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Autore: Paolita00    12/06/2015    0 recensioni
Lui era Derek, un semplice ragazzo con una vita monotona. Si divideva tra le feste e lo studio. Ma se il mattino seguente ad una festa, ancora in preda ai postumi della sbornia, si scontrasse con uno sconosciuto e da quell'incontro tutta la sua vita cambiasse? Oppure era già cambiata.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stesa a terra inerte, con le mani stese lungo i fianchi e la faccia seminascosta dai lunghi capelli neri, sembrava un angelo caduto dal cielo.
 
Mi abbassai, la presi e l'appoggiai al mio petto
 
Aveva gli occhi aperti, mi fissava, mi scrutava, erano neri, erano bellissimi.
 
Volevo rassicurarla, ma non sapevo cosa dire in quelle circostanze.
 
Stava cercando di parlare, ma nessun suono fuoriusciva dalle sue labbra.
 
"Shh... Non ti sforzare... Devi essere forte"
 
Chiuse la bocca e gli occhi e si abbandonò sul mio ventre.
 
"Ho detto che non devi sforzarti, no che devi mollare" così la alzai e mi appoggiai al muro del vicolo.
 
"Devi tenere gli occhi aperti " così le accarezzai una guancia.
 
Poi successe un evento strano, un evento che non sapevo spiegarmi.
 
Appena tolsi le mani dalla sua guancia, il viso riprese magicamente colore, gli occhi si aprirono, e imperterriti continuavano a fissarmi, sembravano aver ripreso vita.
 
Come poteva essere successo?.
 
Forse era solo stress, un'allucinazione, è stata un giornata faticosa.
 
L'ambulanza non si decideva ad arrivare.
 
La mia mente vagava, non riuscivo a concentrarmi su un solo pensiero.
 
Fino a quando le sirene dell'ambulanza mi fecero smettere di pensare.
 
Mi sporgo verso di lei e le sussurro all'orecchio "Tranquilla, sono arrivati i soccorsi, resisti".
 
Arrivati i paramedici, la presero e la stesero sul lettino.
 
Mi fecero delle domande : Sai il nome?, cosa è successo?.
 
Purtroppo scuotevo sempre la testa.
 
A sirene spiegate arrivammo in ospedale.
 
Scesi frettolosamente dal veicolo, e seguendo la barella entrai in ospedale fino a quando dovetti lasciarla per farla entrare in un'area riservata
dell'ospedale.
 
Codice rosso - Codice rosso - Codice rosso.
 
Queste sono le urla che sentivo nel pronto soccorso, tutte a causa di quella ragazza dai capelli neri e la pelle olivastra.
 
Mi ero estraniato, imbambolato davanti a quel marasma di gente che correva e non stava ferma un attimo.
 
Gli ospedali non mi piacevano, mi incutevano un senso di paura.
 
C'è chi entra un giorno e poi qualche ora dopo se ne va.
C'è chi entra un altro giorno e poi qualche giorno dopo se ne va.
C'è chi entra un altro giorno ancora e poi qualche mese dopo se ne va.
 
Poi c'è chi entra un giorno e purtroppo non esce più né il giorno dopo né mese il successivo.
 
"Mi scusi è con la signorina che è appena arrivata?" mi aveva chiesto un uomo alto con il camice bianco.
 
"Si, lo trovata io per strada" dissi annuendo con il capo.
 
"La situazione è critica, purtroppo ha diverse ferite da taglio sull'addome, l'ha trovata in tempo>> disse guardandomi negl'occhi.
 
Se non fossi uscito da quel locale per prendermi una boccata d'aria dalla mia vita, in quel momento non sarei stato lì i a preoccuparmi di una sconosciuta, ma ne ero
comunque contento.
 
"Adesso dov'è? posso vederla?" gli chiesi " Mi dispiace in questo momento è in sala operatoria, uscirà tra qualche ora"
 
Annuendo mi sedetti nella sala d'aspetto.
 
La paura.
 
Un sentimento mai provato, ma che in quel momento stavo cercando di analizzare.
 
E' strano avere paura, la paura è un riflesso incondizionato del cervello umano che ti porta ad essere preoccupato per una qualsiasi azione tu stia
compiendo che non sia nei tuoi soliti canoni o oppure in questo caso è il timore per quello che potrebbe accadere a qualcun altro.
 
Non capivo perché mi stavo preoccupando così tanto per una sconosciuta, però mi sentivo in dovere di starle accanto.
 
Forse vederla stesa a terra, quasi morta, mi aveva portato alla mente strani ricordi, che non sapevo esistessero nella mia mente.
 
Rimasi seduto in quella sala d'aspetto per ore, accompagnato da alcuni caffe e una chiamata ai miei amici per spiegare o meglio nascondere il motivo
per cui me ne ero andato così all'improvviso.
 
Non volevo sapessero dov'ero e cosa stavo facendo.
 
Passarono le ore, e la notte fuori dalle grandi finestre dell'ospedale era diventata sempre più scura.
 
Ormai si sarebbe dovuta svegliare giusto? o per lo meno sarebbe dovuta uscire dalla sala operatoria, no?.
 
Fermo il primo infermiere e gli chiesi se avesse notizia su quella ragazza che poche ore prima aveva gettato il pronto soccorso in delirio.
 
Lui disse che l'intervento era riuscito miracolosamente,che era già sveglia e potevo andarla a trovare, la sua stanza era la 66B.
 
Lo ringraziai e mi incamminai verso la stanza, con mille domande che affollavano la mia testa.
 
Già sveglia?
 
Come poteva essere? ,non ero un medico, ma era sicuramente stato un miracolo.
 
Bussai alla porta.
 
Nessuna risposta.
 
Riprovai.
 
Nessuna risposta.
 
Mi feci coraggio ed entrai dentro la stanza.
 
Per poi scorgere alla fine un letto vuoto.
 
Ero rimasto lì fermo, non sapevo cosa fare.
 
Ho sbagliato stanza? oppure è andata via?.
 
Uscì velocemente.
 
"Mi scusi, ma la ragazza della stanza 66B non si trova nel suo letto,l'avete già dimessa?" chiesi al primo omino con il camice bianco che incontrai
 
"Si, la ragazza del miracolo se ne è andata subito, ha detto che aveva delle cosa da fare molto urgente e non poteva rimanere oltre in ospedale"
rispose lui.
 
Com'era possibile, come poteva camminare se aveva appena subito un intervento delicatissimo all'addome e soprattutto perché i medici l'hanno
permesso?
 
"Perché l'avete lasciata andare?" dissi con tono rabbioso.
 
L'omino bianco, grassoccio con i capelli bianchi a causa dell'età mi rispose semplicemente che l'avevano dovuta lasciare andare.
 
Uscì dall'ospedale, ripetendomi mentalmente che alla fine non era importante se non l'avevo vista, che avevo fatto solo il mio dovere di cittadino e altre cazzate varie.
 
Arrivato a casa, mi stesi nel letto, augurandomi di scordare tutto quello che successe quella stramba notte perché avevo troppi quesiti a cui non
sapevo dare nessuna risposta.
 
Sopratutto come aveva fatto la sua faccia a riprendere colore così velocemente?.
 
La mattina seguente, mi svegliai di buon umore avevo delle faccende da sbrigare all'università molto importanti, ormai avevo gli ultimi due semestri e poi
avrei conseguito la laurea in ingegneria.
 
Ero abbastanza felice.
 
Ero riuscito a costruirmi da solo, senza nessuno aiuto alle spalle, senza nessun supporto, solamente dei grandi amici che mi appoggiavano.
 
Nessuno alle spalle :solo orfanotrofi, case famiglie e altre case famiglie.
 
Appena uscì tutte le domande e perplessità che la scorsa notte mi avevano attanagliato, si erano ripresentate di nuovo nella mia mente.
 
Camminavo con le mani in tasca a rimuginare su tutto,fino a quando non sentivo squillare il telefonino.
 
"Derek, vecchio mio che fai ?" mi chiedeva la voce squillante del mio migliore amico "Niente Noah, sto andando verso l'università per fare alcune
cose,ci vediamo a casa tua stasera?" "Porta le birre" e con questo mi chiuse il telefono in faccia.
 
Arrivai a casa di Noah a serata ormai inoltrata, avevo svolto tutte le comissioni nella mattina e nel pomeriggio ero ritornato a casa a dormire.
 
Entrai dentro casa di Noah, avevo le chiavi.
 
Si stava asciugando i capelli biondi in bagno, forse era appena stato in palestra.
 
"Amico, ma che hai fatto ieri?, con la scusa di andare a fumare, te la sei filata, c'era quella biondina che stava facendo sul serio con te." disse con fare
spavaldo
 
Si, era vero quela sera c'era una biondina, Bonnie,Banni,Benni o qualcosa del genere che era veramente interessata a me, ma purtroppo non era il mio
tipo.
 
Ero un caro ragazzo.
 
Era vero, non volevo far soffrire nessuna, quindi mi allontanavo subito.
 
Al contrario di quela specie di playboy incallito del mio migliore amico.
 
Alla fine però non ero così buono e caro come dicono tutti, avevo i miei momenti.
 
Andavo a periodi : all'inizio dell'università ero andato al letto con l'intera popolazione femminile del campus, suscitando invidia da parte del genere
maschile, poi l'anno successivo invece mi ero trovato una ragazza fissa, che alla fine mi aveva tradito con un mio amico, ed era  sempre così ad anni
alterni.
 
Quindi quell'anno era un periodo calmo,in cui dovevo preparare la tesi e il discorso per la laurea.
 
Niente ragazze o distrazioni.
 
"Amico, ci sei?" Noah mi risveglia dai miei pensieri "Si, scusami" poi continua "Stasera , ti vuoi ubricare finchè non ti ricordi più chi sei?" mi chiese
"Ehm, perchè no?" risposi.
 
Avevo detto niente distrazioni?, certo facevo alcune volte uno strappo alla regola.
 
Una bottiglia di tequila e una di rum dopo, non mi ricordavo nemmeno più come mi chiamavo, però mi faceva sentire libero, leggero come una piuma.
 
"No-a-a-h l-lo s-sai che t-ti v-voglio un mondo di bene?" dissi con qualche problema "Certo che lo so, a-anche i-io t-ti v-voglio b-bene-e-e" rispose biascicando le ultime parole.
 
Le serata andò avanti così fino a quando la mattina seguente, mi ritrovai a dormire nella vasca da bagno, con un peso esagerato sopra di me.
 
"Noah, ti prego alzati" ceraci di muoverlo ma niente.
 
Quindi mi girai e lo stesi nella vasca da bagno.
 
Avevo un mal di testa incredibile.
 
Non sapevo cosa fare, prendere una pasticca per il malditesta era l'unico obbiettivo che avevo in quel momento.
 
Uscii subito per strada e per sbaglio qualcuno mi fece cadere a terra.
 
Cercai di aprire gl'occhi, scorsi la faccia di una ragazza dalla pelle olivastra e i capelli neri.
 
Fu l'ultima cosa che vidi.
 
Ci misi un po' per mettere a fuoco il posto in cui mi trovavo, sembrava un cantina o un sottoscale, in quel momento però non aveva molta importanza.
 
Volevo solamente capire come ci ero arrivato.
 
Mi alzai con qualche difficoltà e mi guardai intorno, c'era puzza di muffa e alcuni topi che passeggiavano indisturbati per tutto il perimetro della stanza.
 
Non sapevo cosa fare, l'ultima cosa che ricordavo era un viso, un viso che conoscevo.
 
"Hai visto è lui, non possiamo continuare a ignorare l'evidenza, è lui" era una voce femminile "Jas senti ho capito che potrebbe essere lui ma non
possiamo parlargli e buttargli in faccia tutta la verità!" continuò poi un altro.
 
La verità, che verità?, di cosa stavano parlando?
 
Ero molto confuso, non sapevo cosa fare, ero disorientato.
 
"Tu non vuoi dirglielo per paura di perdere il posto di capo"
 
Cercai di capire la provenienza di quelle voci, trovai una scala, la salì e mi ritrovai su un prato.
 
Come potevo sentire quelle voci così bene anche se erano così lontano dal posto in cui mi trovavo?.
 
Cercai di camminare.
 
Arrancavo visto che avevo un mal di testa insopportabile e mi faceva anche male la caviglia.
 
Come mi avevano portato fino qui?.
 
Non avere le risposte che volevo, mi faceva arrabbiare solo di più.
 
"Lo sapevo che si era svegliato!" esclamò la ragazza alzando le mani al cielo, la guardai era proprio la ragazza dell'ospedale.
 
"Si questo l'abbiamo capito anche noi Jas, non c'è bisogno di urlare" disse un ragazzo alto
 
Il gruppo di ragazzi si stava avvicinando verso di me e io piano piano arretravo, non sapevo il perché ma incutevano timore, indietreggiai fino a quando le mie spalle non toccarono qualcosa, mi girai era una lapide.
 
Non mi ero neanche accorto che mi trovavo in un cimitero.
 
"Non avere paura di noi " disse la ragazza, si avvicinò a me e mi guardò negli occhi "Facciamo un po' paura quando camminiamo in gruppo, ma alla fine siamo innocui -poi sussurrò- o quasi"
 
Il resto del gruppo si avvicinò, mi squadravano, con aria di chi la sapeva lunga.
 
"Scusaci se ti abbiamo spaventato, ma purtroppo dovevamo essere sicuri che eri tu, adesso che ne abbiamo la conferma ti dobbiamo portare a
Swaitland" affermò
 
"Scusate, ma purtroppo non vi seguo" dissi
 
"Tu sei il nostro principe, ma sei anche un mostro, ed hai delle origini da Dio. Tu sei una Leggenda."
 
Un principe, una creatura, un dio ?
 
Ero rimasto fermo impalato.
 
Erano pazzi?
 
Li guardai, loro guardarono me.
 
Come poteva essere?
   
 
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