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Autore: SagaFrirry    11/06/2015    3 recensioni
Storia in capitoli auto-conclusivi, ognuno dei quali narra come i gold hanno ottenuto la loro armatura. Saranno di vario tipo e genere, buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due bambini si incrociarono lungo le strade affollate e per qualche istante qualcosa nel loro animo sussultò.

“Perché la tua vicinanza mi turba? Chi sei tu?” domandò uno dei due, quello di qualche anno più piccolo.

L’altro non rispose. Non sapeva cosa dire. Scosse la testa e riprese a camminare. Il piccolo tentò di dimenticare quella sensazione ma questa si ripresentò, più forte, quella sera.

“Smettila di stare sempre lì davanti a quella statua. Vieni a mangiare” protestò un monaco, chiamando il fanciullo che però non si mosse.

“Stai cercando di morire di fame?” si aggiunse una voce giovane.

“Sei il bambino di questa mattina?” domandò il richiamato.

“E tu cosa ci fai qui?”.

“Potrei farti la stessa domanda. Io sto qua da anni”.

“Davanti ad una statua? A fare cosa?”.

“A parlare con Buddha”.

“E ti risponde?”.

 “Solitamente sì”.

 

“Ho mangiato anche la tua parte. Tu mi sa che finirai col morire di fame per davvero, biondino!” sorrise il ragazzetto dai capelli scuri “Ma..tu sei cieco?”.

“No” rispose il più piccolo.

“E allora perché tieni gli occhi chiusi?”.

“Per elevare il mio spirito”.

“Verso dove?”.

“L’illuminazione. Tu non credi in Buddha?”.

“Sono induista. Ci credo, ma in modo diverso da te”.

“Cioè?”.

“Per me è una delle reincarnazioni di Vishnu”.

“Chi è Vishnu?”.

“Il preservatore di questo mondo”.

“Quindi..io e te crediamo nella stessa cosa, ma con nomi diversi?”.

“Non sono quasi tutte le religioni così?”.

“E come mai sei qui in questo tempio?”.

“Avevo fame..”.

“Sei orfano?”.

“Anche tu?”.

Il biondo sorrise leggermente. Era sempre piacevole conversare un po’ con qualcuno che non fosse un adulto o una statua!

“Ti va di fare un giro?” propose il più grande dei due, porgendo la mano al piccolo seduto.

 

“Sai che il Gange sono i capelli di Shiva?” parlò il moro, sulle rive del fiume sacro.

“TI ho già spiegato che non sono induista. Non conosco i tuoi Dei..” sbuffò il biondo.

“E questo fa sì che io sia più forte di te” rise il maggiore “Perché tu hai un Dio solo mentre io ne ho una schiera! Un piccolo esercito nascosto in ogni dove!”.

“Che stupidaggine. Il divino si cela in ogni cosa ma non certo perché in ogni cosa dimora un Dio!”.

“Comunque per me il Gange resta la capigliatura di Shiva!”.

“Shiva gira con i cadaveri in testa?”.

“Vogliamo parlare delle orecchie di Buddha?!”.

Il biondo incominciò a camminare e l’altro bambino sorrise, certo di averlo offeso. La statua di Shiva danzante e quella di Buddha si fissavano, sulle due sponde del fiume. Illuminate dalle candele votive, nella notte proiettavano riflessi inquietanti sull’acqua. Sempre ridendo, il più grande dei due bambini raggiunse correndo il biondo e gli diede una piccola spinta, invitandolo a giocare.

“E apri gli occhi, dai! Solo per stasera!”.

Rincorrendosi, per qualche ora entrambi dimenticarono quanto dura era la vita in quel mondo per due orfani. Che importanza aveva a quale Dio i due si rivolgevano? Il cielo era lo stesso per entrambi e in quella notte era pieno di stelle!

Poco dopo, però, delle grida interruppero le loro risate.

“Che succede?” domandò il biondo, non riuscendo a vedere oltre il piccolo muro dietro a cui parevano venire quelle urla di rabbia.

Due uomini si stavo affrontando ed i loro colpi emettevano luci e scintille. Indossavano armature di colori diversi e sembravano intenzionati ad ammazzarsi l’un l’altro.

“Meglio andare via” rispose il bambino dai capelli scuri.

“Tornatene all’inferno, demone!” ordinò un uomo.

“Non ci verrò da solo..” ghignò il suo avversario, spalancando le ali delle sue vestigia e dirigendosi verso i due piccoli.

“Corri!” esclamò il più grande dei due, prendendo per mano il piccolo, che incespicò nella sua stessa veste.

L’uomo dall’armatura alata li raggiunse in fretta. Il maggiore si mise a difesa del piccolo biondo, spalancando le braccia. A poco servì. Con gli artigli delle sue vestigia, il nemico si preparò a dilaniarli. Fortunatamente l’altro uomo, la cui armatura scintillava più della luna piena, sopraggiunse in tempo. Un forte lampo illuminò il cielo ed i bambini finirono in terra.

“Stai bene?” domandò il piccolo biondo.

“Sì. Ma ora andiamo via!”.

“Chi sono quei due uomini?”.

“Mettiamoci in salvo. Ci pensiamo dopo!”.

“Quello cattivo vince..”.

Il più grande annuì, preoccupato. In effetti, l’uomo che li aveva salvati sembrava in difficoltà. Per proteggerli era stato ferito gravemente ed ora non riusciva più a reagire come prima.

“Lo dobbiamo aiutare!” continuò il biondo.

“Ma ragiona! Che potremmo fare noi? Cerchiamo, piuttosto, qualcuno che ci aiuti!”.

“Sarà tardi! Facciamo qualcosa! Ci ha salvato la vita!”.

Sospirando, il ragazzino dai capelli scuri capì che doveva intervenire in qualche modo. Si guardò attorno e poi corse verso la grande statua di Shiva. Ne prese delle candele ed incendiò un fascio di rami. Un po’ a fatica poi, corse verso i due uomini in armatura, con l’intento di colpire l’alato. Questi si girò e lo fissò, con fiammeggianti occhi minacciosi. Parve titubante per qualche istante, dinnanzi il grido di quel moccioso. Poi ghignò e scattò in avanti.

“No! Fermo!” tentò di reagire l’altro uomo.

Colui che indossava l’armatura alata era stufo e respinse il suo avversario, scagliandolo contro la statua del Dio induista. Poi rise e corse ad afferrare il bambino dai capelli scuri. Questi tentò di reagire ma senza successo.

“Vieni con me, stella oscura” sorrise lo sconosciuto.

Anche se sanguinava copiosamente, riuscì a svanire, portando il ragazzino con sé.

Il bambino biondo spalancò gli occhi, non sapendo che cosa fare.

“Non far tremare in quel modo il tuo cosmo, piccolo” mormorò qualcuno.

“Cosmo?” domandò il fanciullo, girandosi e vedendo in terra l’uomo dall’armatura come la luna.

Lo raggiunse, piangendo.

“Lo ha portato via!” gemette “Ti devi alzare ed aiutarlo!”.

“Non sono in grado di farlo, mi spiace..”.

L’uomo sanguinava ed arrancava, tentando inutilmente di rialzarsi.

“Ma allora..cosa faccio?”.

“Niente. Quello Specter ormai lo avrà già portato nel regno di Hades”.

“Quindi è..morto?”.

“La morte è solo un passaggio. Sono certo che vi incontrerete ancora”.

L’uomo sorrideva, nonostante le ferite. Fra le mani stringeva qualcosa: il motivo della contesa fra lui e lo Specter. Lo porse al bambino. Era un rosario con 108 grani.

“Quel servo di Hades se ne voleva impossessare. Ma sono riuscito a preservarlo dai suoi artigli”.

“Che dovrei farci?” si accigliò il bambino, ancora con gli occhi azzurri spalancati.

“Proteggere il mondo dai demoni, come Shakyamuni”.

“Il saggio della stirpe dei Shakyas? Siddharta?!”.

L’uomo sorrise ancora, nonostante il rivolo di sangue che ormai gli scorreva dalla bocca.

“Finalmente ti ho trovato!” riuscì a dire ancora, prima di morire.

“Trovato?! Ma..che dici?! Non ti capisco!”.

Il piccolo prese fra le mani il rosario e lo guardò. Che strana sensazione trasmetteva! Come avvolto da un’improvvisa ed insperata pace, il bambino chiuse di nuovo gli occhi. Una luce d’oro lo circondò, mentre l’armatura della vergine guardava il cielo, a mani giunte, alle sue spalle.

 

“Shakyas? Io ti chiamerò Shaka, è più facile” furono le prime parole che qualcuno gli rivolse una volta giunto al tempio.

Chissà perché proprio in quel momento, in cui camminava per il regno di Hades con Athena a fianco, ricordava quel dettaglio! Lo trovò quasi divertente,anche se in quel momento non c’era proprio alcun motivo per cui ridere.

 

Il bambino dai capelli scuri era cresciuto. Nonostante il suo rapitore fosse morto pochi instanti dopo averlo condotto nel regno di Hades, la stella oscura che brillava nel cuore del fanciullo lo aveva condotto verso il suo destino.

“E così..” sorrise, accarezzando il bracciale della sua armatura “..a quanto pare, non sei morto di fame, biondino! Shaka di Virgo..ma non eri buddista?!”.

“Con chi parli?” alzò lo sguardo Radhamante, seduto a gambe incrociate a sorseggiare alcolici.

“Con nessuno in particolare..”.

“Sei pronto? Pandora diventa fastidiosa quando la si fa aspettare!”.

“Rilassati”.

Riuscì a lasciarsi fuggire un sorriso e poi si incamminò per le strade del regno del suo signore Hades. Gli artigli della sua armatura, gli stessi che avevano tentato di graffiarlo quanto era bambino, ticchettavano sulla pietra. Spalancò le ali. Un gruppo di Specter si inchinò dinnanzi al proprio generale Aiaco di Garuda.

Garuda, la creatura in parte uccello che fungeva da cavalcatura a Vishnu, era pronto alla nuova guerra santa!

 

BUUUM SHAKA BUM! Eccoci qua. È spaventosamente corto, me ne scuso, ma ho preferito non divulgarmi in cose inutili. Alla prossima..l’ultimo mini saint!

   
 
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