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Autore: cretien    15/08/2003    0 recensioni
Due persone che non si vedono da qualche anno. Per meglio dire... TRE persone. Un triangolo alquanto improbabile e due vecchi amici che cercano i loro figli. Ma se i loro figli si rivelassero UNO solo?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amy era in piedi davanti a un lungo tavolo pieno di scartoffie varie, moduli, bozzette e giornali vecchi. Era convinta che il lavoro l'avrebbe distratta da tutto quel pandemonio che aveva combinato Julian.
Sentì bussare alle sue spalle, quasi sperò si trattasse di Julian invece era solo Maggie la sua giovane superiore non che capo redattrice.
"Qualche novità?" chiese la ragazza mora.
"No, non mi ha ancora telefonato..." disse sovrappensiero Amy.
"Ma che dici? Parlavo del servizio di ieri."
"Oh quello... no... cioè... si... io...non lo so!" disse tornando a giocherellare con i fogli di carta che erano sul tavolo.
"Oh Amy, Amy... la tua mente è lontana quanti chilometri?" chiese Maggie.
Amy la guardò seria. Non riusciva a smettere di pensare a Julian.
"Ehi, Amy?" fece Maggie facendole scorrere una mano davanti agli occhi nocciola che sembravano fissare un punto della parete gialla.
"Amy!" la chiamò la voce di Julian che era comparso all'improvviso nell'ufficio.
"Julian cosa...?" non riuscì a dire altro che Julian la baciò con passione nonostante Maggie fosse lì a guardarli esterrefatta. Conosceva Julian e lo credeva molto riservato, non lo aveva mai visto sbilanciarsi in quel modo.
Appena le loro labbra si allontanarono Julian passò un braccio sotto le gambe di Amy e la sollevò dirigendosi verso l'uscita e lasciando sempre più allibita Maggie.
"Ciao Maggie, scusa se ti porto via la tua galoppina preferita, ma fare un bambino richiede un po' più di intimità!" disse Julian lasciando che la porta si richiudesse alle sue spalle.
"Julian, ma che...?"
"Shhhhh!" la zittì lui con un altro bacio e facendola sedere in macchina "Andiamo a casa."
"Ma perchè... hai detto così? Mi hai messo in imbarazzo!" lo rimproverò lei con le lacrime agli occhi.
Lui non rispose e in un paio di minuti arrivarono a casa.
Amy non fece nemmeno in tempo a togliersi la giacca che Julian l'stava baciando di nuovo.
"Mi dici che ti prende?"
Julian si passò una mano tra i capelli e tirò un sospiro.
"Voglio un figlio."
Amy lo guardò seria "Julian non scherzare."
"Non sto scherzando: voglio un figlio. E soprattutto voglio un figlio che sia MIO."
Amy continuò a guardarlo seria e con voce tremante gli domandò "E... e quel bambino?"
Julian sorrise e scosse la testa tornando a cercare le labbra di Amy con le proprie.
La sollevò di nuovo e insieme andarono al piano di sopra in camera loro, lasciando che i vestiti ricadessero piano piano sulle scale.

"Allora la macchina è a posto?" chiese all'omino piccolo e magro che l'aveva aiutato il giorno prima.
"Oh si ora non c'è problema. Però ha un bel livido sul naso. E alla mano e al ginocchio che ha fatto?"
Philip arrossì "Ehm... niente sono scivolato!" disse imbarazzato.
Pagò e ripartì verso casa Stratford sicuro che lì avrebbe ritrovato Katerin. 
Quando suonò alla porta la faccia poco raccomandabile del signor Stratfors gli fece intuire al vole che la figlia era lì e che gli aveva raccontato la loro piccola divergenza.
"Ehm... signor Stratford, è qui...?"
"Sarà meglio che tu abbia una buona 
spiegazione da darle, ragazzo!" disse burbero l'uomo indicando con un cenno la terrazza dove probabilmente si trovava la ragazza.
"Gr...grazie." balbettò lui avviandosi.
E infatti eccola, la sua Kit. Stesa sulla sdraio di plastica bianca con gli occhi chiusi e il libro che le stava pian piano sfuggendo di mano.
Si avvicinò lentamente attento a non svegliarla di soprassalto come gli capitava sempre, inciampando da qualche parte o buttando giù parte dei soprammobili.
Si sedette sulla sdraio accanto e le accarezzò la guancia.
Katerin quando aprì gli occhi si sedette immediatamente.
"Phil... che... ma che ti è successo?" disse notando l'occhio nero, il naso tumefatto, la mano fasciata i jeans strappati e il ginocchio incerottato.
"Ehm... dire che ho fatto a botte non è appropriato..." disse imbarazzato.
"Già... non hai fatto a botte... le hai prese..." disse toccandogli il livido vicino all'occhio.
"Kitty... ascolta..."
"No, io non voglio sentire niente..." disse lei con le lacrime agli occhi.
Philip abbassò lo sguardo. Sembrava non ci fossero proprio speranze.
"Kitty, ti amo..." disse tremante lui "Amo solo te. E se lavoravo così tanto era solo perchè volevo... perchè voglio passare la mia vita con te..."
Lei scoppiò in lacrime e lo abbracciò.
"Dio Kitty che ci sta succedendo..." disse lui stringendola forte a sè.
"Non lo sai? Stiamo... stiamo per avere un bambino..." disse lei semplicemente rimanendo stretta a lui.
Philip le prese le spalle e la guardò negli occhi.
"E'per questo che non sei stata bene? Perchè sei... sei incinta?"
Lei lo guardò e annuì.
Philip le prese il viso tra le mani e la baciò una, due cento volte.
Ora anche lui avrebbe avuto la SUA famiglia.
Il signor Stratford li guardava mentre continuavano a parlarsi e a scambiarsi baci.
"Eh... sto diventando vecchio." sospirò.
"Adesso dovrò anche mettermi a dieta per rientrare nel mio vecchio smoking e portare mia figlia all'altare. Se salta via un bottone della giacca rischio di cavare un occhio a qualcuno!" disse tra sè allontanandosi. Poi si fermò e lanciò un ultima occhiata ai due che continuavano a baciarsi.
Scosse la testa "E pensare che quel nanerottolo prima mi ruba la figlia e ora fa di me un nonno..."

FINE

  
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