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Autore: DaisyBuch    12/06/2015    0 recensioni
Sette ragazze vanno in vacanza, ma non è un viaggio qualunque. Scopriranno delle paure profonde, i loro disagi, le bugie e i loro veri sentimenti, sono delle ragazze di questo secolo.. nascondono tutt'altro dentro di loro, ed anche chi non si aspetterebbe mai, nasconde qualcosa di tristemente orribile. E' una critica alla società moderna, a come la società ha trasformato le persone, ma in un modo leggero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Che schifo le carte. Mi ritrovai a pensare. Questa era briscola, se non mi stavo sbagliando. Davanti a noi c’erano tre ragazzi, uno si chiamava Mattia e poi Davide e Fabrizio. Fabrizio stava sulle sue, era quello col cappellino che ci aveva chiesto di entrare.. forse non si divertiva come credeva, o come voleva. Aveva degli odiosi baffetti, il viso un po’ grassoccio e gli occhi celesti, il volto basso e fisso sulle carte ed la mano che sorreggeva la testa mi suggeriva che si stesse annoiando. Mattia e Davide fissavano insistentemente Sara ed Alessandra, che sorridevano piacevolmente ad ogni loro battuta, parlavano, scherzavano. Io anche ero presente nel dibattito.. solo, non in modo così presente come loro. Fabrizio lo reputavo noioso, Mattia e Davide erano forse più carini di lui, ma avevano già prestabilito i loro oggetti d’interesse, perciò per me non rasentavano più nulla di lontanamente desiderabile. A Ludovica, per il modo in cui lo guardava e per come sorrideva, riuscivo a capire che piacesse Davide. Si vedeva dal modo in cui apriva gli occhi, da come controllava la posizione delle labbra sul sorriso, da tutto.
-Che ore sono?- esordì Silvia, stanca quanto me di stare seduta a guardare gli altri flirtare.
-Cazzo! Sono le undici e venti.- si alzò di colpo Alessandra, legandosi i capelli come faceva spesso quando era agitata.
-Dobbiamo chiudere casa e prendere le cose!- riunì le idee. Tutte ci alzammo, come soldati agli ordini. Anche i tre ragazzi si alzarono.
-Avete già il taxi?- chiese Mattia a Sara, lei lo guardò spaesata per un attimo, -Sisi, grazie.- sorrise.
-Guarda che sei in lista.- dissi passando vicino a loro e riferendomi al tizio che Sara aveva rimorchiato in spiaggia quel pomeriggio. Ovviamente Mattia non colse il nesso, ma Sara rise arricciando il naso.
-Ci vediamo alle Cave?- chiese Fabrizio prima di andarsene, sistemandosi il cappello.
-Sisi!- rispose Camilla. Era più un “sisi, credeteci”. Le Cave erano un evento enorme, non ci saremmo mai ritrovati. Mai. Dovevano entrare circa diecimila persone solo in lista, figuriamoci.
-Io chiudo su!- mi offrii, e Valentina mi aiutò a chiudere le finestre ed il balcone. Scendemmo ed era tutto spento, tutte fuori.
-Il taxi ancora non è arrivato, - disse organizzata Alessandra, e dispose sul tavolo di fuori il limoncello e cinque birre, -beviamo adesso.- propose.
Ovviamente non vedevamo l’ora. Il trucco era il seguente: abbassare il grado alcolico, quindi prima limoncello e poi birra.
Facemmo circa tre shots a testa di limoncello, alcune quattro, tra cui non io perché cominciava a farmi schifo, e poi ci attaccammo alla birra io, Alessandra, Camilla e Sara. A Silvia non piaceva la birra, Valentina aveva da poco avuto una brutta esperienza con l’alcool e Ludovica partiva con poco.
Io, in preda all’euforia, tracannai subito mezza bottiglia di birra.. e lo sentivo. Da un lato sentivo il sapore amaro che mi disgustava, era troppo forte.. avevo già una leggera nausea. Ma niente era comparabile a quella sensazione.. quella sensazione quando “ti sta salendo”, quando non sei né sobria né ubriaca.. il perfetto mix, l’equilibrio assoluto: quando sei brilla. Era un’estasi. Ma era ancora troppo poco, ero ancora dalla parte della sobrietà, perciò finii nel taxi l’altra metà della birra. 
Ridevamo.
Ridevamo.
Dicevamo cose senza senso. Euforiche.
Scendemmo dal taxi dopo un quarto d’ora, faceva caldo e c’era già tanta gente intorno a noi che si dirigeva verso un’unica fila.. lunga circa cento metri, forse di meno. Ci mettemmo subito in fila.
-Soldi, telefono, chiavi?- riassunse Alessandra. Tutte controllammo nelle borsette, le chiavi le teneva Valentina.
-No Vale, non dentro la cover che se ti rubano il telefono siamo fuori casa.- fece notare Sara.
-Abbiamo la copia però.- ribattè Valentina.
-Ma il proprietario ce ne ha date due e due dobbiamo restituirgli.- s’intromise Camilla, la seconda chiave ce l’aveva lei.
-Birre?- chiesi, argomento importantissimo.
-Le beviamo durante la fila.. se non basta le nascondiamo tra le gambe.- rise Ludovica.
-Le vedono!- sorrisi scandalizzata.
-No macche.- alzò le spalle Alessandra.
La fila durò venti minuti buoni, conoscemmo delle ragazze davanti a noi simpatiche, ma intendevano bere la dentro, perciò non capivano la nostra allegria.
Io mi bevvi anche qualche sorso delle altre per non far andare via l’effetto, e poi entrammo. Varcai la soglia ma non me ne accorsi. Non mi ricordai niente di quella sera.
O meglio, mi ricordai loro. Camilla ballava silenziosamente, Sara Ludovica ed io urlavamo, Alessandra e Silvia si muovevano benissimo. Le luci erano fucsia, e c’erano due archi enormi con un palco.
Nient’altro. La musica assordante e la sensazione di libertà mi bastavano, non mi ero mai sentita meglio in tutta la mia vita. Conoscevo tutte le canzoni, ognuna di esse provocava un’emozione diversa, intensa e bellissima. Mi ero persa completamente nella bellezza di quegli istanti, dove mi ero annientata.
   
 
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