Christian si chinò su di lei, dando libero sfogo a tutto il suo dolore mentre appoggiava la testa sul suo petto, e fu allora che il lento e debole battito del cuore di Johanna catturò d’un tratto la sua attenzione.
- Il suo cuore sta battendo – disse rivolto ai medici – riesco a sentirlo chiaramente.
- È normale in questi casi, vedrà che smetterà di farlo tra qualche secondo. Condoglianze per la sua perdita.
Rispose uno di loro, poi uscirono lentamente dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle e lasciandolo lì a sospirare con forza, asciugandosi gli occhi pieni di lacrime e cercando di tornare un po’ più padrone di se stesso. Non riuscì tuttavia a lasciare la sua mano, nonostante continuasse a ripetersi che era finita e che doveva assolutamente decidersi a staccarsi da lei. Ma si diede ancora tempo, e attese. Attese che quel battito irregolare si arrestasse per sempre, ma più passavano i minuti più non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile. Se solo si accostava a lei, infatti, poteva ancora sentirlo pompare dentro al suo petto. Dapprima flebile come un battito d’ali, tanto che più di una volta si chiese se tutto questo non fosse soltanto frutto della sua immaginazione, ma anche nello stato emotivo in cui si trovava era chiaramente in grado di percepirlo. E ora era sicuramente più forte di prima. Non c’era alcun dubbio, non poteva sbagliarsi. Si alzò di scatto per lasciare la camera alla ricerca di qualcuno che potesse spiegargli cosa diavolo stesse succedendo, e quando riuscì a individuare qualcuno che fosse vagamente somigliante a un dottore lo pregò subito di seguirlo.
- Senta, so che per lei dev’essere molto difficile accettare la situazione, ma quello che sta dicendo è assolutamente impossibile. Purtroppo questa donna è morta, non c’è più niente che possiamo fare per …
- Non me lo sto immaginando – lo interruppe, sforzandosi il più possibile di mantenere la calma – controlli lei stesso se non ne è convinto. Il suo cuore sta ancora battendo e sarò anche disperato ma non mi sono certo bevuto il cervello, perciò la prego di credermi. Le sto dicendo la verità.
- Si accomodi fuori, adesso.
Fu tutto ciò che gli sentì dire dopo qualche attimo di ostinato silenzio, vedendolo avvicinarsi a Johanna per tastarle il polso.
- Cosa?
Esplose a quel punto, senza capire.
- Le ho detto di uscire, devo controllare la paziente.
Dopo l’iniziale sorpresa a Christian non restò che obbedire, guardandosi bene dal dirgli che forse, per uno che aveva a che fare con degli ammalati tutto il giorno, i suoi modi erano a dir poco bruschi e sbrigativi. Raggiunse gli amici in un fastidioso stato di torpore, informandoli dell’accaduto e trovandosi più volte, mentre parlava a dubitare di sé e di ciò di cui si era accorto in quella stanza, pensando che magari stanchezza e diperazione fossero due combinazioni vincenti per distruggere ulteriormente il suo già vacillante sistema nervoso. Ma no, sapeva perfettamente quello che diceva, e tra poco lo avrebbe dimostrato.
- Scusa, fammi capire, tu stai veramente sostenendo che…
- Sì, Hèléne – la incalzò, passandosi stancamente le mani tra i capelli – so che può sembrare assurdo, ma è così. Maledizione, perché nessuno vuole starmi a sentire?
Visibilmente agitato, cominciò a camminare su e giù senza riuscire a trovare pace finchè Josè non lo costrinse a fermarsi, studiandolo a lungo con aria preoccupata.
- Prova a calmarti, per favore – gli intimò con decisione – se davvero qualcosa è cambiato ce lo diranno al più presto, vedrai.
Annuì senza troppa convinzione. Si sentiva confuso e senza forze, come sull’orlo di un baratro.
- Vorrei solo…sapere.
Disse, affranto.
In quell’attimo la porta si aprì rivelando la figura corpulenta del medico di poco prima, che con fare scettico comunicò le novità appena riscontrate.
- I parametri vitali della sua fidanzata sono di nuovo nella norma – disse infatti rivolto a Christian, anche se lui stesso stentava ancora a crederlo – le pupille rispondono bene al riflesso della luce. È inspiegabile considerate le sue condizioni fino a questo momento, ma è ancora viva. Tuttavia, date le circostanze, possiamo solo monitorarla costantemente per seguire l’evolversi delle cose. Le prossime ore saranno cruciali per lei, e visto che non esiste ancora alcuna certezza preferiamo sottoporla a degli esami accurati prima di pronunciarci in maniera definitiva…
Ma Christian non lo ascoltava più ormai, poiché gli erano bastate le parole “è ancora viva” per permettere alla speranza di tornare a scaldargli il cuore mentre crollava sulla sedia singhiozzando senza controllo, solo che stavolta erano lacrime di gioia.