Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    12/06/2015    5 recensioni
Finalmente Ben sembra aver trovato l’amore, quello vero. Tutto fila nel migliore dei modi, ma una presenza inquietante e pericolosa minaccia la felicità e la stessa vita del nostro ispettore.
Riuscirà Semir a salvare il suo giovane amico dal pericolo mortale che si nasconde dove meno te lo aspetti?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OSSESSIONE di MATY66 e CHIARABJ
 
 
Capitolo 23
Desideri di vendetta

Semir si svegliò lentamente, con la luce del primo pomeriggio che filtrava dalle persiane.
Dall’odore e dai rumori capì che si trovava in un letto d’ospedale  e girando la testa vide la snella figura di Andrea accoccolata sulla poltrona accanto al letto.
Dormiva pacifica e Semir non la chiamò, limitandosi a guardarla con affetto.
Il piccolo turco non ricordava molto delle ore precedenti.
Ricordava la confusione quando era arrivato l’elicottero per trasportare Ben in ospedale, d’aver insistito per salire con lui, nonostante il dolore terribile che provava alla schiena ed il ronzio insopportabile nella testa, ma poco prima di arrivare al mezzo tutto era diventato improvvisamente nero.
“Semir… sei sveglio…” la voce di Andrea lo riportò alla realtà.
  “Tesoro… ma dove sono” sorrise il marito cercando di muoversi, il che  gli provocò immediatamente fitte dolorose alla schiena.
“Al Policlinico qui a Colonia, e stai fermo…  ci hanno messo un bel po’ a ricucirti” sorrise Andrea prendendogli la mano.
“Ma che è successo?” chiese il marito, cercando di recuperare qualche ricordo.
“Sei svenuto mentre salivi sull’elicottero, uscire dall’ospedale contro il parere dei medici è stato un azzardo… senza contare che ti hanno dovuto mette più di trenta punti sulla schiena”
Semir attese alcuni secondi prima di porre la domanda fatale.
“E Ben?” chiese con un filo di voce.
“Ancora in sala operatoria. Susanne sta aspettando fuori al reparto con  Konrad, ha promesso di venire ad informarci appena si sa qualcosa”
Semir sospirò triste mentre ricordava le condizioni  in cui aveva trovato l’amico.
“Vedessi in che stato l’ha ridotto quella maledetta” bisbigliò mentre si asciugava una lacrima furtiva.
“Ben è giovane ed in forma, forse ci vorrà un po’, ma poi tornerà il solito ragazzone allegro”
“Le ferite fisiche possono anche guarire, ma quelle psicologiche… non riesco neppure immaginare cosa ha dovuto sopportare”  
Andrea non ebbe il coraggio di rispondere.
“Aida e Lily ti mandano questo” disse poi mostrandogli il video sullo smartphone.
Semir sorrise intenerito mentre guardava le sue piccole che nel filmato si sbracciavano per salutarlo, mandandogli baci plateali.
“Sai qualcosa di Melanie?” chiese con animo un po’ più sollevato.
Andrea sorrise.
“Sta molto meglio, si è svegliata, ha riconosciuto i genitori e naturalmente… chiede di Ben”
Ancora una volta Semir sospirò triste al pensiero di tutto il male che aveva fatto Hilde.
 
Le ore passavano inesorabili ed a Semir sembrava d’impazzire senza notizie del suo amico; pensieri catastrofici e speranzosi s’alternavano nella sua mente.
Finalmente sulla porta comparve una sorridente Susanne.
“Tutto bene, l’intervento è andato benissimo. Ora lo tengono in terapia intensiva fino a che non scende la febbre da infezione… ma il medico è molto ottimista” sorrise la segretaria.
A Semir sembrò come se un enorme masso gli fosse stato tolto dall’anima.
“Allah ti ringrazio” sospirò, mentre cercava di scendere dal letto.
“Dove vuoi andare?” chiese severa Andrea.
“Da Ben, che domande…” rispose il marito mettendo le gambe a terra.
“Il dottore ha detto che hai bisogno di riposo e che non ti devi alzare”
Semir la guardò quasi beffardo.
“Io sto bene. E ora vado da lui. Con o senza il  vostro aiuto” fece mettendosi in piedi barcollando.
“Ok… vediamo se riesco a trovare una sedia a rotelle” sorrise conciliante Susanne uscendo dalla stanza.
Semir aiutato da Andrea uscì a piccoli passi dalla stanza nell’ampio corridoio.
Effettivamente la schiena gli  faceva malissimo, ma non aveva alcuna intenzione di darlo a vedere.
La presenza di due poliziotti seduti proprio fuori la stanza di fronte alla sua lo insospettì immediatamente.
“Ciao Semir, come stai? Notizie di Ben?” chiese uno dei due.
Semir recuperò dalla memoria il nome dell’uomo.
Arthur Foller, era stato un breve periodo con loro alla CID prima di essere trasferito alla BKA.
“Ciao Arthur, sto meglio e anche Ben sta meglio. Ma cosa ci fai qui?” chiese incuriosito.
“Uno dei soliti servizi noiosi, siamo di sorveglianza alla Grimm. E’ ricoverata qui fino a domani quando la trasferiranno all’ospedale psichiatrico” rispose.
Semir sentì che le ginocchia iniziavano a tremargli.
Come avevano osato portare quella folle nello stesso ospedale dove  erano ricoverati Ben e Melanie? Metterla vicino a lui, vicino a Ben, alla sua vittima…
Cercò di mantenere la calma, ma una forza irresistibile lo spingeva ad entrare in quella stanza.
Non sapeva perché, ma ci doveva entrare.
“Posso entrare?” chiese.
“Ma Semir…” si oppose il collega.
“Ti prego non farò nulla, voglio solo guardarla in faccia…” rispose Semir.
Arthur Foller sospirò e poi annuì.
Doveva molto a Semir, era stato lui a chiamare uno dei commissari della BKA per fargli ottenere il trasferimento tanto sospirato.
“Solo cinque minuti però” bisbigliò.
“Semir che vuoi fare?” chiese Andrea che era rimasta in disparte, mentre vedeva il marito che apriva la porta della stanza.
“Nulla. Tu aspetta qui, esco subito” rispose il marito senza neppure voltarsi a guardarla.
 
 
 
Hildegard Grimm era furiosa come mai in tutta la sua vita.
Stesa sul letto d’ospedale, con una caviglia incatenata al letto e la spalla immobilizzata provava una rabbia folle contro tutto e tutti.
Contro colui che ancora l’aveva rifiutata, il maschio cui aveva donato il suo amore ricevendone di nuovo in cambio solo disprezzo, contro chi aveva impedito che lei realizzasse finalmente il suo sogno, essere una donna sposata e accettata dalla società.
Quel maledetto nano turco… era tutta colpa sua.
Maledetto, maledetto, maledetto.
Anche lui l’avrebbe pagata come tutti gli altri.
Cosa credevano di aver fatto? Di averla fermata?
“No” pensò Hilde “Lui  è mio , nulla può fermarmi fino a che non avrò avuto quello che desidero”
Era così presa dai suoi pensieri di vendetta che neppure si accorse che qualcuno era entrato nella sua stanza.
 
Semir entrò nella stanza di Hilde e cercò di trattenere la rabbia.
Nonostante la ferita quella donna abominevole stava bene; era tranquilla stesa nel letto e guardava un punto fisso sulla parete.
Chissà come stava Ben, si chiese Semir, terrorizzato dall’idea di come invece avrebbe trovato da lì a poco il suo migliore amico dopo quello che la donna gli aveva fatto.
Hilde si accorse solo dopo alcuni minuti della sua presenza, girò la testa e per alcuni secondi la donna si limitò a guardarlo.
Poi inaspettatamente iniziò a ridere, dapprima piano e poi  in modo sempre più forte ed isterico.
Semir strinse i pugni cercando di non saltarle addosso.
“Cosa credi aver fatto eh?” ridacchiò ancora Hilde.
Semir non rispose,  imponendosi di ricordare che quella donna  era pazza e quindi incolpevole.
“Lui è mio!”
Hilde scandì ogni parola continuando a guardare con aria di sfida Semir.
“Non potrai fare nulla per sottrarmelo. Uscirò di qui e verrò a riprendermelo. E me la pagherà per quello che ha fatto” sibilò ancora.
Stavolta Semir non riuscì a tacere.
“Credo proprio che invece tu non potrai andare da nessuna parte per molto, molto tempo” disse indicandole le manette con cui era legata al letto.
“Dici? Io sono… pazza! Non andrò in galera, mi metteranno in un bell’ospedale psichiatrico, circondato da un bel giardino. Potrà passare qualche anno, ma poi li convincerò che mi sono pentita… che sono guarita e mi lasceranno uscire. E verrò a riprendermelo”
La voce di Hilde era perfettamente calma e Semir capì che la minaccia era seria.
“Questo non succederà. Te lo assicuro. Non ti permetterò di fare del male alle persone che amo. Io ti starò con il fiato sul collo ogni giorno, ogni istante della tua vita e ti posso assicurare che non uscirai mai più dal posto dove ti rinchiuderanno”
Hilde riprese a ridere.
“Sei così sicuro? Sei così sicuro di riuscire a proteggerlo? Dopotutto devi pensare anche ad altre persone…”
Semir decise di lasciar perdere, anche se aveva intuito il significato della minaccia.
Si voltò per uscire, ma la voce di Hilde lo inseguì.
“Sai… quando uscirò la prima cosa che farò è venire a cercare la tua bella bambina… davvero carina… così capirai cosa significa soffrire davvero. Perché la ucciderò e poi ucciderò il tuo amico. Dovete pagarla… la pagherete tutti per quello che mi avete fatto” disse malefica.
Semir si bloccò con il cuore in tumulto.
Nessuno poteva permettersi di minacciare così la sua famiglia.
Anche perché ormai conosceva Hildegard Grimm tanto da sapere che quella era una minaccia reale.
E sapeva anche che quella donna era capace di tutto anche d’ingannare i medici e far credere di essere guarita.
Per un lungo istante Semir rimase a guardare il vassoio con le siringhe  che era lì su di un tavolo accanto alla porta.
Sarebbe stato così facile iniettare dell’aria in vena, o soffocarla con il cuscino… pochi minuti e avrebbe eliminato il pericolo per le persone che amava.
Ma  Semir era  un poliziotto, e soprattutto era un poliziotto nell’animo.
Si voltò con calma.
“Tu non sarai mai più libera, non potrai più fare male a nessuno, meno che mai alla mia famiglia o a Ben,  perché io farò in modo che tu marcisca in un ospedale psichiatrico per tutto il resto della tua vita. Come è vero che mi chiamo Semir Gerkan” le disse.
Mentre Semir usciva Hilde riprese a ridere isterica.
 
“Semir… che è successo?”
Andrea gli venne incontro preoccupata nel vederlo pallido ed ansimante.
Dietro di lei c’era Susanne  che spingeva una sedia a rotelle.
“Nulla sto bene. Allora posso andare da Ben?” chiese  il piccolo turco.
In fondo era quella l’unica cosa che gli interessava ora.
“Sta ancora dormendo, ma il medico dice che puoi vederlo per cinque minuti. Solo se ti siedi sulla sedia a rotelle, però” sorrise la moglie.
Semir si sedette sulla sedia e scacciò dalla sua mente i brutti pensieri e le paure.
Ben stava meglio, fra poco l’avrebbe visto.
Melanie era uscita dal coma e si stava riprendendo.
Aida e Lily erano al sicuro a casa.
E quella pazza non avrebbe fatto male più a nessuno.
 
 
Si era preparato al fatto che probabilmente Ben non gli sarebbe apparso in ottima forma, ma quando Semir entrò nella piccola stanza non poté fare a meno di sussultare alla vista delle condizioni del giovane.
Il ragazzo aveva il volto completamente tumefatto e gonfio, il braccio immobilizzato dalla fasciatura, fili e tubi che uscivano da tutti i lati del  letto.
Ma almeno sembrava dormire pacifico.
Semir avvicinò la sedia a rotelle al letto e rimase  ad ascoltare il respiro regolare e tranquillo.
Quello e il rumore regolare del  battito cardiaco registrato dalle macchine ebbero un effetto calmante  sul piccolo turco.
Era vivo,  malconcio, ma vivo.
Prima di entrare  aveva parlato brevemente con Konrad e con il medico.
La spalla sarebbe tornata presto a posto, così come il viso.
E anche per le ferite al petto tutto poteva risolversi con un piccolo intervento di chirurgia plastica.
L’unico problema era l’infezione del sangue causata dalle ferite, ma anche per quello vi erano ottime probabilità di risolvere con la terapia antibiotica.
Ma le ferite psicologiche?
Semir non sapeva cosa era realmente successo in quei giorni, poteva solo immaginarlo ed il solo pensiero lo faceva rabbrividire.
L’unica cosa che poteva fare era restare vicino al suo amico ed aiutarlo.
Ed era convinto che anche la presenza di Melanie poteva aiutare più di ogni medicina.
Il piccolo turco restò ancora un po’ a guardare Ben dormire, poi,  consapevole che non si sarebbe svegliato prima di diverse ore, come gli aveva detto il medico, girò la sedia a rotelle.
In effetti non vedeva l’ora di rimettersi steso, la schiena gli faceva male e l’antidolorifico che gli avevano dato aveva cessato il suo effetto da un bel po’.
Ma quando mai Ben faceva le cose che ci si aspettava?
Una voce debole richiamò Semir alle spalle.
“Ehi… socio…”
 
“Ehi… che ci fai sveglio? Dovresti dormire, sei sempre in ritardo perché non ti svegli e ora invece…” 
Semir sorrise avvicinandosi di nuovo al letto.
“Che... hai fatto alla schiena?” chiese piano  il giovane che aveva visto la fasciatura che spuntava dalla camicia ospedaliera.
“Diciamo che non sono così magro come pensavo…”
Ben lo guardò con aria febbricitante  senza capire.
“Lasciamo stare, c’è tempo per le spiegazioni… piuttosto come ti senti?”
“Come se fossi finito sotto un camion, che poi ha fatto anche retromarcia”
“Allora come al solito”
Ben rimase in perfetto silenzio per un po’ e immediatamente Semir capì che stava ripensando agli avvenimenti dei giorni passati.
“E’ finita, Ben, finita, capito? Melanie sta meglio, è fuori pericolo.  Tu guarirai e quella donna non farà più male a nessuno. Tornerà tutto a posto” disse prendendogli la mano sana nella sua.
 
Ma aveva paura di non potergli assicurare che quella era la verità.
 
Angolino musicale: pensiamo che se Semir avesse fatto fuori la pazza nessuno ci avrebbe detto ‘pazze che avete fatto’…ma come abbiamo sottolineato Semir è poliziotto dentro e fuori e la vendetta non è nelle sue corde…Ciò nonostante farà di tutto per salvare tutto e tutti…:The Fray ‘How To Save A Life’(come salvare una vita)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=cjVQ36NhbMk
 
Fai un passo, dici, abbiamo bisogno di parlare lui cammina, tu dici: "Siediti, è solo una chiacchierata" lui ti sorride educatamente come risposta tu lo fissi educatamente dritto negli occhi c'è una sorta di finestra alla tua destra mentre lui va verso sinistra e tu te ne stai in mezzo tra paura e senso di colpa e cominci a chiederti perché sei venuto dove ho sbagliato? Ho perso un amico da qualche parte, nell'amarezza e sarei rimasto in piedi con te tutta la notte se avessi saputo come salvare una vita, fagli sapere che tu lo conosci meglio di chiunque altro perché, dopotutto, lo conosci davvero meglio degli altri cerca di infiltrarti tra le sue difese senza concedergli l'innocenza stendi una lista di cosa è sbagliato, le cose che gli hai sempre detto e prega Dio che lui ti stia a sentire appena lui inizia ad alzare la voce 
tu abbassa la tua e concedigli un'ultima possibilità lui farà una o due cose, ammetterà tutto oppure dirà di non essere più lo stesso…
 
  
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