Te ne sei andato di nuovo e come sempre -quasi come un'orrenda tradizione da rispettare- mi hai lasciato disteso sul mio letto.
Senza di te.
Solo con una rosa e un piccolo biglietto, lasciati freneticamente sul tuo cuscino.
Eppure, tutto dura solo un maledetto e inspiegabile attimo.
L'attimo in cui riapro gli occhi e tu sei andato via.
Ma la sensazione sembra sempre la stessa.
Smarrimento e paura.
E un'incompletezza.
Che purtroppo dura a lungo.
E secondo dopo secondo, mi consuma.
Mentre un 'vuoto' sboccia dentro di me.
Un 'vuoto' che porto dentro, cercando di non ascoltarlo, ma che torna sempre, perché è in me.
E così quando mi manchi, cammino per strada, mi giro a cercarti, ritorno a casa e spero che tu sia lì ad aspettarmi.
Ma ogni volta che apro silenziosamente la serratura della porta, non ti trovo.
E così quando mi manchi guardo fuori dalla finestra e inizia a piovere, io ti penso perché vorrei stare tra le tue braccia.
E così quando mi manchi incomincio a immaginare che tu sia con me.
Ma immaginare non basta per colmare la tua assenza.
E così, quando tu non sei con me, vorrei che l'orologio scandisse il tempo sempre più velocemente e si fermasse solo quando siamo di nuovo uniti.
Perché solo così non mi sentirei più solo.
E perso in un deserto sterminato, senza sapere dove andare.
Ma non posso farlo fermare, né rallentare.
Così -ogni volta- mi odio.
Per quello che faccio.
Ma quando ti ho con me, sembra di non riuscirmi a controllare.
Ho sempre bisogno di Te, anche se dopo l’acuta sensazione di piacere, so già che mi sentirò vuoto.
Perché so che dovrai andare via.
Lontano da me.
Ed è proprio questo continuo starti lontano il mio male.
E il mio cancro.