Crossover
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Autore: michiredfox    10/01/2009    1 recensioni
Il male esiste da sempre, dalla creazione dell'intero universo... due mondi diversi, eppure così simili, quello degli uomini e quello dei cyborg, sono chiamati ad una nuova lotta contro di esso... (il merito di questa fic va interamente a Costigan, io ho solo coadiuvato alcune parti).
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Morgan Adams era in piedi sul ponte di coperta, i lunghi riccioli corvini che scintillavano nella brezza marina mentre teneva i piedi bilanciati sul ponte oscillante guardando la donna ammantata di bianco che la salutò dolce e solenne con un gesto rituale mostrandole il cerchio alato che recava impresso nel palmo della mano. I suoi occhi di brace, velati della mistica malinconia insinuatasi in quell’anima ardente prigioniera di una dimensione senza tempo e di un destino congelato per sempre, attorniata da un equipaggio silenzioso ed assente che le obbediva senza più parlare,  erano fissi nella profondità ascetica di quelli di Enoah.

Fu Enoah a parlare per prima.

“Sai perché sono qui, Morgan Adams”

Era un’affermazione, non una domanda.

“Lui è in pericolo, non è vero?” le rispose la corsara.

“Sì, Morgan Adams. Tu lo ami ancora.”

“Sei venuta a torturarmi l’anima, principessa?” chiese la corsara, contraendo le sottili labbra rosso sangue in una smorfia di dolore.

“No, Morgan. Non potrei mai essere tanto meschina. Io sono qui per offrirti una scelta. So quale promessa gli facesti”

“Ed io la ricordo, la ricordo più che mai da quando sono intrappolata in questo nulla…” rispose Morgan, mentre le lacrime le scendevano sul viso senza che la sua innata fierezza potesse arrestarle.

“Non avresti dovuto sfidare la Luce”

“Non avrei dovuto soffrire fin da bambina… la Luce non fece nulla allora…”

“Tu puoi fare qualcosa adesso, ma ad un prezzo. Ricordi cosa gli promettesti?”

“Sì… una notte, mentre facevamo l’amore nella mia cabina, gli giurai che, se fosse stato in pericolo, sarei tornata anche dall’inferno per combattere insieme a lui…”

“Tramite me, la Luce potrebbe permetterlo ma… in cambio la tua anima potrebbe essere dannata per sempre… qui perlomeno non può succederti nulla di più…”

“Dovresti provare tu, a vivere in questa noia orribile! E sia! Dannatemi, tu e la tua Luce, torturatemi, frustatemi, gettatemi nelle fiamme ma… fatemi essere con lui, fatemelo riabbracciare, fatemelo baciare, anche solo per un’istante!”

“Vita breve ma intensa, Morgan Adams… sei certa che un istante valga un’eternità?”

Morgan si avvicinò, il vento che le apriva la scollatura della camicia mostrando il suo petto prosperoso e tornito che sobbalzava per i sospiri di passione. Le fiamme dei suoi occhi neri si riflessero nella giada di quelli di Enoah.

“Che io sia maledetta! Che io sia dannata! Si! Sì! Sì, maledizione! Sì! Voglio baciarlo ancora una volta! Voglio stringerlo sul mio petto e dopo fatemi quello che volete… di me non mi importa più niente… solo di lui!”

Gli occhi di Enoha si vellutarono di commozione.

“Sia come desideri, corsara innamorata…”

 

Geronimo afferrò Françoise per un braccio e la rimise in piedi.

“Ora basta, ragazza!”

“E’ colpa mia! Mia!” gridò disperata.

“No!!!” Gridò Geronimo.

Françoise tacque, sbigottita.

“E’ inutile recriminare! Non puoi impedire qualsiasi cosa! In questo momento siamo tutti sacrificabili, tranne te! Non sto dicendo di abbandonarlo! Cerca di localizzarlo!”

Françoise obbedì, portandosi le mani alle tempie.

“Lo vedo… la frana lo ha portato due livelli più sotto… è privo di sensi, spero, e non è sepolto, almeno può respirare…”

“Bretagna! Contatta il Dolphin. Chiedi l’intervento di Albert con la talpa meccanica. Ci penseranno loro, noi dobbiamo proseguire!”

“Come possiamo abbandonarlo? Io… io…” gemette Françoise.

“Piunma ha accettato il rischio come tutti… se non portiamo a termine la nostra missione saremo sopravvissuti solo per vedere lo Spettro Nero annientare tutto ciò che amiamo… c’è il mondo in gioco, ed anche il popolo di Enoah. 008 lo sapeva, ha accettato il rischio come me e te, ha messo in gioco la sua vita perché tu potessi proseguire… se ci fermiamo il suo sacrificio, ammesso e non concesso che sia morto o in serio pericolo, sarà stato inutile. Albert lo soccorrerà, non è abbandonato…”

“Ma i soldati nemici lo troveranno…”

“Se gli sono addosso, noi non possiamo comunque intervenire in tempo… Albert ha comunque più chance di noi”

“Chang può scavare un tunnel!”

“Ma non potrebbe portarlo via di lì. Si metterebbero in trappola in due; inoltre, senza Chang, potremmo non riuscire ad entrare nella Camera del Cristallo, se dovesse essere necessario fondere un strato spesso di roccia”

“Ivan potrebbe teletrasportarlo”

“Sta dormendo!” intervenne Bretagna, che era in contatto con il Dolphin “Svegliarlo sarebbe molto pericoloso, ammesso che sia possibile…”

“Françoise” le disse Geronimo “E’ una scelta terribile, lo so, ma abbiamo una responsabilità troppo grande sulle nostre spalle”

Col cuore sanguinante, Françoise annuì.

 

 

Nota: la scena che segue è un omaggio alla memoria dello scrittore texano Robert Ervin Howard, creatore di personaggi ed avventure indimenticabili, racchiuse in cicli di racconti pubblicati tra gli anni venti e trenta sulle riviste pulp americane e successivamente recepite da fumetti e cinema. Il suo personaggio più noto è quello di Conan il Cimmero, ma, fra i tanti (nella sua breve vita fu autore di almeno cinquecento scritti), spicca anche, per chi lo conosce un poco più a fondo, la figura di Solomon Kane, lo spadaccino dell’Inghilterra puritana che gira il mondo affrontando nemici naturali e sovrannaturali armato solo della sua spada, delle sue pistole gemelle e della sua incrollabile fede religiosa. Il ciclo di Solomon Kane comprende anche due poesie, una delle quali, intitolata “Il Ritorno di Sir Richard Grenville”, fu ispirata da una poesia di Lord Tennyson intitolata “The Revenge”. E’ appunto questa poesia l’oggetto della mia semplice trasposizione. Howard fu anche il creatore del personaggio di Steve Costigan, l’avventuroso pugile-marinaio che ha ispirato il mio nickname.

Caro vecchio “Two-Gun Bob”, come ti chiamavano i tuoi amici, non voglio plagiarti, con questo scritto. Voglio invece dirti grazie per tutti i folli amici che hai saputo regalarmi ed i mondi incantati e terribili che mi hai fatto visitare. La scena che segue è solo merito tuo.

Costigan.

 

Piunma giaceva esanime fra le macerie di un maestoso salone adorno di splendide sculture e glifi misteriosi. Giaceva come addormentato, quando l’affusolata mano di Morgan Adams gli toccò il polso. Nell’oscurità greve delle ombre del destino, la dolce voce della sua sirena lo destò dal sonno, e l’uomo d’ebano vide quel caro volto chino su di lui. Parlò con meraviglia, senza timore, perdendosi in quello sguardo ardente e dolce, sfiorando con la mano quelle labbra di corallo che gli sorrisero fiere.

“Come può camminare colei che morì, mia dolce sirena, amore dei vecchi tempi, tu che cadesti tanto tempo fa… come puoi essere qui al mio fianco?”

“In piedi, in piedi, mio corsaro!” rispose lei stringendogli la mano “i levrieri del destino sono liberi e gli assassini vogliono la tua testa per farne la loro polena!”

Piedi veloci premevano sulle lastre di roccia, dove le ombre erano tetre e nude, e uomini corazzati che cercavano il sangue si lanciavano attraverso l’oscurità.

Allora il guerriero di ebano balzò in piedi con una rapidità che nessuna lingua può descrivere, e Morgan Adams gli lanciò una spada.

Il suo laser balenò mortale, e in quegli scoppi di fiamme vide i volti ardenti di odio di un’orda vestita di nero con teschi sul petto ed elmi minacciosi. Parevano fantasmi usciti dall’inferno.

E mentre quei mastini si avventavano, la sua spada e il suo laser erano come il tocco del cobra, e la morte ne cantava la melodia, ed il suo braccio resisteva come acciaio. Ma accanto a lui un’altra lama cantava, ed un’agile forma gridava e colpiva, e i nemici urlanti cadevano come foglie per dibattersi nella polvere insanguinata.

 

“Il loro attacco era stato silenzioso come la morte

silenziosi come la notte essi fuggirono

e nella radura calpestata rimasero

solo i morti dilaniati”

                                Robet Ervin Howard

 

E l’uomo chiamato Piunma lasciò cadere la spada e si voltò, e vide la sua donna a terra, con la mano premuta sul seno, ed un torrente cremisi si spandeva sulla camicia bianca.

Piunma accorse e le sollevò il capo. Lei gli donò il suo stiletto ingemmato.

“Vita breve ed intensa, amore mio…. ricordami per sempre, dammi un bacio d’addio… mi aiuterà a sopportare l’eterna pena che ho scelto… come prezzo per poterti abbracciare di nuovo…….”

Lui la baciò piangendo, ne sentì il calore, e subito dopo la forma di lei si fece di nebbia, si mantenne un istante e si dissolse.

E al guerriero d’ebano, inginocchiato in lacrime col suo pegno d’amore stretto sul petto, apparve la principessa di un impero dimenticato, la fronte adorna del Cerchio Alato.

“Si è dunque dannata per me, la mia corsara?” chiese il guerriero.

“No. Il vostro amore l’ha salvata… ha meritato il perdono… per aver amato te più di se stessa… è felice, ora, riposerà in pace, e verrà il giorno in cui  vi riabbraccerete per l’eternità… il giorno in cui entrambi sarete bellissimi spiriti fatti di luce”

Con queste dolci parole anche Enoah scomparve, ed una grande punta rotante d’acciaio sfondò la parete di pietra. Da essa uscì un soldato in uniforme rossa, anche lui compagno di tante battaglie.

“Albert!”

“Piunma, amico mio! Che ti succede, perché sei in lacrime?”

“Un giorno ti narrerò una splendida leggenda, amico mio… ma ora andiamo… o avrò reso vano un grande sacrificio”

Albert gli sorrise, e gli toccò la spalla.

“Non ti comprendo amico mio…”

“Non occorre, per ora, non occorre… ragione ed occhi a volte ingannano… l’azione ci chiama, e noi rispondiamo… vita breve ed intensa, mi disse una donna meravigliosa…”

Albert sorrise.

“Una bella frase, fatta per gli eroi… sia come vuoi, amico mio… non è questo il momento di parlare… ma di contare gli uni sugli altri!”

Ed il dolore di Piunma si fece dolce, come le parole di Enoah… come l’amore del guerriero in rosso a fianco del quale l’inquieta Morgan cadde, amando e lottando, per trovare la pace.

 

Le macchine da corsa oscillavano come pendoli  da un margine all’altro del percorso mentre salivano e scendevano dalle curve paraboliche. L’effetto centrifugo era tanto intenso da mantenerle inchiodate all’asfalto anche quando il pilota aveva il proprio orizzonte visivo sfasato di novanta gradi rispetto a quello reale. Dopo aver terminato insieme a Romy i tre giri su una parabolica a spirale che portava ad un livello più basso, Ken si accodò nuovamente ad Ayab. La biposto rossa di Joe lo raggiunse, accoppiata alla macchina di Jet. Ken avrebbe voluto che Joe e Jet restassero in pista, era esaltante correre in squadra con loro, ma sapeva che non era possibile. Erano entrati nel rettilineo prestabilito. Dietro di loro, il grosso degli altri concorrenti arrivò sciamando. Gantetsu e Kamikaze si stavano aprendo la strada verso il gruppo di macchine in testa. Gantetsu, infastidito da una macchina della Black Shadow, se ne liberò con un urto ed un doppio sorpasso. Il fiume di auto in corsa, guidato da Ken e Ayab, entrò in un rettilineo con una corsia di disimpegno. Permetteva l’accesso ad un controtunnel utilizzato per il soccorso e la manutenzione. Joe e Jet simularono un incidente fra le loro macchine, e Jet usò la sua auto come un ariete per sfondare una paratia metallica. Misero a frutto il suggerimento di Hilda, che non aveva dimenticato proprio tutto. Un istante prima dell’impatto, Jet saltò dalla macchina, e Joe entrò nel controtunnel con un testa-coda. Anche lui scese. Sotto le tute avevano le loro uniformi rosse. Le resero visibili ed estrassero i laser. Da qualche parte, nelle vicinanze, come Hilda aveva segnalato ed Ivan aveva confermato, c’era la base del Fantasma Nero. Dovevano paralizzare le truppe che davano la caccia a Françoise e agli altri mettendo fuori uso il centro di comando. Attraverso le telecamere, Baron li vide, un istante prima che gli acceleratori li facessero scomparire, ed inviò un contingente di riserva a combatterli: soldati robot, carri armati e cyborg, anche quelli dotati di acceleratori.

 

Enoah e Nesia erano immobili davanti al portale d’ingresso della Camera del Cristallo… era giunto il momento… l’attimo in cui tutto si sarebbe concluso, nel bene o nel male… non dovevano fallire…

Enoah prese le mani della sorella tra le sue, chiedendole con voce dolce: “Sei pronta ad affrontare la tua sorte, Nesia?”

Aveva gli occhi velati di lacrime mentre pronunciava quelle parole… che cosa la stava obbligando a fare?... In fondo era poco più di una bambina e stava mettendo in gioco la sua vita… ebbe la tentazione di tornare indietro, per una frazione di secondo si soffermò a pensare che forse era stato tutto un incubo e che presto si sarebbe svegliata nella sua dimora, al sicuro nel suo letto…

Purtroppo era tutto vivido e reale, come il sole che nasce e muore ogni giorno… cacciò indietro il pianto e quando i suoi occhi si abituarono di nuovo all’ambiente circostante, vide che Nesia la stava guardando… e lei comprese…

Non era più una bambina… il suo sguardo rifletteva amore, coraggio ed una fede incrollabile in quello che stava per compiere… una certezza che solo qualche istante prima Enoah aveva sentito vacillare dentro di sé…

Nesia alzò una mano ed accarezzò delicatamente la guancia della sorella, mormorando: “Abbi fiducia in me… devi avere fede, cara… andrà bene… andrà tutto bene…”

In quell’attimo, un altro volto si sovrappose a quello di Nesia… era identico al suo, ma i suoi capelli erano biondi come l’oro… Françoise… le due donne parlavano in simbiosi, unite dal legame di sangue tra loro… un vincolo indistruttibile nonostante lo scorrere dei secoli…

Enoah annuì, incapace di esprimere con le parole la gioia che stava provando…

Si voltarono ambedue verso il grande portale, poggiando una mano ciascuna sul disegno del cerchio alato impresso nel legno antico più del mondo… il portone si aprì immediatamente e Nesia, ergendosi in tutta la sua regalità, varcò la soglia del suo destino…

 

 

 

 

Quando Joe accelerò, il nemico alla carica prese a danzare leggero a ritmo di moviola, sparando proiettili proporzionalmente veloci ed in teoria pericolosi, ma sempre diretti dove il cyborg 009 si era trovato un istante prima. Jet, più lento di Joe ma veloce rispetto agli avversari, si trasformò all’istante in una stella filante che scagliava folgori, facendo esplodere alcuni soldati robot. Un carro armato irruppe nel tunnel e fece fuoco provocando un crollo. Jet smise di volare, lo spazio era poco per le sue consuete evoluzioni e prese a combattere a terra come Joe. Concentrarono i loro laser sul cingolo del carro, immobilizzandolo, ma la scia di proiettili di una mitragliera prese ad incalzarli con un gran volume di fuoco. Joe sfondò una parete con una microbomba e scomparve nell’anfratto. Jet lo seguì volando, lo afferrò per le spalle portandolo con sé e volò rasoterra.

Disattivarono gli acceleratori, ed il mondo accelerò fino a sincronizzarsi con loro.

“C’è qualcosa che non va!” esclamo Joe.

“Troppo facile?” azzardò Jet.

“Pare che la loro strategia consista solo nel tenerci impegnati. Hanno mandato quella truppa alla sbaraglio. Serve probabilmente a preparare una sorpresa con qualche altra arma… dannazione!”

Jet intuì. Attivarono gli acceleratori appena in tempo per vedere altri cyborg accelerati che si avventavano contro di loro.

Joe parò il colpo di taglio dell’avversario in uniforme nera e rispose con un calcio volante. Jet prese il volo e fece fuoco. Il suo avversario decollò a sua volta ed iniziarono uno spettacolare duello aereo a colpi di laser.

L’avversario di Joe prese a correre, ma 009 lo raggiunse. I due si studiarono per pochi istanti, si separarono per evitare un ostacolo, ed in quel breve lasso di tempo fecero tre volte il giro del cantiere. Joe comunicò con Jet attraverso la trasmittente interna.

“002, pronto per la manovra incrociata al mio segnale!”

“Ricevuto, 009”

L’avversario di Joe cambiò direzione e velocità all’improvviso, portandosi dietro di lui per fare fuoco. Joe saltò sul tetto della cabina di pilotaggio di una gru, poi sul braccio di sollevamento usandolo come trampolino per un lunghissimo salto.

“Ora, 002”

Joe si lanciò verso l’avversario di Jet, mentre Jet picchiò verso il basso. Senza alcun preavviso, si scambiarono gli avversari, liberarono le rispettive linee di fuoco e spararono all’unisono abbattendo i cyborg nemici. Jet riprese quota ad un soffio dallo schianto e raccolse al volo Joe, che stava ricadendo verso un punto pericoloso. I due presero terra ansimando. Avevano messo i loro acceleratori a dura prova.

“Andiamo” disse Joe “non è certo finita qui!”

 

Françoise venne contattata da Ivan…. o il contrario? 003 se lo stava chiedendo, mentre si guardava il palmo della mano destra. Geronimo arrivò di corsa. Inseguito da una raffica di scariche di laser.

“Anche questo passaggio è sbarrato. Sono troppi!”

“Che facciamo, 003?” chiese Bretagna.

“Tratteneteli per pochi minuti… Ivan è sveglio, ora”

Ivan sentì arrivare il pensiero di Françoise.

“Ivan, piccino, sono Françoise”

“Mamma… ”

“Sì, caro…., Ivan, sono troppi, qui c’è tutto l’esercito del Fantasma Nero… e purtroppo abbiamo perso 008”

“No, 003… Piunma è salvo, è con Albert sulla talpa meccanica del Dolphin”

“Ivan, ascolta. Piunma è in grado di riconoscere la Camera del Cristallo, anche lui l’ha vista… è stato lì… beh, sai cosa intendo… puoi fare da tramite fra me ed Albert, Ivan? Io devo poter pilotare al suo posto la talpa… dovrò controllare il suo corpo… contattalo”

“Françoise, come puoi farlo?”

“Non sarò io a farlo, ma il cristallo attraverso me, cioè Nesia…”

Françoise pareva in trance.

“Cosa devo fare, 003?”

“Pensa intensamente a lui ed a me, con tutta la tua forza…”

Françoise chiuse gli occhi, e quando li riaprì vide l’abitacolo della talpa meccanica, e Piunma accanto a lei. Mosse le mani sui comandi, mani che non erano le sue. Una era metallica e la impacciava un poco.

Albert vide invece un corridoio, e le schiene di Bretagna, Geronimo e Chang che sparavano sui nemici. Si guardò le mani, due delicate mani femminili… che sensazione strana riassaporare due mani naturali dopo così tanto tempo. Ebbe paura, ma la voce di Ivan nella sua mente gli disse di non temere.

“Vi siete scambiati le menti, 004”

“E’ follia…”

“Da quanto tempo non facciamo più una vita normale?…Io non dovrei forse starmene spensierato in una culla, sorridendo alla mia mamma, non dovrei giocare con lei ed un papà con le mia manine?…ed invece in questo momento sono su un aeromobile da guerra comandato direttamente dalla mente della tua fidanzata e bersagliato da aviogetti robot… non appellarti alla normalità, 004”

“Sono nel corpo di Françoise?”

“E lei nel tuo… ancora per poco”

Piunma notò sul volto di Albert un’espressione un poco… come dire… femminile, ma si disse di essere già abbastanza scosso dagli eventi per poterlo dire con certezza. Tuttavia notò che la talpa aveva preso a scendere.

“Non stiamo risalendo, 004” osservò Piunma.

“No, 008” fece Albert con un gesto della mano che Piunma notò perché gli dava una bizzarra sensazione di familiarità, dato che quel gesto gli era noto ma era strano associarlo ad Albert.“Andiamo in un posto che conosci bene”

Piunma esitò.

“Vuoi dire che ci stiamo dirigendo verso la Camera del Cristallo? Ci intercetteranno, se ci avviciniamo con questa macchina. Con la scia di vibrazioni che ci lasciamo dietro, li avremo tutti addosso, ci intercetteranno e ci faranno fuori, ed oltretutto indicheremo loro la posizione di quella dannata camera. E poi è necessario portarci 003! Non vorrai mica che balli io al suo posto?!”

Albert rise di cuore, diversamente da come faceva di solito.

Il professo Gilmoure li contattò dal Dolphin.

“004, perché scendi in profondità?”

“Professore, qui 003, il cristallo mi sta guidando…”

“Non fare lo stupido!”

Ivan intervenne.

“Non sta scherzando, professore. Abbiamo scambiato le loro menti. 003 è nel corpo di 004 e viceversa”

Il Professore fece un salto e contattò il corpo di 003.

“E’ vero, Françoise, cioè Albert?”

“Qui Albert, è vero… sono una donna… cioè, voglio dire… temporaneamente. Diamine, se incontro Joe, quello mi bacia… Cristo santo!”

“Dio mio” pensò il Professore “Questi mi manderanno nella tomba prima del tempo!”

Poi si rivolse ad Ivan.

“Interrompete il transfer il più presto possibile o quei due subiranno danni irreparabili!”

“Ci siamo quasi Professore. La Talpa ha trovato l’accesso”

“Strano che il Fantasma Nero non ci fosse già riuscito… a meno che quella parte del complesso non fosse totalmente isolata da tutte le altre… quelle rocce devono avere qualche anomalia quantistica a livello subatomico, anche se non saprei dire quale… per questo gli strumenti non la segnalavano… gli Spettri Neri credevano che il sito della Camera del Cristallo fosse un volume di roccia compatta”

“Avete ragione, Professore”

Dagli altoparlanti di plancia, la voce di 004/Françoise li avvertì che la talpa era entrata nel corridoio che portava alla camera e trasmise loro la posizione.

“Ivan, un ultimo sforzo, teletrasporta sul posto il gruppo di Françoise…. E se puoi, anche Joe e Jet”

“Per 009 e 002 non ho abbastanza forza, Professore. Rischierei di cadere addormentato. Devo rimanere sveglio dopo aver teletrasportato il gruppo di 003”

Il Professore spiegò brevemente a Joe la situazione. Benché il Professore gli avesse proposto di ritirarsi, Joe decise di raggiungerli seguendo il tunnel lasciato dalla talpa. Due livelli più in alto, tre chilometri in direzione 167 gradi, la talpa, nella sua discesa, aveva intersecato un corridoio. Joe e Jet corsero insieme a velocità accelerata, mentre Hilda dava loro indicazioni servendosi del GPS del Dolphin, inseguiti da un esercito al rallentatore che continuava a vomitare fuoco.

 

La talpa meccanica perforò la parete del corridoio che portava alla camera del Cristallo. I suoi potenti fari illuminarono l’ambiente. Piunma riconobbe le due teorie di sfingi lungo le pareti, alternate alle nicchie dei gruppi scultorei, raffinate ed in parte indecifrabili. Era il corridoio che aveva percorso con Morgan…

Quasi nello stesso istante le sagome indistinte di Françoise e degli altri, teletrasportati da Ivan, si materializzarono e si stabilizzarono. Albert e Françoise guardarono ciascuno il proprio corpo dagli occhi dell’altro, in silenzio, con un’espressione indecifrabile sul volto.

Infine arrivarono Joe e Jet, rotolando uno addosso all’altro fuori dal buco lasciato dalla talpa.

Joe si rialzò, vide Françoise e fece per correrle incontro.

Rimase esterrefatto quando la vide alzare le mani per fermarlo e ritrarsi impaurita chiamandolo per cognome.

“Shimamura, no, aspetta! Non farlo”

Al contempo Albert gli tese le braccia dicendogli  “Amore mio, sei salvo!”

Anche Jet era senza parole.

Poi li vide bloccarsi, chiedergli entrambi di aspettare un attimo e portarsi le mani alle tempie. Ivan rimise le cose a posto.

Françoise scosse leggermente il capo e si volse verso Joe.

“Oh, amore mio!”

“Ora le cose quadrano” pensò Joe.

Poi si volse ad Albert.

“Albert, da quanto tempo sei innamorato di me? Non lo sai che sono già impegnato? Bretagna invece è libero!”

“Joe, lascia che ti spieghi…” intervenne Françoise.

“Ah, gia! Spiegami cosa non dovevo fare!”

“Joe, il Cristallo… ed Ivan… hanno fatto sì che io ed Albert ci scambiassimo i corpi…”

“Vuoi dire che…”

“O accetti questa spiegazione” replicò Françoise “O dovrai supporre che Albert ti ami.”

“Non è affatto uno scherzo, 009” puntualizzò Albert “Ho vissuto in prima persona quell’esperienza”

Françoise si guardò intorno.

“Ci siamo. In fondo a questo corridoio c’è la Camera del Cristallo. L’abbiamo trovata!”

“Muoviamoci, allora” esclamò Joe “Sei pronta, Françoise?”

“Sì… io… sì! Andiamo…”

“Vieni, ti accompagno. Sicuramente siamo stati seguiti, e non tarderanno ad irrompere qui, ma dovranno scavare. Io e Jet abbiamo disseminato di microcariche il tunnel scavato dalla talpa, facendolo crollare in più punti. Quando li avremo di fronte, ci penseremo noi a trattenerli.”

“La Luce ci proteggerà… non temete. Non siamo in trappola.”  rispose lei, facendo il saluto rituale con la destra.

Quando fu di fronte al grande portale, Françoise appoggiò la mano sul cerchio alato,  ed i battenti chiusi da millenni si ritirarono silenziosamente dentro le pareti. Si aprirono su una tenebra tanto densa da sembrare liquida. 

 

 

NOTA: Questa fic è stata scritta in collaborazione con COSTIGAN, a cui deve essere attribuito pienamente il merito della trama, io mi sono limitata a coadiuvarlo nella stesura ed a completare alcune parti. Pertanto la fanfic è da considerarsi scritta da due autori: Costigan e Michiredfox. Grazie.

 

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