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Autore: didi_95    12/06/2015    3 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiamme



Balin lancia una lunga occhiata a Frerin ed un'altra lacrima solitaria gli scivola sulla guancia destra.
< Tu dunque sei l'unico a sapere di questa storia? > mi chiede, asciugandosela distrattamente.
Osservo i due ciondoli come rapito, ricordando giorni molto lontani; poi, con estrema lentezza, li rimetto dove li ho trovati: nel suo pugno.
< Credo di si, Balin... e comunque molto lo avevo soltanto immaginato... questo ciondolo ha confermato i miei pensieri. >
< Cosa sai sulla nana che ha sposato? >
< Solo che abitava sui Colli Ferrosi e che era bella... Frerin non faceva altro che ripetermelo... > sorrido, ricordando le lunghe serate passate con Frerin alla locanda.
Balin mi guarda:
< Dimmi soltanto una cosa, ragazzo... Frerin era felice con lei? >
< Lei era il suo Uno, Balin... non serve che ti dica altro. >
Il vecchio nano si batte la mano sana sulla coscia; sembra incredibile, ma sta ridendo.
< E noi che ci chiedevamo per quale motivo non frequentasse nessuna nana! Dwalin faceva un sacco di congetture idiote... quando invece era... sposato. Per Durin! Ma per quale motivo non lo ha detto a nessuno? E che cosa c'entra il ragazzo? >

Come un flash mi torna alla mente una tarda mattinata primaverile negli Ered Luin, quando Frerin era arrivato alla mia porta furtivamente, come se non volesse essere visto da nessuno.
Andando ad aprire, per poco non mi era preso un colpo; il suo volto era tumefatto e sul sopracciglio aveva un brutto taglio ricucito da poco.
- Posso stare da te per qualche giorno? - mi aveva chiesto.
- Certo che sì amico mio... - gli avevo risposto, pensando che, di qualunque cosa si trattasse, gliela dovevo, dato che solo qualche minuto prima ero nella cucina di casa sua a corteggiare sua sorella.
Avevo deciso di non chiedergli nulla, ma poi mi raccontò tutto di sua iniziativa e mi fece giurare che mai e poi mai avrei dovuto rendere nota la faccenda.
Non posso raccontare tutto a Balin... non in questo momento e Frerin non vorrebbe che perdessimo tempo a causa sua.
Ogni cosa a tempo debito; adesso c'è una battaglia da vincere.

< Balin... - mi alzo lentamente - dobbiamo raggiungere gli altri o dovranno battersi senza di noi; ricordati: non è ancora finita. >
< Hai ragione. Ma voglio arrivare in fondo a questa dannatissima battaglia; anche soltanto per la curiosità di vedere chiaro in questa faccenda! >
Borbotta il nano, tirandosi in piedi e cominciando a seguirmi passo passo.

< Una cosa però posso dirtela... > prorompo, guardando il terreno accidentato ai miei piedi.
< Questo segreto non sarebbe rimasto tale a lungo; prima che sapessimo della partenza, Frerin voleva portare la sua famiglia negli Ered Luin, voleva far sapere a tutti di essere sposato. Poi Thorin ci ha parlato della spedizione a Moria e tutto è stato rimandato. >
Balin china la testa:
< Sarebbe stato meglio se non me lo avessi detto, ragazzo; non dopo la fine che ha fatto. >
< Sapevo che se Frerin fosse morto in battaglia, sarebbe stato per proteggere qualcuno; ha dedicato tutta la sua vita a salvare gli altri: ha salvato me, diventando mio amico quando nessuno voleva farlo; ha salvato Dana due volte: prima come guaritore e poi come marito; ha salvato Kirin da chi voleva sfruttarlo o punirlo, ed infine ha salvato suo fratello, scegliendo tra la vita di Thorin e la sua.
L'unico che non è riuscito a salvare è stato sé stesso... quella di oggi è una grande perdita, per tutti noi. >
Balin alza le sopracciglia, accogliendo le piccole informazioni che mi sono lasciato sfuggire, ma non replica alle mie parole amare e forse è meglio così.
La mia mente, libera dai ceppi del tempo, torna indietro, senza curarsi minimamente di dove il mio corpo sia diretto.
Battaglia o no, io ritorno là.


Il sole del tardo pomeriggio brucia inclemente sulle mia braccia scoperte ed abbronzate; è una giornata calda ed afosa, anche troppo per i miei gusti.
E poi, lavorare nella forgia con questo clima è dieci volte più faticoso; specialmente quando mi viene chiesto un doppio turno, come oggi.
Tuttavia, nonostante il caldo e la fatica, sorrido al pensiero di ciò che ho fatto ieri mattina.
Ormai è da quasi un mese che vado da lei ogni giorno, dopo che Thorin esce di casa... Dìs diventa così solare e bella quando siamo insieme, ma ancora non sono riuscito in nessun modo a farle mettere piede fuori di casa.

E' come se si sentisse al sicuro soltanto dentro quelle mura, come se avesse paura di lasciarle per poi ritrovarle distrutte al suo ritorno.
Quando non posso fermarmi da lei a causa del turno alle fucine, le lascio qualcosa davanti alla porta: un biglietto, un fiore o un piccolo oggetto.
So che adora questo tipo di sorprese... ieri mattina le ho lasciato sulla porta qualcosa di molto speciale.
Sono del tutto convinto che quella liscia pietra di fiume possa scatenare la sua curiosità; Dìs vorrà sapere dove l'ho presa ed io ce la porterò, lo farò stasera alla fine del mio turno.

Devo solo riuscire ad arrivare a fine giornata.
Le fucine qui negli Ered Luin non sono nemmeno paragonabili a quelle che avevamo ad Erebor... tanto per cominciare sono del tutto circondate da edifici in legno, è stato difficile abituarsi alla quasi totale assenza di solida roccia.
I locali che formano le fucine sono due: quello dove stanno le fornaci e quello, più piccolo, dove troneggiano le varie incudini e gli attrezzi per affilare e bilanciare le armi.
Non è un granché, ma ci ha permesso di tirare avanti ed è già in corso un progetto di ingrandimento, visto l'aumento del commercio delle armi in questo periodo.
Entro fischiettando nel locale più piccolo, dove trovo già alcuni colleghi intenti a controllare gli ordini di oggi.
Faccio un cenno al nano più vicino:
< Ehi, Nar! Come vanno le fornaci oggi? Sono accese? >
< Tutto regolare Jari... anche quella grande si è accesa perfettamente. >
Mi infilo i guanti ed il grembiule.
< Chi l'ha riparata? > chiedo soprapensiero.
Il tono di Nar si fa più titubante.
< Veramente nessuno, avevamo troppi ordini e ci siamo limitati ad aumentare il combustibile sperando che tenesse. >
Una fitta di apprensione mi percorre lo stomaco.
< Non l'ha vista nessuno?! Ma siete impazziti? E' pericoloso! >
Ora anche gli altri nani mi osservano torvi; Nar tenta ancora di giustificarsi.
< Il Principe Thorin ci ha chiesto di aumentare il ritmo di produzione, una volta aumentato il combustibile la fornace sembrava funzionare bene e così abbiamo lasciato perdere. Ma è andato tutto bene, come hai visto. Ho sempre gestito io le cose prima che affidassero il comando a te! Credo di conoscere il mio mestiere! >

Non tutti i nani che abitavano qui prima del nostro arrivo ci hanno accolto bene e la maggior parte di loro lavora nella forgia, sotto le mie direttive.
Appena siamo arrivati è risultato chiaro che i fabbri più esperti provenissero da Erebor, da qui la decisione di Thorin di mettermi a capo delle fucine.
Nar non ha mai gradito dipendere da me e lo ha sempre dimostrato con un contegno irrispettoso e poco gentile, ma fino ad ora ho sopportato; tuttavia non si può scherzare con il pericolo, con un clima come questo non ci si possono permettere simili errori.
Adesso comincio sul serio ad arrabbiarmi.
< Lo sai che cosa hai rischiato? Se questi locali prendono fuoco, prenderà fuoco mezza città, con il caldo che c'è! Se dico che una fornace deve essere controllata... >
Le mie parole vengono interrotte all'improvviso da un suono che mi fa gelare il sangue, proveniente dal locale accanto.
Ho imparato a riconoscere anche troppo bene il divampare delle fiamme.
Insieme al noto crepitìo, sento anche un flebile grido.
Ci precipitiamo tutti alle fornaci e la scena che vedo mi lascia momentaneamente pietrificato.
Lingue di fuoco arancioni si sprigionano dalla fornace difettosa, andando a lambire le pareti dell'edificio; davanti ad essa c'è un piccolo nano con i capelli rossi ed un'espressione terrorizzata sul viso.
Lo riconosco: è Kirin, uno degli orfani.
"Cosa diamine ci fa lì?"
La voce di uno dei nani dietro di me, seguita dalle altre, mi riporta alla realtà.
< Piccolo vandalo! Cosa ci fai lì? Hai appiccato il fuoco? >
< E' uno di quegli orfanelli che vagano a giro per la città, combinando guai! >
< Lo sapevo che prima o poi avrebbero combinato qualcosa di grave! >
A queste parole, vedo gli occhi del piccolo dilatarsi ancora di più per il terrore.
Molte altre voci si uniscono alle prime, incolpando Kirin dell'accaduto.
"Che assurdità. La fornace era difettosa... il ragazzo non c'entra nulla."
Ovviamente lo sanno benissimo tutti quanti, ma è troppo facile scaricare la colpa su chi non può difendersi.
Tuttavia, una cosa non mi è chiara... perché Kirin era qui?
Sento l'aria farsi rovente, non c'è più tempo.

< CERCATE DELL'ACQUA, PRESTO! > urlo agli altri, mentre mi avvicino alla fornace, schermandomi gli occhi.
La pelle del piccolo nano è rossa quasi quanto i suoi capelli, tuttavia lo sento tremare.
< Kirin... va tutto bene. So che non sei stato tu. Adesso però devi ascoltarmi, te ne devi andare da qui, è pericoloso. - gli do una leggera scrollata, allontanandolo dalle fiamme - Mi ascolti? >
Kirin annuisce, puntando i suoi occhi nei miei.
All'improvviso un'idea tanto impossibile quanto certa, mi balena nella mente: lui sapeva, per questo era qui... voleva avvertirci!
Ma come faceva a saperlo?
Il calore sta diventando insostenibile e adesso anche il soffitto è lambito dalle fiamme.
< Va' da Frerin e mandalo ad aiutarci! E poi nasconditi a casa mia, la finestra sul retro è aperta. Io so che non c'entri nulla, dirò agli altri che sei scappato... corri! >
Guardo il piccolo correre via come il vento, proprio un attimo prima del ritorno degli altri nani, ognuno con un secchio d'acqua tra le mani.
Cercando di sovrastare il crepitare delle assi di legno divorate dal fuoco, grido:
< DOBBIAMO SPEGNERE LE ALTRE FORNACI PRIMA CHE IL FUOCO LE RAGGIUNGA! >
Proprio mentre pronuncio queste parole, accade ciò che più temevo.
Un'ondata di calore mi investe, facendomi perdere l'equilibrio.
Sento sotto di me il suolo duro e bollente e, per un secondo, mi sembra di essere di nuovo in balìa del Drago.
Poi vengo avvolto da una strana oscurità.

Qualche secondo dopo, un improvviso e lancinante dolore al petto, mi costringe a riprendere i sensi; apro la bocca per respirare ma la situazione peggiora.
Il mio petto sembra riempito di spilli e si affanna in cerca di aria pulita, sto repirando fumo.
Squassandomi la cassa toracica con un accesso di tosse, cerco di rimettermi in piedi; gli occhi mi lacrimano e non vedo assolutamente nulla, so soltanto che il calore sta diventando insopportabile.
Devo trovare l'uscita o morirò soffocato qui dentro.
All'improvviso, inciampo in qualcosa... è un secchio d'acqua.
Barcollando, mi inginocchio di scatto e tuffo nell'acqua il viso rovente, bevendone una sorsata; poi immergo un pezzo della mia tunica e me lo premo sulla bocca.
Al di sopra del crepitìo delle fiamme riesco a sentire molte voci concitate, sono i nani all'esterno: stanno cercando di spegnere il fuoco.
Tra di loro, riesco chiaramente a sentire la voce di Frerin.
< Chi è rimasto là dentro? > chiede preoccupato.
Un'altra voce gli risponde.
< Non lo sappiamo con esattezza, Principe... ma non ti consiglio di entrare, sta per crollare tutto. >
Le ultime parole del nano sconosciuto mi rimbombano in testa; devo sbrigarmi.

Proprio quando credo di aver individuato l'uscita, dei frenetici colpi di tosse mi richiamano indietro.
< Chi c'è? > urlo, premendomi la pezza bagnata sulla bocca.
< Jari... Sei tu? Sono qui sotto! Non... riesco a muovermi! Aiutami, ti prego! >
< Nar! Arrivo! > rispondo, voltando le spalle all'uscita.
Il nano giace a terra sotto una trave; non può farcela a liberarsi da solo.
< Jari! > nella sua voce, percepisco una nota di terrore.
Le fiamme ci sono pericolosamente vicine.
< Sono qui... adesso ti aiuto, ma devi spingere con me, è troppo pesante. Tieni questo, mettilo sulla bocca! > gli dico, frenando la tosse e porgendogli la pezza ormai quasi di nuovo asciutta.
< Al tre allora! Uno... due... tre! SPINGI! >
Mi appoggio con tutta la forza che ho sulla trave, cercando di sollevarla; la sento muoversi leggermente, ma non è abbastanza.
< Non funziona! > geme Nar, tossendo.
< Riproviamo! Uno... due... SPINGI! >
Questa volta la trave si solleva leggermente e Nar comincia a scivolare fuori lentamente; all'improvviso il fuoco mi lambisce il braccio destro, riportandomi ad Erebor.
Sento me stesso urlare di dolore, ma non mollo la presa.
Un secondo dopo Nar è libero; la trave ricade a terra con un tonfo sordo e comincia ad ardere.
Barcollo e vedo Nar avvolgermi il braccio con un pezzo di stoffa, estinguendo la fiamma che lo stava divorando.
Ci appoggiamo l'uno all'altro e ci buttiamo verso l'uscita.
L'aria pulita mi investe all'improvviso, invadendo i miei polmoni come una corrente fredda; comincio a tossire incontrollabilmente e mi butto a terra insieme a Nar.
Dietro di noi, l'edficio crolla su sé stesso, accartocciandosi e sbriciolandosi.
Le fiamme illuminano a giorno la zona, ma il cielo sopra di me è già scuro.

< Jari... JARI! Stai bene? Nar! Siete vivi! >
< Frerin smettila di urlare... non sono ancora morto. > biascico tra un colpo di tosse e l'altro, mentre due mani familiari ed esperte mi percorrono in cerca di eventuali ferite.
< Nar... tu stai bene? > continua Frerin, ignorando le mie proteste.
< Oh si, grazie a questo nano. Ha sollevato una trave praticamente da solo, mentre un braccio gli andava a fuoco. Non ho idea di come abbia fatto... devo ringraziarti Jari, sarei morto se non fosse per te. >
La voce del nano è piena di gratitudine e rispetto... sono convinto che, d'ora in poi, la sua opinione nei miei confronti sarà diversa.
Mi sollevo a sedere e gli sorrido: < Figurati, ho fatto del mio meglio. >
Dwalin ci raggiunge ansimando, la barba ricoperta di fuliggine.
< Tre morti ed una decina di feriti per ora. Le fiamme sono state domate, ma delle fucine non resta nulla... è possibile che altri siano rimasti sotto le macerie, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. E' stato avvisato anche Thorin, sembra stia arrivando. Che cosa ha provocato l'incendio? Gira voce che sia stato uno degli orfani! >
Frerin si irrigidisce ed io tossisco; poi interviene Nar.
< Si saranno sbagliati... purtroppo la fornace centrale era difettosa e credo che l'incendio sia partito da lì. Vengo con te Dwalin, andiamo a dare una mano. >
Dwalin annuisce borbottando:
< Allora non capisco perché blaterino tutti quanti di un orfano con i capelli rossi... il quale poi, a sentire loro, sarebbe svanito nel nulla. Ci mancano pure i fantasmi adesso! BAh! >
Mentre si allontana insieme a Dwalin, Nar mi lancia uno sguardo d'intesa... ho guadagnato un alleato.

< Fammi vedere questo braccio. > dice Frerin sfiorando la stoffa che lo avvolge.
< Ahi! Fa male! > sobbalzo.
< Devo toglierti questo pezzo di stoffa o si incollerà alla pelle... Quel poco di pelle che ti è rimasta... >
< Più tardi. Adesso dobbiamo risolvere un problema più urgente. > replico.
Frerin mi guarda con riconoscenza.
< Grazie di averlo mandato da me...  è speciale e per me è come un figlio, lo sai. >
< Ti ha detto perché era alle fucine? > bisbiglio.
< Lo sai perché... il motivo può essere uno solo: un'altra delle sue visioni. Gli ho detto che deve venire da me quando succede, ma lui voleva avvertirvi; sai che è testardo. >
< Ma anche coraggioso... -aggiungo, sorridendo- Comunque lo hanno visto e parecchi sospettano qualcosa sulle sue visioni, non può restare qui. >
Frerin annuisce:
< Lo so. Ma ho una soluzione... appena le acque si saranno calmate, lo porterò con me sui Colli Ferrosi, Dana ne sarà felice. >
< Mi sembra un'ottima idea. Fino a quel momento può restare da me. >
< Sei sempre stato un amico, Jari. Ti devo tantissimo... ma adesso per favore, fatti medicare questo braccio, prima che mi arrabbi! >
< D'accordo, ma fai p... >
Mi interrompo improvvisamente.
Non credo ai miei occhi.
Non può essere lei.

A pochi metri da me è apparsa Dìs, avvolta in un mantello blu scuro.
I suoi capelli sono in disordine e le sue mani sono convulsamente chiuse a pugno; una sembra stringere qualcosa.
Lo sguardo del mio angelo vaga qua e là, come impazzito, cercando qualcosa o qualcuno; ci metto ancora qualche secondo a capire che sono io quello che sta cercando.
Quella preoccupazione, quel dolore che vedo nei suoi occhi è per me; il cuore mi fa una capriola nel petto.
Dimenticando ogni altra cosa, compreso il costante bruciore al braccio, mi alzo di scatto.
< Jari! Che ti prende? Dove stai andando? > mi urla Frerin, allibito.
Non riesco nemmeno a rispondergli.
Deglutisco e faccio una smorfia; la mia gola farebbe tutto pur di non parlare.
Arrivo a qualche passo da lei.

< Dìs! >
La nana si volta di scatto in una nuvola di capelli color dell'ebano e mi vede.
Tre secondi dopo è tra le mie braccia.
Respirando a fondo, la stringo a me più che posso, per farle capire che senza di lei io non potrei esistere.
Sento le sue lacrime inzupparmi il petto e comincio ad accarezzarle piano la testa; poi, avvicinando le mie labbra al suo orecchio, le sussurro:
< Finalmente sono riuscito a farti uscire... >
Dìs alza la testa dal mio petto, più bella che mai, il viso grigio di fuliggine e lacrime.
< E' anche grazie a questa che sono qui. > mi risponde con una voce sicura e salda, a dispetto dei forti singhiozzi che le fanno sobbalzare il petto.
Nella sua mano c'è la mia pietra... sapevo che le sarebbe piaciuta.

Improvvisamente scorgo Thorin a qualche passo da noi.
L'espressione sul suo volto è di malcelata rabbia e subìto tradimento.
Anche Dìs, seguendo incuriosita il mio sguardo, incontra quello inceneritore del fratello, puntato su di me.
Qualche tempo fa avrei avuto paura di quegli occhi, ma adesso le piccole ed affusolate mani della mia Dìs sono strette intorno alla mia vita, riesco a sentire il loro lieve tocco... nulla può spaventarmi adesso e Thorin prima o poi dovrà fare i conti con l'inevitabilità dei miei sentimenti per sua sorella.
Ci chiariremo, ma non ora.
Non senza dispiacere, sciolgo il nostro abbraccio.
Lo sguardo di Dìs si posa preoccupato sul mio braccio malandato.
< Non preoccuparti... vado subito a farmelo sistemare, sto bene. -la rassicuro- Va' con Thorin adesso, ci vediamo domani mattina. >
Dìs annuisce e torna velocemente verso il fratello.
Thorin mi scocca un ultimo sguardo assassino e poi si volta, dirigendosi verso Dwalin e gli altri feriti.

Barcollando, me ne torno da Frerin che si è goduto tutta la scena.
Mi siedo a terra, porgendogli il braccio.
< Non sono l'unico ad avere dei segreti a quanto pare... > mi dice sorridendo.
< Io la amo, Frerin. >
< Oh, lo so. Si vede da come la guardi, ma non è me che devi convincere no? >

Pur non avendo sentito alcunché della conversazione, Dwalin mi sconquassa una spalla con una delle sue pesanti manate.
< Jari mio caro! Non vorrei proprio essere nei tuoi panni... Sono abbastanza sicuro che Thorin abbia voglia di ucciderti. >

 
   
 
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