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Autore: Red Nika    09/06/2015    0 recensioni
Ero a lezione, nulla di nuovo né di eccitante. Poi è arrivata lei, Elisa. Per un solo secondo ha destabilizzato il mio intero mondo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piercing

Ero arrivata per prima. Svoltato l’angolo avevo visto la macchina della mia insegnante parcheggiare, arrivata al portone del palazzo la guardai trafficare con le borse prima di scendere e salutarmi. Le sorrisi salutandola calorosamente, anche se ci eravamo viste appena una settimana prima vedere Livia mi metteva sempre di buon umore. Le volevo bene, ci conoscevamo da parecchi anni ormai e ogni tanto avevo anche fatto da babysitter alle figlie. Quando mi raggiunse sul cancello mi chiese se volevo già entrare visto che mancavano ancora venti minuti alle lezione. Sorridendo scossi la testa, dovevo fare una chiamata prima, l’avrei raggiunta poi. Cercai il numero di Ale prima di chiamarla, avevo bisogno di sentirla un po’ visto che i dolori del ciclo non volevano saperne di lasciarmi e io avevo disperato bisogno di distrarmi.

Venti minuti dopo stavo suonando al citofono, aspettando che la serratura scattasse. Anche il chitarrista, Dani, era rientrato a casa poco dopo, lo avevo salutato mentre parcheggiava. Entrai in casa salutando i due un’altra volta prima di sedermi sul divano aspettando che arrivassero anche Fede e Elisa. In silenzio ascoltai Livia e Dani chiacchierare del figlio di quest’ultimo che doveva dare gli esami e poi prendere l’università. Risi piano alle battute dei due prima di sentire il citofono. Sicuramente era Elisa, Fede era perennemente in ritardo. Le sorrisi allungandomi all’indietro sul divano, scostandomi poi per baciarle le guance. Salutai il padre e poi la osservai, ogni tanto, mentre sistemava la cassa col microfono. Avevo notato subito l’abbigliamento estivo della ragazza, fissandola rapita per una frazione di secondo, scuotendo poi piano la testa tornando a dare attenzioni al cellulare.
Elisa l’avevo conosciuta mesi prima, era allieva anche lei di Livia e avrebbe partecipato al concerto che stavamo organizzando per Giugno. Era più solare ed estroversa rispetto a Fede,in gran parte tutte le volte che si vedevano per provare con Dani o Ste era lei a portare un po’ di sorrisi rilassati nella stanza. Fede, invece, sembrava una specie di trottola impazzita, non stava mai ferma e parlava quasi a raffica se toccava a lei provare. Era simpatica, per carità, ma la mia attenzione era stata catturata dalla ragazzina esile, dalla voce calda e ipnotizzante che era Elisa.

Era appena finita la scuola, capivo perché fosse più pimpante del solito, un po’ meno stanca. Era arrivata con un paio di shorts e un top che le scopriva la pancia se si muoveva troppo. Ad un certo punto avevo scoperto che aveva solo sedici anni, era piccina rispetto a me, eppure aveva già un tatuaggio dietro l’orecchio sinistro, una piccola chiave di violino. Con l’arrivo della bella stagione e il conseguente abbandono delle maniche lunghe avevo notato anche un altro tatuaggio, un’ancora, sul braccio destro. Un pochino la invidiavo, ero arrivata a quasi ventun anni con solo qualche orecchino alle orecchie, nessun piercing o tatuaggio che volessi mi era stato concesso. Ah! Come cambiano i tempi. Posso dirlo, vero? Bè, comunque.. Quel giorno a causa del top striminzito la mia attenzione fu attirata dal brillio del piercing che aveva all’ombelico. Non avevo mai pensato a nulla del genere, non avevo mai pensato a lei in quel modo. Semplicemente, mentre l’ascoltavo cantare, trasportata probabilmente dalle parole della canzone, ebbi quest’immagine di piccole gocce d’acqua che le scorrevano sul ventre piatto, sul piercing e mi ero vista tutta la scena a rallenti.

La fissavo, mi leccavo le labbra, mi alzavo e la prendevo in braccio. Le spingevo la schiena contro la libreria, le accarezzavo le cosce magre, troppo magre, ma che a lei stavano da dio. Non sapevo bene come sarebbe potuta continuare quella fantasia.. ma cazzo! Quell’unica immagine di lei tra le mie braccia, delle nostre bocche l’una sull’altra, le sue gambe intorno alla mia vita, le mie mani sulla sua pelle.. Bè, era abbastanza per farmi guardare a quella sedicenne in maniera completamente diversa.

Mi ricordo che durante il viaggio di ritorno mi chiedevo come sarebbe stato farlo davvero, magari non davanti a Livia e Dani. Mi chiesi se magari sarebbe finita come i libre che leggevo in quel periodo in cui l’oggetto delle attenzioni del protagonista all’inizio le rifiutava solo per capitolare più tardi. Insomma, non rientravo certo nei canoni di bellezza della nostra società ma non ero poi tanto da buttar via. Ciò che più mi preoccupava di quel pensiero era che forse l’unico motivo che avrebbe avuto per dirmi davvero no era che eravamo entrambe femmine.

Più tardi quella notte mi ritrovai a pensare di nuovo a quella scena che si era sviluppata nella mia testa nel giro di un secondo. Sospirai decidendo che nel privato della mia casa potevo anche indugiare un poco in certi pensieri. Rivissi la cosa fino al punto in cui non sapevo come sarebbe potuta finire, immaginandomi di sentire le sue braccia intorno al collo, le dita che giocavano con la coda di cavallo che portavo mentre la mia bocca scendeva sul suo collo, assaggiandola dolcemente. Sentivo la sua voce calda e avvolgente sospirare piano, ansimandomi nelle orecchie mentre le mie dita le slacciavano abilmente gli shorts e si insinuavano dentro accarezzandola curiosa.

Quando ebbi finito non mi sentii in colpa come credevo. Si, ok, avevamo una cosa come cinque anni di differenza ma provare non poteva essere peggio che restare col dubbio. Quello che davvero mi fermò dal decidere di provarci sul serio, ripeto, era che eravamo entrambe femmine. A ventun anni avevo già lottato con la mia sessualità, uscendone vittoriosa e orgogliosa di chi ero dopo la battaglia. Ma lei? Lei aveva già lottato con la sua? Aveva mai fatto seriamente i conti con quello che le girava per la testa? Era la personificazione di quello che la società considerava bello e l’avevo sentita lamentarsi del suo fisico magro e proporzionato. Non avevo, quindi, la testa per prendermi la responsabilità di farla riflette anche sulla sua sessualità. 

 
Note d'Autrice: 

E' un racconto autobiografico, quindi sì, ho avuto un momento in cui ho pensato ad una ragazza che fa canto con me in quel modo.
   
 
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