I
due
bambini si incrociarono lungo le strade affollate e per qualche istante
qualcosa nel loro animo sussultò.
“Perché
la
tua vicinanza mi turba? Chi sei tu?” domandò uno
dei due, quello di qualche
anno più piccolo.
L’altro
non
rispose. Non sapeva cosa dire. Scosse la testa e riprese a camminare.
Il piccolo
tentò di dimenticare quella sensazione ma questa si
ripresentò, più forte,
quella sera.
“Smettila
di stare sempre lì davanti a quella statua. Vieni a
mangiare” protestò un
monaco, chiamando il fanciullo che però non si mosse.
“Stai
cercando di morire di fame?” si aggiunse una voce giovane.
“Sei
il
bambino di questa mattina?” domandò il richiamato.
“E
tu cosa
ci fai qui?”.
“Potrei
farti la stessa domanda. Io sto qua da anni”.
“Davanti
ad
una statua? A fare cosa?”.
“A
parlare
con Buddha”.
“E
ti
risponde?”.
“Solitamente
sì”.
“Ho
mangiato
anche la tua parte. Tu mi sa che finirai col morire di fame per
davvero,
biondino!” sorrise il ragazzetto dai capelli scuri
“Ma..tu sei cieco?”.
“No”
rispose il più piccolo.
“E
allora perché
tieni gli occhi chiusi?”.
“Per
elevare il mio spirito”.
“Verso
dove?”.
“L’illuminazione.
Tu non credi in Buddha?”.
“Sono
induista. Ci credo, ma in modo diverso da te”.
“Cioè?”.
“Per
me è
una delle reincarnazioni di Vishnu”.
“Chi
è
Vishnu?”.
“Il
preservatore di questo mondo”.
“Quindi..io
e te crediamo nella stessa cosa, ma con nomi diversi?”.
“Non
sono
quasi tutte le religioni così?”.
“E
come mai
sei qui in questo tempio?”.
“Avevo
fame..”.
“Sei
orfano?”.
“Anche
tu?”.
Il
biondo
sorrise leggermente. Era sempre piacevole conversare un po’
con qualcuno che
non fosse un adulto o una statua!
“Ti
va di
fare un giro?” propose il più grande dei due,
porgendo la mano al piccolo
seduto.
“Sai
che il
Gange sono i capelli di Shiva?” parlò il moro,
sulle rive del fiume sacro.
“TI
ho già
spiegato che non sono induista. Non conosco i tuoi Dei..”
sbuffò il biondo.
“E
questo
fa sì che io sia più forte di te” rise
il maggiore “Perché tu hai un Dio solo
mentre io ne ho una schiera! Un piccolo esercito nascosto in ogni
dove!”.
“Che
stupidaggine.
Il divino si cela in ogni cosa ma non certo perché in ogni
cosa dimora un Dio!”.
“Comunque
per me il Gange resta la capigliatura di Shiva!”.
“Shiva
gira
con i cadaveri in testa?”.
“Vogliamo
parlare
delle orecchie di Buddha?!”.
Il
biondo
incominciò a camminare e l’altro bambino sorrise,
certo di averlo offeso. La statua
di Shiva danzante e quella di Buddha si fissavano, sulle due sponde del
fiume. Illuminate
dalle candele votive, nella notte proiettavano riflessi inquietanti
sull’acqua.
Sempre ridendo, il più grande dei due bambini raggiunse
correndo il biondo e
gli diede una piccola spinta, invitandolo a giocare.
“E
apri gli
occhi, dai! Solo per stasera!”.
Rincorrendosi,
per qualche ora entrambi dimenticarono quanto dura era la vita in quel
mondo
per due orfani. Che importanza aveva a quale Dio i due si rivolgevano?
Il cielo
era lo stesso per entrambi e in quella notte era pieno di stelle!
Poco
dopo,
però, delle grida interruppero le loro risate.
“Che
succede?” domandò il biondo, non riuscendo a
vedere oltre il piccolo muro
dietro a cui parevano venire quelle urla di rabbia.
Due
uomini
si stavo affrontando ed i loro colpi emettevano luci e scintille.
Indossavano armature
di colori diversi e sembravano intenzionati ad ammazzarsi
l’un l’altro.
“Meglio
andare via” rispose il bambino dai capelli scuri.
“Tornatene
all’inferno, demone!” ordinò un uomo.
“Non
ci
verrò da solo..” ghignò il suo
avversario, spalancando le ali delle sue
vestigia e dirigendosi verso i due piccoli.
“Corri!”
esclamò
il più grande dei due, prendendo per mano il piccolo, che
incespicò nella sua
stessa veste.
L’uomo
dall’armatura
alata li raggiunse in fretta. Il maggiore si mise a difesa del piccolo
biondo,
spalancando le braccia. A poco servì. Con gli artigli delle
sue vestigia, il
nemico si preparò a dilaniarli. Fortunatamente
l’altro uomo, la cui armatura
scintillava più della luna piena, sopraggiunse in tempo. Un
forte lampo
illuminò il cielo ed i bambini finirono in terra.
“Stai
bene?”
domandò il piccolo biondo.
“Sì.
Ma ora
andiamo via!”.
“Chi
sono
quei due uomini?”.
“Mettiamoci
in salvo. Ci pensiamo dopo!”.
“Quello
cattivo
vince..”.
Il
più
grande annuì, preoccupato. In effetti, l’uomo che
li aveva salvati sembrava in
difficoltà. Per proteggerli era stato ferito gravemente ed
ora non riusciva più
a reagire come prima.
“Lo
dobbiamo aiutare!” continuò il biondo.
“Ma
ragiona! Che potremmo fare noi? Cerchiamo, piuttosto, qualcuno che ci
aiuti!”.
“Sarà
tardi! Facciamo qualcosa! Ci ha salvato la vita!”.
Sospirando,
il ragazzino dai capelli scuri capì che doveva intervenire
in qualche modo. Si guardò
attorno e poi corse verso la grande statua di Shiva. Ne prese delle
candele ed
incendiò un fascio di rami. Un po’ a fatica poi,
corse verso i due uomini in
armatura, con l’intento di colpire l’alato. Questi
si girò e lo fissò, con
fiammeggianti occhi minacciosi. Parve titubante per qualche istante,
dinnanzi
il grido di quel moccioso. Poi ghignò e scattò in
avanti.
“No!
Fermo!”
tentò di reagire l’altro uomo.
Colui
che
indossava l’armatura alata era stufo e respinse il suo
avversario, scagliandolo
contro la statua del Dio induista. Poi rise e corse ad afferrare il
bambino dai
capelli scuri. Questi tentò di reagire ma senza successo.
“Vieni
con
me, stella oscura” sorrise lo sconosciuto.
Anche
se
sanguinava copiosamente, riuscì a svanire, portando il
ragazzino con sé.
Il
bambino
biondo spalancò gli occhi, non sapendo che cosa fare.
“Non
far
tremare in quel modo il tuo cosmo, piccolo”
mormorò qualcuno.
“Cosmo?”
domandò il fanciullo, girandosi e vedendo in terra
l’uomo dall’armatura come la
luna.
Lo
raggiunse,
piangendo.
“Lo
ha
portato via!” gemette “Ti devi alzare ed
aiutarlo!”.
“Non
sono
in grado di farlo, mi spiace..”.
L’uomo
sanguinava ed arrancava, tentando inutilmente di rialzarsi.
“Ma
allora..cosa
faccio?”.
“Niente.
Quello
Specter ormai lo avrà già portato nel regno di
Hades”.
“Quindi
è..morto?”.
“La
morte è
solo un passaggio. Sono certo che vi incontrerete ancora”.
L’uomo
sorrideva, nonostante le ferite. Fra le mani stringeva qualcosa: il
motivo
della contesa fra lui e lo Specter. Lo porse al bambino. Era un rosario
con 108
grani.
“Quel
servo
di Hades se ne voleva impossessare. Ma sono riuscito a preservarlo dai
suoi
artigli”.
“Che
dovrei
farci?” si accigliò il bambino, ancora con gli
occhi azzurri spalancati.
“Proteggere
il mondo dai demoni, come Shakyamuni”.
“Il
saggio
della stirpe dei Shakyas? Siddharta?!”.
L’uomo
sorrise ancora, nonostante il rivolo di sangue che ormai gli scorreva
dalla
bocca.
“Finalmente
ti ho trovato!” riuscì a dire ancora, prima di
morire.
“Trovato?!
Ma..che
dici?! Non ti capisco!”.
Il
piccolo
prese fra le mani il rosario e lo guardò. Che strana
sensazione trasmetteva! Come
avvolto da un’improvvisa ed insperata pace, il bambino chiuse
di nuovo gli
occhi. Una luce d’oro lo circondò, mentre
l’armatura della vergine guardava il
cielo, a mani giunte, alle sue spalle.
“Shakyas?
Io
ti chiamerò Shaka, è più
facile” furono le prime parole che qualcuno gli rivolse
una volta giunto al tempio.
Chissà
perché
proprio in quel momento, in cui camminava per il regno di Hades con
Athena a
fianco, ricordava quel dettaglio! Lo trovò quasi
divertente,anche se in quel
momento non c’era proprio alcun motivo per cui ridere.
Il
bambino
dai capelli scuri era cresciuto. Nonostante il suo rapitore fosse morto
pochi
instanti dopo averlo condotto nel regno di Hades, la stella oscura che
brillava
nel cuore del fanciullo lo aveva condotto verso il suo destino.
“E
così..”
sorrise, accarezzando il bracciale della sua armatura “..a
quanto pare, non sei
morto di fame, biondino! Shaka di Virgo..ma non eri
buddista?!”.
“Con
chi
parli?” alzò lo sguardo Radhamante, seduto a gambe
incrociate a sorseggiare
alcolici.
“Con
nessuno
in particolare..”.
“Sei
pronto? Pandora diventa fastidiosa quando la si fa
aspettare!”.
“Rilassati”.
Riuscì
a
lasciarsi fuggire un sorriso e poi si incamminò per le
strade del regno del suo
signore Hades. Gli artigli della sua armatura, gli stessi che avevano
tentato
di graffiarlo quanto era bambino, ticchettavano sulla pietra.
Spalancò le ali. Un
gruppo di Specter si inchinò dinnanzi al proprio generale
Aiaco di Garuda.
Garuda,
la
creatura in parte uccello che fungeva da cavalcatura a Vishnu, era
pronto alla
nuova guerra santa!
BUUUM
SHAKA BUM! Eccoci qua. È spaventosamente
corto, me ne scuso, ma ho preferito non divulgarmi in cose inutili.
Alla prossima..l’ultimo
mini saint!