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Autore: Barbara Baumgarten    10/06/2015    2 recensioni
[Pathfinder]
[Pathfinder]Xardax è un giovane elfo che ignora del tutto la sua vera natura. Forze potenti si stanno per scatenare contro di lui e una missione pericolosa lo attende per segnare definitivamente il suo destino. Accompagnato da altri valorosi eroi, Xardax dovrà affrontare Arania, mitico mostro del regno di Anthurium, famiglio del potente mago Zordlon che aveva portato morte e distruzione nella grande battaglia per il potere.
Questa storia è il resoconto romanzato di una campagna inventata puramente da me prendendo spunto dall'universo GDR di Pathfinder, nella quale i miei giocatori hanno interpretato ottimamente i loro personaggi. n grazie particolare va quindi a loro: Xardax, Serval, Alton e Burduck.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Il sole stava tramontando dietro le montagne che incorniciavano il paesaggio e il giovane Xardax guardava pensieroso l'orizzonte.
I riflessi rossastri del sole risaltavano ancora le verdi pagliuzze negli occhi del giovane, occhi vispi ed intelligenti che osservavano il mondo con attenzione e meraviglia, mentre le orecchie a punta, tipiche della sua gente, facevano capolino dietro ricci color miele. Stava per entrare ufficialmente nel mondo degli adulti. Da lì a due settimane avrebbe, infatti, preso parte al rituale d'iniziazione che gli avrebbe consentito di presentarsi al mondo non più come il giovane nipote di Feren, ma come Xardax, il fabbro di Red Down.
Egli era il miglior fabbro di tutte le terre del Nord, merito soprattutto degli insegnamenti di suo nonno che lo aveva cresciuto dopo la morte dei suoi genitori. Il vecchio, così come affettuosamente Xardax chiamava il nonno, gli aveva insegnato la nobile arte armaiola della quale il popolo elfico andava fiero. Non vi era villaggio in tutta Anthurium che non apprezzasse la forgia delicata e allo stesso tempo resistente degli archi e dei pugnali elfici. E suo nonno, ne conosceva i più intimi segreti. Fin da bambino Xardax lo vide come un incredibile artista capace di dare vita ad opere perfette sia nella forma che nella pericolosità. Così cominciò a seguire il nonno nel lavoro ed egli era sempre talmente fiero del nipote che ovunque andasse lo presentava come il vero erede di Terystil l'Armaiolo, cioè colui che per primo pensò di usare il Legnoferro per archi e pugnali dando grande fama al popolo elfico.
Ma fin da bambino Xardax voleva fare l'avventuriero. Amava girovagare fra gli alberi della foresta immaginando di essere in una landa sconosciuta e in missione per conto di Anthurium. Desiderava più di ogni altra cosa, seguire le orme del padre, viaggiare e vedere posti nuovi, essere un eroe e combattere le forze del male. Tuttavia, vi era sempre un velo di tristezza negli occhi del nonno quando il piccolo Xardax giocava a fare il guerriero. Una volta, mentre si trovava sulle rive del ruscello, nel mezzo della foresta, il nonno, che da diversi minuti lo stava osservando nascosto tra le fronde, lo chiamò a sé.
"A cosa stai giocando?" gli chiese in tono affettuoso.
"Sono un guerriero!" rispose Xardax "La regina di Anthurium mi ha mandato qui per uccidere il mostro delle acque!". A Feren piaceva l'allegria di quel mucchietto di pelle e ossa che giocava a fare l'uomo grande. Aveva il coraggio del padre e la determinazione della madre e Feren non poteva fare a meno di pensare a loro ogni giorno della sua vita.
"Ma non hai paura?" gli chiese il nonno fingendo il tono di uno che ne ha. Xardax sorrise, capendo che il nonno stava entrando nel gioco, e si fece serio.
"No, io non ho paura di niente! Sono i mostri che devono aver paura di me! Io sono il figlio di Sarhi, guerriero di Anthurium!". Quelle parole fecero trasalire il vecchio. Sapeva che suo nipote non avrebbe potuto evitare il suo destino a lungo, ma lui voleva evitarlo. Sarhi era stato un grande guerriero arcano, aveva combattuto per la Legione dei Piani ed era morto lasciando sua figlia da sola. Il sangue del guerriero scorreva nelle vene del giovane Xardax così come la capacità di viaggiare nel sonno come sua madre. E non solo.
"I guerrieri vanno a combattere, Xardax, e tu vorresti lasciare Red Down? Che ne sarà delle tue bestiole?" chiese il nonno, sapendo che nulla al mondo era più importante per lui degli animaletti che aveva trovato nella foresta e soccorso. Il bambino ci pensò. Poi i suoi occhi si rattristarono. Feren sapeva che aveva toccato un nervo scoperto, Xardax si immedesimava in quelle bestiole, loro, come lui, erano state private dal fato della famiglia, dei genitori, erano state abbandonate.
"Le affiderò a te, nonno" disse infine Xardax e Feren ebbe l'impressione di sentir parlare sua figlia.
Xardax ricordava spesso quell'episodio e ora che aveva l'età giusta, ne comprendeva la natura. Suo nonno si era sempre dato molto da fare per sopperire alla mancanza dei suoi genitori, ma era da solo e stava invecchiando. Xardax poteva avvertire la sofferenza del vecchio quando di notte lo sentiva piangere. Allora andava nella sua stanza, bussava delicatamente alla porta e gli chiedeva come stava.
"Sto bene, figliolo, sto bene. E' solo un po' di nostalgia, tutto qua" gli rispondeva Feren cercando di non far pesare a suo nipote il suo stato d'animo. Ma Xardax lo capiva. Si era spesso chiesto come sarebbe stata la sua vita se i suoi genitori non fossero morti. Ma per quanto cercasse di immaginarlo, non ci riusciva, non poteva sapere cosa si provasse ad essere abbracciato da sua madre. Lei non era mai riuscita a farlo.
Mentre il tempo passava, Xardax perse la sua ambizione di seguire le orme del padre e si concentrò sull'attività del nonno. Di dedicava anima e corpo, giorno dopo giorno. Era bravo e suo nonno era fiero di lui. A volte, però, si ritirava sulla parte alta della Foresta da dove poteva ammirare l'intera vallata che abbracciava Red Down e pensava a quante cose straordinarie ci fossero là fuori. Quando chiese al nonno se potevano fare un viaggio per vedere il mondo, Feren si fece serio.
"Non c'è niente di bello al di là della Foresta, Xardax. I popoli sono in continuo contrasto dopo la grande guerra e la pace si trova solo qui". La grande guerra. Xardax chiedeva spesso al nonno di raccontargli della grande guerra, ma il vecchio era sempre laconico sull'argomento. C'era stato un potente mago, oscuro, che aveva sottomesso tutto il regno. Poi, come tutte le cose, era morto e fine della storia.
Tuttavia, Xardax, non riusciva a lasciarsi la storia e l'avventura alle spalle. Sentiva dentro di sé di appartenere a qualcosa di grande, che il suo destino non era quello di restare a Red Down a lavorare il legno ferro. Era come se ogni parte del suo corpo gli dicesse che c'era un altro piano per lui, non sapeva cosa, ma era certo di non sbagliarsi.
Mentre era assorto fra i suoi pensieri, un uomo spuntò dal piccolo sentiero alle sue spalle correndo.
"Xardax!" urlò. Il giovane si girò di scatto riconoscendo il nonno. Si levò in piedi e corse verso il vecchio.
"Xardax, figliolo!" disse ansimando e reggendosi alle spalle del ragazzo. "Presto, devi tornare alla capanna".
"Cosa succede, nonno? Perché tanta agitazione?" chiese preoccupato.
"Non c'è tempo per spiegarti tutto, ragazzo, devi andartene immediatamente da Red Down" il tono del vecchio era palesemente affannato. Senza una parola di più, prese il giovane per un braccio e si diressero velocemente verso la capanna. Una volta giunti il nonno afferrò un vecchio e logoro zaino dal baule all'ingresso e cominciò a riempirlo con provviste.
"Nonno, potresti fermarti un secondo e provare a spiegarmi cosa sta accadendo?" nessuna risposta.
"Nonno!"disse questa volta urlando. Il vecchio si fermò e prese Xardax per le spalle. Il suo sguardo era visibilmente terrorizzato. Quegli occhi che molte volte avevano dato sicurezza al giovane, ora mostravano tutta la loro debolezza.
"Ascolta ragazzo, non ho tempo per spiegarti tutto. Forse avrei dovuto ignorare la promessa fatta a tua madre e raccontarti le cose molto tempo fa, ma non l'ho fatto e non si può tornare indietro. Ora devi andare alla Torre del Gran Consiglio, ci vorranno un paio di giorni di cammino. Là troverai le risposte" le ultime parole furono pronunciate con un nodo alla gola.
"Mia madre? Una promessa? Ma cosa..."
"Non c'è tempo! Un giorno, spero, riuscirai a capire, ma ora devi andare e fare in fretta!" e così dicendo gli mise lo zaino in spalla. A nulla valsero le proteste del giovane che in pochi istanti si ritrovò all'uscio.
"Tieni Xardax" e gli porse una lettera "dalla all'arcimago Vanariel del Gran Consiglio, lui saprà cosa fare". Seguì un intenso abbraccio e il vecchio cominciò a piangere.
"Ti voglio bene, ragazzo. Solo gli dei sanno quanto avrei voluto che le cose andassero diversamente. Ora va e non guardarti mai indietro. Qualunque cosa tu senta, Xardax, va avanti per la tua strada. Promettimelo!" e così dicendo lo guardò fisso negli occhi. Il ragazzo era confuso ma con la voce tremante disse solo"Te lo prometto, nonno."
Il vecchio gli diede una piccola spinta allontanandolo dalla porta e con lo sguardo lo seguì fino alla curva del sentiero. Che la luce di Desna vegli su di te, figliolo pensò fra sé.

Xardax correva giù per il sentiero ignorando i rumori di battaglia che giungevano dal villaggio di Red Down. Correva e piangeva. Non sapeva cosa fosse accaduto ma in pochi istanti la vita tranquilla e quasi monotona lo abbandonò lasciandolo da solo. I rami gli graffiavano le gambe e si sbucciò le ginocchia diverse volte mentre cercava di mantenere l'equilibrio sul terreno impervio. Lo zaino sulle spalle pesava. Aveva lasciato suo nonno là, come aveva potuto? Si fermò e considerò l'idea di tornare indietro. Ma lo sguardo atterrito di Feren gli fece cambiare idea. Se suo nonno lo voleva lontano da Red Down, lui avrebbe obbedito. Continuò la lunga corsa finché la stanchezza non lo fece fermare. Era buio e faceva freddo. Xardax non era abituato a quel cambio di temperatura, nel suo villaggio il clima era sempre mite, e si strinse nel mantello. Pensò di accendere un fuoco, ma si ricordò uno dei primi insegnamenti che suo nonno gli aveva impartito quando, da bambino giocava al guerriero. Se sei braccato, non accendere mai un fuoco o verrai visto a miglia di distanza. Piuttosto, assicurati di portare con te sempre del cibo che puoi mangiare senza cucinarlo.
Guardò nello zaino e vi trovò pane e formaggio. Suo nonno era sempre un passo più avanti di lui. A volte Xardax si era chiesto se Feren fosse sempre stato solo un fabbro.
Non riuscì nemmeno a dormire, semplicemente si accovacciò cercando di riposare e di fare chiarezza sugli ultimi avvenimenti. Perché il nonno era così spaventato? Perchè Red Down era stata attaccata? Ma nessuna di queste domande poteva avere una risposta. Pensava e ripensava alla frase che il nonno gli aveva detto. Forse avrei dovuto ignorare la promessa fatta a tua madre. Lui non aveva mai conosciuto sua madre, era morta dandolo alla luce. Il vecchio lo aveva cresciuto e quando raccontava di lei gli si illuminavano gli occhi. Era bella, diceva, tutti le facevano la corte, fin da quando era poco più che una ragazzina. Ma lei aveva occhi solo per tuo padre. Ogni volta che arrivava a questo, però, la luce negli occhi lasciava posto alla tristezza. Spesso Xardax ebbe l'impressione che il nonno incolpasse suo padre per la morte della mamma, sebbene fosse morto prima lui. Xardax non aveva ben compreso la storia dei suoi genitori, forse perchè il vecchio era sempre restio nel raccontarla. Quello che lui sapeva era che sua madre era una donna molto intelligente e che conobbe suo padre durante una festa annuale nella capitale. Lui la corteggiò per molto tempo e quando finalmente lei decise di donargli il suo cuore lui dovette partire. Tuo padre era un guerriero e come tale era costretto ad obbedire agli ordini che venivano impartiti dall'alto. Più volte tua madre gli chiese di restare ma invano. Quando tornava a casa lei era radiosa. Riuscirono a sposarsi durante una delle sue brevi visite. Le chiedevo spesso se fosse veramente felice e lei mi guardava sorridendo. Era innamorata come mai avevo visto prima, ma saperla sempre sola mi stringeva il cuore.
Xardax non aveva alcun ricordo di lei e, in un certo senso, era quasi invidioso del nonno che, invece, la ricordava bene. Tuttavia, c'era sempre un velo di tristezza negli occhi del vecchio e aveva l'impressione che tacesse alcune informazioni. Ma tutte le volte che aveva provato a fare domande, il nonno cambiava discorso, soprattutto quando chiedeva chi fosse sua madre e cosa facesse per vivere. Feren diventava brusco e liquidava la cosa con un generico Faceva la guaritrice, ma Xardax non aveva mai realmente compreso cosa significasse. Il giovane non riusciva a trovare pace nei suoi pensieri.
A metà mattina del secondo giorno, Xardax giunse in prossimità della Torre. O quasi. Sapeva che il Gran Consiglio doveva trovarsi in una radura oltre il Lago del Silenzio. Aveva davanti la radura, ma della torre nessun segno. Cominciò ad incamminarsi lasciandosi il fitto bosco alle spalle, sebbene il taglio alla gamba gli bruciasse. Si era ferito mentre cercava di scappare dal mostro del lago.

Il Lago del Silenzio si trovava appena fuori dalla Foresta di Red Down e il suo nome era dovuto all'essere che abitava le sue profonde acque scure. Si raccontava che nessuno poteva camminare per le rive del lago, poiché al più piccolo rumore, il mostro si sarebbe destato. Xardax conosceva quella storia ed era stato suo nonno a raccontargliela. Ecco perché, quando si accorse che qualcosa lo stava inseguendo, decise di costeggiare le acque del lago. Inizialmente gli era sembrato un semplice rumore di fondo, le foglie mosse probabilmente dal vento, ma poi l'aveva udito distintamente. Non era il vento ma una creatura che si muoveva furtiva alle sue spalle, annusando l'aria. Non poteva trattarsi di un lupo, non avrebbe fatto tutto quel rumore, ma allora cos'era? Decise di affrettare il passo, camminando fra gli arbusti e dirigendosi verso il lago. Avrebbe usato il mostro, sempre se davvero ne esisteva uno, per liberarsi dall'inseguitore. Quando vide le acque calme e scure, si fermò. Al minimo rumore, la bestia si desta, così gli aveva detto suo nono. Tese l'orecchio per sentire dietro di lui. Qualunque cosa lo stesse seguendo, aveva accelerato il passo per raggiungerlo. Si nascose dietro un cespuglio e attese che l'inseguitore facesse l'errore di camminare lungo le sponde. Dopo qualche istante, un essere poco più alto di lui, ma decisamente più grosso, emerse dalle fronde della foresta. Xardax non aveva mai visto niente di simile. Sembrava un elfo ma i suoi muscoli non erano affusolati ed eleganti. Le gambe erano tozze, più corte rispetto al busto, ed era irsuto come un orso. La mascella sporgeva leggermente e due grossi denti uscivano dalla bocca allungandosi verso le guance. L'essere si fermò dove poco prima aveva fatto lo stesso Xardax e annusò l'aria. Camminò avanti e indietro e urtò con lo stivale un piccolo sasso che finì con l'increspare lievemente l'acqua. Mentre la creatura guardava in direzione di Xardax, il lago sembrò prendere vita. Ci siamo pensò. All'improvviso, diversi tentacoli uscirono dalle acque e afferrarono l'essere, che urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, e lo portarono nelle profondità. Xardax fece un sospiro di sollievo, ma la creatura del lago avvertiva ancora la sua presenza. Ormai si era destata e i suoi sensi le dicevano che qualcun'altro era lì, sulle sponde del suo lago. Xardax pensò rapidamente sul da farsi. La cosa migliore da fare era tornare nella foresta e raggirare il lago. Scattò in piedi e si mise a correre più veloce che potè, ma uno di quei tentacoli lo afferrò alla gamba piantandogli gli aculei nella carne. Soffocò un grido di dolore e con uno sforzo immane riuscì a prendere il pugnale che aveva messo alla caviglia. Un colpo secco e il tentacolo lasciò la presa. Xardax riprese a correre e solo qualche metro più avanti si rese conto che era al sicuro. La gamba sanguinava ed era dolorante. Si staccò una striscia di stoffa dal mantello e coprì la ferita.

   
 
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