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Autore: SSJD    11/06/2015    6 recensioni
Rieccomi! Torno con il nuovo capitolo della saga di 'Come Fratelli'. L'avevo promessa ed eccovela servita. Dire che ho scritto una storia mooolto, ma moooolto originale, è dir poco, dato che praticamente sconvolge di gran lunga la trama originale del manga. I fatti risalgono al periodo post Majin Bu e hanno come base i fatti accaduti in CF1 e, in parte, in CF2. La dicitura OOC è solo perchè, in 'sto sito, pare che chi non descriva Vegeta come un personaggio sadico, cinico e bastardo, venga puntualmente cazziato nelle recensioni. Quindi io ci metto OOC, così posso descriverlo come voglio, anche se per me, di fatto, il Vegeta post Majin Bu è perfettamente IC a come l'ho raccontato io... o quasi...
Fatemi sapere se così è anche per voi e soprattutto, se anche questo racconto vi è piaciuto come gli altri.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NA: Dedico questo capitolo a Jack2700, per ringraziarlo di tutte le recensioni che mi ha lasciato e perchè so che questa è una coppia che, a differenza di me, gli piace tantissimo. Immagino che i fan di Gohan e Videl siano molti, per cui, questo capitolo è dedicato anche a tutti coloro che amano questa coppia. Spero di aver scritto qualcosa di originale e comunque piacevole!
SSJD




GohanxVidel





   
Nel frattempo, dall’altra parte della città…
 
TOC TOC
 
“Avanti!”
“Ѐ permesso?”
“Sì, ciao, Gohan, entra! Ti stavo aspettando, avanti, non fare il timido! Entra pure! Questo è il mio piccolo mondo, ti piace?”
“Hai una camera bellissima, Videl. Sei fortunata, io dormo ancora con Goten… Sai, la mia casa non è grande come la tua…” disse il ragazzo un po’ imbarazzato, arrossendo.
“Tu almeno hai un fratellino… e due genitori… Io vivo solo con mio padre e non lo vedo mai… Il che potrebbe avere i suoi vantaggi, penserai…” disse Videl abbassando lo sguardo pensieroso.
“No, veramente lo trovo un po’… triste… Ho vissuto per anni senza mio padre e mi è mancato tantissimo. Ora che è tornato siamo tutti più felici. Tuo padre sarà anche un po’… come dire…
“Strambo?” lo aiutò lei.
“Beh, però ti vuole bene. Questo è innegabile!”
“Già… Senti, io ti ho chiesto di venire per sapere se mi puoi dare una mano con l’inglese. Sai, per il compito in classe. Non mi sento per niente pronta. Odio l’inglese. Tu come fai ad averlo imparato così bene?” continuò allegra la ragazza.
“Ah, dopo aver imparato il sayan, l’inglese è una passeggiata. Una mano te la do volentieri, ma poi ho una sorpresa, per te!” rispose altrettanto allegramente Gohan facendole un sorrisone.
“Una… S-sorpresa?” chiese un po’ stupita.
“Sì, ma dopo. Studiamo ora, ok? Prima il dovere e poi il piacere!”
“Piacere?” domandò sgranando gli occhi.
“Mhm mhm…”
“Ok… studiamo. Prima… il… dovere… poi… il… piacere…” ripeté lei come in trans, sedendosi alla scrivania su una delle due sedie che aveva sistemato, per far posto anche a Gohan.
 
I due studiarono per più di due ore, molto intensamente e senza distrazioni. Arrivati all’ultima pagina, Videl chiuse finalmente il libro e, stiracchiandosi, fece un rumoroso sospiro per poi dire:
“UFF! Che faticata! Però mi è servita molto, questa full immersion. Ora è tutto molto più chiaro. Grazie, Gohan. Sei sempre così disponibile! Ti va di mangiare qualcosa? Io ho una gran fame. Guarda, ti ho preparato una torta!”
Videl si alzò per andare a prendere la scatola della torta che aveva lasciato sul suo comodino, fin dalla mattina, aspettando il momento giusto per farla assaggiare al suo ragazzo.
“Grazie! Una torta! Avevo proprio fame, sai? Anche io ho una cosa per te, guarda…”
Gohan estrasse un pacchettino dalla tasca laterale dello zaino, che aveva appoggiato a terra e lo porse a Videl, che fece una faccia mista allegra/stupita.
Prese il pacchettino e chiese:
“L’hai fatto tu?”
“Eheh… beh… sì… Ho impiegato un po’ a trovare i materiali, ma alla fine ce l’ho fatta. Spero ti piaccia!”
Videl non fece altro che aprire il pacchetto in cui era contenuta una scatolina di velluto rosso, che riconobbe essere molto simile a quella che conteneva le fedi, al matrimonio di Bulma e Vegeta. L’aprì lentamente e, quando vide cosa conteneva, sgranò gli occhi completamente e si portò una mano davanti alla bocca spalancata, per poi balbettare:
“G-g-gohan?! L’hai… l’hai f-fatto tu?”
“Certo, tu prepari sempre le torte per me! Era il minimo che potessi fare! Ti piace?” chiese allegro il sayan.
“Ma è be-bellissimo!”
“Perché non te lo provi? L’ho fatto a misura del mio mignolo, spero ti vada bene!”
Videl estrasse il piccolo gioiello e lo infilò sull’anulare della mano destra che poi si portò davanti agli occhi per ammirare meglio il regalo che Gohan le aveva fatto: un anellino con una piccola pietra tagliata a forma di piccolo cuore color violetto.
“Non so cosa dire, è semplicemente stupendo! Grazie!” disse la ragazza visibilmente emozionata saltando al collo di Gohan e stringendolo in un abbraccio fortissimo.
“Eheh! Prego! Sai, oggi è un anno che siamo assieme e quindi… Volevo festeggiare e ho pensato ti avrebbe fatto piacere ricevere un regalino… Posso avere un po’ di torta? Sembra squisita!” disse lui timidamente.
“Hehe… certo che voi sayan non vi smentite mai! Sempre affamati, eh!”
“Già…” rispose semplicemente il ragazzo prendendo l’enorme fetta che, ne frattempo, Videl si era affrettata a tagliare e a servirgli su un piattino con una piccola forchettina.
Il ragazzo mangiò la fetta con molto gusto per poi lasciare il piattino vuoto sulla scrivania e chiedere:
“Posso avere dell’acqua?”
“Certo! Vado a prendertela, torno subito!” rispose Videl prendendo i due bicchieri vuoti che aveva preparato sulla scrivania per andare nel bagno a riempirli.
Dopo che fu sparita dietro la porta della toilette della camera, Gohan le gridò:
“Mi chiedevo cosa fosse quella porta! Ma hai anche il bagno in camera, Videl?”
“Certo! Tutte le camere di questa casa ce l’hanno! Sembra più un albergo che una casa! Peccato non ci venga mai a trovare nessuno! Nemmeno Majin Bu le usa, si è costruito una casetta assurda in giardino e dorme lì. Tra l’altro credo che dorma si e no trenta secondi al giorno…” spiegò lei di rimando parlando da dentro il bagno.
“Sì… lo credo anch’io… Tutto bene?” chiese ad un tratto non vedendola tornare.
Videl non gli rispose e comparve pochi secondi dopo sulla porta del bagno con addosso solo l’intimo e tenendo in mano il bicchiere di acqua chiesto da Gohan il quale, vedendola, non potè fare altro che sgranare gli occhi e saltare in piedi balbettando:
“V-Videl?!? S-sei… bellissima... Io… non… io… devo… devo andare” disse abbassando lo sguardo e prendendo lo zaino per rimettere via i suoi libri.
Videl aveva nel frattempo annullato i pochi passi che la separavano da lui e, dopo aver appoggiato il bicchiere sulla scrivania, si era posizionata alle sue spalle, accarezzandogli dolcemente le braccia possenti, provocandogli strani brividi in tutto il corpo.
“Videl… ti… ti prego, ne abbiamo già discusso, non credo sia ancora il momento per…
“SSSHHH. Io invece penso che ora sia proprio il momento giusto, Gohan” lo interruppe con una voce calda e sensuale, facendolo voltare per poterlo guardare in viso.
Gli tolse gli occhiali, prendendone le astine con entrambe le mani e li appoggiò delicatamente sulla scrivania per poi dirgli:
“Così va molto meglio, posso vedere i tuoi bellissimi occhi molto più chiaramente… ora”
“Videl… lasciami andare, per favore… non posso ancora spiegarti il motivo per cui non lo voglio fare, ma fidati, è meglio aspet..
“Non c’è bisogno che me lo spieghi, lo so già” lo interruppe di nuovo lei che aveva iniziato nel contempo a baciagli il collo in un modo che, di lì a poco, avrebbe fatto perdere completamente il controllo a chiunque.
“L-lo sai?” chiese lui stupito prendendole entrambe le braccia e allontanandola un pochino da lui per poterla guardare negli occhi.
“Sì, lo so. Me lo hanno detto tua madre e Bulma” disse lei facendogli un sorrisetto malizioso.
“Cosa ti hanno detto, esattamente, Videl?” chiese lui diventando improvvisamente serio.
Videl non fece altro che aprire di più il sorriso e dire:
“Che GOHAN, scritto in sayan, è molto più corto di Vegeta e Goku, scritti in sayan…”
 A quel punto, il ragazzo non fece altro che liberarle le braccia e mettersi entrambe le mani sul viso premendo le dita sopra le orbite oculari, come per ritrovare la ragione. Poi inclinò la testa in avanti, abbassando lo sguardo e infilandosi le dita tra i capelli corvini. Poco dopo riportò le mani unite davanti alla sua bocca, con i due pollici a sorreggergli il mento.
Il sayan stette così per qualche secondo per poi scuotere la testa impercettibilmente e, dopo avere riabbassato le mani lungo i fianchi, disse:
“Mi dispiace, Videl. Non posso. Non posso farti del male. Quella è una tradizione sayan e io non posso trasgredire le regole del mio popolo. Ma farlo a te… mi dispiace, non sono pronto. Non è giusto”
Videl a quel punto gli prese le mani tra le sue e, una volta riuscita a catturare il suo sguardo gli disse:
“Gohan, ascolta. Non sono una bambina. Sono molto più forte di tua madre e Bulma messe assieme. Non mi farai molto più male di quanto me ne abbia fatto Spopovich a quell’assurdo torneo. Voglio essere la tua donna, per sempre. E se questo implica che tu debba scrivere il tuo nome sulla mia pelle, mi sta bene. C’è gente che si fa tatuaggi assurdi per amore. Io non ti lascio andare via, oggi. Qualche mese fa avevi ragione tu. Avevi fatto bene a fermarmi. Non ero pronta e non so come, tu lo sapevi. Ora lo sono e voglio fare l’amore con te. Qui. Ora”
La ragazza iniziò poi a sbottonargli la camicia che indossava provocandogli, ad ogni bottone aperto con inesorabile lentezza, un nuovo brivido che gli percorreva tutto il corpo.
“Videl… io…
“Non fare niente, Gohan. Lascia fare a me. Dimmi solo che lo vuoi anche tu, prima che arrivi all’ultimo bottone. Altrimenti mi sentirò una perfetta stupida, ad essere rifiutata per una seconda volta”
Gohan fece un sospiro. L’ennesimo da quando aveva visto uscire la sua ragazza dal bagno. Le prese il viso tra le mani accarezzandole le guance con i pollici e, fissando i suoi occhi color notte in quelli di lei color lavanda, le disse:
“Sì, più di ogni altra cosa al mondo”
Poi la baciò.
Si baciarono mentre le loro mani correvano lungo i loro corpi ormai quasi completamente spogliati dei pochi vestiti, che ancora impedivano il contatto delle loro pelli.  
Con addosso solo il loro intimo, si gettarono sul letto e si abbracciarono e baciarono a lungo esplorando per la prima volta ogni centimetro del corpo dell’altro con baci e carezze che fecero provare loro sensazioni mai provate prima. Le loro gambe si incrociavano avvicinando i loro bacini e accrescendo ancora di più il desiderio di eliminare anche l’unico ostacolo che impediva ancora loro di entrare uno nella vita dell’altra.
Quando Gohan si posizionò sopra di lei, incrociando le dita delle mani con le sue e bloccandogliele, di fatto, poco sopra la testa, lei interruppe improvvisamente il bacio appassionato che si stavano dando e gli sussurrò:
“Gohan, voglio farlo. Adesso”
“Sei sicura?” chiese guardandola negli occhi e facendole un sorriso.
“Non credo di poter resistere ancora. Ti… ti prego, fai ciò che devi fare e poi facciamo l’amore. Sono pronta”
“Ok. Però ti devi rilassare e mi devi promettere di stare immobile. Il mio nome si scrive in meno di tre secondi. Credo che fare un piercing all’ombelico sia peggio!” esclamò Gohan cercando di farla tranquillizzare.
“EHEH… io non ho nemmeno i buchi nelle orecchie…” rispose Videl ridendo nervosamente.
“Respira Videl. Respira profondamente, chiudi gli occhi e stai ferma; conta fino a tre…
Spiegò lui con molta calma mettendosi nel contempo in ginocchio tra le sue gambe e abbassandole leggermente le mutandine, per poter scrivere il suo nome sayan sulla pelle del basso ventre.
Con la stessa piccola sfera luminosa creata sul dito indice che aveva usato per ‘ricucire’ la pancia di sua madre, alla nascita di Goten, il sayan scrisse velocemente il suo nome, provocando in Videl solo un leggero sospiro.
“Fatto!” concluse passati i famosi tre secondi.
“Mi fa un po’ male… brucia” disse lei alzandosi sui gomiti per poter osservare il lavoro svolto dal suo fidanzato.
“Aspetta. Vediamo se così va meglio. Ok?”
Detto questo, Gohan si abbassò e leccò la ferita per qualche secondo facendole passare immediatamente il dolore. Come era successo a Bulma e a Chichi, immediatamente la cicatrice si chiuse completamente e, pochi minuti dopo, sembrava vecchia di almeno un anno.
“Come… come hai fatto, Gohan?” chiese lei osservandosela basita.
“EHEH, trucchetto da sayan…” rispose lui facendole un sorrisetto malizioso per poi continuare: “Ma lo sai che sai di buono, Videl? Posso?” chiese infilandole le dita nelle mutandine e facendole intendere di volergliele levare.
“Puoi” ripose lei con un sorriso.
Mai più si sarebbe aspettata che il motivo della liberazione della sua intimità fosse il desiderio di Gohan di assaporare ben altro che la pelle del suo ventre. Nei cinque minuti che seguirono, la ragazza cominciò a pensare che, mettersi assieme ad un mezzo alieno, probabilmente era stata una delle scelte migliori della sua vita e ne ebbe assoluta conferma quando, di lì a pochi secondi, lo stesso mezzo alieno le fece passare i dieci secondi più belli della sua vita, fino a quel momento.
Quando sollevò la testa dal ‘fiero pasto’, con una naturalezza disarmante si ciucciò avidamente le due dita, che aveva delicatamente estratto dall’accoglienza di lei, per poi leccarsi le labbra e dire maliziosamente:
“Senza offesa, molto meglio della tua torta, Videl”
“E chi si offende? Dopo questo potevi anche dirmi che fanno schifo, le mie torte… Mai provata, una cosa simile…” disse lei ancora sconvolta dalla nuova esperienza che l’aveva appena travolta.
“Nemmeno io, ma mi è piaciuta parecchio. Vuoi… vorresti vedere… beh, sì, insomma… il resto? O sei soddisfatta così?” chiese Gohan timidamente.
“E no, caro, non me lo perdo per niente al mondo, il resto. Scusa, ma non credo che esista al mondo qualcuno più bravo di te con cui fare l’amore per la prima volta. Sembra che tu l’abbia già fatto mille volte! Ma come fai?” chiese lei incuriosita.
“COME? Ma no… no, ti sbagli! Fidati, qualcuno c’è… più bravo di me…” rispose Gohan abbassando lo sguardo e pensando a colui che, per anni, era stato il suo ‘insegnante’ di regole e comportamenti sayan.
Seguì qualche istante di silenzio interrotto dalla voce di Videl che, timidamente chiese:
“Gohan… potresti… sì, insomma… ti andrebbe di metterti uno di quelli?” disse indicando una scatoletta di preservativi nascosta dietro la sveglia sul comodino.
Gohan, dopo aver voltato lo sguardo per verificare che ciò che gli era stato indicato corrispondesse a ciò che lui pensava, le disse:
“Ti fa sentire più sicura?”
“A te no?” chiese un po’ smarrita.
“Non puoi rimanere incinta, oggi e se anche potessi, lo sai che non lo permetterei mai, se tu non lo volessi. Ma se ti fa sentire più tranquilla, lo metto subito. Ok?”
“Sì… per favore… Mi fido di te è solo che… sai… è la prima volta… sono un po’ nervosa… Non ti da fastidio, vero?” chiese la ragazza timidamente.
Gohan le fece una carezza e le diede un tenero bacio sulle labbra per poi dirle:
“No, non mi da fastidio. Sono contento che tu me lo abbia chiesto. Non mi sarei tolto nemmeno i boxer se ti avessi visto titubante per un motivo così stupido. Vuoi pensarci tu?”
“I-io? MAMAMA… GOHAN? Io non so se ne sono capace… E se poi ti faccio male? E se si rompe? E se sb…
“Provaci, Videl. Guarda, io mi metto qui sdraiato, buono buonino. Puoi fare tutti i tentativi che vuoi, ok? Hai comprato una scatola da… quanti? Trentasei? VIDEL! Avevi proprio voglia di fare l’amore con me! O sbaglio?” chiese lui prendendo la scatoletta dal comodino dopo essersi sdraiato, mostrandole per nulla imbarazzato, tutto il suo evidente desiderio.
“EHEH… sì… Dai dammene uno… tentar non nuoce, no? E poi potrebbe essere ‘istruttivo’” commentò lei prendendo una bustina e cercando di aprirla con le mani tremanti.
“’Istruttivo’ è un aggettivo adatto per una cosa che ti servirà anche in futuro… Vorrei che imparassi a fidarti di me” disse lui mordendosi leggermente il labbro inferiore.
“Potrebbe sempre tornarmi utile per imbustare hot dog in bustine troppo piccole per la loro dimensione… ma come diavolo si apre questo coso? E poi si lamentano che i giovani non li usano. Con la pazienza che ci vuole per aprirli… uno ne fa a meno…”
“EHEH… Lascia, te lo apro io” disse lui in tutta tranquillità prendendo la bustina e aprendola senza difficoltà.
Gohan la osservava tenendosi la testa leggermente sollevata con un braccio piegato sotto la nuca e si divertiva molto nel vederla tentare in tutti i modi di capire da che parte si doveva infilare quel dannato affare. Quando finalmente Videl venne a capo dell’enigma, si mise la lingua tra i denti, facendola sporgere leggermente dalle labbra, come se si stesse impegnando nell’impresa più difficile della sua vita e cercò di posizionare il gommino puzzolente sull’erezione di Gohan, che l’accolse con un sospiro, con la stessa cura con cui si cerca di infilare un filo nella cruna di un ago.
“Fatto! Che dici? Va bene?” esclamò alla fine rimirando la sua opera.
“Penso di sì” disse lui osservando l’hot dog imbustato.
“Bene… cosa facciamo ora? Sono… sono ancora un po’ nervosa… Tu come fai a essere così calmo?” chiese lei iniziando a sgranocchiarsi l’unghia del pollice.
“Hey, va tutto bene, rilassati, ok?” le disse Gohan rimettendosi seduto per poterla guardare negli occhi e facendole un sorriso rassicurante.
Il sayan le diede una carezza sul viso per poi scendere a scostarle la spallina del reggiseno, che ancora indossava e poterle baciare il collo, la clavicola e la spalla.
“Posso levartelo?” le sussurrò nell’orecchio facendole venire i brividi.
Videl non gli diede il tempo di andare a cercare il gancetto del reggiseno di pizzo che racchiudeva i suoi piccoli seni e se lo tolse da sola, facendolo passare da sopra la testa e mostrando a lui le sue ultime grazie ancora nascoste.
Gohan la accarezzò e la baciò con infinita dolcezza per poi farla adagiare sul letto e, sdraiatosi sopra di lei, le fece aprire delicatamente le gambe.
Ora le loro intimità si sfioravano, si cercavano e si desideravano come mai i due ragazzi avrebbero potuto pensare. Poco prima di esaudire il desiderio di entrambi, Gohan la guardò dritta negli occhi e, da buon sayan che era, le chiese:
“Posso, Videl?”
“Perché me lo chiedi, Gohan? Come se potessi dire di no? A questo punto?” chiese lei spiazzandolo completamente.
“Puoi sempre dire di no. In qualsiasi momento. Ѐ il tuo corpo che deve voler accogliere il mio. Ѐ come se tu invitassi qualcuno a casa tua e, quando si presenta sulla porta di casa, a te non va più di ospitarlo. Non può di certo entrare con la forza, no? Di solito si chiede ‘permesso, posso entrare’?” spiegò Gohan spiazzando Videl molto di più di quanto lei avesse fatto precedentemente.
“Cioè mi stai dicendo che se adesso io ti dicessi: ‘No Gohan, non sono pronta, perdonami’, tu ti alzeresti e non faresti nulla?” chiese incredula.
“Ѐ questo che vuoi? Pensavo volessi fare l’amore con me, ma se hai cambiato idea… lo capisco. Non è necessario che mi chiedi di perdonarti, non ti devi nemmeno giustificare. Ѐ una tua decisione. Non posso fare altro che rispettarla” spiegò Gohan sollevandosi leggermente come per volersi alzare.
“No, vieni qui” disse lei mettendogli le mani sulle natiche e tirandolo leggermente verso di sé per poi aggiungere:
“Fa’ piano… Gohan”
Fu l’ultima cosa che si dissero prima di scivolare uno nella vita dell’altra e sincronizzare perfettamente i loro movimenti in una danza che sarebbe durata per tutta la loro vita.
Quando alla fine entrambi si ritrovarono sudati, stanchi, affannati e soddisfatti a giacere uno a fianco all’altro, Gohan girò la testa leggermente di lato per andare ad incrociare lo sguardo innamorato della sua donna e le disse sottovoce:
“Ti amo”
“Ti amo” rispose lei con un filo di voce.
Incrociarono le dita delle loro mani e stettero in silenzio ad osservare le pale del ventilatore sul soffitto che girava lento quanto il tempo che sembrava essersi fermato in quella stanza silenziosa di casa Satan.
Quando ad un tratto Gohan si alzò per andare al bagno Videl, sollevandosi sui gomiti gli chiese:
“Gohan, posso farti una domanda?”
“Certo, dimmi” rispose tranquillamente lui mentre si levava con cura il fastidioso oggetto che ancora opprimeva la sua virilità.
“Poco fa avresti veramente rinunciato a fare l’amore con me, se ti avessi detto di no?” chiese lei che era ancora incredula per il comportamento lontano anni luce dallo stesso che avrebbe avuto un qualsiasi loro coetaneo, compagno di scuola.
“Io non mento mai” rispose lui facendole un sorriso e guardandola fissa negli occhi.
“Davvero? Voglio dire… come fai?”
“Sono un sayan”
   




 
   
 
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