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Autore: Alina_Petrova    10/06/2015    4 recensioni
"- Allora, adesso si può dire che stiamo insieme, o cosa?..
- O cosa..."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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– No Arthur! Non riusciremo mai a fare in tempo per esserci alle nostre gare! Che sfiga! Basterebbe solo che la mia competizione di karate cominciasse una mezz'oretta più tardi o che la tua di scherma finisse prima! – Merlin sbuffò irritato, con un gesto esasperato, buttando giù dal tavolo i fogli con gli orari delle gare scolastiche previste per il giorno dopo.
Arthur sorrise e lo afferrò giocosamente per il collo, arruffandogli i capelli – gesto che funzionava sempre: la rabbia di Merlin all’istante si spostava su di lui, ma con Arthur non riusciva mai ad avercela per troppo tempo.

– Lascia perdere, Merlin! Certo, è un peccato che non potrai ammirare la mia brillante vittoria, o che io non riuscirò a vedere come Percival cadrà ai tuoi piedi...

– Sei così sicuro della nostra vittoria? – chiese Merlin dubbioso, liberandosi con cognizione dovuta all’esperienza, dalla sua morsa di ferro e distrattamente lisciandosi i capelli scompigliati dall'altro.

– Ehi! Non dubitarne nemmeno! Sono il più grande re di tutti i tempi, e tu... tu dovrai tenermi il passo per forza! Chiederemo a qualcuna delle ragazze di fare un video e poi lo vedremo alla mia festa di compleanno!

– Oh... ma guarda, Gwen! Quant’è bello il nostro Merlin! Come ha messo al tappetto Perci! Sembra sia stato proprio uno scherzo! – esclamò entusiasta Freya, guardando il video della gara, quando quella sera tutta la compagnia si riunì a casa di Arthur per festeggiare i suoi quindici anni.

Le sue parole riempirono il petto di Merlin di un calore piacevole e il ragazzo imbarazzato abbassò gli occhi.
In quel momento, la mano di Arthur rafforzò leggermente la presa sulla sua spalla, ed Emrys alzando lo sguardo su di lui, notò con sorpresa, che il Pendragon raddrizzava la schiena come se fosse lui a ricevere i complimenti, leggendo sul volto dell'amico chiaramente l’orgoglio.

Fuori ormai era sceso il buio, anche se era ormai maggio e le giornate diventavano sempre più lunghe.
Le candele furono spente, il desiderio sulla fiammella già silenziosamente espresso e la torta mangiata.
I ragazzi pertanto si divisero in piccoli gruppetti, a seconda degli interessi, per così dire, e Gwaine si auto-dichiarò il dj della serata.

Arthur per tutto il tempo rimase circondato dai novellini della squadra di scherma, i quali lo intrappolarono in un angolino, bombardandolo di domande molto specifiche. Si annoiava un po’ in loro compagnia, ma non poteva rifiutare di dare dei consigli e suggerimenti ai colleghi più giovani... perciò, rimaneva seduto buono buono in mezzo al cerchio che avevano formato attorno a lui, gettando di tanto in tanto sguardi invidiosi all'altra estremità della stanza, dove Merlin rideva divertito, chiacchierando di qualcosa, a quanto pareva, sicuramente curioso ed emozionante, con Lance e lo sconfitto del giorno, Percival.

Era frustrante, ma Arthur teneva duro.
Fino a quando non vide Freya avvicinarsi a Emris...

– Merlin? – canticchiò la sua vocina dolcissima. – Gwaine ha annunciato il ballo bianco: le dame invitano i cavalieri. Tu... balleresti con me?

E poi, come in un brutto sogno vide le labbra di Merlin piegarsi in un grande sorriso felice, vide la sua mano allungarsi verso Freya, le dita sottili e fragili della ragazza intrecciarsi con le sue, mentre lei poggiava l'altra mano sulla sua spalla, e insieme iniziavano a muoversi al ritmo di una lenta melodia sensuale.

Arthur si sentì mancare. «Non dimenticare di pestare per bene Gwaine...» – riuscì soltanto a formulare la sua mente, prima che il cervello si scollegasse definitivamente, e lo chiamasse...

– Merlin! – Emrys lentamente spostò gli occhi su di lui, ancora strapieni di tenerezza, la stessa con cui prima stava guardando Freya e questa fu l'ultima goccia, quella che fece traboccare il vaso della pazienza di Arthur.

Un attimo dopo, sotto gli occhi attoniti degli amici, Pendragon afferrò Merlin per la vita, se lo caricò in spalla, e nonostante le fragorose proteste e la resistenza di quest'ultimo, praticamente di corsa lo portò fuori.

Silenzio generale... Sipario.
Grazie a tutti!

 

 

– Ma dico... sei impazzito?! – appena toccata terra con i piedi, Merlin gli urlò dritto in faccia, poi lo afferrò per il colletto e con tutta la forza lo spinse sbattendolo con le spalle al muro. – Che ti ha preso? Sei ubriaco? Arthur!

Emris decise di verificare l’unica, secondo lui, probabile causa del comportamento strambo dell'amico, cercando di annusare il suo alito.
L'aria fresca e quella piccola scossa aiutarono Arthur a tornare in se, però ora non riusciva a guardare Merlin negli occhi per la vergogna.
Davvero... che diamine gli aveva preso?

Non senza difficoltà, Arthur si liberò dalla sua stretta e corse via... non sapeva nemmeno lui dove.

Per qualche secondo Merlin rimase lì in piedi, immobile, cercando di trovare una qualsiasi spiegazione all’accaduto, ma ben presto i suoi piedi si mossero da soli per seguire Arthur, come se si fosse azionata improvvisamente una calamita interna.

Merlin camminava dietro di lui, osservandolo ad una distanza discreta, giusto per lasciargli un po’ di tempo per stare da solo, senza però perderlo di vista...
Così arrivarono fino all'autostrada, e soltanto quando le luci delle ultime case del villaggio divennero simili alle lucciole in mezzo all’erba, Arthur davanti a lui si fermò, sedendosi sul parapetto.

– Tua madre non ti ha spiegato cosa può succedere a un ragazzo tutto solo, seduto di notte sul ciglio della strada? – chiese Merlin, fermandosi di fronte a lui, le braccia incrociate sul petto.
Arthur alzò gli occhi su di lui, per niente sorpreso di vederlo lì, come se il fatto che Emrys lo avesse seguito fosse assolutamente naturale, anzi, come se non potesse essere altrimenti.
Peraltro, se qualcuno avesse chiesto a Merlin cosa pensasse in merito, senz’altro avrebbe risposto che per lui era proprio così: seguire Arthur era la cosa più naturale del mondo.

– Ma io non sono solo! Ho un protettore con me, capace di mandare gambe all’aria qualsiasi malintenzionato! Non permetteresti a nessuno di farmi del male, vero? – Arthur appoggiò la testa sulle dita intrecciate sopra le ginocchia e guardò Merlin con espressione stanca e colpevole, che non aveva nulla a che fare con il suo tentativo di riderci su.

– Non vuoi spiegarmi cosa ti ha preso prima?

– Ho visto come stavi bene con lei... cioè, come stavi bene senza di me, e io... insomma, mi era sembrato come se mi avessi abbandonato... come se lei ti stesse portando via da me! Non ci ho più visto! Certo, lo riconosco... non avrei dovuto comportarmi come... –

– Una gran testa di fagiolo? – suggerì con prontezza Emrys, che in quel momento non riusciva proprio a decidere, cosa volesse fare di più – ridere, piangere o picchiare Pendragon quanto bastava per liberare la sua testa da tutte quelle fesserie? Anche se, pensandoci bene, forse era meglio la terza... anzi, era meglio sicuramente la terza!

– Come uno troppo possessivo, volevo dire, ma anche la tua definizione può andare, – Arthur strinse le labbra fino a farle diventare quasi bianche, ma non cercò di evitare il suo sguardo.

Ecco... Arthur era così: avrebbe piuttosto rischiato la vita, pur di non mostrare le sue debolezze e i suoi dubbi agli altri, ma quando poi lui e Merlin erano soli, non c’era spazio per la finzione tra loro; appariva davanti all'amico così com’era, indifeso, senza la solita maschera che indossava sempre, quella del cavaliere coraggioso, anche se questo fatto della vulnerabilità lo spaventava a morte.
Merlin poi non poteva che rispondergli con altrettanta sincerità, quindi fece un sospiro e si sedette accanto ad Arthur sul parapetto.

– Sicuro di non essere stato adottato? – chiese Merlin con un tono estremamente serio, piegando la testa di lato, e Arthur sbattè velocemente le palpebre più volte per la sorpresa.

– Eh?.. No, certo che no! Come ti è venuto in mente?

– Beh... è che, conoscendo i tuoi genitori, non capisco da chi potresti aver preso per venir su così sce... ehm... poco intelligente!

Arthur aprì la bocca per protestare, ma sulle sue labbra si poggiò il dito sottile dell'altro.

– Ora fai silenzio. Tutto questo è talmente stupido! Non solo il fatto che sei stato così... geloso! Ma anche il fatto che questo mi piace... un po’, – Merlin si morse il labbro scuotendo la testa. – Ma comunque, sono molto arrabbiato. Come hai potuto solo pensare, che a causa di una ragazza... ok, anche dolce e carina come Freya... io possa cambiare il mio atteggiamento con te? Tu sei il mio migliore amico, Arthur! Ormai non mi ricordo nemmeno più i tempi in cui non ti conoscevo! Quest’inverno poi... sai... quando eri malato e non mi hanno lasciato vederti per una settimana intera... ho dato fuori di testa, sentivo continuamente che mi mancava qualcosa... mi mancavi tu. Mi piace passare del tempo con Lance e Gwaine, sono divertenti e interessanti; mi trovo bene con Freya, abbiamo tanto in comune, lei mi capisce come pochi altri... Ma, Arthur... per quanto io possa stare bene con loro, senza di loro io posso stare... ma senza di te no, è questa la differenza tra te e gli altri. Non vado da nessuna parte, non ti lascio, capito?

Arthur annuì brevemente, e Merlin, con un gran sorriso, sospirò poggiando la testa sulla sua spalla. Arthur socchiuse gli occhi, sentendo i suoi capelli contro la guancia e godendo dell’improvvisa pace scesa su di loro.

– Merlin? Stai facendo le fusa? – dopo qualche minuto chiese Arthur in un sussurro, ricevendo subito una bella gomitata sulle costole.

– Sto tremando dal freddo, idiota! – rispose l’amico, mettendosi ancora un po' più vicino a lui, in cerca di calore, quindi di nuovo calò tra loro un silenzio carico di pensieri ma per nulla pesante.

– Beh, abbiamo intenzione di dormire qua, o cosa? – chiese finalmente Arthur, che iniziava a sentire pure lui un certo disagio, dato che l’aria non era esattamente estiva.

– O cosa... – mormorò Merlin. – Soltanto... stiamo ancora un minutino così, va bene? E poi... «o cosa».

– Come desideri, mio signore, – sospirò Arthur nei suoi capelli, ed il cuore di Merlin a quelle parole fece una piccola capriola. Chissà perché poi...

   
 
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