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Autore: moodyanddark    09/06/2015    0 recensioni
Stava correndo nel buio, era sola, di nuovo. Vedeva una luce, ma era molto soffusa, doveva provarci, doveva riuscire ad entrarci in modo da poter uscire da quell’enorme baratro nero in cui era caduta. Riuscì a malapena a sfiorare quella luce, prima che potesse scomparire, portando con se la sua speranza di poter uscire da lì. Improvvisamente, il pavimento crollò sotto i suoi piedi, sfacendola cadere ancora più infondo, nel buio più profondo. Ora, nessuno poteva aiutarla.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Scappare. Era l’unica cosa facevo da tre anni a questa parte. Mi avevano avvertito che non sarei dovuta andare via, ma la dimora di Luc non faceva per me, lui non era per me. Per via della mia scelta, mise sulle mie tracce i suoi segugi, quindi non potevo sostare in un luogo per più di un mese altrimenti mi ritrovavo Cerbero alle calcagna.
Non potevo e non volevo essere una delle mogli di Luc. Una tra le demoni più belle, che proviene dalla dinastia più pura, convinta a sposarsi, o meglio dire costretta a prendere parte alla sua stessa cerimonia nuziale, con l’uomo più spregevole e dannatamente bello degli inferi. Ero consapevole che molte demoni avrebbero dato qualsiasi cosa per poter mettere la corona ed avere il titolo di regina degli inferi e dovevo ammettere che se non avessi avuto un cervello perfettamente funzionante avrei accettato senza tanti mezzi termini. Ma io non volevo essere una delle tante mogli di Luc, se non erro, escludendo me, dovrebbero essere in totale quattro. Stavo scappando da Cerbero da non sapevo neanche quanti giorni e la stanchezza cominciava ad avere la meglio, come demone non ero mai stata molto potente fisicamente, rispetto ai miei fratelli. Ero i mezzo alla foresta, seduta su tronco. C’era un grande silenzio, mi beai di quei pochi attimi di tranquillità, il vento passava nei miei capelli corvini, osservavo i loro movimenti, ero talmente presa da quella pace da non accorgermi di avere il fiato di Cerbero sul collo. 
-Abagail, ma quale onore. - disse in tono beffardo
Era a pochi metri da me e al suo fianco c’era il possente Cerbero, quell’uomo, come tutti i demoni, era di una bellezza strabiliante, particolare, una di quelle che ti ipnotizzavano. D’istinto mi alzai e iniziai a correre per il bosco sfruttando le poche energie che mi erano rimaste, abilmente scansai tutti gli alberi, però, inciampai in una radice troppo sporgente. Cerbero fece un salto, lanciandosi sul mio corpo inerme in modo da mettere fine a dei possibili tentativi di fuga, l’angelo della morte si avvicinò a me ghignando malignamente. Era questa la fine che avrei fatto, catturata e riportata da Luc, il quale, ne ero sicura, aveva già pensato a come punire la mia anima.
-Mia cara, piccola Abagail…- cominciò a parlare- non vuoi proprio essere riportata da lui, vero?
-No che non voglio, non voglio fare la fine di Trisha o di Delia! - gli ringhiai
Sembrava compiaciuto dalla mia reazione, con un gesto congedò Cerbero e aprì il varco per farlo tornare a casa, si avvicinò a me e con fare sciolto mi alzò stringendomi a lui, poggiò una mano dietro le spalle e una sul fondo della schiena, facendo in modo che i nostri occhi entrassero in contatto. Occhi più neri della pece e più freddi del ghiaccio che si trova sulle vette più alte, deve avere fame, pensai. I suoi occhi erano blu, la fame faceva brutti scherzi ai vampiri. Speravo soltanto di non essere io la sua preda, che cosa buffa da dire, dopotutto, ero davvero la sua preda. Volevo scappare via, ma ero come ipnotizzata, non riuscivo a muovermi. Tolse la mano sinistra dalla sua posizione, tenendomi ferma con la destra, e delicatamente mi accarezzò la guancia.
-Una donna così bella, non dovrebbe morire. - disse alitando sulle mie labbra
Mi stava soggiogando, distolsi lo sguardo dai suoi occhi, non doveva approfittarsi della mia debolezza, mi guardava attentamente, forse in attesa di una mia risposta, ma questo era uno dei pochi momenti in cui non sapevo cosa dire.
-E se ti portassi in un luogo dove Luc non po’ entrare, mi dispiacerebbe toglierti la vita, per poi donare l’anima a lui- si fermò e mi guardò sognante, sembrava che stesse parlando più con se stesso che con me, continuava a guardarmi un sorriso compare sulle sue labbra- però c’è una condizione…-
-Sarebbe? - la mia voce era fin troppo stridula per i miei gusti
-Mi darai un erede- disse con tono solenne
-Cosa?! Perché, proprio tu, l’angelo della morte vorrebbe un erede? -
Ero rimasta molto sorpresa dalla sua richiesta, era strano che un essere come lui, immortale, che aveva vissuto milioni di anni, proprio ora volesse un erede e per di più, lo voleva dalla donna che era scappata dal re degli inferi. Lui sospirò e fece un altro sorriso, questo sorriso, però, mi fece accapponare la pelle.
-Se un demone di dinastia pura, come te, si accoppia con uno come me, i suoi figli maschi o femmine che siano, saranno molto potenti e daranno filo da torcere a quel presuntuoso di Luc e hai suoi eredi- ghignò- lo farai?
-Si. -
La mia voce uscì in un sussurro, riuscivo a dire solo quello, sorrise compiaciuto e si staccò da me facendomi segno di seguirlo.
Camminiamo per tre giorni e per quanto potesse sembrare strano, mi aiutò quando ero sul punto di crollare per la stanchezza. Raggiungemmo una piccola città molto pittoresca e graziosa, era contornata da un boschetto, che faceva profumare l’aria di alberi. Mi scortò fino a una casa, abbastanza grande per due persone, aveva un tetto rosso e delle finestra e sopra i davanzali c’erano dei vasi con dei fiori, sembrava una di quelle casette delle favole, molto graziosa, tutte le case erano simile a quella.
-Tu vivrai qui insieme al mio erede, nel caso mi servirà, verrò a prenderlo. - disse freddamente
-Se dovesse capitargli qualcosa, ne risponderai tu. - aggiunse
Quella notte la passai con lui. Il mattino seguente andò via dicendomi di prendermi cura del frutto del nostro patto.
   
 
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