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Autore: Elwing Lamath    11/06/2015    6 recensioni
Arthur non era ancora tornato e il sole stava iniziando a calare oltre le mura, quando Merlin udì in lontananza nel corridoio un suono simile al pianto di un bambino. Aggrottò le sopracciglia per un attimo, scuotendo subito dopo il capo. Impossibile.
[...]
“A…Arthur!?” articolò a malapena il mago, congelato nella sua posizione a fissare il suo interlocutore ad occhi sgranati.
“Per gli dei, Merlin! Vuoi smetterla di startene lì impalato e darmi una mano!?” Sbraitò lanciando un’occhiata significativa alla creatura che aveva tra le braccia.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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NOTE DELL’AUTRICE: Salve a tutti! Eccomi di ritorno col terzo capitolo di questa storia. Come vedete, non vi ho abbandonato, è solo che ho sempre da fare con l’università e purtroppo trovare il tempo per dedicarmi alla scrittura diventa sempre più difficile. Come ho già detto in alcune risposte alle vostre recensioni, non dovete temere, magari pian pianino, ma di sicuro continuerò questa storia. Sono molto, molto contenta che vi stia piacendo! Melyor è dolcina, non è vero? E Arthur e Merlin sono degli amori con lei… Lo so, le dosi di fluff che ho inserito fino ad ora sono diabetiche, ma mi diverto troppo a scriverle. XD

Dedico questo capitolo a hiromi_chan, marydel, lovy16, Mirti e Miky_Holmes che hanno recensito quelli precedenti, e ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Vi auguro buona lettura, spero che anche questo capitolo vi piaccia e che magari mi facciate sapere cosa ne pensate in un commento. Alla prossima!

Un bacio,

Elwing…

 

 ≈≈ Little Miss Sunshine ≈≈

3

Troppe parole


In quel tiepido pomeriggio dorato, il bosco profumava di legno umido e maturo come solo i boschi autunnali possono profumare. Merlin vagava qua le là, immerso tra i rami scuri, le conifere col loro perenne verde intenso e le mille fiamme cadute delle foglie che ricoprivano il sottobosco. Stava raccogliendo attentamente uno dopo l’altro tutte le erbe indicategli da Gaius da disporre accanto alla culla di Melyor, in modo da proteggerla dai malanni di stagione, che avrebbero potuto rivelarsi assai pericolosi per una bambina di appena una decina di mesi.

Tutti a Camelot si erano ambientati assai rapidamente alla presenza della piccola, ed era ormai diventato assolutamente normale vedere Arthur o Merlin portarla in giro in braccio praticamente ovunque, o al massimo, quando loro erano in missione, la bimba veniva momentaneamente affidata alle sapienti cure di Gwen.

Ci volle ben poco perché tutti si innamorassero di lei, la maggior parte delle volte bastava uno sguardo dei suoi profondissimi occhioni blu e uno dei suoi sorrisini paffuti. O come nel caso di Merlin, a quello era bastato sommare il sorriso che si dipingeva sul volto di Arthur ogni volta che la teneva tra le braccia.

Il principe e il suo servitore si erano dedicati così tanto alla piccola negli ultimi mesi, che avevano finito per sollevare i brontolii di Uther, dello stesso Gaius e persino di Kilgharrah, al quale Merlin faceva visita molto meno frequentemente, ora che doveva prendersi cura di Melyor.

Arthur aveva insistito perché la culla della bambina ed ogni cosa a lei donata, fossero messe nei suoi appartamenti, eliminando la porzione di stanza dedicata ai suoi trofei di caccia per trasformarla nella cameretta di Melyor. Si era opposto testardamente ad ogni lamentela di suo padre, sostenendo di dover averla vicino a sé in ogni momento, in modo da poter intervenire in caso di una qualsiasi necessità della piccola. Ovviamente, aveva chiesto a Merlin per la prima volta da quando era al suo servizio, di trasferirsi nell’alloggio della servitù direttamente adiacente alla sua camera da letto, in modo da essere anche lui il più vicino possibile a Melyor in caso di bisogno. Per una volta, Merlin non si era lamentato, anzi, aveva spostato le sue cose nella piccola stanza con un sorriso, al pensiero di poter essere più vicino ad entrambi.

Dopo due giorni di pianti durante la notte, ninne nanne e spuntini alle ore più strane, Merlin si era ritrovato a non chiudere nemmeno più la porta che separava il suo piccolo alloggio dalle stanze di Arthur, o a dormire direttamente su una delle grandi poltrone in velluto, trascinata accanto alla culla di Melyor nel tentativo di farla addormentare. Era diventato un po’come vivere davvero insieme, nelle stesse stanze, ma nessuno dei due ne aveva mai fatto parola, anche se entrambi iniziavano a provare uno strano, confortante senso di pace e famigliarità.

“Merlin!” Risuonò nel bosco una voce inconfondibile. Merlin si tirò su di scatto. Che altro aveva combinato? Possibile che non fosse capace di resistere più di un’ora senza aver bisogno del suo aiuto?

“Merlin!” Lo chiamò ancora insistente la voce. Stranamente, non aveva la sua tipica inflessione irosa e petulante.

Il giovane mago scandagliò il bosco con lo sguardo alla ricerca dell’ovvia fonte di tutto quel baccano. Non gli ci volle molto per distinguere tra i rami mezzi spogli la figura di Arthur che avanzava, o meglio, correva verso di lui con Melyor in braccio.

“Arthur, per gli dei! Fai piano!” Gli gridò Merlin in risposta, rimproverandolo. “La stai sballottando tutta, povera creatura!”

La bambina invece, non sembrava lamentarsi assolutamente della sua situazione, anzi, se la rideva di gusto, tutta saltellante mentre rimaneva aggrappata alla casacca di Arthur. Merlin scosse la testa, era un comportamento usuale per quei due. Melyor stava iniziando a prendere il gusto spericolato tipico del principe per ogni cosa fosse anche minimamente rischiosa. Il mago quasi temeva che entro pochi mesi l’avrebbe potuta portare ad affrontare un grifone o qualche strana creatura e Melyor avrebbe risposto entusiasta con uno dei suoi gridolini deliziati. Merlin sapeva, con una nota di sconsolato rammarico, che avrebbe dovuto essere lui a mettere la testa a posto per entrambi, anzi, per tutti e tre.

Fu ben presto distratto da quei pensieri, non appena Arthur gli si fermò di fronte e gli rivolse un sorriso tanto bello e luminoso che avrebbe potuto diradare anche le nubi di un temporale.

“Merlin! Merlin, ha parlato!” esclamò il principe entusiasta. Il mago sgranò gli occhi per la sorpresa, sciogliendosi subito dopo in un sorriso che indirizzò prima ad Arthur e poi alla piccola, stringendole la manina che lei aveva prontamente proteso verso di lui, come a volerlo salutare.

Arthur continuò: “Melyor, ripeti quello che hai detto prima a papà.” La bimba si girò verso Arthur, scrutandolo con i suoi occhioni con fare interrogativo. “Pa – pà. Dì: papà. Come prima, tesoro: Pa – pà.” La guardò annuendole, carico di aspettativa.

Melyor si prese il suo tempo, poi, con un’espressione concentrata, disse lentamente: “Paaapaà.”

Arthur saltò, nel senso letterale del termine, cosa che fece venire a Merlin i sudori freddi per un momento. Ma poi la piccola ripeté ridendo: “Papa! Papa!” e anche il mago si fece prendere dall’euforia del momento, scoppiando a ridere di gioia.

“Brava la mia bambina!” esclamò Arthur, stringendo ancor di più Melyor a sé e schioccandole un sonoro bacio su una guancia, seguito a ruota da Merlin, che si protese a deporvi un bacio appena più leggero e dolce, tra i versetti deliziati della bimba.

Il principe si bloccò per un istante all’improvvisa vicinanza di Merlin in quel gesto così intimo, tanto spontaneo e famigliare che insieme gli scaldò il petto e gli sferrò un pugno dritto allo stomaco. Rimase rapito ad osservare le labbra del moro, anche quando si furono separate da Melyor, fino a che Merlin non se ne accorse e arrossì, distogliendo lo sguardo. Arthur si riscosse, schiarendosi la voce come se gli fosse rimasto qualcosa in gola, e forse era davvero così.

Il biondo si rivolse nuovamente alla piccola: “Su, ora prova a dire Merlin.” disse indicandole il mago. “Melyor, fai felice Merlin. Dì: Meeer – liiin!” La bambina si voltò verso il moro, scrutandolo mentre lui le sorrideva, ancora più attentamente di quanto non avesse fatto con Arthur. “Merlin.” la incoraggiò ancora una volta il principe.

“Em...” provò piano Melyor. “Emm… Emrys.”

Merlin sbiancò, e per poco non gli cedettero pure le gambe. Quello non poteva essere un caso: la loro bambina aveva appena pronunciato il suo nome druidico, senza che nessuno ma l’avesse pronunciato in sua presenza, di questo ne era certo. Com’era possibile? Un’ombra gli attraversò la mente. Che Melyor avesse una connessione con i druidi?

La piccola invece tornò a sorridere, come se niente fosse.

“Che cos’ha detto?” Chiese Arthur con un’espressione corrucciata.

Al giovane mago mancò l’aria, dovette lottare per riuscire a dire appena: “Non… Non ne ho idea.”

“Ma qualcosa ha detto!”

Merlin cercò di riprendersi. Con finta noncuranza rispose: “Sarà uno dei suoi mugugni senza senso. Non puoi pretendere che di colpo impari tutto il dizionario. Diamole tempo, imparerà a dire anche il mio nome.” Riuscì persino a stiracchiare un sorriso. “Avanti, passamela.” Disse poi protendendo le braccia verso di lei. “Sarà tutto il pomeriggio che la tieni in braccio, ti conosco.”

Arthur glie la lasciò dolcemente, in un gesto divenuto automatico da tempo. Melyor in tutta risposta, non appena passò tra le braccia di Merlin, gli allacciò le braccine strette al collo, come faceva ormai sempre.

“Eppure sembrava proprio voler dire qualcosa.” Rifletté ancora il biondo.

Merlin sbuffò, rivolgendosi alla bimba: “Papà crede che tu sia diventata improvvisamente Aristotele.” Le disse mentre iniziava a dirigersi verso il castello.

“Guarda che ti sento!” brontolò Arthur alle sue spalle.

Il mago alzò la voce in modo che l’altro lo sentisse forte e chiaro: “E dì a papà di prendere il fascio erbe che ho raccolto e di portarlo nella sua camera.”

“Non sono il tuo servitore, Merlin!”

“A ah, e digli anche di metterle a bagno in un vaso vicino alla tua culla, devono rimanere fresche.” Sorrise divertito alle spalle dell’altro.

“Merlin!”

“Noi dobbiamo passare un attimo da zio Gaius, non è vero Melyor?” Le disse con un sorriso dolce che celava a malapena un’ombra di preoccupazione.

 

 


  
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