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Autore: VerdeMenta    11/06/2015    5 recensioni
Percy non fece in tempo a rispondere che un tremore scosse la terra, mentre la barriera che proteggeva il Campo si incrinava e modellava attorno alla figura esile di una ragazza. Il figlio di Poseidone non poté che rabbrividire quando la giovane aprì i suoi occhi tanto azzurri da sembrare quasi trasparenti, come l'acqua limpida di un fiume, che scorre tempestosa.
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Dal ruscello poco distante dell'acqua fu attirata al corpo della figlia di Oceano, il liquido risalì le gambe della ragazza, accarezzandole la pelle pallida senza bagnarla.
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"Molto bene" un sorriso gelido dipinse il volto della ragazza "Allora a momenti arriveranno gli altri" commentò, compiaciuta "Non vedo l'ora di ricongiungermi a loro. Tutti insieme governeremo il mondo"
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Poche erano le creature di tale potenza che avevano posato piede sulla terra. I piccoli fiori bianchi attorno a lui sfiorirono, l'erba si scurì, il terreno si incurvò sotto il suo corpo.
I suoi crini color petrolio, decorati con ciocche rosse, ondeggiavano al vento tiepido della sera, come fuoco nero che arde impetuoso.
Kain si mosse, portando il piede destro avanti al sinistro, una lenta e inesorabile macchina da guerra, pronta a distruggere qualsiasi cosa sul suo cammino.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gli Dèi, Percy Jackson, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I lunghi capelli cremisi ballavano al ritmo del vento tiepido che soffiava, flebilmente, al Campo, mentre i suoi occhi neri, screziati di un rosso cupo tanto scuro da essere invisibile se non ad un osservatore accorto, scorrevano sui semidei, radunati per ascoltare l'Oracolo e una delle sue 'straordinarie' previsioni del tempo.
Dayleen sbuffò piano, finché il suo sguardo catturò l'immagine di due giovani che, poco lontani, chicchieravano animatamente. In un attimo le sfumature porpora dei suoi occhi divennero più chiare, un rosa acceso, quasi fucsia, sintomo del suo cambio di personalità. Cupido.
Quando era arrivata al Campo ed era stata riconosciuta da Thanatos Dayleen ancora non sapeva che nel suo sangue scorreva anche la gelida passione di Cupido, non sapeva che, di lì a poco, avrebbe scoperto che suo padre le aveva lasciato in eredità entrambe le sue 'parti'. All'inizio si era sentita un'emarginata, stanca di essere diversa da tutti e volenterosa di confondersi nella massa, solo col tempo aveva capito che il suo era un dono, un dono che avrebbe usato per vendicarsi di coloro che la allontanavano.
"Ma come sono carini" sussurró tra sé e sé, mentre un sorriso gelido si faceva largo sul suo bel viso. "Peccato che non sappiamo che l'amore fa male. Tanto male" aggiunse, sollevando una mano e muovendola descrivendo piccoli cerchi che divennero fiamme scoppiettanti. I cerchi, a loro volta, lasciarono posto a un fumo rosato, finché si consumarono del tutto tutto, allora gli occhi del ragazzo che prima Dayleen stava fissando mutarono il loro colore in rosso porpora.
"Scommetto che stasera hai indossato quell'abito per attirare l'attenzione su di te, esibizionista" esclamò il giovane semidio, rivolto alla compagna che, stupita quanto furiosa, spalancò gli occhi argentati.
"Cos'hai detto, scusa?"
"Ho detto che sei una ragazzina viziata e sciocca, che cerca in tutti i modi di attirare l'attenzione altrui" ripeté schietto lui, fissandola quasi divertito.
"Idiota!" sbottò la giovane, colpendolo in pieno viso con un sonoro schiaffo, mentre si alzava e si allontanava di lì. Dayleen ridacchiò, guardando la scena, e non si accorse delle parole che Rachel aveva appena pronunciato finché un mormorio si diffuse tra gli spalti, quindi si fece attenta, cercando di cogliere ogni frase
. "Due figlie di Afrodite uccise nel bosco, incredibile..."
"È un cosa orribile, come può essere accaduta all'interno del Campo?!"
"Io ho paura
" "L'assassino deve essere ancora in giro"
Dai sussurró irrequieti che colse riuscì a capire il nocciolo della questione è, la prima cosa che le balzò in mente fu che, finalmente, qualcuno aveva dato una bella lezione a quelle frivole galline, la seconda che il Campo aveva perso le sue difese. Qualcosa si stava muovendo nell'ombra, qualcosa di orribile e spettrale, creato per ucciderli.
"Silenzio" la voce potente di Chirone interruppe il chiacchiericcio, riportando il silenzio. "Rachel non ha finito di parlare" aggiunse, voltandosi verso l'Oracolo dai crini cremisi.
"Sono stati scoperti i cadaveri delle due ragazze in riva al fiume, dai racconti dei loro fratelli abbiamo scoperto che non erano sole, con loro c'era..."la voce le si ruppe in un singhiozzo, mentre un brivido scuoteva il suo corpo esile "E-ecco... Piper McLane è scomparsa" concluse, il viso rigato da lacrime amare. Ancora una volta mille parole si fossero tra loro, c'era chi urlava, chi piangeva e chi si disperava, i figlia di Ares cercavano una soluzione, un colpevole, le figlie di Afrodite erano scosse dal dolore, e infine c'erano loro. Dayleen colse il loro sguardo, uno sguardo indifferente, gelido e pacato, uno sguardo in cui la figlia di Thanatos rivedeva sé stessa.
Inconsciamente si alzò in piedi per avvicinarsi ai tre semidei. Lei la conosceva per fama, era la giovane dei capelli blu che aveva fatto il suo ingresso modellando la barriera difensiva del Campo, accanto alla ragazza stava un bellissimo semidio biondo, impegnato in una discussione poco animata col suo compagno, un gigante dalla pelle scura e lo sguardo penetrante.
Quando i tre la videro arrivare si fermarono, voltandosi verso di lei.
"Che vuoi?!" esclamò il biondo, sollevando un sopracciglio.
"Chi siete?" domandò lei, ignorando la domanda che il ragazzo le aveva posto.
"Non hai risposto alla mia domanda"
"Ne tu alla mia" replicò schietta la semidea, guadagnandosi un'occhiata carica di divertimento dal ragazzo biondo. "In ogni caso il mio nome è Dayleen, figlia di Thanatos, e volevo solo... conoscervi" aggiunse. La giovane dai capelli azzurri (May, Miriam o forse Marie?) sollevò un sopracciglio, ridacchiando.
"E perché vuoi conoscerci?" domandò scettica, scrollando le spalle.
"Oh, no, ora tocca a voi"
"Io sono Enea, lei è Marie e la montagna qui di fianco si chiama Brian" si intromise il figlio di Iperione.
"Ma puoi chiamarmi 'Pantera'" il Titano allungò una mano verso la semidea.
"Ascolta ragazzina, gira al largo se non vuoi finire in grandi guai" sbottò la ragazza dai capelli turchini, sbuffando infastidita nel vedere che l'altra non si allontanava.
"È una minaccia?" domandò la rossa, riducendo gli occhi a una fessura.
"Lo è" confermò la Titanide, tornando ad appoggiare la schiena al gradino in pietra.
"Sentite un po': io odio i gli dei probabilmente più di voi, sono abbastanza certa che le due figlie di Afrodite siano morte per mano vostra e, inoltre, penso che abbiate un piano ben congegnato per uccidere i semidei" Dayleen sostenne lo sguardo di sfida di Marie, che, solo per un istante era stato stato attraversato da un lampo di incredulità.
"Come fai a sapere tutto questo?" sibilò la Pantera, avvicinandosi alla ragazza.
"Mio padre è Thanatos e sono particolarmente intelligente" replicò lei.
"Bene, benvenuta nella squadra" Enea le allungò una mano che la semidea strinse prontamente.
"No, aspetta, cosa?!" esclamò Marie, fissando scioccata i due compagni.
"Avanti, lo sai che una spada in più ci farà comodo" disse il figlio di Iperione, quindi si avvicinò alla ragazza dai capelli color del mare, così che solo lei poté sentirlo: "Soprattutto una figlia di Thanatos, con lei trovare le Porte della Morte e aprirle sarà un gioco da ragazzi".
"Bene" acconsentì alla fine Marie, incrociando le braccia sul petto "Ma di condividere i piani non se ne parla" si affrettò ad aggiungere, stringendo le labbra a formare un linea sottile, e minacciosa.

Le parole che l'Oracolo pronunciava erano come sabbia tra le mani, sfuggivano, senza che lui potesse far niente per trattenerle. Percy sospirò, cercando di concentrarsi su qualcosa, qualunque cosa, purché la sua mente non continuasse a far ipotesi sulla fine di Piper, sulle lacrime che avevano bagnato le sue guance sul suo dolore... ecco, l'aveva fatto di nuovo! Sospirò, mentre sentiva le lacrime pungergli gli occhi. Socchiuse le palpebre, lasciando che queste gli scorressero sulla pelle del viso, e, in un attimo, nelle sua mente si proiettò l'immagine di una Piper terrorizzata. Ha le pupille dilatate, i capelli scarmagliati e i vestiti, solitamente un agglomerato di indumenti sformati e dai colori smorti, stracciati. Del sangue le imporpora gli abiti.
"Perce, tutto bene?!" esclamò Nico, scuotendolo per una spalla. Il moro riapre gli occhi verde mare, disperati, puntandoli nelle iridi color petrolio del più piccolo
. "Piper... io, l-lei... il Tartaro" sussurró, stringendo convulsamente la maglietta arancione del figlio di Ade tra le mani. Un singhiozzo scosse il corpo esile di Nico, che lascio andare le spalle del più grande per abbandonarsi contro la fredda pietra dietro di lui.
"Proprio ora che sembrava tutto finito..." sussurró, coprendosi gli occhi con le mani, nella speranza di celare le lacrime. "Come lo diremo a Jason" la sua voce si ruppe in un singhiozzo più potente degli altri.
"Piper starà bene" proclamò qualcuno alle loro spalle, e, quando i due si girarono, incontrarono gli occhi dorati di Hazel. "La ritroveremo, questa è una promessa, e scopriremo chi ci minaccia, di nuovo, e lo sconfiggeremo" aggiunse, determinata.
"Sempre ammesso che la nostra dipartita non avvenga prima" replicò Percy, scrollando le spalle. "Ho perso troppi amici in questa battaglia. I semidei non troveranno mai la pace e io non posso vivere ancora così, non ce la faccio..." mormorò il figlio di Poseidone, ricacciando in dietro le lacrime.
"Percy..." sussurró la ragazza, posandogli una mano sulla spalla "Devi continuare a combattere proprio per coloro che ci hanno lasciati, perché non siano morti invano..." la giovane smise di parlare quando un boato scosse la terra.
I semidei alzarono gli occhi al cielo in tempo per vedere le ultime difese del Campo crollare, sgretolandosi come un vaso di ceramica che cade in terra.
"Che diamine!" esclamò Frank, raggiungendo gli amici in tempo per vedere una crepa, che si allargava sotto i piedi della figlia di Plutone. "Hazel!" urlò il ragazzo, slanciandosi verso di lei nell'esatto istante in cui la crepa diventava una voragine.
"Frank..." sussurró la giovane, stringendosi al petto del figlio di Marte.
"Non adesso, corri" replicò lui. Quindi, con la ragazza appresso, iniziò a scendere i gradoni che li separavano da terra, dove tutti i semidei si erano radunati.
Percy fu l'ultimo a raggiungere i suoi amici che, con le spade sguainate e uno sguardo tanto teso quanto determinato, formavano un vasto cerchio protettivo. Il figlio di Poseidone si guardò attorno, alla ricerca di mostri da combattere o divinità da sfidare, eppure non c'era nessuno che li attaccava apertamente.
Attorno a loro le gradinate della piccola arena continuavano a sgretolarsi come foglie secche, poi, d'un tratto, Percy riuscì a distinguere, tra la polvere, che celava allo sguardo quanto non si trovasse in un raggio di cinque metri, tre figure avvicinarsi.
"Ehi, Nico, guarda!" esclamò il figlio di Poseidone indicandole. Il più piccolo si voltò verso il punto che l'altro gli stava indicando. Il sangue gli si gelò nelle vene.
Tre persone si avvicinavano camminando lentamente; emanavano un potere diverso da quello dei semidei, come se fossero in grado di schiacciarti con la sola forza di volontà.
Una ragazza dai capelli platino, con grandi occhi argentati e freddi fu la prima a interrompere il silenzio, mentre un sorriso gelido le increspava le labbra.

Poche erano le creature di tale potenza che avevano posato piede sulla terra. I piccoli fiori bianchi attorno a lui sfiorirono, l'erba si scurì, il terreno si incurvò sotto il suo corpo.
I suoi crini color petrolio, decorati con ciocche rosse, ondeggiavano al vento tiepido della sera, come fuoco nero che arde impetuoso.
Kain si mosse, portando il piede destro avanti al sinistro, una lenta e inesorabile macchina da guerra, pronta a distruggere qualsiasi cosa sul suo cammino.
"La Terra, finalmente..." sussurró Kain, guardandosi attorno. Era circondato da verdi colline dolci, il cielo era limpido, terso, non una nuvola ad appannarlo.
Il figlio di Caos non poté che ricordare le ostili terre del Tartaro che erano divenute la sua casa, fredde e allo stesso tempo ardenti; e ora si trovava in un luogo tanto diverso, dai vivaci colori accesi, che quasi gli accecava gli occhi.
Il Titano sospirò, per poi sedersi sul manto soffice di erba rigogliosa che ricopriva le colline. Abbassò le palpebre a celare il rosso porpora del suo sguardo, quindi visualizzò il Campo e, scomparve, lasciando dietro di sé una nuvola di polvere, grigio si verde, a testimoniare che li lui era passato.

Kain riaprì gli occhi, ritrovandosi dinnanzi la carcassa di un pino caduto a terra, affianco al quale brillava, fulgido, il Vello D'oro. Il Titano sorrise, perché questo voleva dire solo una cosa: i suoi compagni lo stavano aspettando.





Angolo autrice (tanto tanto in ritardo):
Iniziò con lo scusarmi per il tempo passato dall'ultimo aggiornamento :'(
In ogni caso... ta ta ta taaaaaaaaa ecco a voi Kain, il figlio di Caos
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo spero di inserire anche l'ultima, ma non meno importante, OC, la figlia di Urano

VerdeMenta (si, ho cambiato nome... di nuovo -.-')
   
 
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