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Autore: Jaredsveins    10/06/2015    6 recensioni
Destiel ambientata tra i banchi di scuola.
Dean e Castiel sono amici, ma il loro rapporto è un po' particolare. Il loro passato li porterà ad unirsi, oppure ad allontanarsi sempre di più?
Se volete sapere come va, non vi resta che leggere!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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*arriva correndo* Eccomi! Non so come io stia facendo a pubblicare adesso ma hey, ho un attimo di pausa dallo studio e sto aggiornando. Non ho nemmeno riletto il capitolo, quindi perdonatemi per qualche svista..vi adoro. Grazie a tutti e niente, vi adoro. (di nuovo)
-Feffe


9. The war within me pulls me under.

 

It finds me,
the fight inside is coursing through my veins.
And it's raging
the fight inside is breaking me again.

Nothing and everything - Red

 

Dean indietreggiò fino a poggiarsi con la schiena al mobile dietro se, deglutendo e sbattendo le palpebre più e più volte, sperando che una volta rialzate l'immagine al muro sarebbe cambiata. Invece no, continuava a rimanere lì immobile e gli occhi di quel bastardo erano sorridenti, come lo erano quelli di Castiel, anche se dietro si nascondeva della malinconia. Spostò lo guardo sulla figura che dormiva rilassata, ignara di quel che stava accadendo dietro lui. Si sentiva male, amareggiato e tradito in un certo senso. Come poteva una persona come Cas, avere a che fare con quello lì? Perché mai ne teneva una sua foto appesa al muro? Senza pensarci due volte si rivestì velocemente, cercando di non far rumore perché se Castiel si fosse svegliato, non sarebbe nemmeno riuscito a guardarlo in faccia per quanto era sconvolto. Scese di corsa e cercò un foglio, scrivendoci poi sopra “Ho avuto un imprevisto e sono dovuto andare via.”

Sapeva bene che se non voleva far sospettare niente al ragazzo, avrebbe dovuto essere meno freddo ma proprio non ce la faceva a mentire con lui. E poi, anche se avesse voluto non ne avrebbe avuto la forza. Quando uscì da casa il vento lo investì con prepotenza ma se ne infischiò, mettendo una mano davanti gli occhi e iniziando a correre verso casa. Dopo una decina di minuti sentiva il fiato farsi sempre più corto, gli occhi erano diventati lucidi e le gambe stavano tremando talmente tanto che Dean temette di cadere per terra da un momento all'altro. Appena arrivò a casa entrò facendo rumore di proposito, perché aveva bisogno di svegliare Bobby e infatti quest'ultimo lo raggiunse con i capelli scompigliati e dei calzoni ridicoli. Se Dean non fosse stato così scombussolato, avrebbe riso per mezz'ora. Invece tutto quel che riuscì a fare, fu prendere per le spalle l'uomo e strattonarlo. “Cosa sai della famiglia Novak?”

“Dean ma che diavolo..”

“Rispondimi!” Il ragazzo urlò.

Bobby capì che la cosa era seria e allora fece sedere Dean, passandogli un bicchiere d'acqua e sedendosi subito accanto a lui. “Mi spieghi cosa è successo?”

“Non sono affari tuoi. Voglio sapere cosa sai di quella famiglia.”

Bobby si grattò la barba e fece uno sbuffo, andando nel suo studio e uscendo con una carpetta tra le mani con su il nome “Novak”.

Dean la prese subito e ringraziò il cielo per il lavoro di Bobby, ovvero il poliziotto. Quando c'era stato il caso Winchester, lui aveva lavorato per risolverlo e quel che aveva appena dato al biondo era tutto ciò che gli era rimasto, anche se non avrebbe potuto averlo.

Dean aprì la carpetta e una serie di fogli inutili si presentarono davanti a lui, tra cui dei documenti che certificavano l'essere colpevole di quel bastardo. Si chiamava Michael. Il ragazzo evitò di guardare la foto, perché solo guardarlo in faccia gli faceva venire il volta stomaco. Tra i documenti trovò uno che elencava i vari reati di quell'uomo, tra cui la denuncia di cui gli aveva parlato Castiel. Quell'essere era un mostro, aveva fatto cose orribili e a Dean dispiacque non averlo davanti per picchiarlo. “Mi auguro tu stia bruciando all'inferno.” Sibilò a bassa voce, sotto lo sguardo vigile di Bobby.

Aveva paura che sarebbe esploso da un momento all'altro, anche non era ancora riuscito a capire il perché di quel comportamento. Doveva esser per forza successa qualcosa che aveva portato Dean a riprendere quella notte che gli aveva reso la vita uno schifo. Sistemò i fogli in silenzio, mettendoli sul tavolo impolverato di fronte al divano e sgranando gli occhi quando trovò una foto di un bambino, ovvero Castiel, tra quelle scartoffie. Adesso iniziava a capire.

“Dean, è per Castiel?”

Dean si irrigidì a quella domanda e strinse i pugni, annuendo silenziosamente e cercando di calmare il tremore che lo stava percorrendo.

“Non voglio prendere le sue difese, ma non penso che lui sapesse nulla di tutta questa storia, se sei arrabbiato per questo. Ricordo che quando il caso fu chiuso, il mio collega aveva ricevuto l'ordine di non far sapere nulla dell'accaduto al figlio. E beh, adesso ho scoperto chi è questo ragazzo.”

“Non mi interessa Bobby, è sempre suo figlio.”

“E vuoi fargliene una colpa? Stai scherzando?” Bobby era incredulo, non poteva prendersela con quel povero ragazzo.

Dean semplicemente non rispose, si alzò e andò in camera, chiudendo la porta a chiave e spegnendo il cellulare quando iniziò a squillare. Si era accorto che se n'era andato. Il ragazzo pensò che a scuola non ci avrebbe messo piede per almeno una settimana piena, anche se ahimè sapeva bene Bobby avrebbe fatto storie. Dentro se, nel profondo, sapeva che non aveva senso prendersela con Castiel, ma già solo il fatto che avessero un legame di sangue in comune gli faceva accapponare la pelle. E lui c'era pure andato a letto.

 

Due giorni dopo

 

Cas controllò il cellulare per l'ennesima volta, sbattendo poi piano la testa sul banco scocciato e sempre più frustrato. Non aveva notizie di Dean da quando gli aveva lasciato quello stupido biglietto e iniziava davvero a preoccuparsi. Era andato addirittura a casa sua per vedere se fosse tutto okay, ma gli aveva aperto un uomo sui sessanta che gli aveva detto di chiamarsi Bobby e di non sapere dove fosse il ragazzo, ma che stava bene perché si sentivano. Il fatto che stesse bene lo rincuorò, ma non il fatto che ignorasse le sue chiamate ed i suoi messaggi. Non sapeva cosa fosse potuto accadere, l'unica cosa che gli venne in mente fu che Dean potesse essersi pentito di quel che avevano fatto e quel pensiero gli spezzava davvero il cuore. Gli sembrava così tranquillo, così a suo agio che un possibile ripensamento da parte sua non gli aveva nemmeno sfiorato la mente. Quindi cosa poteva esser successo di così grave da farlo sparire? Ci aveva davvero ripensato e adesso non voleva più vederlo? Aveva pensato che lo avrebbe aspettato, ma ormai dopo due giorni non ce la faceva più, quindi decise che era il momento giusto di andare a casa sua e farlo rintracciare a Bobby, inventando una scusa per farlo venire. E così fu. Dopo scuola andò da lui, l'uomo lo chiamò e in mezz'ora Dean fu lì.

“Finalmente.” Castiel fece un sospiro sollevato appena lo vide e si avvicinò, bloccandosi quando lo vide indietreggiare immediatamente, con un'espressione seria in volto.

Bobby se ne andò lasciandoli soli e Dean pensò che gli conveniva davvero andarsene, perché avrebbe voluto strozzarlo per averlo incastrato in quel modo.

“Che succede? Ti chiamo e non rispondi, ignori i miei messaggi..”

“Ho avuto da fare.”

“Così tanto da non potermi filare per nemmeno un attimo? Davvero Dean? Sei un codardo, lo sai? Se ti sei pentito, almeno dimmelo in faccia e non scappare come un idiota!”

“Tu non sei nella posizione di giudicarmi.” Sibilò il più grande, guardando l'altro con astio. “Dovresti vergognarti più che altro.”

Castiel non riusciva davvero a capire. “Ma perché dovrei vergognarmi? Che ho fatto?”

“Chi cazzo è l'uomo nella foto in camera tua? Quella in cui sei piccolo e sei in braccio a una donna.”

Dean lo sapeva bene purtroppo, ma voleva sentirlo dire da lui.

“Perché vuoi saperlo?”

“Castiel, chi cazzo è.” Lo fissò e fece un passo verso lui, afferrandolo per un braccio e fregandosene se gli avesse fatto venire un attacco di panico. Non era niente in confronto a come si sentiva lui in quel momento.

“M-mio padre..” Castiel sentì una fitta allo stomaco e appena Dean lo lasciò andare malamente, spingendolo sul divano e bloccandolo sotto se, iniziò a sentire la testa girare.

“E con tutto quel che ti ha fatto, perché tieni una sua foto?”

Castiel abbassò il capo, cercando quasi di nasconderlo tra le spalle e guardandolo intimorito. “E' stata Hannah a insistere per farmela tenere lì.”

“E lo sai che tuo padre ha ucciso la mia famiglia?”

E dopo quella domanda il mondo si fermò. Castiel non sentì più nulla, nemmeno l'aria venirgli meno. Riusciva solo a sentire quelle parole che rimbombavano nelle pareti della sua testa, facendo sempre più rumore, facendolo diventare sempre più piccolo. In quel momento capì tutto; capì il motivo per il quale Dean lo stava evitando in quel modo; capì tutto e si sentì solo più male.

“Dean io non lo sapevo, te lo giuro..mi dispiace.”

“Le tue stupide scuse non li riporteranno mai indietro!” Urlò Dean, alzandosi e rivoltando una sedia per terra con forza, rompendola in due pezzi.

Cas iniziò a spaventarsi vedendolo in quello stato, nei suoi occhi stava iniziando a vedere quelli di quell'uomo che gli aveva fatto del male nel corso della sua vita. In quel momento il suo ragazzo lo odiava quanto l'uomo che lo aveva messo al mondo. E faceva male. Ed era ingiusto, perché Castiel non avrebbe mai dovuto pagare per colpa degli errori commessi da suo padre. Non se lo meritava. “Dean, ti prego..calmati e cerca di ragionare. Mi dispiace da morire per quel che hai passato e mi scuso per mio padre, mi scuso per tutto il dolore che ti ha causato..” Ed era sincero, perché nessuno avrebbe mai dovuto perdere la propria famiglia in quel modo. “Ma non è colpa mia, ti prego non addossare a me le sue colpe perché io non c'entro niente. Non ne sapevo nulla, ero solo un bambino..”

“Fare la vittima non servirà a niente Castiel.”

“Il mio intento è farti ragionare, non fare la vittima.”

“Sto ragionando e sono arrivato alla conclusione che non voglio più vederti. Cambierò posto in aula, non ti guarderò nemmeno più in faccia. Io e te non saremo più niente.”

Quelle parole fecero male, più di qualsiasi tortura potessero infliggergli. Avrebbe preferito esser perseguitato ancora e ancora, piuttosto che sentire quelle cose orribili. Avrebbe preferito sparire e non tornare mai più, piuttosto che avere lo sguardo carico d'odio di Dean addosso.

“Ti prego, non dire così..non è colpa mia.”

“Già l'essere figlio di quel figlio di puttana macchia le tue mani del sangue della mia famiglia.”

Dean prese un respiro profondo e si rese conto troppo tardi di aver davvero esagerato appena vide le spalle di Cas iniziare a tremare, i pugni stringersi uno all'altezza del fianco e uno sul petto. Vide una lacrima cadere sul pavimento, per poi esser risucchiata dal tappeto. Lo aveva distrutto, letteralmente.

Cosa aveva appena fatto? Cosa gli aveva appena detto? Perché non pensava mai prima di agire? Perché doveva essere così stupido e impulsivo? Che colpa poteva avere una persona come Castiel? Che colpa poteva avere un ragazzo come lui? Era sempre disponibile con tutti, gli era sempre stato vicino nel bene e nel male, lo aveva sempre aiutato a sbloccarsi e non lo aveva mai lasciato solo nonostante tutto. Invece lo aveva appena paragonato a un uomo che non faceva altro che picchiare suo figlio, costringendolo anche ad assistere a scene terribili; lo aveva paragonato ad un assassino. Aveva dato a Castiel dell'assassino.

Lui era così sconvolto che non si rese nemmeno conto di quel che fece in seguito, fu come se tutto gli venisse da se. Si avvicinò, puntò gli occhi su quelli di Dean sbattendosene altamente di star piangendo e gli piantò un pugnò in pieno viso, con talmente tanta forza che poté sentire la pelle del labbro inferiore del ragazzo tagliarsi in profondità. Lo fissò impassibile quando lo vide cadere a terra, con i pugni stretti e le spalle che non volevano saperne di smettere di tremare. Si sarebbe aspettato di tutto da Dean, ma mai un ragionamento del genere. Mai.

“Spero che tu ragioni in questi giorni e ti renda conto delle stronzate che hai detto Winchester, perché l'hai combinata grossa questa volta e credimi, non ci sarà più nessuno a consolarti quando sarai solo. E non scomodarti, sarò io a cambiare posto in aula, se non classe direttamente pur di non vederti più.” Gli uscì una risata amara mentre negò con il capo, distogliendo lo sguardo perché ormai guardare quegli occhi lo faceva stare solo peggio. “Ma come ho fatto a innamorarmi di te?” E detto questo gli diede le spalle, andando alla porta e chiudendosela alle spalle. A ogni passo che faceva, poteva sentire il proprio cuore sgretolarsi e diventare poltiglia. A ogni passo che faceva, poteva sentire l'odio verso suo padre crescere sempre di più, per quanto fosse possibile.

“Sei morto e ancora mi rendi la vita un inferno.”

  
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