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Autore: artemisia la fee    11/06/2015    2 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti,
eccoci giunti all'ultimo capitolo.
Grazie a chiunque mi ha letto, anche solo una volta.
Buona lettura e alla prossima!!!
P.S. La canzone che si sente alla fine è "What a wonderful world" la versione di Joey Ramone

 




Il sole era alto nel cielo in quella calda giornata estiva e tutti cercavo riparo dai suoi raggi di mezzogiorno. Tutti tranne TARDIS.
TARDIS era scappata, era scappata dalle persone, dai sorrisi e dalle strette di mano. Si era rifugiata lontano da tutti e seduta sulla scalinata d'ingresso dell'Università, fissava le macchine che sfrecciavano di fronte a lei. Quando c'era un attimo di silenzio, riusciva a sentirle, le risate provenienti dal cortile interno dove si era appena conclusa la Cerimonia di Laurea.
Gli invitati erano tutti ben vestiti, con enormi sorrisi stampati in faccia, con freschi cocktail alla frutta in mano, cercando riparo dal sole sotto i gazebo davanti al palco.
TARDIS abbassò lo sguardo su quel pezzo di carta arrotolato che aveva appoggiato sulla gonna blu. Quel pezzo di carta per cui aveva tanto sudato e si era impegnata per anni. Aveva paura a toccarlo, temeva che le mani sudate lo potessero rovinare.
Si voltò verso l'ingresso, con il sole che le picchiava sulla nuca e vide alcuni professori camminare sotto un portico. Si erano tutti congratulati con lei, sopratutto dopo che, essendo la migliore del suo corso, aveva tenuto il discorso d'apertura.
Erano venuti a vederla anche i suoi amici, oltre che la famiglia; Donna, John e anche gli amici di Impala, che ormai considerava anche amici suoi. E ovviamente era venuto anche Impala, sfidando la sua avversione per la scuola e le cerimonie.
Ma dopo un po non ce l'aveva fatta più, schiacciata da quella pressione, ed era scappata e i suoi piedi l'avevano condotto su quella scalinata, dove l'anno prima grazie al caso o al Destino,  aveva incontrato Impala.
Continuò a fissare la sua Laurea, con un misto di orgoglio, paura, insicurezza e malinconia.
Un capitolo della sua vita si era concluso e si domandò che ne sarebbe stato ora di lei. Fin da bambina sapeva cosa avrebbe fatto da grande, ma ora che era grande tutti i dubbi e le paure sul futuro l'assalivano.
Sapeva che avrebbe continuato a studiare, studiare per raggiungere il suo sogno, che mai avrebbe abbandonato. Eppure c'era un pensiero che la fermava e capì quale fosse, quando un ombra si stagliò sopra di lei e la riparò dal sole e  come la prima volta che lo aveva visto si riparò gli occhi dai raggi con la mano.
"Dovevo immginare che ti avrei trovata qui" esordì Impala sedendosi accanto a lei.
"Come mai?" gli chiese.
"Perchè è qui che ci siamo conosciuti"
"Egocentrico, non penso così spesso a te" disse con un sorriso e appoggiando la fronte sulla sua spalla.
Impala rise e le cinse le spalle con un braccio. "In realtà ti stavo cercando e ti ho visto mentre passavo sotto i portici"  disse dopo un attimo di pausa.
"Però hai ragione" disse TARDIS sospirando "Queste scale hanno tanti ricordi, sarà per questo che mi sono ritrovata qui"
Impala rimase a fissarla, intuendo che qualcosa non andava. Le prese il mento con le dita e la baciò delicatamente.
"Cosa c'è che non va?" le sussurrò "Perchè sei scappata?"
TARDIS alzò la testa e guardò gli occhi dorati di Impala, poi il cielo azzurro sopra di lei e sospirò.
"Se non vuoi parlarmene..." tentò di dire Impala, ma lei lo azzittì.
"Io ho sempre saputo cosa avrei fatto nella mia vita, ma adesso non ne sono più sicura"
"Ne abbiamo già parlato" intervenne Impala "Io non riuncio al mio sogno, se tu non rinunci al tuo"
"Non sto dicendo che ci rinuncio, sto dicendo che voglio prendermi una pausa"
"Una pausa?" chiese Impala confuso.
"E' come se io all'età di sei anni mi fossi stampata delle coordinate in testa e fino ad ora non ho fatto altro che viaggiare in quell'unica direzione. Ma è arrivato il momento di cambiare rotta, per un po almeno. Sento che devo girare a destra anche se il navigatore dice sinistra, perchè sento che è quella la strada giusta e non mi importa se finirò in un posto sbagliato, non esistono posti sbagliati, perchè quello sarà il posto giusto dove dovrò essere in quel momento. Voglio viaggiare Impala, voglio viaggiare con te, seguendo l'istinto e non una stupida mappa"
Di colpo  smise di parlare per riprendere fiato. Aveva detto tutto di fretta e senza rifletterci, con l'emozione e la consapevolezza di essere libera.
Guardò Impala, con il fiato corto, il cuore che le batteva forte nel petto, i capelli appiccicati alla fronte dal caldo, ma una nuova luce le illuminava gli occhi.
Lui se ne rese conto e sorridendole le chiese incredulo "Mi stai sul serio chiedendo di partire con te?" 
TARDIS urlò dalla gioia e si lanciò tra le sue braccia baciandolo con passione.
"Lo prendo come un si" disse non appena si furono separati.
TARDIS e Impala tornarono alla festa e lei riprese a sorridere e a stringere la mano a chiunque, accogliendo i complimenti. Ormai si sentiva una persona nuova.
Quando quella sera tornò a casa, incorniciò la Laurea e la appese al muro, poi sfiorò con le dita i suoi libri, il mappamondo e i poster con le costellazioni, ma non gli disse addio, li salutò e basta certa che sarebbe tornata, infine iniziò a fare i bagagli.
Non era un addio, era un arrivederci.

***

La macchina risplendeva nera e lucente sotto i raggi del sole, correndo lungo la strada circondata da campi e alberi. Per fortuna quel giorno tirava un leggero vento rendendo il caldo più sopportabile.
Impala era seduto accanto a lei e tamburellava le dita sul volante, ogni tanto si voltava verso di lei e le sorrideva, così con naturalezza e senza un motivo.
Erano partiti presto, con tutto quello che gli serviva, le valige sul sedile posteriore e il diario di Impala sul cruscotto.
Gli amici e la famiglia per fortuna non avevano avuto nulla da ridire su quella loro folle scelta, anzi al contrario credevano che avrebbe fatto bene ad entrambi.
TARDIS voltò la testa fuori dal finestrino, con l'aria che le scompigliava i capelli blu e guardò il cielo limpido sopra la sua testa, il sole che giocava tra i rami degli alberi e i fiori che crescevano rigogliosi. 
Sempre troppo concentrata a guardare le stelle, si era quasi dimenticata di quanto fosse bella la Terra in cui abitava.
Si chinò verso la radio e mise un CD, cercò e infine trovò la canzone che faceva al caso loro.
Le note si alzarono nell'aria, Impala la guardò e sorrise, poi TARDIS iniziò a cantare.

"I see trees of green, red roses too
I see them bloom  for me and you
And I think to myself, what a wonderful world"


Impala scoppiò a ridere e seguendo il suo esempio, iniziò a cantare a squarciagola.

"I see skies of blue and clouds of white
Bright sunny days, dark secrets nights
And I think to myself, what a wonderful world"


Impala lasciò il volante, guidando solo con una mano e prese quella di TARDIS nella propria.
"Ti amo" urlò, sovrastando la musica e il rombo del motore.
"Ti amo" urlò TARDIS.
La macchina continuò a correre lungo la strada dritta, senza una meta e senza un'obbiettivo.
Quando si erano conosciuti, non avevano fatto a meno di pensare a quanto fossero diversi. Impala era Terra, TARDIS era Cielo. Lui era nero, lei era blu.
Eppure erano stati in grado di trovare qualcosa che gli accumunava, rendendoli più simili di quanto pensassero; il viaggio e la libertà, di essere se stessi e inseguire i propri sogni.

E ciò che fino ad allora era stato solo di nero e blu, 
ora era senza sfumature e distinzioni, 
amalgamato in un solo e unico 
sentimento.
  
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