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Autore: TheDevil    10/06/2015    9 recensioni
[Storia ad OC][Iscrizioni Chiuse (per ora)]
[Crossover con "Il ciclo dell'eredità"]
Il continente di Fiore è sempre stato teatro di scontri tra esseri umani finché i draghi, stanchi di queste inutili lotte usarono la loro magia per porre un freno a questi massacri.
Per garantire l'equilibrio tra i sette regni, ognuno di essi ottiene un drago e due uova...
Ma da questo scambio succede qualcosa di inaspettato...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: OC, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti voi, Sono fiero di presentarvi il primo capitolo della storia “La guerra dei Sette Regni” Spero che i personaggi siano stati resi bene, inoltre voglio esortare coloro che hanno richiesto il posto, ma che non hanno compilato la scheda a inviarmela, oppure in alternativa, comunicarmi tramite MP di non voler partecipare, in modo che possa rimettere il posto come vacante.
Inoltre voglio ricordare che ci sono comunque ancora quattro posti ancora disponibili e che chiunque voglia partecipare è il benvenuto, lasciando una recensione al primo Capitolo in cui specifichi il Sesso (anche se sono rimasti solo maschi) e il Regno d’appartenenza del cavaliere
Per adesso i posti liberi sono  
-Cavaliere di fuoco Maschio
-Cavaliere dell’aria Maschio
-Cavaliere della luce Maschio
-Cavaliere metallo Maschio
E adesso bando alle ciance e buon divertimento con la lettura del Capitolo.

Capitolo I

Regno Della Tempesta.
Il regno della Tempesta si trova nella zona nord-est del continente di Fiore, stretto tra grosse catene montuose, il nome deriva dai temporali che squarciano il cielo praticamente in continuazione, ma se il tempo è inclemente con la popolazione, non si può dire così per la qualità della vita.
Allo scopo di convivere con questi fulmini, la Capitale del Regno, la città di Kuasta, aveva utilizzato delle conoscenze scientifiche al fine di immagazzinare la forza dei fulmini e grazie ad essa la vita scorreva tranquilla nella grande città e soprattutto nel Palazzo Reale dove il Sovrano risiedeva con i suoi collaboratori più fidati, godendosi la vita tranquilla e la vecchiaia, anzi, lo avrebbe anche fatto se non fosse per il nipote scapestrato che si ritrova.
-Dov’è quel maledetto?- urlò Re Makarov, chiamato da tutti  i suoi concittadini Maestro, che in quel momento si dimenava affannosamente.
-Maestro, non dovrebbe affaticarsi così tanto, si ricordi che è anziano-  dice un uomo sulla trentina con i lunghi capelli verdi che lo seguiva, sperando di poterlo calmare, tuttavia senza risultato  –E comunque credo che Laxus sia andato a volare con Storm.
-Dannato Moccioso- sbraitò il vecchio prima di tirare un grosso sospiro per poi aggiungere -Chiamalo Freed, ho bisogno di parlargli immediatamente.
Nello stesso istante, molti metri sopra le teste di Makarov e del suo interlocutore, stavano un drago e il suo cavaliere, intenti a volare nei cieli della Capitale.
Nascosti tra le nuvole, nessuno poteva vederli, ma lo spettacolo doveva essere stupefacente: il drago aveva le scaglie di un colore giallo grano, esattamente come i capelli del suo cavaliere, il collo lungo era sormontato da spine di un colore blu elettrico, lo stesso colore degli occhi e degli artigli.
Il cavaliere invece sedeva sulla sella fiero, non preoccupandosi dei fulmini che gli ballanvano intorno e guidava il suo drago con dei semplici spostamenti del suo peso.
-E’ fantastico volare tra i fulmini- la voce del drago si fece strada nella mente del suo Cavaliere che volutamente ignorò il commento della sua compagna di volo, poiché non voleva ammettere che anche lui amva volare in compagnia della sua dragonessa.
Ma in realtà più che la sua dragonessa, Storm è ben presto diventata quasi una madre per lui che la sua vera madre non l’aveva mai conosciuta, perciò gli da un grossa pacca sulla spalla  e gli dice –Fammi vedere come si vola- e subito la dragonessa rispose –Adesso vedrai- lanciandosi in mezzo alle nuvole nere, danzando e capovolgendosi, mentre Laxus si godeva il volo, immerso nei suoi ricordi.
-Ehi Laxus, tuo nonno chiede di te, dice che è importante- una voce conosciuta si mette in contatto con lui e lo distoglie dal suo volo e mentre la dragonessa, ignara di tutto, continua a volteggiare nella tempesta, Laxus risponde –Dici al vecchio che adesso torniamo, ci vediamo nel nido-
-Ehi dolcezza, dobbiamo tornare a terra- dice Laxus alla sua dragonessa, che sbuffando inverte la rotta per tornare al Nido.
Il Nido non è altro che la torre più alta della Capitale del Regno della Tempesta, dove Storm si rifugiava quando, stanca di volare, cerca riposo, naturalmente, sotto il Nido ci sono gli appartamenti di Laxus: se c’è qualcosa che un Cavaliere non sopporta è doversi allontanare dal suo drago.
Già dall’alto Laxus si accorse che il nonno non era solo, sensazione confermata da Storm che accelerò per raggiungere in minor tempo possibile il nido e quando atterra, né drago, né Cavaliere possono reprimere un’esclamazione di sorpresa.
Accanto a Makarov c’è una ragazza dalla pelle olivastra, dai capelli di uno strano colore verde e con un taglio del tutto inconcepibile: da un lato, quello destro i capelli arrivano al massimo alla spalla, dall’altro i capelli arrivano fino a metà schiena.
Anche gli occhi hanno un colore davvero sorprendente,  un rosa davvero molto scuro che sembra quasi sfociare nel rosso.
Sulle spalle porta un enorme falce.
-E questa chi diavolo è, vecchio?
-Ehi biondino, guarda che io sono qui, puoi anche chiedere a me- dice la ragazza con aria bellicosa.
-Ha il fuoco la ragazza- commenta la dragonessa, ridacchiando.
Re Makarov si lisciò i baffi nel suo solito gesto che dimostra la sua impazienza per poi volgere lo sguardo dietro le caviglie della ragazza, invitando implicitamente il nipote a fare lo stesso.
Laxus spalanca la bocca stupefatto, a nascondersi dietro le caviglie della ragazza c’è un cucciolo di drago, piccolissimo che non poteva avere più di poche ore, con le scaglie di uno strano colore tra il grigio e l’azzurro, che scuoteva veloce la testa affusolata come infastidito da qualcosa.
Anche Storm si accorse della presenza del piccolo drago e sporse il collo in modo da avvicinarsi, curiosa al cucciolo, ed esaminandolo emise un mugolio che Laxus avrebbe sicuramente detto di delizia.
-Come vedi Laxus, un uovo in nostro possesso si è dischiuso, ed è nato questo cucciolo e Neren è il suo cavaliere, perciò, è tutta tua- e prima che il nipote potesse abbozzare una protesta, il vecchio si voltò e scappò via, ignorando le imprecazioni di Laxus.
Dopo essersi calmato, Laxus riportò la sua attenzione sulla sua discepola e cominciò a girargli attorno, esaminandola da cima a piedi.
-Di solito quando si incontra un maestro si usa presentarsi.
-Mi chiamo Neren Ekirus- risponde la ragazza.
-Neren, allora io sarò il tuo maestro, quando ti insegno non tollero che tu ti distragga, e voglio il massimo impegno, posso parlare con il tuo drago?- chiede Laxus, ansioso di conoscere il piccolo, mentre anche Storm, distesasi a terra è interessata a questo scambio di parole.
-Parlare con il mio drago?- risponde Neren confusa e Laxus a queste parole si stampa una mano sulla faccia, disperato.
-Noi draghi parliamo con i nostri Cavalieri tramite il contatto telepatico- spiega Storm alla ragazza che sorpresa non può evitare di lanciare un urlo, procurando alla dragonessa un eccesso di risatine.
-Per la prima volta ti aiuterò io a stabilire il collegamento, poi però dovrai imparare da sola, siediti di fronte al tuo drago.
Neren obbedisce senza fiatare e anche il draghetto sembra impaziente, facendo dondolare lentamente il lungo collo.
-Ecco, adesso chiudi gli occhi e concentrati, percepisci il drago davanti a te e poi parlagli con la tua mente, non c’è nulla di più facile.
Neren si concentra, tenendo gli occhi chiusi, e sta per lasciar perdere quando finalmente percepisce una piccola esattamente davanti a sé.
-Neren- la chiama il cucciolo di drago, con la sua voce profonda, sicuramente appartenente a un maschio –Ciao, mi hai fatto aspettare molto-
-Scusami- dice Nerem, aprendo gli occhi e accarezzando la testa al drago che chiude gli occhi completamente neri, godendosi quella carezza –Adesso però devo darti un nome…-
Neren così rifletté per un po’ per poi sorridere e dire ad alta voce –Ti chiamerai Reegrois, ti piace?
Il draghetto sembrò apprezzare il nome scelto e acconsentì vigorosamente con la testa.
-Bene, adesso che Reegrois ha un nome, lui può raggiungere Storm mentre io e Nerem cominciamo la seconda lezione- disse Laxus, proiettando i pensieri sia al piccolo drago che alla ragazza.
Laxus estrasse le due spade gemelle che aveva ai fianchi e le puntò contro la ragazza dicendo –Il tuo fisico è allenato e robusto, devi essere stata addestrata fin da piccola, fammi vedere cosa sai fare con quella falce.
-Non vedo l’ora, maestro- disse la ragazza arrogante.
Laxus si lanciò all’attacco a testa bassa, mulinando le due spade e lasciando il tempo a Nerem solo di estrarre la falce e parare il colpo, per poi colpire la ragazza con una gomitata alla bocca dello stomaco, costringendola ad arretrare, per poi evitare un fendente che rischiava di decapitarlo, ma che sbilanciò la ragazza in avanti che venne colpita di nuovo per poi essere disarmata.
-Non male ragazzina- concesse Laxus –al piano inferiore ci sono le tue stanze, le lezioni ricominciano domani alle otto del mattino.
E detto questo Laxus si avviò verso le scale e raggiungendole lasciò Nerem in ginocchio sul pavimento, scioccata dalla facilità con cui il suo maestro l’aveva disarmata.
Reegrois si avvicinò alla sua amica, accarezzandola con la testa, un gesto che fu ricambiato da Nerem che però imprecò forte –Non l’ho nemmeno fatto sudare, sono patetica- disse.
-Non è così piccola- gli disse la voce melodiosa di Storm –E’ vero, che attualmente non sei al suo livello, ma questo è solo perché i sensi di Laxus, la sua velocità, la sua forza sono amplificati dalla mia magia, adesso per te è impossibile stargli dietro, ma quando tu e Reegrois imparerete, potrai combattere con Laxus ad armi pari.
Le parole della dragonessa un po’ consolarono la ragazza.
-Neren.
-Si dimmi piccolo.
-Io ho fame, quando si mangia?- 

 
Regno della Luce
Il Regno di Luce si trovava all’estremo nord del Continente e prendeva il nome dal fenomeno del “Sole di Mezzanotte” grazie al quale per sei mesi all’anno il sole non scompariva mai dalla volta celeste, diffondendone la luce.
Sotto questo cielo, volava un possente drago bianco, che grazie alla forte luce sembrava mandare bagliori.
Sulla sua sella sedeva fiero un cavaliere biondo, con indosso una maglia azzurra e dei pantaloni bianchi.
-Sting ci stiamo mettendo nei guai- lo avvertì il drago bianco, con voce cavernosa.
-Weiss, è la decima volta che lo ripeti da quando abbiamo lasciato la Capitale, cosa vuoi che succeda?
-So solo che per quella ragazza tu butti al vento tutto quello che ti ho insegnato.
Sting lasciò perdere, cominciando la lunga discesa verso casa.
Al limitare del Regno della Luce, isolata dalle città e da tutti gli scocciatori, vi era una grossa villa, su due piani, dove abitava la sua famiglia e dove anche lui tornava ogni qual volta ne aveva l’opportunità.
Weisslogia atterrò in una radura che era stata ricavata, abbattendo gli alberi davanti alla stessa casa quando il giovane si era legato al drago.
Una persona lo stava aspettando seduta nel portico della casa, con un libro sulle gambe e sorseggiando una bibita fresca, ma alzò lo sguardo appena vide il drago bianco scendere a terra.
La ragazza, alta nella media, aveva dei lunghissimi capelli biondi, molto chiari, quasi albini, con alcune ciocche sistemate in delle trecce, i suoi occhi erano azzurri come il cielo e il sorriso dolce, mostrava un volto delicato, e molto bello.
Vestiva una maglia nera senza spalline e una gonna a pieghe di colore rosa, con stivali molto alti di colore marrone.
Al collo poi portava un grosso cuore d’oro bianco
-Mamma, papà, Sting è arrivato- urlò la ragazza ai genitori dentro casa, e andò ad abbracciare il Cavaliere che la strinse forte dopo quei giorni in cui era stato costretto a rimanere a palazzo.
-Ciao Ailea- la accolse Sting tra le braccia.
Altre due persone erano uscite dalla casa e si stavano dirigendo verso Sting: una donna alta e bellissima dai capelli biondo cenere e un uomo molto simile a Sting ma con una barba bionda.
-Allora figliolo, tutto bene a palazzo?- chiese il genitore, informandosi.
-Tutto bene, cioè Re Jude mi tratta come uno schiavo ma nel complesso, va tutto bene.
-Sting vieni dentro a riposarti- gli ordinò gentilmente la madre accarezzandogli la guancia e i tre entrarono nella grande casa.
Mentre c’era questo scambio di battute, Ailea andò a salutare anche Weisslogia.
-Ciao zio- lo salutò la ragazza.
-Ciao scricciolo- la salutò il grosso drago bianco, portando i suoi occhi completamente bianchi all’altezza del viso della ragazza – Cosa stavi leggendo?-
-Anatomia dei draghi- rispose la ragazza tutta contenta con uno splendido sorriso.
-Ah si? E chi l’ha scritto?- chiese curioso Weisslogia.
-Wendy, l’ha scritto con l’aiuto del suo drago Grandine.
-Quella dragonessa è sempre stata strana- sospirò Weisslogia.
-Scusa zio ma Sting è riuscito a portarmi quello che gli ho chiesto?- chiese la ragazza interrogativa, facendo sospirare il drago.
-Si- disse, ricordando che la ragazza per ottenerlo  aveva cominciato a perseguitare Sting con i suoi capricci che alla fine, come al solito, ci era cascato con tutte le scarpe e aveva acconsentito a quella follia: rubare un uovo di drago che Re Jude si ostinava a tenere chiuse nella speranza che una si aprisse per la principessa Lucy e a nulla erano valse le parole del Cavaliere che aveva spiegato che le uova si dischiudevano solo al tocco di un predestinato.
-Tengo l’uovo nella mia bisaccia, puoi prenderlo- disse tanto le possibilità che si schiuda sono minime.
La ragazza allora mise la mano nella bisaccia che Weisslogia portava sulla sella e ne estrasse un grosso uovo, bianco con venature dorate, Ailea lo stava studiando attenta e dopo averlo appoggiato a terra si era messa ad accarezzarlo dolcemente, finché non sentì un ticchettio che veniva dall’interno.
-E’ Normale che ci sia questo ticchettio?- chiese la ragazza al drago –Non ricordo di aver mai letto nulla del genere in uno dei miei libri.
-Un ticchettio? Oh Merda…
Intanto all’interno della casa, Gordon Eucliffe e suo figlio Sting stavano parlando della situazione politica del Paese.
-Re Jude muoverà guerra contro il Regno delle Ombre?- chiese il capofamiglia sorseggiando un bicchiere di vino.
-Non finché avremo addestrato tutti i Cavalieri, è convinto che aspettando, l’uovo si schiuderà davanti alla principessa Lucy e che diventerà il secondo Cavaliere, ma non accadrà mai, a nulla servono le parole mie e di Weiss, non ci ascolta, credo che il mio divenire Cavaliere del Regno non gli sia affatto piaciuto.
Gordon Eucliffe sorrise alle parole del figlio: nonostante fossero stati accettati da Re Jude, rimanevano comunque degli stranieri, fuggiti dal Regno delle Ombre quando un tentativo di rivolta era andato male.
Sting ricordava benissimo quella notte, quando lui stesso aveva dieci anni e Ailea solo tre, quando erano stati costretti a fuggire, e nella fuga aveva perso due zii e il nonno e lui aveva giurato vendetta.
-Re Jude non muoverà un passo finché non saremo riuniti tutti e tre i Cavalieri, sperando che nel frattempo nel Regno dell’ombra non siano pronti ad accoglierci.
-E questo non accadrà mai perché il Re non cerca di far schiudere le uova.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH- la voce di Ailea li riscosse dalla loro conversazione, mentre Sting non avvertiva pericolo nella mente di Weisslogia ma solo una disarmante sorpresa, i due uomini uscirono veloci in giardino, rimanendo immobili alla scena,
Ailea era seduta a terra visibilmente spaventata e davanti a lei un cucciolo di drago, scodinzolava e la guardava: sembrava molto allegro mentre Weisslogia scuoteva la testa, come se non credesse ai suoi occhi e volesse svegliarsi da quell’incubo.
Intanto il cucciolo continuava ad avvicinarsi ad Ailea che però vinta la sorpresa iniziale, cominciò a studiarlo attentamente: il cucciolo aveva le scaglie dello stesso colore del guscio,: bianche nella parte superiore del corpo e dorate in quella inferiore, e la studiava con i suoi occhietti gialli con la pupilla verticale, ma la cosa che più sorprendeva dell’aspetto del cucciolo erano le ali, addirittura sei, ricoperte di morbide piume candide, molto diverse da quelle usuali che consistevano in una membrana, Ailea alzò la mano davanti al muso del draghetto che si fece accarezzare, scodinzolando felice.
-Ciao- lo salutò Ailea, mettendosi in contatto telepaticamente con il cucciolo per la prima volta –Io sono Ailea-
-Ciao- disse la voce musicale del drago, sicuramente un maschio-dammi un nome Ailea-
La ragazza parve rifletterci un attimo, portandosi il dito indice sotto il mento, tutto sotto lo sguardo attonito di Sting e di Weisslogia, poi la ragazza si alzò e portando in alto il cucciolo disse –Ti chiamerai Kilmore, ti piace? – e il drago espresse il suo assenso assentendo con la testa e sbattendo le ali.
Mentre questa scena si svolgeva davanti a loro, anche un altro drago e un altro cavaliere stavano comunicando mentalmente.
-Ehi Ailea, non mi presenti il tuo drago?- disse Sting –E’ sempre buona educazione chiedere prima al Cavaliere se può parlare con il suo drago, questa è la prima lezione che ti insegno come Maestro, visto che dovrai addestrarti- per poi passare a parlare in via telepatica –Ciao Kilmore, io sono Sting e lui è Weisslogia, saremo i vostri maestri da ora in avanti-.
-Adesso devo andare ad avvertire il Re, tu resta qui, dovrei tornare domani o al massimo tra due giorni, scusa padre, ma il dovere mi chiama, salutami anche la mamma.
E detto questo salì veloce in sella a Weisslogia per poi spiccare con lui il volo verso la Capitale mentre Alaine e Kilmore li guardarono allontanarsi.

 
Regno Del Fuoco
 

Il Regno del Fuoco si trova nella parte più occidentale del Continente di Fiore, ed è così chiamato perché completamente circondato da vulcani, che costituiscono una barriera naturale contro gli invasori, ma nelle pianure interne il clima è temperato, la terra è fertile e in generale la vita è tranquilla, ma non è stato sempre così.
Fino a pochi anni prima, il Regno era stato teatro di un caos generalizzato, in cui ogni signorotto si comportava come un monarca assoluto all’interno dei suoi possedimenti.
Per fortuna, pochi anni prima erano intervenuti i draghi e uno in particolare, con in sella uno strano ragazzo dai capelli rosa che schierandosi a favore della regina legittima a sedere sul trono, aveva messo fine alle rivolte.
La Regina Erza regnavano da qualche anno e adesso la situazione era tranquilla, se si escludono le rare visite che il Cavaliere e il suo Drago facevano di tanto in tanto alla reggia e che procuravano un sacco di guai alla reggia, ma spesso i due se ne stavano dentro un vulcano attivo, per i fatti loro, oppure volavano tranquilli da un luogo all’altro senza nessuna preoccupazione.
Era giorno di mercato a Aberon, capitale del Regno del Fuoco, e molte persone si erano riversate nella piazza, dove i venditori urlavano, o contrattavano il prezzo delle loro merci, ma in mezzo a tutta questa baraonda una figura coperta da un mantello correva, inseguita dalle guardie.
Erano quasi sul punto di prenderla, quando venne trascinata in un vicoletto, sparendo dalla vista.
Quando le guardi passarono, ignorando la stradina laterale in cui il fuggitivo era scomparso, questi si voltò verso la figura che lo aveva aiutato.
Si trattava di una ragazza di circa venti anni, con i capelli biondi con qualche ciocca castana e gli occhi verde splendente, la carnagione chiara e un bracciale d’oro al polso destro.
Indossava dei pantaloni di pelle nera e un corpetto marrone sopra una camicia bianca, e al fianco una spada.
-Grazie- disse la figura, togliendosi il cappuccio del mantello e mostrando il suo volto alla sua salvatrice che si trovò di fronte degli occhi castani e una cascata di capelli rossi.
-Ma tu sei la Regina Erza- disse la ragazza sconvolta.
-SHHH- disse Erza tappando la bocca alla sua salvatrice –Sto scappando dalle guardie di palazzo, oggi non mi va di rimanere ferma a palazzo, ho voglia di muovermi-.
Peccato che in tutto il tempo che avevano perso nel discorrere le guardie di palazzo li avevano circondate e adesso quello che pareva il loro capo si era inginocchiato davanti alla Regina –Maestà dovete tornare a palazzo-.
-E va bene Gray, tornerò, ma spero che la mia nuova amica voglia accompagnarmi a palazzo.
E prima che potesse dire qualcosa, la ragazza si ritrovò circondata dalle guardie di palazzo e a nulla valsero le sue proteste.
-Allora come ti chiami?- chiese Erza mentre scortate da due ali di guardie di palazzo, venivano riportate a palazzo.
-Ai Haibara- rispose quella annoiata eppure il suo nome parve ridestare qualcosa nei ricordi di Erza, finché non si trovarono all’interno del cortile del palazzo, quando la Regina diede ordine al gruppo di fermarsi –Gray, passami la spada- ordinò perentoria al capo delle guardie che senza alcuna domanda -e tu estrai la tua, è un ordine Haibara- prima di scagliarsi veloce come una furia, tanto veloce che Ai riuscì solo ad estrarre la spada e a parare il primo fendente prima di rispondere.
Solo grazie all’addestramento che suo padre le aveva imposto riusciva a tenere il passo della Regina, che probabilmente aveva riconosciuto il nome della sua famiglia e adesso per chissà quale motivo continuava ad attaccarla.
-Dovrei rimandarti da tuo padre- disse la regina in un momento di pausa.
-EH No, io di quello non voglio sentirne proprio parlare, per mandarmi da lui dovrai chiudermi in un sacco- rispose sprezzante, ricominciando ad attaccare con un fendente che la regina riuscì a parare e a deviare sulla sua sinistra.
-Adesso basta- disse Erza abbassando l’arma e restituendola al capo delle guardie -vieni con me, avanti non ti riconsegno a tuo padre-
E detto questo la bionda si ritrovò a correre dietro alla sovrana sbuffando come una locomotiva, sicura che quella situazione gli avrebbe portato solo guai.
Erza continuava a camminare a passo svelto, percorrendo lunghi corridoi e salendo scale che portavano sempre più in alto, fino a trovarsi in una grossa sala ricolma di preziosi, e al centro su un piccolo altare di marmo erano conservate due grosse pietre.
Lo sguardo di Ai fu catturato dalla pietra di colore rosso, che pareva mandare bagliori nella sua direzione e senza aspettare l’invito di Erza, cominciò a camminare nella direzione della pietra e l’accarezzo circospetta.
Per un attimo non accadde nulla, tanto che Erza pensò di essersi sbagliata e che avesse valutato male quella ragazza, poi però pian piano sentì che c’era uno strano rumore e che nel guscio dell’uovo di drago si stavano aprendo delle profonde crepe e che una piccola testa di colore rosso fuoco, ma con gli occhi bianchi da rettile, stava facendo capolino tra il guscio dell’uovo.
Ai non sembrava affatto sorpresa della piega che avevano preso gli eventi, e per prima cosa aiutò il cucciolo di drago ad uscire dal guscio, una scena che Erza si limitò a guardare, conscia che nessuno doveva intromettersi tra il Cavaliere e il Suo Drago, soprattutto in un momento delicato come quello.
Natsu gli aveva spiegato che il rapporto che lega un Cavaliere al suo Drago, era così intenso che una minima minaccia al compagno indifeso avrebbe potuto scatenare la furia del Cavaliere e lei non voleva trovarsi tra la sua spada, solo per un malinteso.
Intanto il cucciolo di drago si era liberato dal guscio dell’uovo e adesso se ne stava tra le braccia del suo cavaliere annusando l’aria, ma mentre Erza rimaneva a guardare, Ai aveva stabilito il primo contatto telepatico con il cucciolo
-Ciao-
-Ciao, piacere di conoscerti Ai- rispose il piccolo drago con le scaglie rosso rubino, che aveva una voce dolce.  
-Conosci il mio nome?
-Ti ho sentita arrivare Ai, io sarò il tuo compagno per la vita, ma prima dovresti darmi un nome- la voce era davvero melodiosa e la ragazza pensò si trattasse di una femmina, perciò cominciò a snocciolare nomi femminili uno dietro l’altro, tutti respinti dal cucciolo.
-Non mi stai aiutando, possibile che nessuno di questi nomi ti piaccia?- gli chiese la ragazza ormai spazientita da quei continui rifiuti.
-Mi piace Karen, il primo che hai detto, peccato fosse nome da femmina.
-Ah sei un maschietto- disse la ragazza arrossendo per la gaffe appena fatta.
-Non importa, per i draghi non c’è differenza tra maschio o femmina, puoi chiamarmi Karen.
E detto questo il cucciolo di drago appoggiò la testa sul seno di Ai e sembrò addormentarsi e Ai non poté trattenere un sorriso tenero .
In quello stesso momento, lontano, in una caverna alla base di un vulcano in eruzione, aveva trovato riparo un curioso ragazzo dai capelli rosa che se ne stava seduto vicino al fuoco e che aspettava che il suo dragone finisse di fare il suo quotidiano bagno nella lava incandescente, quando la sua siesta fu turbata da una scarica di adrenalina che sentì anche il drago.
-Igneel, hai sentito?- nonostante la distanza il contatto telepatico permaneva, affidabile come sempre.
-Certo che ho sentito Natsu- rispose il dragone di fuoco che pareva essere travolto dalla felicità -pare che sua maestà abbia finalmente trovato una discepola in grado di far aprire l’uovo, adesso dovremo fare da maestri, ti senti pronto-.
-Che domanda stupida Igneel, sai benissimo che sono tutto un fuoco.  

 
Regno delle Paludi
 
Il Regno delle Paludi era uno dei più inospitali luoghi che si possano immaginare: la quasi totalità del territorio è ricoperto da un’intricata rete di canali e acquitrini in cui prosperano malattie, e animali velenosi, eppure anche in questo luogo, sebbene in numero molto inferiore rispetto agli altri Regni, il genere umano ha continuato a vivere, abituandosi all’ambiente, specializzandosi nel combattere i miasmi e i veleni che impregnavano l’aria.
La popolazione era divisa in tribù per la maggior parte nomadi che si spostavano da un luogo all’altro in cerca di migliori condizioni di vita, e solo pochi fortunati erano abbastanza abbienti per potersi permettere una abitazione permanente in una delle poche zone abitabili.
Questo rendeva il lavoro di Cobra estremamente massacrante: il Cavaliere era stato incaricato da Re Brain II di volare per il Paese con le due uova di drago e di trovare i prescelti davanti ai quali le uova si sarebbero schiuse.
Lui e Cubellios, uno splendido drago viola con alcune squame delle zampe di colore bianco perla, volavano cercando di trovare le tribù nomadi che si accampavano qua e là, eppure ne avevano già provato diverse e quelle maledette uova non volevano proprio saperne di schiudersi.
-Cubellios, adesso dove ci dirigiamo?
Il drago per un secondo non rispose, annusando l’aria, cercando di captare qualcosa, per poi virare leggermente verso est, dove sentiva la puzza di quei sudici umani.
Eh già, poiché Cubellios odiava gli umani, anzi tollerava solo la compagnia di Cobra e non si sarebbe mai schierato al loro fianco se non costretto dagli altri sei signori dei Draghi.
Era immerso in questi pensieri Cubellios quando il suo cavaliere gli lanciò un muto allarme e il drago si accorse che erano completamente circondati da uno sciame di vipere del cielo, che sebbene per lui non fossero un problema, erano velenosissime per il suo cavaliere, ma prima che potesse fare qualcosa, una di queste vipere morse Cobra dietro al Tallone che in pochi secondi svenne, accasciandosi sulla sella del drago che lanciò un grido disperato d’aiuto.
Cobra si svegliò tre giorni dopo, disteso su un pagliereccio con un terribile mal di testa e con il piede fasciato con delle foglie, probabilmente di qualche erba medicinale.
-Ah finalmente ti sei svegliato- disse una voce maschile che se ne stava ai piedi del suo giaciglio con un mortaio a pestare quelle che sembravano erbe medicinali.
-E tu chi saresti- chiese Cobra
-Mi chiamo  Duncan Phyllobates- rispose il ragazzo, alzando per la prima volta gli occhi dal suo lavoro, in modo che cobra potesse guardarlo per bene: non era molto alto, e aveva dei lunghi capelli, legati in una coda di cavallo alta che lasciava ricadere un ciuffo in avanti sull’occhio destro di colore dorato, la pelle era chiara e le labbra erano colorate di nero, probabilmente con qualcuna delle piante che si trovavano nei paraggi.
-Sei stato tu a salvarmi? E dove è Cubellios?
-Uffa non scocciarmi, sto lavorando lo vedi? Il tuo drago è a caccia.
-Se ti scoccia così tanto salvarmi, perché non mi hai lasciato morire?
-Mi interessava studiare il tuo drago, non ne ho mai visto uno così da vicini, adesso sta zitto, che sto lavorando.- e detto questo si rimise a pestare con il suo mortaio e non degnò Cobra di uno sguardo.
Rimasero in silenzio per molto tempo, Duncan occupato a pestare le erbe, Cobra disteso a riposare e nel mentre a cercare Cubellios che dopo vari tentativi da parte del cavaliere finalmente si avvicinò abbastanza per sentire i suoi richiami.
-Cobra, stai bene?  E’ colpa mia ero distratto e quelle stronze hanno attaccato sottovento, così non ho sentito il loro odore, stai bene?-
-Si, sto bene, ma che mi dici di questo idiota? – chiese infastidito Cobra a Cubellios.
-Credo che sia uno di quelli che preferiscano la solitudine alla vita civile di voi umani, è un tipo eccentrico, forse un po’ suonato, però l’ho visto trafficare con le piante e pare uno che sa il fatto suo, e comunque quando sono nei paraggi gli si illuminano gli occhi e mi fa un sacco di complimenti, ha anche posto come condizione alla tua guarigione un volo, sembra un fissato per gli animali ma pare che non gli piacciano troppo gli esseri umani, adesso però cerca di dormire, dobbiamo ripartire al più presto-.
Passarono diversi giorni e Cobra si rimetteva in forze, sotto le cure di Duncan che però non era certo diventato più amichevole, se non con Cubellios, ogni volta che lo vedeva all’esterno della caverna, Duncan non gli toglieva mai gli occhi di dosso, finché arrivò il giorno della partenza.
-Ti ringrazio per avermi curato Duncan.
-Sai bene che non l’ho fatto per te.
-Però prima che parta io e Cubellios siamo convinti di doverti mostrare una cosa- e detto questo prese dalle bisacce le due uova di drago che si portavano dietro e le mise davanti a Duncan che le guardava con sguardo estasiato, e mosse la mano verso una di esse per accarezzarla.
Era di un intenso colore rosso porpora con le venature bianche e cominciò a schiudersi appena la mano di Duncan sfiorò quella liscia superfice che si riempì di crepe e con forza ne uscì un drago anche esso di colore rosso porpora che ruggì il suo inno alla vita.
-Oh allora Cubellios aveva ragione, benvenuto tra i Cavalieri dei Draghi, Duncan.
-E cosa devo fare adesso?
-Niente di difficile: sopravvivi, io devo andare- e detto questo si arrampicò sulle gambe di Cubellios e si sedette sul suo dorso, per poi girarsi di nuovo verso Duncan e continuare –E abbi cura del tuo draghetto, io e Cubellios torneremo a prendervi e vi addestreremo- e detto questo presero il volo, scomparendo tra le nuvole.
Duncan intanto guardava sbigottito il drago che zampettava tranquillo tra le erbe dell’acquitrino, per poi volgere il capo verso il suo cavaliere ed esclamare –Hai ancora molto da guardare? Dovresti darmi un nome, prima che me lo dia da solo.
Il ragazzo per un attimo guardò il draghetto porpora che continuava a guardarsi intorno per poi esclamare    -Colostethus- e tentò di accarezzargli la testa, ma il cucciolo si sottrasse a quella carezza e rispose –Si, mi piace, farà paura a tutti gli altri draghi-.
E detto questo non si scambiarono più nessuna parola per tutto il giorno: se quello era l’inizio pensò Duncan, sarebbe stata davvero molto dura.


Angolo dell'Autore
Spero che il Capitolo vi sia piaciuto e che tutti i personaggi finora comparsi siano apprezzati, Per il prossimo capitolo non ho ancora il numero sufficiente per scriverlo, ma appena i personaggi mi arriveranno, mi metterò al lavoro... perciò a presto 
Devil
   
 
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