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Autore: ThorinOakenshield    11/06/2015    6 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il ponte di legno su cui ci troviamo sta iniziando a traballare e a perdere pezzi.
I nani si spostano di continuo e io sto per cadere giù, fortunatamente Thorin è vicino a me e mi aggrappo a lui; lo faccio sia perché se no cadrei giù, sia perché ho voglia di flirtare.
A causa del peso del Grande Orco, la parte di ponte su cui ci troviamo precipita giù.
Thorin mi stringe a sé ed io mi stringo a lui, chiudendo gli occhi.
La caduta ha inizio.
Mi piace la velocità e adoro sentirmi il cuore in gola e lo stomaco in subbuglio, mi sembra di stare in uno di quegli scivoli a strapiombo dei Luna park, dove ho sempre avuto paura di andare: benché non mi dispiaccia provare emozioni forti, dopo un po’ comincio ad avere un po’ di paura e mi viene da vomitare.
Per fortuna ci sono rocce che attutiscono la caduta.
Mentre tengo il volto sul petto di Thorin, sento i nani urlare e qualcuno gridare entusiasta, probabilmente Fili e Kili. Si staranno divertendo da matti, specialmente quello moro.
Non appena la caduta finisce, mi sposto un po’ per evitare il bestione che sta per cadere sopra di noi.
“Ah ah ah! Rifacciamolo!” esclama Kili.
Subito dopo il Re degli Orchi finisce sopra a quello che è rimasto del ponte.
I nani si lamentano, specialmente Dwalin che borbotta rivolto al più giovane della Compagnia: “Vorrai scherzare!”
Neanche il tempo di riposarci che Kili strilla: “Gandaaalf! Ne arrivano altri!”
Un mare di goblin ci sta raggiungendo. Ero a conoscenza di questo nuovo attacco, infatti mi sono preparata e sono pronta a tagliare la corda.
Quando tutti i membri della Compagnia sono usciti dai resti del ponte, scappiamo il più velocemente possibile verso la luce del sole, essa è la nostra unica speranza di salvezza.
 
Adesso ci troviamo nel bosco mentre lo stregone ci conta. Mi sono un po’ tranquillizzata e sono lieta di sapere che tra poco arriverà Bilbo e farà quel bel discorso a Thorin, non vedo l’ora di udirlo dal vivo! Tuttavia c’è qualcosa che turba la mia felicità: Azog. Presto arriverà e non credo di essere pronta per quel momento, come non sono pronta per la Battaglia dei Cinque Eserciti, ma per quello c’è ancora tempo, più ci penso più il giorno si avvicina.
“Dov’è il nostro hobbit?” chiede Gandalf.
Nessuno risponde, nessuno lo sa… a parte me… che faccio? Dico qualcosa o sto zitta? Forse è meglio se taccio e faccio finta di niente, tanto tra poco Bilbo arriverà.
“DOV’È IL NOSTRO HOBBIT?” grida lo stregone, arrabbiatissimo.
Il clima si sta scaldando, così cerco di rassicurare tutti: “Non preoccupatevi, Bilbo sta bene, tornerà.”
“E tu cosa ne sai?” mi domanda Thorin, nervoso.
“Diciamo che prevedo il futuro…” rispondo sul vago.
Il mio bel nano mi guarda confuso, sbattendo le palpebre.
“Per questo sono qui” aggiungo. “Gandalf ha deciso di farmi intraprendere il viaggio con voi perché sono in grado di prevedere i pericoli.”
Egli continua a fissarmi stupito, incredulo. Dopodiché mi guarda arrabbiato. “Inventati un’altra menzogna, perché questa non è credibile.”
Spalanco gli occhi come fanno i bambini quando il fratello maggiore ha detto una parolaccia o qualcosa di brutto. “Invece è vero!” ribatto indignata. Vado da Gandalf e gli tiro il mantello, indicandogli Thorin. “Gandalf, diglielo anche tu.”
Lui si sposta da me e chiede ai nani: “Dove l’avete visto l’ultima volta?” Sta ancora pensando a Bilbo, a quanto pare non si fida tanto delle mie capacità visionarie… mi sento offesa per questa mancanza di attenzione e di fiducia.
“È sgattaiolato via quando ci hanno catturati” risponde Nori.
“Te lo dico io che è successo, Gandalf” interviene Thorin. “Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l’ha colta! Pensava al suo soffice letto e al suo caldo focolare da quando ha messo piede fuori dalla porta! Non rivedremo mai più il nostro hobbit, è ormai lontano.”
C’è sdegno nel suo tono, secondo me vede Bilbo come una persona indifferente alle disgrazie dei nani e che, mentre loro hanno perso tutto e pellegrinano da tantissimo tempo, lui pensa alle comodità di casa sua e non si preoccupa neanche un po’ del loro destino e della loro situazione. Io so benissimo che non è così, ma anche se fosse non lo biasimerei: lui mica voleva prendere parte a questa avventura, è stato costretto. Poi che la sua parte tucchica abbia preso il sopravvento in lui è tutto un altro discorso.
Posso immaginare come si stia sentendo adesso lo hobbit: è stato accusato di essere una persona insensibile, inetta e codarda. Lui vuole vivere quest’avventura, lo vuole con tutta la parte più Tuc di sé e non essere accettato dal gruppo dev’essere un duro colpo. Questo lo spinge a levarsi l’Anello e a dire: “No, invece.”
Non ho preso un colpo solo perché ero preparata alla sua entrata in scena.
Thorin ha fatto una faccia! Mi è tornato in mente il video Come sarebbe dovuto finire “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato -”, quando Bilbo è spuntato all’improvviso subito dopo che Scudodiquercia ha detto che non l’avrebbero mai più rivisto. Mi ricordo ancora le parole del nano della parodia: Oh, be’, questo è imbarazzante.
Altroché se lo è! Thorin, altroché! Rimanici di merda quanto vuoi.
“Bilbo! Ti davamo per scomparso!” Kili è molto felice di rivederlo, sembra un cagnolino scodinzolante.
“Ma come hai fatto a superare i goblin?” gli chiede curioso Fili.
“Già, come?” Dwalin sembra diffidente.
Lo hobbit mette una mano in tasca, ma non dice niente.
“Che importanza ha? Lui è qui” dice Gandalf.
“Ha importanza,” obietta Thorin, “voglio saperlo, perché sei tornato?” Lo sta guardando negli occhi, con quello sguardo a cui non puoi mentire, a cui non sfugge niente.
Mi trovo vicino a Bilbo: mentre pensavo alle mie stronzate ero andata ad abbracciarlo. Sta riprendendo fiato per la corsa, poi prende coraggio ed esprime a voce alta i suoi pensieri: “Lo so che dubiti di me, l’hai sempre fatto.”
Il capo del gruppo lo guarda bieco, forse si sente affrontato.
“E hai ragione: penso spesso a Casa Baggins. Mi mancano i miei libri, la mia poltrona, il mio giardino. Vedi: quello è il mio posto; per questo sono tornato: voi non ce l’avete, una casa, vi è stata portata via… e voglio aiutarvi a riprendervela se posso.”
Bilbo gli sta sorridendo un po’, lo sta guardando come se volesse dirgli che di lui può fidarsi, che ci sarà sempre per loro e che capisce come si sentono.
Thorin china leggermente il capo, cominciando un po’ a pentirsi delle sue dure parole. Ha letto determinazione nelle frasi dello scassinatore, lui non è indifferente al loro destino e gli ha giurato fedeltà.
Non riesco a godermi al massimo questo momento toccante e significativo, perché sono a conoscenza del fatto che fra poco arriverà il nemico – forse – più temibile di tutti.
Non a caso sentiamo degli ululati.
I Mannari saranno qui a momenti e i nani non possono neanche immaginare cosa li attende.
“Siamo finiti dalla padella…”
“Nella brace” interrompo Thorin. Non ho parlato per tutto questo tempo, non potevo fare a meno di aprire bocca, sentivo che altrimenti sarei scoppiata.
“Scappate!” ordina Gandalf.
Scudodiquercia ci incita a correre il più velocemente possibile ed è esattamente quello che sto facendo. I Mannari sono troppo veloci, cerco di stare al passo con i nani, ma le mie gambe non ce la fanno più.
Quando arriviamo in vista degli alberi, il mio morale torna su. Ora non mi resta altro che starmene buona e tranquilla su un albero aspettando le aquile, se sto vicina ai nani sono sicura che non mi accadrà niente, poiché a nessuno di loro è accaduto qualcosa di brutto durante quell’avvenimento. Certo, a parte a Thorin.
Mi è sempre piaciuto arrampicarmi, solo che, adesso che sono grande, non lo faccio più perché mi fanno schifo gli insetti; ora come ora non m’importa niente se ci sono formiche che camminano sull’arbusto, meglio loro che i Mannari!
Thorin mi aiuta a salire prendendomi in braccio e passandomi a Dwalin.
Ora siamo tutti appollaiati sugli alberi, come uccelli, mentre ai Mannari, di andarsene, non li passa neanche per l’anticamera del cervello, a patto che ne abbiano una.
Gandalf dà fuoco a delle pigne e ce le passa. Ne prendo una anche io.
“Ahh! Scotta!” grido lasciandomela cadere distrattamente dalle mani.
“Nooo! Attenta!” mi sgrida Dwalin.
La pigna infuocata, per poco, non cadeva addosso a Gloin e a Oin, i quali hanno brontolato e mi hanno rivolto un’occhiata di rimprovero.
Mi sto scusando di continuo, finché le parole non mi muoiono in bocca: Azog è arrivato.
 
Robusto, minaccioso, mostruoso. In groppa al suo bianco Mannaro.
Mi ricordo cos’avevo pensato la prima volta che avevo visto Azog sul grande schermo: bravo Thorin a suonargliele! Io avrei avuto una paura da matti!
Ed è esattamente quello che sto provando adesso. So come scamparla, basta che stia vicina a Dori e Ori e poi, quando passa l’aquila, basta che mi butti anch’io, sperando di centrarla. Ma non sono sicura di agire così; la parte codarda di me, quella che mi caratterizza e che prende sempre il sopravvento, mi urla di non fare cose stupide, ma io, per la prima volta nella mia vita, non le sto dando troppo ascolto.
Azog annusa l’aria e, con quella sua voce spaventosa, parla nella sua lingua. Non la capisco, non so parlarla, ma so esattamente cosa sta dicendo:
 
Lo senti? L’odore della paura? Ricordo che tuo padre ne era impregnato, Thorin, figlio di Thrain.
 

Probabilmente, l’odore che senti, caro Azog, è la mia paura… oppure le conseguenze del fatto che non ci laviamo da giorni.
La smetto di pensare a cacchiate quando l’Orco Pallido grida qualcosa e gli orchi corrono verso di noi.
Qui intorno è tutto in fiamme e gli alberi stanno per precipitare giù, in questo precipizio.
Ma a Thorin non importa, sta ardendo nel fuoco della vendetta, alimentato dalle occhiate di sfida che gli sta lanciando Azog. Il nobile nano non ci pensa un attimo: si alza e, senza l’effetto rallenting che c’era nel film, avanza verso l’orco, ma non rinuncia a quell’aria da: I’m sexy and I know it.
Più il mio amore si avvicina ad Azog, più sono indecisa sul da farsi.
Quando l’orco lo fa cadere a terra e poi lo colpisce in faccia, Bilbo scatta in piedi.
Che problemi mi faccio? Ora Bilbo lo salverà e Gandalf lo curerà con un incantesimo, io devo solo pensare a salvare me stessa, gli altri se la caveranno, di me non si sa nulla, potrebbe accadere qualsiasi cosa.
Il problema è che mi si è presentata un’occasione da non sottovalutare, un’occasione per farmi accettare del tutto nella Compagnia. Del resto, non sono più o meno nella stessa situazione di Bilbo Baggins? Anch’io devo fare colpo su Thorin… in tutti i sensi.
Accipicchia! La odio, quest’occasione. Non mi sta dando pace, mi martella in testa in lotta con la parte fifona di me e mi dice: Gleeenyyys, corri ad aiutare Thoriiiin, te ne sarà riconoscente a vitaaaa. E poi c’è la codardia che mi ordina: Non lo fareeee! L’opportunità non capisce niente, ti porterà alla morte. Qui sei al sicuro, non ti muovereeee!
Sta’ zitta! Non capisci niente! La insulta l’opportunità.
Tu non capisci niente! Si arrabbia la codardia.
Vuoi fare a botte?!
Con piacere!

“Basta!” grido tappandomi le orecchie. Stavo già pensando di aver fatto l’ennesima figura di merda, ma sono tutti impegnati a preoccuparsi per Thorin e Bilbo sta valutando se salvarlo o no, per fortuna nessuno ha fatto caso alla mia ultima uscita.
Lo hobbit si è deciso: ha sfoderato Pungolo.
E anche io ho preso una decisione.
 
L’orco sta per tagliare la testa a Thorin, che cerca di prendere Orcrist caduta lontana da lui.
Non appena il mostro alza in alto l’ascia, io e Bilbo ci gettiamo su di lui.
Cerco di stare il più possibile attaccata allo hobbit, sapendo che non gli accadrà niente di male.
Lo scassinatore del gruppo uccide l’orco che stava per decapitare il nostro capo, la nostra guida. Ci alziamo in piedi e teniamo la spada stretta in mano, mentre Azog si avvicina a noi con aria minacciosa.
Invidio Bilbo per il suo coraggio, è agguerrito come non mai, si vede dalla sua espressione, io invece me la sto facendo nei pantaloni.
Ehm… ragazzi?
Eru ha un’altra volta ascoltato le mie preghiere, visto che i nani scendono dagli alberi e attaccano gli orchi.
Ora non so veramente cosa fare: il signor Baggins sta combattendo contro dei nemici, ma non posso unirmi a lui, è troppo rischioso. Mi avvicino al corpo di Thorin e resto accanto a lui, tremando. Adesso non può difendermi e ho una paura matta di venire attaccata. Gli carezzo la testa e gli sussurro parole rassicuranti, ma lui chiude gli occhi.
Se non sapessi che Gandalf lo curerà, piangerei come non mai.
La mia parte l’ho fatta: mi sono gettata su quel mostriciattolo per salvare il bel nano, devo pensare a me, in questo momento. Quindi mi alzo e corro verso l’albero dove ci sono Ori e Dori, i quali stanno per cadere giù mentre si tengono al bastone di Gandalf.
Mentre metto un piede sull’albero, un Mannaro mi raggiunge e non ho neanche il tempo per gridare o per difendermi che mi fa un taglio sul fianco sinistro.
Prima che le cose possano mettersi peggio, Fili lo abbatte.
La ferita mi brucia tantissimo, ma non sembra poi così grave; avrò tempo di preoccuparmene dopo, ora devo assolutamente raggiungere lo stregone prima di fare una brutta fine.
Le aquile arrivano poco dopo che ho raggiunto Gandalf e i due nani. Quando questi ultimi cadono, mi butto giù e vado nel panico perché non cado sull’aquila. L’ho mancata. Dannazione!
E adesso?
Prima che possa mettermi a piangere o rendermi conto che sto per morire, arriva un’altra aquila e mi prende al volo.
Sono salva. Per ora.
 
Adesso ci troviamo tutti a bordo delle Aquile, accompagnati dal grido di rabbia di Azog. Mi verrebbe voglia di fargli una pernacchia o un gesto decisamente poco carino e molto volgare. Uhm… vada per quest’ultimo.
Dopo essermi esibita in un’altra usanza poco ortodossa della mia terra, scoppio a ridere, però la pianto subito ricordandomi delle condizioni di Thorin: sono tutti preoccupati e io mi metto a ridere? Non faccio decisamente una buona impressione.
“State tranquilli! Prevedo che Gandalf lo guarirà, ne sono sicura!” grido per tranquillizzarli e per giustificare la mia allegria in un momento decisamente tragico.
 
L’aquila appoggia Thorin sulla Carrock e Gandalf si avvicina a lui, preoccupatissimo.
Anche Bilbo è ansioso, così gli stringo la mano e gli ripeto che il nano se la caverà, che deve fidarsi di me.
Il capo della Compagnia, infatti, dopo che lo stregone gli ha passato una mano sugli occhi e ha pronunciato un incantesimo, apre gli occhi.
Gandalf si lascia scappare un sospiro di sollievo, la stessa cosa fa il mio migliore amico. Sì, ormai lo hobbit lo considero il mio BFF.
“Dove sono?” Sento sibilare Thorin con la sua voce roca. “Dove sono il mezzuomo e la fanciulla?”
“Stanno bene” lo rassicura lo stregone. “Bilbo e Glenys sono qui.”
Oh no… sta a vedere che ora se la prende anche con me… ma… aspetta… se così fosse vorrebbe dire che anch’io riceverei un abbraccio! Però! Mica male!
Scudodiquercia si alza in piedi aiutato da Dwalin e dai suoi nipoti, ma rifiuta nervosamente l’aiuto e comincia a gridarci contro: “Voi! Cosa pensavate di fare?”
Io e Bilbo ci scambiamo un’occhiata confusa. Faccio un po’ di scena, anche perché dire: So che non ce l’hai con me e prevedo che mi darai un abbraccio, sarebbe stupido.
“Vi siete quasi fatti uccidere!” continua a sgridarci. “Non vi avevo detto che sareste stati un peso? Che non sareste sopravvissuti alle Terre Selvagge? Che non c’è posto per voi fra noi!”
Imito il mio amico e tengo lo sguardo verso il basso, facendo finta di essere dispiaciuta e di non essere a conoscenza delle vere intenzioni del nano.
Allora? Questo abbraccio? I need a hug!
“Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia!” Finalmente ci stringe a lui.
Sorrido emozionata, mentre gli altri nani esultano e Gandalf ci guarda commosso.
Io e Bilbo ci guardiamo e ci sorridiamo, fieri di noi stessi, fieri di aver conquistato la stima di questo provato condottiero.
Dopo aver sciolto l’abbraccio, il nano ci dice seriamente dispiaciuto: “Scusate se ho dubitato di voi.”
“Figurati! Non fa niente” rispondo facendo un gesto d’indifferenza con la mano.
“Non preoccuparti, anch’io avrei dubitato di me” dice umilmente Bilbo. “Non sono un eroe, né un guerriero… e nemmeno uno scassinatore.”
Ci mettiamo tutti a ridere e il sorriso che Thorin ci rivolge mi fa sciogliere. Successivamente sgrana gli occhi e guarda lontano.
Noi tutti ci voltiamo.
Erebor.
“È quello che penso che sia?” balbetta Bilbo.
Nessuno lo caga, come al solito, e avanziamo per ammirare meglio quello splendore che è la Montagna Solitaria, così fiera, imponente. Ha un non so che di leggendario, ho sempre sognato di ammirarla da vicino e presto potrò realizzare questo sogno.
“Erebor. La Montagna Solitaria” annuncia Gandalf, mentre noi siamo tutti imbambolati a fissarla, con il vento che ci scuote i capelli.
“Casa nostra” sussurra Thorin.
Adoro vederlo sorridere e nel suo sguardo leggo speranza. Fa bene a sorridere e non deve più preoccuparsi, perché io non permetterò che gli accada qualcosa di male.
“Guardate!” esclama Oin. “Gli uccelli stanno tornando alla Montagna!”
“Lo prenderemo come un segno, un buon auspicio.” Scudodiquercia sorride a Bilbo.
“Hai ragione,” dice quest’ultimo, “credo proprio che il peggio sia passato.”
See, magari…

   
 
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