trovato il coraggio di entrare. Era crollata in ginocchio sul pavimento del corridoio e piangeva disperata. Kid, invece, si guardava intorno ancora più serio del solito.

«Già, l’ultima volta non era così... e io sono passato da queste parti solo tre settimane fa...»

«Cosa?»

«Non sono entrato, ma un po’ di tempo fa ho sorvolato con lo skateboard il castello e non c’era traccia di tutta questa sabbia nera.»

«E allora cosa è successo?»

Kid scosse la testa: «Di preciso non lo so, ho solo qualche sospetto...»

Kevin rientrò furioso nella sala e prese lo shinigami per il bavero: «Senti, ora basta. Tu sai più di quel che ci dici. Non ci avresti proposto una gita turistica fin qui senza motivo, e ami indagare come un piccolo Sherlock Holmes, lo so bene. Quindi ora mi dici tutto quello che hai scoperto e che sospetti, va bene?»

Kid fece una smorfia: «Forse mi sbaglio. I miei sospetti si basano solo su frasi di Rachel Onpu riportatemi da un interrogatorio. Sono solo voci.»

«Conosco Rachel ed è una ragazza affidabile.»

«Non più. Da quando è tornata a Death City sembra essere impazzita. Straparla, e la maggior parte delle persone non sembra darle retta. Ma se invece avesse ragione...»

Kevin lo guardò dritto negli occhi: «Parla, Kid. Ora.»

Il giovane shinigami spostò il suo sguardo dal pavimento marcio alla piccola Lucy in lacrime nel corridoio. Poi chiuse gli occhi gialli e sospirò.

«E va bene...»

 

Simon, nuovamente umano, sospirò profondamente: «Bene, ora mi è tutto chiaro. Ho compreso perché abbiate fatto tutto questo.»

Le streghe attesero in silenzio il responso dello Stregone.

«L’idea di una nuova generazione magica è ambiziosa... e lodevole. Oh, sì, come piano è molto ben congegnato, complimenti.»

Alcune streghe si sorrisero.

«Ma...»

Simon si godette per un attimo le loro espressioni smarrite, poi riprese: «... perché aspettare? Creiamo prima un mondo adatto alla nuova generazione magica. Seguiamo prima il nostro istinto.»

Sul suo volto apparve un ghigno: «Chiamiamo le ultime sorelle rimaste, gli ultimi schiavi... e radiamo al suolo tutto. Solo allora continueremo il piano.»

Le streghe risero deliziate. Nulla le poteva rendere più felici che l’idea di distruggere tutto. Simon sorrise del loro entusiasmo, poi si alzò.

«Portatemi dove stanno cantando.»

Un gruppetto di donne lo accompagnò dove le loro sorelle, sedute in cerchio e tenendosi per mano, cantavano il canto diabolico. Simon le osservò per qualche minuto, poi si sedette accanto a loro e chiese che gli si facesse spazio.

«Ma... per impararlo le migliori di noi hanno impiegato mesi di studio...»

Simon non le rispose neppure, si limitò ad allungare un braccio all’indietro e a produrre un’onda d’urto sonora che fece svenire la sciocca che aveva osato contraddirlo. Il ragazzo prese le mani delle streghe che aveva al suo fianco, fece un profondo respiro e iniziò a cantare a sua volta.

L’ambiente intorno a loro iniziò a tremare dalla potenza aggiunta dell’incantesimo. Simon rimase impassibile e continuò il suo lavoro. Era un incantesimo semplice, elementare, soprattutto visto che la sua magia si basava proprio sulla musica... lui si sarebbe limitato a donare la potenza necessaria per infrangere ogni barriera. Con la sua voce l’anima di Shinigami non avrebbe più potuto fare nulla per difendere le orecchie di chi aveva il loro stesso sangue. Nessuno avrebbe potuto impedire ai prescelti di udire il canto. E la guerra, col suo meraviglioso carico di dolore, odio e devastazione, sarebbe cominciata, finalmente.

 

 

Patty: Ciao, Maka!

Maka: Liz, Patty! Anche voi qui?

Liz: Sì… approfitto che Kid ci ha lasciato un pomeriggio libero per dire un paio di cosette al mio ragazzo, sai… e tu?

Maka: Io volevo chiedere un libro in prestito a Lucy... ma... e questo biglietto?

Liz: “Non ci siamo per tutto il pomeriggio per restituire la caparra alla fioraia, scusateci. Lucy e Kevin”

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 13° capitolo: Gli occhi dei due promessi sposi! Vieni con me?

 

Patty: Ma quante volte devono restituire questa caparra? Non l’avevano già fatto due settimane fa?

Maka: ...

Liz: ...

Patty: Ehi, dove correte?

Maka: Da Lord Shinigami! Quei due si stanno cacciando nei guai un’altra volta!

Patty: Evvai!

Maka: Eh?

Liz: Tranquilla, dopo glielo spiego.

 

 

Ehm... saaalve... sì, lo so, sono passati dei mesi dall’ultimo aggiornamento. Non starò qua a raccontarvi tutto quello che mi è successo perché altrimenti ci vorrebbe un altro capitolo. Sappiate solo che non mi sono dimenticata di voi e che spero, d’ora in poi, di riprendere con un pochino più di frequenza.

Intanto ringrazio KING KURAMA, Jan Itor e darkroxas92 per le recensioni e vi annuncio che il prossimo capitolo sarà... di fuoco! La guerra sta per iniziare, signori... o no?

Alla prossima!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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