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Autore: Barbara Baumgarten    12/06/2015    1 recensioni
[Pathfinder]
[Pathfinder]Xardax è un giovane elfo che ignora del tutto la sua vera natura. Forze potenti si stanno per scatenare contro di lui e una missione pericolosa lo attende per segnare definitivamente il suo destino. Accompagnato da altri valorosi eroi, Xardax dovrà affrontare Arania, mitico mostro del regno di Anthurium, famiglio del potente mago Zordlon che aveva portato morte e distruzione nella grande battaglia per il potere.
Questa storia è il resoconto romanzato di una campagna inventata puramente da me prendendo spunto dall'universo GDR di Pathfinder, nella quale i miei giocatori hanno interpretato ottimamente i loro personaggi. n grazie particolare va quindi a loro: Xardax, Serval, Alton e Burduck.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sebbene Zordlon avesse creato abomini di ogni sorta e natura, la vita nel regno di Anthurium non era così pacifica e priva di orrende creature prima del suo avvento. La popolazione era divisa in razze fra le quali, spesso, non correva buon sangue. Gli elfi, abitatori dei boschi, per secoli vissero separati dalle altre razze coltivando la loro naturale propensione alla magia e portando avanti un'esistenza in armonia con la Natura. Solo nella storia più recente decisero di avvicinarsi alle altre popolazioni e a mescolarsi con esse. Dalla loro unione nacquero i Mezz'elfi: esseri ibridi, migliori della loro parte umana ma solo una pallida imitazione della loro origine elfica. I Mezz'elfi affinarono le doti da cacciatore, estremamente abili e agili furono spesso impiegati come forze a supporto della Legione, sebbene in modo del tutto ufficioso. Poi c'erano i Nani: una popolazione forte e guerriera, artigiani professionisti le cui doti architettoniche erano famose in tutta Anthurium. Della loro gloria antica rimaneva poco. Zordlon, infatti, distrusse quasi la totalità delle loro città e loro riuscirono a preservare solo Dognar. I Nani, per loro natura schivi e mal fidenti nei confronti degli altri, non si mescolarono mai. Preferirono trascorrere la loro esistenza sotto terra, a Dognar, piuttosto che respirare la stessa aria degli altri. Oltre a queste popolazioni, ve ne erano altre minori. Gli Halfling, gli Orchi, le Fate e gli Gnomi. Ognuna di esse aveva caratteristiche peculiari e abitavano in tutto il regno. Ma più le varie razze s'impegnavano a rimanere fedeli solo a se stesse, più le divergenze diventarono insormontabili. Lotte intestine continue, perpetrate nelle strade e nei vicoli di Anthurium, minacciavano costantemente il quieto vivere. Poi giunsero gli Uomini. Essi erano diversi da tutti gli altri. Essi amavano conquistare e dominare. Ben presto la loro avidità li portò a esplorare gli angoli più remoti del regno. Scavarono e distrussero, costruirono ed abbatterono: un esercito di locuste che avanzava incontrollato. Furono loro a creare la divisione regionale che caratterizzò Anthurium fino ad oggi. Per meglio controllare il loro vasto impero organizzarono città fortificate a capo delle quali posero alcuni fra i rappresentanti delle loro stirpi nobili e sottomisero molte altre razze al loro volere. Ma i recessi più sconosciuti del regno, nascondevano altre creature che essi risvegliarono. Esseri immondi, malvagi sopra ogni limite, che si cibavano della felicità e della vita. Queste creature, per millenni rimaste ai confini di Anthurium, furono stanate dagli Uomini e iniziarono la grande devastazione. Goblin, Troll, Vampiri e Mannari compivano scorrerie sanguinarie e nessuno, nemmeno gli Uomini, poteva fermare la fiumana d'immondi. Proprio durante una di queste incursioni, i Goblin si portarono nelle vicinanze di Grey Hawke. I villaggi vicini furono dati alle fiamme, le donne di ogni razza furono violentate e uccise, le teste degli uomini dilaniati furono impalate in segno di monito. Le urla e l'odore di morte pervasero le terre. Si diceva che nessuno sopravviveva al passaggio dei Goblin. Ma non fu così. Un bambino, un piccolo mezz'elfo riuscì a farcela, salvato dal corpo devastato della madre passò inosservato. Per diverse ore, il piccolo rimase lì, coperto dal sangue e terrorizzato, fino a quando non venne ritrovato da un gruppo di uomini giunti sul posto. I pianti sommessi del piccolo attirarono l'attenzione di uno di loro che lo prese con sé e lo affidò alle cure di una famiglia di Grey Hawke. Il bambino non sapeva ancora parlare e lo shock vissuto gli impedì di comunicare per molto tempo. I nuovi genitori lo chiamarono Serval. Cresciuto in città, Serval divenne ogni giorno più forte. Imparò velocemente a maneggiare ogni tipo di arma, ma era nella caccia che dava il suo meglio. Era capace di stanare prede nascoste a miglia di distanza, ne seguiva le tracce fiutando nell'aria e non c'era segno di passaggio che gli sfuggisse, nemmeno in una folta foresta. Gli bastava un'occhiata fugace ad un'impronta per capire a chi appartenesse, dove fosse diretto o dove fosse nascosto. A mano a mano che cresceva la sua abilità di ranger, cresceva anche l'odio verso i Goblin. Ogni notte aveva incubi terribili, vedeva sua madre uccisa e le facce dei Goblin ridere davanti alla devastazione della sua vita. Giurò che si sarebbe vendicato, che avrebbe sterminato ogni Goblin dalla faccia della Terra e che solo dopo aver finito la sua missione avrebbe riposato tranquillo. Spesso, quando il sole tramontava, Serval amava recarsi al Promontorio del Vento. Da lì poteva ammirare la distesa d'acqua ed essere accarezzato dalla brezza marina. Solo in quegli istanti trovava la pace interiore che gli dava la spinta per andare avanti. Una sera, di ritorno dal promontorio, capì di non essere solo. Era un leggero rumore, flebile, che proveniva dalla sua destra. Qualcuno stava camminando furtivo tra le fronde. Serval mise mano all'elsa della spada pronto per attaccare qualunque cosa uscisse dal buio. Tese l'orecchio per capire meglio. Una creatura, no, sono due. Uno ha un'armatura piuttosto pesante, si sente il rumore delle maglie. Briganti o ladri concluse fra sé. Fece finta di rallentare il passo per convincerli ad attaccare e i due abboccarono. In un attimo gli furono addosso, ma egli si abbassò velocemente e facendo roteare la spada tagliò di netto la gamba di uno dei due. Le urla strazianti del compagno impietrirono l'altro brigante. "Bastardo! Hai ferito mio fratello!"ringhiò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Serval sorrise. Era divertente scontrarsi con quei barbari senza cervello. Mentre quello a terra rantolava e piangeva, Serval puntò la lama della sua spada alla gola dell'altro. "Vuoi imparare anche tu a saltellare su una gamba sola?" disse freddamente. "Io...noi...volevamo... Ti prego, lasciaci andare e ti giuro che spariremo"supplicò. Serval lo guardò con disgusto. Poi fece un leggero cenno con la testa indicando la boscaglia da dove erano sbucati. Mentre ritornava sui suoi passi, sentì alle sue spalle un battere di mani. Un uomo in tenuta da soldato applaudiva e rideva. "Ben fatto, Serval! Sei proprio uno che ci sa fare coi brigantucci. Mi chiedo solo se la tua spavalderia tenga anche di fronte a nemici più capaci" lo canzonò. Serval guardò l'uomo dal basso in su sorridendo. "Mettimi alla prova, se ne hai il fegato" rispose di rimando. "Aaargh..." urlò il tizio e si fiondò su Serval con la spada in pugno. I due lottarono a colpi di scherma con forza e precisione. Affondavano il colpo e paravano quello dell'avversario in quella che sembrava più una danza che una lotta. Alla fine l'uomo inciampò su un sasso e cadde rovinosamente sulla schiena, mentre Serval gli puntava l'arma alla gola. "Sei sempre il solito fortunato, Serval" disse ansimando l'uomo a terra. "O forse sei tu il solito imbranato!" rispose Serval. I due si guardarono cercando di riprendere fiato. Poi scoppiarono a ridere. "Belgor, fratello!" disse Serval mentre con la mano lo aiutava a tirarsi in piedi. "Quanto tempo!" e si abbracciarono. Belgor era il figlio naturale della coppia che allevò Serval a Grey Hawke. Venne mandato dal padre a prestare servizio presso il conte di Anthara e una volta lì, il ragazzo capì che la carriera da soldato gli piaceva molto e decise di iscriversi nella lista della Legione. La Legione dei Piani ogni anno redigeva una lista di volontari che venivano portati in luogo segreto per la Prova di Coraggio. In pochi riuscivano nell'impresa e, soprattutto, nessuno sapeva in cosa la prova consistesse. Belgor riuscì e da quel momento cominciò graduale salita nei vertici della Legione. Erano diversi anni che i due non si vedevano. Immediatamente sembrò che fossero tornati bambini, quando giocavano a fare i guerrieri nei campi dietro la città. "Cosa ti porta da queste parti Belgor?" chiese Serval. Erano rare le visite dell'amico, gli affari della Legione lo tenevano impegnato spesso lontano da casa. "Sono venuto per te. La somma sacerdotessa ha chiesto di invitarti al tempio. Pare abbia un compito da assegnarti"disse distrattamente mentre si aggiustava l'armatura. "Un compito?" chiese Serval stupito. "Si, fratellino. Non so di cosa si tratti, ma mi ha dato una lettera da consegnarti. In realtà ho insistito perché mandasse me, quando ho saputo che si trattava di una missiva per Serval, il ranger di Grey Hawke" disse in tono pomposo. Serval aprì la pergamena e vi trovò poche righe nelle quali la sacerdotessa lo invitava al tempio per prendere parte ad una missione importante. "Ne sai qualcosa?" chiese al fratello. "No, nulla. Ho provato a chiedere, ma la sacerdotessa è stato molto evasiva" disse, forse, un po' infastidito. Serval decise che sarebbe partito in serata assieme a Belgor, non prima di aver salutato la sua famiglia. Durante il viaggio verso la capitale, i due scherzarono e ricordarono diversi aneddoti sulla loro infanzia. D'un tratto, però, giunti in prossimità delle mura della città, Serval avvertì una sensazione d'inquietudine pervadergli l'anima. Era già stato ad Anthara, molti anni prima e anche allora aveva provato avversione per la vivacità caotica delle sue vie. Lui amava la tranquillità, il silenzio dei boschi, non la frenesia di un dedalo vociante. Quando arrivarono al tempio, Belgor gli fece strada verso la sacerdotessa che li attendeva. Era impegnata in colloquio con un piccolo halfling. Quando si liberò si voltò in direzione di Serval e sorrise. "Salute, Serval, che Desna ti benedica" disse inchinandosi. Il ranger rispose cortesemente al saluto. "Ti ho fatto chiamare perché è richiesto il tuo aiuto in una missione di estrema importanza. Devi accompagnare un giovane mago nel tempio di Lamashtu". Tessara tacque per un istante. "Un mago?" chiese stupito Serval che non amava molto i maghi. Pare che da bambino fosse stato infastidito da un ragazzo che lo aveva immobilizzato con un incantesimo di pietrificazione. Da quel momento fra il ranger e la magia non corse più buon sangue. La donna annuì. "Sacerdotessa, sono onorato che la Legione abbia pensato a me per l'impresa, ma devo declinare l'offerta" disse Serval in modo abbastanza rapido e indolore. "Purtroppo, qui non si tratta di declinare o meno, Serval, ma di essere stati scelti da un Fato più alto. Non sono io che faccio le regole. Io sono solo un tramite del volere di Desna. Tu sei stato scelto, è il tuo destino" disse Tessara. Il ranger scosse la testa. "Con tutto il rispetto, non credo nel Destino, perché se esistesse davvero lo prenderei a calci nel di dietro per quello mi ha riservato fino ad oggi!" rispose stizzito. "Mi spiace che voi crediate di aver bisogno di me, ma sono più che sicuro di non aver bisogno di questo ulteriore dono del fato" e così dicendo fece un breve inchino per congedarsi. "Il tempio si trova vicino al confine orientale del regno, notoriamente abitato da creature immonde. Potrebbero esserci molti Goblin nei paraggi..." la sacerdotessa sapeva dove far leva e le ultime parole echeggiarono qualche istante. Serval si fermò. Sapeva che era solo un furbesco modo di attirare la sua attenzione, tuttavia non seppe resistere all'idea di massacrare qualche Goblin. "Riuscite sempre a ad ottenere quello che volete, vero?" chiese infine il ranger. "Sempre" rispose sorridendo la sacerdotessa.
   
 
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