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Autore: Barbara Baumgarten    10/06/2015    1 recensioni
[Pathfinder]
[Pathfinder]Xardax è un giovane elfo che ignora del tutto la sua vera natura. Forze potenti si stanno per scatenare contro di lui e una missione pericolosa lo attende per segnare definitivamente il suo destino. Accompagnato da altri valorosi eroi, Xardax dovrà affrontare Arania, mitico mostro del regno di Anthurium, famiglio del potente mago Zordlon che aveva portato morte e distruzione nella grande battaglia per il potere.
Questa storia è il resoconto romanzato di una campagna inventata puramente da me prendendo spunto dall'universo GDR di Pathfinder, nella quale i miei giocatori hanno interpretato ottimamente i loro personaggi. n grazie particolare va quindi a loro: Xardax, Serval, Alton e Burduck.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~A mano a mano che procedeva verso il centro della pianura dove, a detta di tutti, avrebbe dovuto trovarsi la Torre, cominciò ad intravvedere due figure dritte, una di fianco all'altra che sembravano a guardia di qualcosa. Rallentò il passò e cercò di non far vedere troppo la zoppia, mentre la mano si avvicinava sotto il mantello all'impugnatura del coltello.
“Alt!" gridò perentoria una delle due figure, facendo sobbalzare Xardax.
"Chi sei?"
Il giovane si fermò duro come un legno e dopo aver deglutito la paura rispose con voce tremante
"Mi chiamo Xardax, di Red Down. Sto cercando la Torre"
Il tizio che aveva parlato si allontanò dall'altro e cominciò a procedere sicuro verso di lui. Xardax, da canto suo, si avvicinava con fare molto incerto a quella che, a tutti gli effetti, doveva essere una guardia.
"Quali affari ti portano alla Torre?"domandò perentorio.
"Il mio villaggio è stato attaccato e mio nonno mi ha mandato qui. Ecco" disse mostrando una pergamena "mio nonno mi ha detto di darla all'arcimago Vanariel"
I due si guardarono con aria interrogativa. Poi uno si avvicinò e prese la lettera. Dopo averla letta la passò all'altro.
"Salute, giovane Xardax. L'arcimago Vanariel ti stava aspettando. Prego, seguimi."
Xardax continuava a capire sempre meno cosa stesse accadendo. Sembrava che tutto il mondo fosse a conoscenza di fatti che lui era il solo ad ignorare. Ora la paura che lo aveva tenuto sveglio nei due giorni passati lasciò il posto alla frustrazione.
La guardia fece qualche metro, poi si fermò davanti al vuoto e cominciò a recitare una strana litania. Dal nulla apparve un immenso portone i cui chiavistelli si aprivano a mano a mano che la recitazione proseguiva. In pochi istanti, dove prima vi era solo un'immensa prateria si stagliava la più imponente torre che il giovane avesse mai visto. Era alta e circondata da mura invalicabili, la sua sommità raggiungeva il cielo, tanto da essere abbracciata dalle nubi. La luce del sole rifletteva sulla sua superficie dando l'impressione che l'intero edificio fosse dorato.
Xardax aveva sentito parlare della Torre quando ancora era un bambino. Un giorno mentre badava a ripulire la casa insieme al nonno, qualcuno bussò alla loro porta. Generalmente, Feren consentiva a suo nipote di aprire la porta, ma quel giorno lo fermò. Il viso del nonno era nervoso e con un gesto della mano gli disse di rimanere in silenzio e di andare in camera sua. Xardax ubbidì, ma lasciò la porta lievemente accostata per poter meglio spiare cosa accadeva. Il nonno andò ad aprire e lui vide l'espressione di Feren farsi seria.
"Ah, sei tu?" disse il nonno in modo molto sgarbato e Xardax si stupì.
"Non si salutano più i vecchi amici, Feren?" rispose una voce molto calda e tranquilla. Feren non si spostò dalla porta e, soprattutto, non cambiò il tono.
"Al momento sono occupato. Cosa vuoi?" Una lieve risata provenì da quell'uomo sconosciuto che irritava il nonno.
"Calmati, Feren. Sono solo passato per vedere come sta Xardax" disse cercando di essere molto tranquillo ed educato.
"Sta bene. C'è altro?". Seguì una pausa durante la quale Xardax non riuscì a mantenere a freno la curiosità. Così uscì dalla sua stanza e corse di fianco al nonno. Feren non si stupì del gesto, in fondo non poteva pensare che un bambino ubbidisse all'ordine di starsene in camera sua mentre un personaggio curioso era alla porta, e lo abbracciò, stringendolo a sé con un braccio mentre con l'altro si appoggiava allo stipite.
"Eccolo qui, il nostro Xardax!" disse con entusiasmo lo sconosciuto "Caspita come è cresciuto" poi si chinò all'altezza del bambino e lui potè guardare quei profondi occhi blu. C'era qualcosa in quello sguardo che affascinava Xardax e allo stesso tempo lo intimoriva .
"Hai il viso di tua madre" disse cercando di accarezzarlo ma il nonno si frappose velocemente.
"E' meglio se torni alla Torre. Nessuno qui ha niente a che fare con voi" disse Feren e provò a chiudere la porta ma lo straniero lo fermò.
"Non voglio darvi fastidio, Feren, ma sai che ogni tanto vengo a controllare. È accaduto qualcosa?"
"No, nulla. Lui vuole fare l'armaiolo, rimanere a Red Down e a me sta bene. Non credo che dovrà mai sentir parlare di voi. Ora, per favore, vattene". Feren aveva usato un tono tanto disperato da sembrare perentorio. L'uomo lo guardò in silenzio per pochi istanti e se ne andò.
Rimasti soli, Xardax chiese immediatamente al nonno chi fosse quell'uomo e cosa fosse la Torre.
"Niente, figliolo, è solo un vecchio compagno di guerra di tuo nonno e la Torre..." sembrava non avere abbastanza bugie per quello "...la Torre è una scuola per gente particolare" concluse frettolosamente.
"Particolare?" chiese Xardax e il nonno maledisse la curiosità di quel bambino.
"Oh, andiamo! Non ti fissare sulle parole. È una scuola non adatta a te e agli elfi che sanno lavorare bene il legno ferro. Non voglio parlare più di questa Torre, intesi?"
Xardax ubbidì, e dopo di allora non parlarono mai più della Torre. Fino al giorno della sua partenza.


"Seguimi" disse la guardia destando Xardax dallo stupore e dai suoi pensieri. Mentre s'incamminava a seguito dell'uomo , notò che fiori e foglie s'incastonavano fra le fessure delle mura come pietre preziose e a mano a mano che le piante crescevano, abbandonavano il loro coloro verde smeraldo per tonalità più eteree e dorate.
Dalle passerelle che collegavano gli angoli della cinta erano visibili diversi elfi armati di arco che pattugliavano avanti e indietro. Nessuno avrebbe potuto entrare senza essere visto e nessuno sarebbe riuscito ad uscirne senza il permesso. Xardax era rimasto a bocca aperta. La guardia procedeva con passo svelto attraversando il cortile, al centro del quale si stagliava una grande fontana ornata da una statua, mentre tutto intorno vi era un colonnato che permetteva piacevoli passeggiate nella frescura dell'ombra. Il giovane si fermò per ammirare la statua che raffigurava una donna bellissima con un braccio alzato verso il cielo dalla cui sommità usciva un raggio di luce ben rappresentato dal cristallo trasparente. La fattura era eccezionale. Gli abiti, così come i capelli della giovane davano l'impressione di fluttuare leggeri nell'aria nonostante l'intera scultura fosse di marmo solido. Mentre guardava estasiato quell'opera d'arte, non si accorse della piccola creatura che gli si era avvicinata.
"Bellissima, non trovi?" chiese una voce alle sue spalle.
Xardax si girò e dovette abbassare lo sguardo notevolmente per poter incrociare gli occhi della giovane halfling che gli stava davanti.
"Sì, lo è. Chi è?" chiese tornando ad ammirare la statua.
"La Viaggiatrice. Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare" disse in tono canzonatorio. Xardax stava per rispondere ma la guardia lo precedette.
"Cora, avrai tempo per dar sfoggio dei tuoi studi sulla storia di Anthurium più tardi. Ora il giovane è atteso da Vanariel nel suo studio" e così dicendo poggiò fermamente la mano sulla spalla di Xardax incoraggiandolo a proseguire, nonostante le proteste della ragazze.
L'ingresso della torre era immenso. Il portone si aprì da solo quando Xardax e la guardia furono a pochi metri di distanza da esso. Il pavimento era in marmo lucido e le pareti sembravano d'avorio. La luce filtrava da grandissime finestre finemente lavorate in vetro clorato, mentre sfere simili a fuochi fatui permettevano di ammirare le decorazioni intarsiate nelle grandi colonne portanti e nei muri. Ovunque passeggiavano indaffarati uomini e donne con vesti lunghe e finemente disegnate. Mentre Xardax procedeva dietro la guardia molti sguardi lo seguirono. Era visibilmente imbarazzato da tanto splendore. Salirono per una scalinata e giunti in cima seguirono un corridoio sulla destra.
Il corridoio era illuminato anch'esso da sfere luminose che galleggiavano in prossimità dei muri. Alle pareti vi erano quadri che raffiguravano personaggi evidentemente illustri, ognuno con la sua veste elegante.
Finalmente giunsero allo studio di Vanariel. La guardia bussò due volte alla porta. Poi si voltò verso il giovane
"Puoi entrare, Vanariel ti aspetta" e si congedò.
Xardax deglutì rumorosamente. Era nervoso. Fece un passo verso la porta ed essa si aprì da sola così come era accaduto all'ingresso.
Lo studio era enorme: almeno quattro o cinque volte la sua capanna di Red Down. Un camino scoppiettava in un angolo, mentre alle pareti gigantesche librerie giungevano fino al soffitto. Alcuni libri levitavano da soli spostandosi da uno scaffale ad un altro. Xardax sbatté più volte le palpebre per capire se tutto ciò fosse reale.
"Salute, giovane Xardax di Red Down" la voce dell'arcimago era tranquilla e morbida. Fece un breve ed elegante inchino al ragazzo che ricambiò.
"Prego, avvicinati" disse sorridendo.
Xardax obbedì e quando fu vicino allo scrittoio riconobbe in quell'uomo lo straniero di qualche anno prima. Vanariel, capì e cercò di fare chiarezza.
"Vedo che ti ricordi di me. Evidentemente gli anni non mi hanno cambiato, buono a sapersi" disse sorridendo.
"Immagino che il vecchio Feren ti abbia infine raccontato di noi"
Xardax non sapeva cosa rispondere e, semplicemente, gli porse la lettera del nonno.
Vanariel lesse con attenzione, unì le dita sulle labbra e lo fissò. Dopo istanti che parvero un'eternità, cominciò a parlare.
"Io sono Vanariel, arcimago della torre del Gran Consiglio e tu sei Xardax, figlio di Rhyal. Tuo nonno ha fatto bene a mandarti da me, ma se l'ha fatto significa che una grande sventura si è abbattuta sul tuo villaggio" disse rammaricato.
"Mio nonno mi ha detto che voi avreste potuto spiegarmi tutto. Cosa sta accadendo? Perché sono qui? Cosa è successo al mio villaggio? E, soprattutto, perché eravate venuti alla mia casa anni fa?"" chiese il giovane tutto d'un fiato.
"Xardax, nel tempo avrai le tue risposte. Per il momento devi sapere che sei un mago e tuo nonno ti ha inviato a noi affinché cominciassi il tuo addestramento"
"Un mago?! Ma che pazzia è mai questa..." lo interruppe il giovane.
"Sarà meglio che iniziamo il tuo addestramento dalla basi dell'educazione giovanotto" disse con tono duro rimproverandolo.
"Punto primo: quando io o un tuo superiore dice una cosa, non devi metterla in discussione come se tu ne avessi la capacità. Punto secondo: sei un mago, il che significa che l'energia scorre nelle tue vene come in quelle della tua famiglia. Punto terzo: se hai domande da fare chiedi il permesso di parlare e formula le tue richieste con rispetto. È tutto chiaro, Xardax?" l'arcimago usò un tono che sembrò più duro di quel che avrebbe voluto.
"Si, signore, mi scusi signore" disse con la testa china.
"Molto bene, impari in fretta. Ora , il tuo addestramento comincerà domani. Va nel tuo alloggio e riposati."
Xardax fece un breve inchino e si congedò.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, nello studio di Vanariel si materializzò una donna e l'arcimago non sembrò stupito.
"E' cresciuto molto" disse la sacerdotessa "e con il corpo è cresciuta anche la mente"
"Non sa nulla né di sua madre né dei suoi poteri. Il vecchio Feren ha saputo mantenere bene la promessa fatta a sua figlia". Il tono di Vanariel era triste. Quel ragazzo non aveva la minima idea di quello che rappresentava ed ora era completamente solo.
"Noi non vogliamo correre rischi inutili, Vanariel. Il giovane Xardax va fermato".
"No! Abbiamo un accordo, non rammenti? Avremmo prima testato il suo animo. Non credere che la mia memoria sia debole come il mio corpo, Tessara!" tuonò l'arcimago.
"Calma, calma, vecchio mio!" disse ridendo divertita da quel moto di rabbia "Rammento bene il patto, solo, dopo averlo visto, sono sempre più convinta che sia un pericolo inutile addestrarlo. Ad ogni modo, ora inizia la tua parte dell'accordo. Educalo alla magia e quando sarà il momento, tornerò per la prova" e così dicendo, sparì.
Uscendo dallo studio Xardax trovò uno gnomo ben vestito che lo attendeva.
"Il mio nome Glock, sono il segretario dell'arcimago. Seguimi, ti porterò alla tua stanza e per favore: non guardarmi come se fossi la creatura più strana che tu abbia mai visto. M'innervosisce." disse lo gnomo.
Tutto questo è un incubo pensò fra sé Xardax.

La stanza era spartana. Vi era uno scrittoio, una piccola libreria vuota, un letto e un armadio. Aprendolo Xardax vi trovò una veste blu molto semplice. Tutto gli sembrava irreale. Si sedette sul letto, rallegrandosi della comodità, e si guardò intorno. La stanza era più piccola della sua a Red Down, meglio organizzata e ...non aveva finestre. Come avrebbe respirato l'aria fresca del mattino? E come si sarebbe accoccolato nella brezza notturna, al chiaro di luna? Ogni istante che trascorreva lì lo allontanava sempre di più dalla vita che aveva condotto fino a quel momento e una profonda tristezza avvolse il suo cuore.
"Ti piace la tua stanza?" disse una voce alle sue spalle.
Xardax si girò e si trovò davanti la piccola halfling che aveva già incontrato alla fontana.
"Cora, giusto?" chiese il giovane.
"Esatto! Vedo che ti ricordi di me!" rispose in tono allegro. "Allora" disse Cora saltando sul letto "come ti chiami?"
"Xardax" rispose
"Caspita! Ma bellissimo!" disse Cora prendendo fra le mani un pugnale che usciva dallo zaino del giovane.
"L'ho fatto io. Sai, mio nonno è un abile armaiolo e mi ha insegnato qualcosa" e mentre parlava del nonno gli occhi si rattristarono.
"Io sono un halfling" disse Cora cercando di distrarre Xardax dai suoi pensieri "cioè, sono una creatura naturalmente piccola. Quindi non pensare che io sia, beh, una bambina. Mentre tu sei un elfo, giusto?" chiese.
"Si" rispose Xardax abbassando gli occhi. Non aveva voglia di fare amicizia né di dare spiegazioni su di sé ad una persona che non conosceva.
"Senti" disse cercando di mantenere un tono educato "capisco che tu sia interessata a fare conoscenza, ma davvero, non c'è bisogno. Ho trascorso gli ultimi tre giorni in un incubo e l'unica cosa che vorrei in questo momento è sdraiarmi su quel letto e cercare di dormire". Il viso di Cora si rattristò e il giovane si sentì in colpa. Xardax si avvicinò a lei e si sedette sul letto "Scusami, non volevo offenderti" disse giocherellando con il pugnale che Cora aveva appoggiato sulle coperte.
"Non ti preoccupare, sono io che dovrei chiederti scusa. Caspita, sei qui da meno di un'ora e già ti ho tormentato con mille domande!" disse ridendo. Xardax sorrise. Era una ragazza incredibilmente allegra e il suo umore cominciò a cambiare. Forse la vicinanza di quell'halfling poteva giovare, per lo meno si sarebbe sentito meno solo.
"Allora, Cora, cosa vuoi sapere?" disse cercando di riprendere il tono allegro della conversazione.
"Mmm, vediamo...Cosa sai fare?" chiese.
"In che senso?" rispose Xardax.
"La magia. Quali trucchetti conosci?"
"Io...beh...non sapevo di essere un mago" disse quasi vergognandosene.
"Cosa?!" urlò Cora "tu non sai nulla sulla magia?"
"Beh, ecco...no"
Cora lo fissò stranita. Poi un grande sorriso apparve sul suo volto.
"Certo che sei proprio strano! Fai parte dell'unico popolo capace di padroneggiare la nobile arte arcana e non ne sapevi nulla" disse quasi meravigliata.
"La mia gente è esperta nella lavorazione del Legnoferro" disse Xardax "della quale mio nonno mi ha insegnato molto. Sei sicura che siamo un popolo di maghi?" chiese, convinto che Cora si stesse sbagliando. La giovane lo guardò alzando le sopracciglia. Non riusciva a credere che quell'elfo ignorasse completamente la storia della sua razza.
"Xardax, sono sicura. Tu e la tua gente siete in primo luogo maghi. Ma la tua famiglia non ti ha mai detto niente? Avrai pur visto fare delle magie nel tuo villaggio!". Lo sguardo stranito del giovane la spinse a continuare.
"Allora, da dove posso cominciare a raccontare? Vediamo...ah si, ci sono. Tu sai chi era Zordlon?"
Xardax si mise comodo sulla sedia, intuendo che Cora avrebbe cominciato a raccontare una lunga storia.
"Ad ogni modo, molti anni or sono la pace che regnava nel territorio di Anthurium venne distrutta dal mago più potente che si era mai visto: Zordlon. All'epoca, in ogni città era presente una gilda dei maghi e tutte facevano a capo alla gilda di Anthara, la capitale. Proprio lì il giovane Zordlon venne addestrato alle arti magiche. Ma il suo potere era pari solo alla sua ambizione: presto i suoi superiori si resero conto della grande magia che il giovane portava con sé e della malignità che si celava nel suo cuore. Quando cercarono di fermarlo, Zordlon scappò e per parecchi anni non si seppe più nulla di lui. Sebbene i maghi sapessero che era solo questione di tempo, non riuscirono mai a trovare il suo nascondiglio. Così Zordlon affinò da solo le sue arti magiche cedendo inevitabilmente all'oscurità della magia proibita"
"Magia proibita?" chiese Xardax.
"Si, è la magia che piega le leggi di natura al volere dell'incantatore. Ma questa è una differenza che ti verrà spiegata alla tua prima lezione di domani.
Comunque, passarono anni e un bel giorno Zordlon tornò. Mise a ferro e fuoco le città, sottomise interi villaggi e si proclamò sovrano di Anthurium. Oltre alle sue potenti arti magiche, egli poteva contare su due creature mostruose: il suo famiglio e il drago di Monte Soffio. Nessun mago fu in grado di opporsi a lui e quelli che tentarono vennero massacrati. Solo una Viaggiatrice riuscì nell'impresa: una notte di battaglia come tante, fuori dalle mura del tempio di Desna, ad Anthara, la Viaggiatrice uccise il mago, riportando la pace.
Ma la gente fa fatica a dimenticare. La magia divenne per alcuni anni proibita in tutto il regno, nessuno poteva praticarla né dichiararsi mago senza incorrere in una ferrea persecuzione. Tuttavia, la magia non è qualcosa che si apprende, ma qualcosa che è già dentro il mago. Non si poteva rinnegare a lungo. Per questo motivo venne creata la torre del Gran Consiglio. Qui vengono mandati tutti i giovani maghi affinché vengano addestrati sotto il rigido controllo dell'arcimago. Coloro che risultano troppo inclini alle arti oscure finiscono addormentati: il loro corpo è qui ma la loro coscienza è nell'Oltre. Vengono completamente svuotati di ogni pensiero e sentimento e vengono usati per lavori umili nella torre."
"Ma è crudele!" interruppe Xardax
"Lo so, anche io la pensavo come te all'inizio. Ma ti assicuro che è un piccolo prezzo da pagare se paragonato alla distruzione che ognuno di questi maghi porterebbe al regno" seguì un breve silenzio di riflessione.
"Oh per tutte le lune! Faremo tardi!" disse Cora scendendo di scatto dal letto e prendendo Xardax per un braccio.
"Dobbiamo andare, o Orga si arrabbierà!" disse cominciando a correre"
"Chi è Orga?"chiese il ragazzo.
"L'addetta alla mensa. Presto! Chi arriva tardi deve poi pulire i piatti!"

   
 
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