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Autore: Juliet Leben22    12/06/2015    8 recensioni
Castiel ha richiamato i suoi fidati cacciatori per assegnargli una missione di vitale importanza che potrà cambiare l'esito di alcuni loro scontri: dovranno proteggere una ragazza, dal carattere forte con sfumature velate di fragilità, con un potere molto speciale.
Riusciranno i due fratelli a compiere la missione e a fermarsi solo alla sua "protezione"?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Capitolo  3°”A dance”
 
Il giorno successivo era passato in fretta, con Elenie particolarmente nervosa. Avrebbe potuto dire che era solo colpa del ciclo, ma sarebbe stata una bugia. La sua testa era un casino cosmico.  I suoi sogni erano tempestati di baci proibiti e occhi magnetici, ma anche da incontri che non avrebbe voluto rivivere o subire.
Si era confidata con Castiel e Sam la notte precedente, mentre Dean dormiva. Era tanto che non riusciva a prendere sonno ed era contenta che fosse riuscito a riposarsi un po’. L’ultimo caso non gli dava tregua.
Cas conosceva bene le regole del suo gruppo . Era cosciente del fatto che avrebbe dovuto rincontrare il capo clan che si era fatto, ormai, sigillare il dono.  Era stato poco tempo dopo che era successo qualcosa con lei, dopo che aveva cominciato a vivere una vita sregolata.
Molte volte anche Elenie ci aveva pensato, ma l’angelo l’aveva sempre fermata, promettendole che avrebbe trovato il suo posto.
Morgan doveva avere ormai trent’anni, se non ricordava male.
Le attanagliava lo stomaco l’idea di doverlo rincontrare. Lui era stato la sua prima volta, all’epoca aveva solo quindici anni, in seguito ad una festa universitaria a cui lui l’aveva invitata, e al mattino successivo l’aveva lasciata lì da sola.  Permettendo al freddo di entrarle dentro.
Castiel l’aveva consolata per settimane, non l’aveva rimproverata, l’aveva cullata tra le braccia come un fratello maggiore.
Lui era il figlio del migliore amico di suo padre quindi aveva dovuto fingere che nulla fosse successo. Lui aveva sempre sperato di vederli assieme.
Inoltre, non si poteva certo dire che lui si facesse problemi nel vederla. No, affatto.
Quella mattina, però, Castiel non era passato solo a salutare la ragazza, ma anche per parlare con i fratelli.
-Kevin credo abbia bisogno di uno di voi. E’ molto spaventato e mangia poco per adempiere al suo compito.-
-Andrò io, siete d’accordo?- intervenne  Dean.
Sam scosse la testa. –E’ meglio che vada io. Posso farcela, stai tranquillo. Elenie ha più bisogno adesso.-
La ragazza dai capelli ricci color nocciola stava per ribattere, ma Cas la mise a tacere. –Sarà un’occasione per conoscervi meglio e appianare le divergenze.-
Dean non disse  nulla per qualche istante, prese il suo borsone e fece segno alla ragazza di seguirlo. Lei obbedì dopo aver salutato Sam con un abbraccio. Era altissimo e lei non gli arrivava nemmeno alle spalle.  –Dì a Kevin che quella parola non è ciò che pensa. Il riposo può solo giovargli!- gli fece l’occhiolino e il ragazzo le sorrise.
Si sedette sul sedile anteriore, di fianco a quello di Dean. Era agitata, non capiva come mai, non ve ne era alcun motivo.
-Non rovinarmi la mia Baby, eh… - esordì il ragazzo, sedendosi al posto di guida.
Lei accavallò le gambe e appoggiò la sua borsa sul tappetino.
-Cosa hai in quella borsetta?- domandò curioso.
-Primo non solo affari tuoi, secondo… vestiti di cambio, portafoglio e cellulare.-
-Vestiti di cambio? Lì dentro? Come sei riuscita a farceli stare?- mise in moto.
-Ho portato solo una canotta, un paio di leggins e l’intimo. Non ho portato un armadio!- disse ilare.
Lui scosse la testa, accennando ad un sorriso.
Dopo mezz’ ora di viaggio, lei gli chiese di fermarsi ad un autogrill. Aveva necessità di andare in bagno.
-Ma stai scherzando?-
-No, assolutamente. Devo andare in bagno.-
-Non potevi andare a casa?-
Lei sbuffò. –Per favore!-
-Al prossimo ci fermiamo.- sancì.
Lei non riusciva a non essere nervosa, inoltre col ciclo era ancor più difficile.
-Mi ha detto Sam che sei molto bravo con le pistole. Cioè nel senso che…- alzò gli occhi al cielo, stanca di essere così in sua presenza.
Lui scoppiò a ridere e decise di continuare su quella scia. –Sì,  le donne sono sempre state molto soddisfatte delle mie performance.-
Lei arrossì e sollevò un sopracciglio. –Non intendevo quello! Intendevo… a sparare. –
Accennò ad un sorriso. –Ho una buona mira e tu sai usare qualche arma?-
Annuì. –Sono brava a usare l’arco. Abbiamo una cosa in comune.-
-Poi mi mostrerai che buona mira hai… manca poco, sei sicura di doverti fermare?-
-Sì, sono sicura.- disse tranquillamente.
Si fermarono alla prima stazione di servizio e Dean fece benzina.
Lei sfilò una piccola custodia colorata e si diresse in bagno.
Era piccolo e sporco e aveva davanti a sé ancora tre persone che, però, passarono in fretta.
Al suo turno, si chiuse in bagno, in preda ad una visione.
 
Occhi neri e pieni. Iridi maligne.
Una freccia che prendeva Dean, vicino alla macchina, sulla spalla. Conficcando la punta nella carne.
L’afferravano per le braccia e la portavano via insieme a Dean Winchester.
Erano due demoni, due donne. Le aveva già incontrate. Erano state inviate dal Re dell’Inferno per rapirla, portarla via.
 
Si riscosse e si sistemò velocemente. Lavò le mani e corse da Dean. Si gettò sopra di lui, facendolo cadere a terra.
La freccia volò sopra le loro teste proprio come nella visione.
Lui la strinse contro il suo petto, mentre lei, a cavalcioni su di lui, cercava di acquattarsi.
-Sono Abaddon  e Ruby, ho avuto una visione prima.-
Si rispecchiò nelle iridi ghiaccio e perse un battito.
Poteva sentire il respiro caldo di lei sul collo.
I due demoni si avvicinarono e il ragazzo la sollevò di scatto buttandola letteralmente in macchina, senza nemmeno aprire la portiera.
-Siamo alla resa dei conti eh, Elenie!- esclamò Abaddon.
Dean sguainò il coltello, pronto a combattere.
Elenie scese dall’auto, dietro al ragazzo.
-Non sei codarda, almeno!- ribatté nuovamente il demone.
-Ruby, ma tu… cosa…- intervenne il ragazzo dai capelli corti.
-Gli ordini sono ordini, Dean.  E poi lei ha un’importanza strategica per noi.– si giustificò.
Ruby si mise a combattere con Dean e Abaddon si avvicinò a Elenie che cercava di parare i colpi dell’essere, con scarso successo.  Sfilò dalla tasca dei jeans un kunai, ferendola alla gamba.
-La pagherai. Non puoi nulla contro di me e lo sai. –
-Non per questo mi darò per vinta e lo sai.- le fece il verso.
La demone, di sensuale bellezza, si avventò su di lei che però, seppe scansarla. Un tonfo la fece voltare verso Dean che si trovava contro la sua macchina, con Ruby troppo vicino.
-Sono settimane che ti cerchiamo, feccia!- sfruttando un suo momento di esitazione e distrazione, sganciò un pugno la colpì sul costato, mozzandole il respiro e facendola cadere a terra.
Fece segno ad altri due demoni di prenderla e si avviò verso il ragazzo.
-Ci siamo divertiti io e te tempo fa eh, Dean? Ma ormai è passato. E’ tempo di morire.-
Elenie si strattonava, provava a liberarsi.
-Oh, ma non gliel’hai detto quanto  ci siamo divertiti? Mi sento offesa!-
Lei abbassò lo sguardo. Perché faceva male? Era il passato.
Ogni pugno che Dean riceveva, era una stoccata anche per lei.
La rabbia per non poter fare nulla, l’assalì. Si sentiva impotente, arrabbiata. Il fuoco dell’ira la cosparse senza sapersi controllare.
Sollevò lo sguardo e Dean notò quanto le iridi fossero rosse.
Con un solo gesto spezzò le braccia alle sentinelle dei demoni. Li uccise con il pugnale di Dean che era caduto a pochi metri da lei. L’espressione soddisfatta colpì Dean senza che lo potesse negare, ma tanto lei, in quello stato di trans, non avrebbe potuto capirlo.
Si avvicinò velocemente ai due demoni, pronta a ucciderli.
Un sorriso macabro e maligno le occupava il viso. Gli occhi erano come gocce di sangue in una paesaggio bianca come la neve.
-Elenie…- sussurrò Dean.
Abaddon la osservò stupita e infastidita.
Riusciva a contrastare i suoi colpi, riusciva a ferirla adesso.
Ruby portò via la sua compagna, teletrasportandosi.
-Castiel, aiutaci.- sussurrò Dean.
L’angelo si mostrò immediatamente, sfilando il kunai dalla sua mano sinistra e togliendo il coltello dalla mano destra. L’abbracciò forte, cercando di calmarla. -Va tutto bene, Elenie. Sono qui.-
Il respiro si fece più tranquillo, fino a che lei perse i sensi.
Dean l’appoggiò sul sedile posteriore, stesa.
-Ci hanno attaccato, Cas. Non aveva scelta. Non è colpa sua.- disse giustificandola, ma  lui non sembrava essere arrabbiato. Al contrario, sorrideva e lo stava curando.
 –Non sono arrabbiato, Dean. Son preoccupato per voi. Preferirei venire con voi fino alla radura, poi tornerò a svolgere i miei compiti.-
L’umano si stropicciò gli occhi. Era d’accordo con il suo amico.
Presero posto e ripartirono.
 
 
Elenie aprì gli occhi, tornati ormai di color ghiaccio e la prima cosa che vide fu Dean. Osservò il modo in cui la mano afferrava il volante e l’altra che cambiava marcia, con gesti sicuri, decisi.
Si sollevò con calma, per evitare cerchi alla testa. –Cosa… cosa è successo?-
Cas le sorrise. –Hai combattuto contro Abaddon e Ruby e sei stata brava, hai ucciso le sentinelle, ma…-
-E’ comparsa la mia malefica parte, sbaglio?-
Dean le diede un’occhiata di sbieco. –Cosa ti ha fatto scattare questa molla?-
-Non avevamo scelta. Tu eri l’unico in grado di fermarle e se Abaddon continuava a comportarsi come la troia quale è…- si zittì immediatamente, notando lo sguardo dei due uomini, in particolare quello del suo migliore amico, al quale non aveva mai potuto nascondere nulla.
Dannato angelo.
-Dean era Abaddon? Perché non mi avete chiamato prima?-
L’umano diede una gomitata all’angelo, facendogli capire che era troppo sconvolta per continuare l’argomento. –Allora, immagino avrai un ragazzo che ti aspetta a questa festa…-
Deglutì. –No.  Cioè sì ma no.-
-Cosa?!-
-C’è qualcuno che temo di incontrare, ma non mi aspetta e non vorrei rivederlo.-
-Speriamo che non ci sia allora, giusto?-
Lei annuì. Sperare era l’unica cosa possibile.
Elenie osservò il paesaggio e la sua espressione si aprì in un sorriso. -Siamo arrivati!-
Svoltarono a sinistra, seguendo una stradina poco asfaltata. Lo fece parcheggiare su un piccolo spiazzo erboso.
Scesero assieme e percorsero un piccolo tratto a piedi nel bosco. Gli alberi erano verdi e fitti e lei li accarezzava come se li conoscesse da sempre.
Castiel li salutò, volando sopra la foresta, invisibile, come sempre.
Piccole casette in legno si stanziavano a pochi metri da loro e lei affrettò il passo. –Andiamo! Sono quelle!-
Diverse persone erano intente ad attaccare piccoli addobbi, preparare il focolare.
-Elenie!- esclamò una signora intenta a cucire su un masso.
-Madre!- si gettò tra le braccia della donna che la strinse forte.
-Come stai? Sono contenta che tu sia riuscita a venire!-
-Anche io. Mi siete mancati!-
Dean rimase in disparte e lei se ne accorse immediatamente. –Dean, vieni! Ti presento la mia famiglia.-
Lui si avvicinò e sua madre gli tese la mano, cordialmente.
-Lui è il tuo fidanzato?-
Entrambi scossero la testa, allarmati. –Nono, lui e suo fratello mi proteggono...-
Sua madre annuì. –Ah, vero. Castiel ci aveva avvisato che stavi bene e ora capisco. Dov’è tuo fratello?-
-Lui aveva un’altra missione da sbrigare, ma non si preoccupi. Basto e avanzo io!-
Elenie sorrise e non riuscì a nasconderlo.
-Vai a prepararti, Ely! Inizia tra poco!-
-Madre devo proprio mettermi quel solito vestito?!-
La donna la guardò gelida. –E’ un ordine. E’ sul divanetto all’entrata, sistemato come sempre!- si voltò verso il ragazzo- per lei troverò qualcosa nei vestiti di mio marito. Venga con me.-
La ragazza entrò nella casa che aveva sempre considerato accogliente, anche se spoglia. Era come una casa di montagna, solo che immersa nella foresta. Ogni anno avevano dovuto fare lavori di ristrutturazione o manutenzione, ma quella casa rimaneva sempre la sua preferita.
Lo riconobbe immediatamente sul divano color pesca: il suo vestito argento era lindo e perfettamente aggiustato.
Salutò le donne che si stavano preparando, riconoscendole e abbracciandole con un certo distacco.
Una voce la fece tremare.
-Elenie, il mio ricordo di te non ti rende giustizia.-
Si girò verso la porta, riconoscendo immediatamente Morgan.  I capelli gli si erano allungati, arrivando quasi alle spalle. Erano castano chiaro, con gli occhi azzurri, aveva un fisico ben strutturato, a partire dai bicipiti agli addominali. Indossava un paio di pantaloni verdi e una cintura marrone, come di consuetudine per gli uomini, che gli fasciava il fisico longilineo.
Sospirò. –Ciao Morgan.-
-Non sembri felice di vedermi, sai?- si avvicinò.
-Affatto, solo che devo vestirmi e ho poco tempo.-
Lui l’abbraccio e lei si irrigidì. –E’ un piacere vedere come sei cresciuta.- le sussurrò all’orecchio, malizioso.
Lei si staccò, gli fece un sorriso veloce e prese per la gruccia il suo vestito.
Morgan la seguì mentre si metteva dietro un separé. Rimase dall’altra parte e riprese a parlare: -Ho visto che sei venuta con un ragazzo. Chi è? E’ il tuo nuovo fidanzato?-
-Anche se fosse? Non credo debba interessarti, sai?-
Indossare un vestito del genere non era facile, sia per la sua timidezza, sia per il suo fisico. Non si poteva certo dire che fosse magra, ma non era neppure robusta.
Aveva le forme al punto giusto ed era in carne. Quel vestito, se fosse stata in un negozio, non l’avrebbe mai comprato. Lo indossò velocemente e si spostò verso lo specchio, dove si trovava ancora il ragazzo.
-Ancora qui?-
-Volevo vedere come ti stesse bene il vestito quest’anno e devo ammettere che avevo proprio ragione. Ti aspetto per il primo ballo, Ele.- lei odiava che lui la chiamasse ancora così- Okay?- si spostò velocemente, lasciandola tra i suoi pensieri.
Osservò la sua immagine riflessa nello specchio e si coprì velocemente il corpo. La vergogna che provava non era assolutamente raccontabile.
Il suono dell’inizio della festa la fece rinsavire dal suo istinto di nascondersi.
Uscì velocemente dalla casa, ormai vuota, e si incamminò nella foresta.
Ormai il buio era calato.
Cercò Dean con lo sguardo, ma non lo vide. Si appropinquò a sua madre, intenta a sorseggiare del vino rosso.
-Madre, avete visto Dean?-
-Dovrebbe essere qui, ha detto che prendeva qualcosa da bere e tornava. Ma tu dovresti essere in pista, Morgan ti aspetta!-
-Cosa? Chi?-
Venne spinta al centro della festa, dove il ragazzo dagli occhi azzurri l’aspettava. In realtà, ciò che l’aveva ingannata la prima volta, erano stati i capelli.
L’afferrò saldamente per i fianchi e lei appoggiò le mani sulle braccia muscolose e, non appena la musica iniziò, cominciarono a danzare.
Le era mancata la sensazione della terra contro i piedi nudi. Le piaceva, fin da quando era piccola.
Non si stava godendo nulla mentre era tra quelle forzute braccia, ma poco poteva farci.
Le stelle contornavano il cielo e questo la fece sorridere.
-Mi sei mancata sai?-
-Chissà come mai, ma non ci credo proprio.- ribatté.
Le dava fastidio il modo in cui la stesse toccando. E’ vero, lui l’aveva conosciuta poco dopo essere diventata donna, ma questo non gli dava alcun merito o alcun diritto. -Ti prego di mantenere le mani sui fianchi.- continuò.
-Ti sono mancato, Ele?- domandò avvicinandosi.
-No, Morgan. –
Non le faceva più alcun effetto, vederlo.
Dean si avvicinò alla madre, sorseggiando dell’idromele.
-Lei è quella al centro, vestita di argento, la vedi?-
I capelli erano lunghi e ricci, quasi indomabili come il suo carattere, contrastavano con il vestito che
aveva le maniche a pipistrello, la stoffa le fasciava il seno prominente, diradandosi sui fianchi e riprendendo poi fino a metà ginocchio.
Le gambe che l’avevano colpito quella mattina, erano tornate a fargli visita in alcuni sogni e ora erano più in mostra che mai.
La sua altezza le provocava un distacco, dal suo accompagnatore, di almeno una quindicina di centimetri.
Non doveva essere più di un metro e sessanta.
Faceva invidia alle stelle.
Il bicchiere di legno gli cadde tra le mani.
-Le è caduto il bicchiere! Stia attento!-
-Mi scusi, io… è possibile…- non finì la frase che la musica si interruppe. Il primo ballo era concluso.
Morgan fece per avvicinarsi e baciarla, ma lei lo scansò, togliendosi dalla pista. Aveva notato subito Dean vicino a sua madre e non vedeva l’ora di raggiungerli.
Elenie scoppiò a ridere quando vide Dean con i pantaloni verdi e la cintura.
-Sì, tua madre mi ha obbligato…-
-Non l’ho affatto obbligata. E’ questione di rispetto per i nostri riti!-
-Andiamo a fare un giro, ti va?-
-Elenie, devi ballare! Almeno due balli! E’ tanto che manchi!- inveì la madre.
Dean alzò gli occhi al cielo e le tese la mano.
-Non so come si balla e non mi piace.-
-Segui me.-
Le mise le mani sui fianchi e si lasciò guidare.
   
 
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