Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: YukiWhite97    11/06/2015    3 recensioni
William T. Spears, veterano della prima Guerra Mondiale, il quale soffre di dipendenza da alcol, si ritrova in un ospedale psichiatrico per cercare di curare questa sua dipendenza.
Sarà qui che egli si ritroverà a parlare e a raccontare la storia di un uomo, Ciel Phantomhive, colui che "coltivava la speranza", colui che si è guadagnato la sua completa stima.
E' l'estate del 1922 quando William si trasferisce a New York. Qui, il giovane, si ritroverà ad essere vicino di casa di un certo Phantomhive, un uomo conosciuto per la sua fama e per le grandi feste organizzate puntualmente nella sua dimora.
William ha un cugino, Sebastian, il quale vive nella parte opposta della sua abitazione, un ragazzo candido e affascinante.
Tutte persone all'apparenza con delle vite ben distinte l'una dall'altra.
Ma se invece fosse tutto collegato?
FANFICTION BASATA OVVIAMENTE SUL FILM "IL GRANDE GATSBY"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Claude Faustas, Hannah Anafeloz, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando la macchina di Hannah arrivò nella Valle delle Ceneri, fu costretta a rallentare, poichè vi era una grande folla proprio nei pressi del luogo dove il suo conoscente, Alois Trancy, lavorava.

"Mi chiedo cosa sia successo - disse guardandosi intorno - scendiamo, diamo un'occhiata"

Gli altri due lo seguirono, e videro intorno ad essi poliziotti che cercavano non solo di calmare la folla della gente, ma anche la disperazione del povero Alois che ora piangeva a dirotto e in modo così disperato, che Hannah non poté non essere catturata da lui, anzi, più che da lui, da ciò che quest'ultima teneva in mano, ovvero una collana simile ad un rosario, una collana che conosceva bene poiché l'aveva regalata a Claude qualche tempo prima.

In quel momento, una terribile sensazione l'avvolse, e facendo segno agli altri due di seguirli, si fece spazio tra la folla, puntando poi lo sguardo su un telo bianco ma intriso di sangue, che pareva avvolgere qualcosa.

Un pò tremante, si avvicinò, scostando un lembo di lenzuolo che poco dopo rivelò il viso di Claude ormai morto e immobile. Sulla sua pelle e sui suoi vestiti c'era sangue, in alcuni punti asciutto e in alti fresco, e nel vederlo, ella fu scossa da un brivido, così come William, dopotutto l'aveva conosciuto.

"Mi scusi signora - disse ad un tratto un poliziotto - dovrebbe spostarsi!"

"Non mi tocchi! - urlò per poi ricomporsi di colpo - Emh... sto bene" - ritornò a guardare il corpo dell'amante.

"Lo conosceva, eh?"

"Mmmh.. non proprio - sussurrò con le lacrime agli occhi - cos'è successo?"

"E' corso in strada - spiegò l'uomo - il figlio di puttana che l'ha investito non si è neanche fermato..."

"Sì! Era una macchina gialla! - aggiunse un uomo - una specie di fuoristrada!"

"Non dovete dirmelo voi di che colore era la macchina - disse ad un tratto Alois tremando e lanciando un'occhiata perfida alla donna - era tua! Sei stata tu!" - urlò andandole incontro, con fare aggressivo ma anche tanto disperato.

"Alois, calmati, ti prego! - lo afferrò portandolo con se in un punto meno affollato - Alois! Calmati! E tu! - si rivolse ad un tipo che somigliava vagamente ad un barista - dagli da bere, adesso! Alois, ascoltami, la macchina gialla non era mia! Io non l'ho vista per tutto il pomeriggio, sto tornando adesso da New York!"

"Ma... ma... - mormorò guardandola - ma se non era tua... di chi era la macchina...?"

"Era.... di un certo Phantomhive - sussurrò - un brutto tipo, sai, quello che organizza le feste di cui tutti parlano"

"Phantmohive.... - sussurrò stringendo i pugni - forse era lui che ci dava dentro con Claude... e per questo l'ha ucciso"

"E' probabile" - disse abbassando lo sguardo.

"No... - disse soffocando un gemito e riprendendo a piangere - io giuro che lo ammazzo! Lo ammazzo!"

"Sta tranquillo - lo rassicurò, stringendolo in un abbraccio e sapendo di stare mentendo spudoratamente - i tipi come lui avranno quello che si meritano... la pagherà... per tutto"

In cuor suo, Hannah sentiva di provare davvero molta rabbia verso Ciel, dopotutto si era comportato da vigliacco, e ciò non gli andava bene.

Quando arrivarono a casa sua, scese, seguito da Grell e da William.

"William, ti chiamo un taxi - disse - perché non entri a mangiare qualcosa mentre aspetti?"

"No, grazie, rimango qui" - rispose freddamente.

"Tsk, davvero mi chiedo cosa ti prende" - concluse la donna rientrando.

"Will - lo chiamò Grell - dai, vieni dentro, sono solo le nove e mezzo"

"Ho detto di no! - rispose - mi sono stancato di tutto e di tutti". A quelle parole, il rosso, decisamente stizzito, perse le speranze, entrando in casa e lasciandolo da solo.

Tirando un respiro di sollievo e desiderando di rimanere un pò solo, fece qualche passo in avanti, ma le sue intenzioni vennero bruscamente fermate.

"Ciao vecchio mio" - disse una voce, una voce che avrebbe riconosciuto in ogni dove.

Si voltò appena, giust'in tempo per vedere la figura di Phantomhive fare capolino da un albero.

"Tu! - fece indicandolo - come sei potuto scappare? Che cosa hai combinato?"

"Abbassa la voce! - lo zittì - so quello che è successo, ma oramai non c'è nulla che io possa fare!"

"Non c'è nulla?! - urlò facendo per afferrarlo - Quell'uomo è morto, è stato sventrato!"

"Lo so! Non l'ho fatto apposta, lui è corso in strada, come se volesse parlarci, è successo tutto troppo in fretta!"

"Tu sei un maledetto vigliacco!" - urlò.

"Sebastian ha provato a... cioè io ho provato a frenare, ma ci è venuto addosso!"

"Aspetta... cosa...? - chiese ad un tratto - Sebastian? Guidava Sebastian per caso?". A quella domanda, Ciel sospirò nervosamente.

"Ebbene sì - disse - Diceva che guidare gli avrebbe disteso i nervi. Ma come ti ho già detto, quell'uomo è corso in strada, è successo tutto troppo in fretta, non ha avuto il tempo materiale per fermarsi, capisci?! Però nessuno deve sapere che guidava lui, prometti che starai zitto!"

"Oh, senti Ciel, sarà meglio che tu vada a riposare"

"No! - fece guardandolo - io rimarrò qui tutta la notte"

"Non mi pare il caso"

"Sì invece, se solo Hannah prova ad infastidire Sebastian dopo oggi, se solo lei..."

"Non lo farà, credimi!"

"Non mi fido di quella tipa!"

"Eh va bene - sospirò - rimani qui, io intanto vado dentro a vedere se c'è un pò di movimento"

"Davvero? Oh... beh... grazie..." - sussurrò.

William entrò in casa, una casa troppo silenziosa, e dopo aver vagato un pò a vuoto si fermò sulla veranda dove, seduti ad un tavolo. vi erano Sebastian e Hannah. Il primo aveva uno sguardo sconvolto e dolorante, la seconda invece non faceva che parlare, parlare di come il lasciare quella città o altra roba simile, e la cosa più sconcertante era vedere come lui sembrasse pendere dalle sue labbra, che stesse cambiando idea?

Quando se ne fu andato, pensò bene di raggiungere Phantomhive, il quale era intento a pulire la propria macchina dal sangue.

"Come va?" - gli chiese.

"Bene... Verso le quattro di notte, Sebastian si è affacciato alla finestra, è rimasto lì un secondo e poi ha spento la luce... beh -lo guardò - mi daresti una mano a pulire?"

Avrei dovuto dirgli quello che avevo visto, ma l'unica cosa che riuscii a dire fu:

"Credo che questa notte dovresti andartene, rintracceranno la macchina"

"Andarmene, non ci penso proprio!"

"Ma è stato ucciso un uomo!"

"Lo so, ma non preoccuparti - lo tranquillizzò - Sebastian mi chiamerà domani mattina..."

"No, in realtà..."

"Ha soltanto chiesto un pò di tempo! - insistette - ma mi chiamerà, e poi decideremo come scappare insieme - guardò il cielo - rimani con me? Sarà giorno tra poco"

William annuì, ed entrò.

Quella fu la notte in cui mi raccontò la vera verità della sua vita, mentre passeggiavamo sul suo pontile. Mi raccontò dei suoi umili inizi, del suo percorso formativo con Tanaka, della guerra, di Oxford, e dei suoi affari.

Mi resi conto della sua grande propensione alla speranza, una dote che non avevo mai riscontrato in nessun' altro e che difficilmente riscontrerò.


Parlarono a lungo, Ciel parlò per tutto il tempo di Sebastian e della vita che avrebbe voluto vivere con lui, ma a quel punto William fu portato a fargli una domanda.

"Cosa c'era scritto nella lettera?" 

"Il motivo per cui dopo la guerra non potei tornare - spiegò - gli chiesi di aspettarmi, il tempo che avrei combinato qualcosa. E' tutto"

Era tutto. Tutto ciò che c'era stato, la casa, le feste, erano per Sebastian.

La mattina arrivò presto, ma entrambi ignorarono il fatto che qualcuno, poco distante, qualcuno che aveva perso la ragione, con una pistola in mano, stava per commettere un delitto.

I due rimasero ad osservare il pontile fin quando l'alba non sorse, un ennesimo giorno.

"Scusi signor Phantomhive - disse ad un tratto uno dei suoi servitori - dovrei pulire la piscina prima che ci cadano le foglie"

"Non oggi - dichiarò - è così bello, facciamo un bagno William? Non ho ancora usato la piscina quest'estate"

"Dovrei andare a lavoro in realtà" - si scusò. 

"Oh, va bene - disse allontanandolo - ti farai sentire?"

"Certo, ti chiamerò"

"Sono sicuro che chiamerà anche Sebastian, non credi?"

"Io.. penso di sì" - rispose mestamente. Quest'ultimo si voltò, iniziando a camminare in direzione della propria casa, ma prima di andarsene, non poté resistere alla tentazione di girarsi nuovamente a guardarlo e urlare.

"CIEL! LORO SONO TUTTI MARCI! TU DA SOLO VALI MOLTO PIU' DI TUTTI LORO!"

E a quel complimento inaspettato, Ciel rispose con un sorriso, e un saluto con la mano.

Ero felice di averglielo detto, poiché non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrei visto.

Quel giorno, in una frazione di secondo, accaddero innumerevoli fatti.

William, dal suo posto di lavoro, sentiva come una strana sensazione, il bisogno di dover chiamare Phantomhive.

Sebastian, ancora in bilico tra le sue decisioni, fu tanto vicino da afferrare quel telefono e chiamarlo...

E Ciel, come si era ripromesso, stava facendo un bagno nella sua piscina, giusto il tempo di una nuotata.

Ma il suo cuore sussultò nell'udire lo squillare di un telefono, e prontamente la cornetta fu sollevata da uno dei suoi maggiordomi.

Si tirò su, convinto che le sue speranze stessero per esaudirsi.

Ma non poteva sapere che Alois Trancy era alle sue spalle con una pistola in mano, era lì per vendicarsi di una colpa che non aveva.

Senza esitazione gli sparò, e il proiettile attraversò il corpo di Ciel, ferendogli addirittura il petto.

Egli ebbe un attimo di lucidità, ed ebbe il coraggio di sfiorare il proprio sangue con le dite, per poi lanciare uno sguardo alla dimora del suo amato, quello stesso amato per cui aveva fatto di tutto.

Ed era stato ripagato con la morte. Sentì le forze venirgli meno, così tanto, che ad un certo punto cadde, svenendo e spirando.

"Sebastian" - queste furono le sue ultime parole, quel nome che lo aveva condannato.

Quella stessa persona che non prese mai quel telefono e mai lo chiamò.

Tutte le sue speranze, erano scivolate via con la sua imminente morte.

Ed Alois, dal canto suo, s'infilò la pistola in bocca, sparando, e ponendo fine alla sua miserabile vita.

Colui che in realtà aveva chiamato Ciel... era stato proprio William.

Ricordo il resto di quel giorno, come un carosello di giornalisti e reporter. Le prime pagine furono da incubo: addossarono a Phamtohive tute le colpe, della relazione con Claude e dell'incidente mortale, ed io dovevo tacere, non potevo dire nulla, tranne la cosa che non potevo dire, ovvero che era tutto falso.

Quest'ultimo venne a sapere immediatamente della morte dell'amico, e la prima cosa che fece, fu quella di telefonare a Sebastian, ma quando uno dei suoi servitori gli rispose, gli disse che Sebastian non era più lì, che era andato via, che era andato a vivere in un'altra città, assieme alla moglie Hannah e al figlio.

E quella fu un affermazione che disgustò terribilmente il giovane, il quale fu costretto, il giorno del funerale di Phantomhive, a scacciare via tutti i giornalisti, dovevano lasciarlo in pace.

Erano persone non curanti, Hannah e Sebastian. Schiacciavano tutto e tutti e poi si ritraevano nei loro soldi e nella loro noncuranza.

Alla fine dei fatti, William era rimasto solo, nell'immensa e ormai vuota villa di quel giovane che giaceva in una bara.

Telefonai, implorai, ma nessuna della moltitudine di persone che aveva goduto dell'ospitalità di Phantomhive venne al funerale... e da Sebastian, neanche un fiore.

Camminò a lungo per quella dimora, osservando il tutto e ripensando alle promesse fatte e ai segreti mantenuti.

Mi ricordai di come eravamo tutti venuti da Phantomhive col sospetto della sua corruzione mentre lui stava in mezzo a noi nascondendo un sogno incorruttibile.

Prese a camminare per il pontile, mentre la pioggia cadeva.

 La luna si levò più alta e mentre me ne stavo lì a rimuginare sul mondo vecchio e sconosciuto, pensai alla meraviglia di Phantomhive quando per la prima volta aveva scorto la luce verde in fondo al pontile di Sebastian. Era venuto da così lontano e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino da non credere di non poterlo afferrare. Ma non sapeva di averlo già alle spalle. 

Improvvisamente, la sua figura apparve, come una specie di fantasma, un fantasma che ora si girava a guardarlo, sorridendo, e facendolo sorridere a sua volta. 

Phantomhive credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri c'è sfuggito, ma non importa: domani correremo più forti, allungheremo di più le braccia ... e un bel mattino... Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

                                                                                                   ***
E così, William terminò il suo primo libro, che aveva all'inizio intitolato semplicemente "Phantomhive".
Soltanto dopo, rivedendolo, prese una penna, aggiungendo sopra il nome l'aggettivo "Il grande".
Perchè quello era l'uomo migliore che avesse mai conosciuto, e il suo ricordo non si sarebbe mai offuscato come il ricordo della luce verde da cui era partito tutto.

Angolo dell'autrice

Vi prego, ditemi che ci siete rimasti male come ci sono rimasta male io la prima volta! twt
In realtà io ci rimango male ogni volta che lo riveda, ma non me la sono sentita di cambiare il finale, perché per quanto io abbia bestemmiato tutti gli shinigami, mi piace la nota di malinconia che lascia. E beh, e così finisce la storia, volevo farla ed è fatto, povero Ciel non ha mai pace.... forse è meglio che scappi..soprattutto perchè... è stato uccido da Alois...
Oh shit....
   
 
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