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Autore: xAcacia    13/06/2015    2 recensioni
Amelia non stava passando un bel periodo, era passato ormai un anno e mezzo da quando il padre le era stato portato via, e non dalla morte. La madre si stava per sposare con Jason, un uomo molto dolce, pronto a fare il padre... che però Amelia già aveva.
Eppure quando venne a sapere che i 5 Seconds of Summer avevano deciso di passare un paio di settimane proprio nella sua città, la vita non le sembrò più così tanto brutta. Ma dopotutto il suo passato era ancora il suo presente e sarebbe stato anche il suo futuro, fino a quando tutto non sarebbe tornato come un anno e mezzo prima. Purtroppo però niente sarebbe più stato come prima.
Era da un po' ormai che era incastrata nel passato, ma in quel momento la vita sembrò sorriderle almeno un po', perché forse Michael Clifford non stava solo giocando con lei, ma faceva sul serio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1
L'inizio di tutto
 
Tutto iniziò una sera, ma non una sera normale. La mia migliore amica mi aveva chiamata per dirmi che i 5 Seconds Of Summer erano stati avvistati in un pub, mentre bevevano birra. Ovviamente questo pub era abbastanza lontano da dove vivevamo noi, ma dopotutto non m’interessava poi così tanto. La mia serata stava per trasformarsi in una vera serata e non una di quelle mie solite serate che per quanto sei annoiato decidi di dormire anche se sono le dieci di sera.
E così mi vestii con una gonna sfasata e una canottiera e corsi fuori quando sentii le gomme della macchina della mia amica, Jennifer. Urlai a mia madre e Jason che dovevo andare. Li avevo già avvertiti, quindi non mi fecero problemi, poi non ero proprio il tipo di ragazza che usciva per ubriacarsi e divertirsi e questo forse li faceva addirittura preoccupare.
Entrai in macchina e guardai Jennifer, elettrizzata. Lei aveva lo stesso, identico sguardo. – Sei pronta? Dovrò andare un po’ veloce. Non ti spaventare, ok? – Eppure ero spaventata, dopotutto erano passate poche settimane da quando aveva preso la patente, ma annuii lo stesso e così partimmo quasi sgommando.
 
Arrivammo in quel pub in pochissimo tempo, nonostante fossimo lontane da quel posto. Appena arrivammo delle persone ci fermarono e quando ci dissero che non poteva più entrare nessuno, visto che il locale era così pieno che a malapena si riusciva a camminare, mi sentii il mondo crollare: un’altra serata sprecata. Ma poi Jennifer se ne uscì dicendo: -- Emh… veramente noi abbiamo delle persone dentro che ci stanno aspettando. Dovrebbero proprio avervelo detto. – La sua faccia era una maschera di indegnità, mentre cercava di far sentire in imbarazzo i due ragazzi, che si guardavano per cercare di capire come fare. Poco dopo chiesero il cognome e il nome delle persone che stavano già dentro e così mi sentii un’altra volta crollare, ma Jennifer aveva una risposta anche a quello. – Ma certo. Dovrebbero esserci due ragazze, ma mi hanno detto che di aver prenotato il tavolo a nome di Cher Taylor.
Rimasi a bocca aperta mentre loro annuivano e ci facevano entrare. Mi girai verso Jennifer rendendomi conto che in realtà era già tutto programmato da un po’ e che non eravamo le uniche ad essere là: aveva già chiamato rinforzi.
Mettiamo le cose in chiaro: non seguivo i 5 Seconds Of Summer. Ogni tanto sentivo alcune loro canzoni, ma non ero mai stata una loro fan. Sapevo a malapena i nomi dei quattro ragazzi, ma sapevo molto bene quello di un componente: Michael Gordon Clifford. Perché? La sua voce mi era sembrata una cosa così paradisiaca che non potevo non andare quella sera in quel pub a imbarazzarmi e mettermi in ridicolo. Oh, mi raccomando però, anche gli altri avevano delle bellissime voci, particolari, ma quella che mi aveva colpita di più era quella di Michael. Ancora dovevo capire però se mi stava simpatico o meno.
C’era parecchio caos, sicuramente a causa della presenza di quella band, che però ancora non riuscivo a vedere. In molti avevano lasciato le loro cose per stare in piedi, intenti a ballare delle canzoni un po’ troppo caotiche per i miei gusti. Incontrammo subito però le altre due ragazze: Cher e Grace. Entrambe abbracciarono Jennifer, poi mi salutarono dandomi un bacio sulla guancia. Non ci rimasi male, sapevo benissimo che mi reputavano una ragazza un po’ strana, come tutti d’altronde. Jennifer era mia amica dalle elementari, eravamo cambiate, lei era diventata più divertente e io più strana. Ma ci eravamo abituate entrambe al cambiamento pur di stare ancora insieme.
– Dai, dai! – esclamò Jennifer prendendomi per mano mentre le altre s’infiltravano per passare e andare da qualche parte. Prima di andare mi bevvi tutto d’un sorso la birra di una delle due ragazze e poi lasciai che Jennifer mi trascinasse dove voleva.
– Ciao, ragazzi! – urlò Grace e il mio cuore fece un balzo, soprattutto quando vidi due ragazzi dai capelli biondi, uno riccio e l’altro con i capelli sparati in su. – Possiamo farci una foto? – chiese Grace. Risposero sicuramente di sì, perché batté le mani e trascinò verso di lei sia Cher che Jennifer. – Tieni, tesoro – disse dandomi la sua macchina fotografica professionale. La guardai, allibita. – Non ti dispiace farci una foto, vero? – Rimasi in silenzio e, imbarazzata, scossi la testa. – Fantastico.
Con le mani tremanti quindi feci una foto, poi due, poi tre, senza nemmeno guardare i soggetti. Sapevo di star facendo delle foto quantomeno decenti, e questo era l’importante. Ma non potevo e non volevo guardarli. Non in questo modo. Accennai un sorriso verso Grace e poi le restituii la macchina fotografica, che prese senza nemmeno guardarmi in faccia.
– Allora, vi state divertendo? – chiese Grace girandosi verso di loro.
– Direi proprio di sì! – esclamò uno di loro.
Mi sentii così umiliata, così stupida, che quasi me ne andai. Ma poi pensai che non ero andata là solo per stare in un pub, ma per incontrare loro, così alzai lo sguardo una volta per tutte e sussultai. Erano tutti e quattro là, che guardavano Grace, Jennifer e Cher, mentre parlavano tranquillamente. Ogni tanto passavano in rassegna il resto del pub per sorridere a delle fans e accettavano di fare qualche foto. Jennifer mi prese di scatto la mano e mi tirò a lei, ma persi l’equilibrio e così andai addosso a uno dei quattro ragazzi.
– Ehi! – esclamò uno di loro afferrandomi i fianchi, il mio cuore fece un altro balzo quando capii che si trattava di Luke. – Tutto bene? – chiese guardandomi dritto negli occhi; annuii, confusa. – Hai bevuto un po’ troppo? – chiese, abbozzando un sorriso malizioso.
– Cosa? No, no, affatto – esclamai, già rossa come un pomodoro. – Ho solo perso l’equilibrio. Mi dispiace. Ti ho fatto male?
– No, no, tranquilla – rispose lui accennando una risata. – Tu ti sei fatta male? – chiese, in imbarazzo. – Non ti volevo afferrare in quel modo.
– Oh, no! – ribattei i posando una mano sul mio cuore. – Non mi hai fatto per niente male. Tranquillo. – Non potevo credere di star parlando con Luke Hemmings come se fosse un semplice ragazzo. Sembrava un po’ imbarazzato, sembrava non sapere molto bene come interagire con noi tre e questo lo rendeva ancora più umano.
Guardò il suo amico, proprio accanto lui, che stava ridendo ad una battuta di Cher; così feci come Luke e sussultai nel vero senso della parola quando vidi davanti a me dei capelli molto spettinati neri come la pece e un sorriso molto dolce e frizzante allo stesso tempo. Rimasi con la bocca aperta a fissarlo, non m’importava se mi beccava, dovevo guardarlo un altro po’. Poi si accorse della mia esistenza e così mi feci piccola piccola accanto a Luke. – E tu chi sei? – chiese con ancora il suo sorriso.
Feci per parlare, ancora più rossa, quando Cher mi precedette. – Oh, lei è Amelia! In pratica è venuta qua solo per te. Senza offesa, ragazzi.
– Cher! – esclamai lanciandole un’occhiataccia, mentre sentivo lo sguardo di Michael addosso. – Non… Non è vero – ribattei guardando Michael, che mi stava proprio guardando con un sorriso compiaciuto. – Voglio dire, non vi seguo molto. Non sono… una vostra fan. Ma mi piacciono le vostre voci!
– Perché, le nostre canzoni non ti piacciono? – chiese quindi Michael facendo una smorfia e continuando a guardarmi.
Rimasi un po’ in silenzio a guardare quei suoi occhi verdi e sospirai, ma poi mi ripresi e ridiventai rossa. – No, non è questo! Voglio dire, alcune forse non mi piacciono, però altre mi piacciono! E…
– Ti sto prendendo per il culo, Lina – mi fermò Michael ridendo. Mi stava prendendo in giro! E stava ridendo di me! Non mi stava nemmeno più guardando, stava ascoltando Grace e ogni tanto abbassava lo sguardo verso la sua scollatura un po’ troppo accentuata.
– Non mi chiamo Lina! – sbottai, indignata. Si girò verso di me con il sopracciglio con il piercing alzato. – Mi chiamo Amelia! Per caso hai qualche problema di comprendonio?
Ci fu un silenzio generale, Cher e le altre mi guardavano con gli occhi spalancati, così come gli altri, mentre io diventavo ancora più rossa in viso. Non avevo mai alzato la voce, ero una ragazza che quando la prendevi in giro scoppiava a ridere e gli dava ragione, che le scivolava tutto addosso, che se ne fregava di tutto e di tutti (era anche per questo che non avevo molti amici). Eppure quella sera scoppiai, nel momento e davanti le persone meno opportune. Ovvio. Poi Luke scoppiò a ridere e Calum lo raggiunse poco dopo, fino a quando anche Ashton non ce la fece più e si mise a ridere insieme a loro. Accennai un sorriso compiaciuto mentre Michael continuava a guardarmi, senza dirmi niente, anche se dal modo in cui mi guardava non sembravo stargli molto simpatica. Ma se era per questo la cosa era più che ricambiata.
– Non volevo offenderti, principessa. Scusami – se ne uscì quindi facendomi quel sorrisino che interpretai subito molto bene: aveva ricominciato a prendermi in giro.
– Ma io volevo offendere te, quindi non ti devi scusare di niente, principe – risposi io sorridendo tanto quanto lui. Gli altri componenti del gruppo scoppiarono un’altra volta a ridere prendendo in giro Michael e strattonandolo un po’.
Ricominciai a parlare, ma si avvicinò così tanto a me che sentii il suo respiro battere sul mio orecchio. – Balla con me. – Sembrava un avvertimento, di certo non una richiesta, visto che poco dopo mi prese la mano e mi trascinò nella pista improvvisata. Mi girai verso Jennifer e le altre, che erano con la bocca spalancata; solo Jennifer si svegliò, mi guardò e mi sorrise maliziosamente alzando più volte e velocemente le sopracciglia.
Mi strinse così tanto a lui che quasi non riuscii a respirare per i primi secondi, ma poi mi resi conto che era più un fatto di shock che altro. Però continuava a stringermi un po’ troppo, così lo spinsi un po’ via mentre lui iniziava a muovere velocemente i fianchi. Avvampai quando sentii i suoi fianchi battere sui miei e abbassai lo sguardo, più imbarazzata che mai. – Non sei proprio un ragazzo delicato tu, eh? – borbottai.
Mi sorrise. – Questo dovresti già saperlo, principessa. Dopotutto sei venuta qua solo per me, no? Dovresti sapere quindi che non sono proprio la delicatezza in persona.
– Non…! – iniziai, ma ero così imbarazzata che non riuscivo nemmeno a parlare. – Ti ho già detto che non ti seguo… Che non vi seguo. Mi piace solo la tua voce, tutto qua. – Rimasi in silenzio per alcuni secondi e, proprio quando iniziò a parlare, mi venne in mente una cosa. – E non chiamarmi “principessa”! Ho un nome e se vuoi te lo ripeto per la terza volta.
– Questa volta l’ho capito, Amelia, ma questo non significa che io non ti possa chiamare in un altro modo – ammiccò lui sorridendo ancora di più. – Rispondi in modo molto secco per essere cotta di me, sai? Sarò franco con te: mi metti un po’ in confusione.
Sbuffai. – Senti, mi dispiace essere stata un po’ troppo scorbutica, ma non mi piace quando la gente non mi rispetta ed è esattamente quello che hai fatto tu nel momento esatto che hai puntato gli occhi su di me. Quindi perché non la smetti di strusciarti in questo modo su di me?
– Perché? Ti da fastidio? – chiese avvicinandosi ancora di più a me, afferrandomi i fianchi.
Rimasi senza fiato per un po’ a guardarlo con gli occhi spalancati. Non ero mica scema, ovvio che non m dava fastidio! Insomma, stavo ballando con Michael Gordon Clifford, come poteva darmi fastidio? Eppure una voce dentro di me mi diceva che un po’ mi dava fastidio. Ed era perché si stava prendendo gioco di me, ancora, e lo stava facendo solo perché sapeva che in fin dei conti non sarei mai riuscita a dirgli di no. – Sì, mi da fastidio – esclamai quindi distaccandomi da lui. – Hai il minimo rispetto per le ragazze? – chiesi, schifata.
– Ma per chi mi hai preso? – chiese lui ridendo e aggrottando le sopracciglia, facendo quel suo sguardo che adoro. – Magari sì, non sono proprio un ragazzo delicato, ma addirittura irrispettoso nei confronti delle ragazze?
– Provamelo allora – lo misi alla prova io alzando le sopracciglia. – Provami che hai rispetto per tutte noi e smettila di fare il cretino con me.
– Non sto facendo il cretino con te, principessa, sto solo cercando di flirtare con te – dichiarò lui alzando gli occhi al cielo con un sorrisino compiaciuto. Diventai subito rossa, un’altra volta, e abbassai lo sguardo, più imbarazzata che mai. Il problema era che non me l’ero immaginato così! Insomma, avevo visto alcuni video dove interagiva con le fans e non mi era mai sembrato così! Eppure sta sera aveva deciso di essere così… così!
– Bé, allora sei terribile a flirtare – borbottai con ancora il viso abbassato e lo sguardo a terra, sui suoi scarponi che sembravano vissuti quando in realtà magari se l’era comprati il giorno prima. In effetti, quella sera non era vestito diversamente da come me l’ero immaginato, con i suoi jeans neri così attillati che mettevano caldo solo a vedersi, la sua canottiera  senza maniche che gli lasciava scoperto dalle ascelle fino alle ultime costole.
– Oppure sei tu che non sai flirtare per niente – aggiunse lui facendomi un sorrisone, che mi fece arrossire ancora di più, se solo possibile.
Feci una risata fiacca e alzai gli occhi al cielo, mi allontanai una volta per tutte da lui, feci spallucce e me ne andai sussurrando uno: – Scusa. – Prima di uscire presi la mia borsa e mi fiondai fuori dal locale. I due ragazzi mi fecero un po’ di pressione, dicendomi che non erano sicuri di riuscirmi a farmi entrare dopo, ma in quel momento volevo solo uscire, quindi gli dissi che non m’interessava e uscii a forza.
Mi misi più lontana possibile da alcune ragazze che non facevano altro che urlare, pregando di farle entrare o urlando i nomi dei quattro ragazzi. Presi un po’ d’aria, frugai dentro la borsa e guardai il pacchetto di sigarette, combattuta. Erano mesi che non fumavo più, ci stavo riuscendo, ma mi portavo sempre appresso questo pacchetto senza motivo. Ero pronta a buttare questi due mesi per fumare una sola sigaretta? Mmh… sì.
Avevo quasi finito la mia prima sigaretta quando un ragazzo mi si avvicinò, un po’ troppo brillo per i miei gusti, e mi sorrise. Feci un passo indietro e accennai un sorriso solo per cortesia, ma me ne pentii quando si avvicinò un po’ troppo per sussurrami all’orecchio: – Ti sto osservando da un po’.
Dovetti reprimere un vero e proprio brivido di disgusto misto a paura. – Bé, se proprio devi, continua a farlo. Basta che lo fai da lontano. – Alzai le sopracciglia e mi sentii un po’ troppo cattiva quando il suo sorriso sparì e rimase a guardarmi, triste. – Emh… Non entri? – chiesi indicando il pub. – Sai, è divertente. – Abbassai lo sguardo verso la seconda birra che teneva in mano e mi sentii ancora più stronza. – Quella è per me? – Il ragazzo annuì. – Oh, grazie – mormorai prendendo la birra. – Emh… come ti chiami?
– Tua madre! – urlò lui prima di entrare dentro il pub.
Rimasi in silenzio con la bocca spalancata. Non l’aveva detto veramente. Abbassai lo sguardo verso la birra e mi ci attaccai senza pensarci troppo. Bevvi avidamente, visto che avevo più o meno capito l’andamento di quella serata. Capii che era meglio quando rimanevo a casa. Una volta finita la birra feci per entrare dentro, ma delle ragazze mi spingevano via. – Scusate, devo entrare – urlai io per farmi sentire.
– Già, tutte dobbiamo entrare – ringhiò una lanciandomi un’occhiataccia.
– Già, bé, io ho un tavolo là e sono uscita solo per prendere una boccata d’aria, quindi… – borbottai spingendo un altro po’, ma la mia pazienza stava veramente scadendo. – Scusate…! – Ma tutte iniziarono ad urlare e così alzai lo sguardo e vidi Ashton uscire con un sorrisone per salutarle tutte. Iniziarono a spingermi ancora di più. – No, ehi, io voglio solo entrare! Dai, qualcuno… – Ma qualcuno per sbaglio mi diede una gomitata in pieno viso, prendendo il naso e così indietreggiai urlando. – Oh, Dio! – esclamai portandomi istintivamente una mano davanti il naso, quando poi sentii la mano calda l’allontanai e vidi il sangue.
Fu in quel momento che iniziai a dare di matto.
Spinsi tutte, diedi gomitate, fino a quando non arrivai in un modo o nell’altro davanti ad Ashton, che strizzò gli occhi e non fece in tempo a dirmi qualcosa che entrai lanciando occhiatacce ai due ragazzi, che mi guardavano come per dirmi che me l’avevano detto. Raggiunsi il tavolo di Jennifer e le altre, che stavano ridendo insieme ai ragazzi, proprio là accanto.
Jennifer alzò lo sguardo su di me e sussultò. – Oh, mio Dio. Amelia! Che è successo?
– Lascia stare – borbottai avanzando verso il bagno. Delle ragazze che si stavano osservando allo specchio urlarono. – Cosa c’è? È sangue, non sono mica un fantasma! – tuonai, furiosa, e così se ne andarono guardandomi male. Sapevo che appena uscite da quella porta mi avrebbero presa in giro, ma sinceramente in quel momento volevo solo vedere quanto il mio naso fosse grave. Dal dolore sembrava veramente grave. In effetti quando mi guardai allo specchio dovetti deglutire per non vomitare. La mia faccia era ricoperta di sangue ed esso continuava ad uscire!
– Tieni, tieni! – esclamò Jennifer portandomi del ghiaccio, che mi mise sul naso. – Ma com’è successo?
– Stavo cercando di entrare, poi però Ashton ha avuto la bellissima idea di uscire e così tutte hanno iniziato a spingere e dare gomitate per andare da lui. Una gomitata è arrivata in pieno viso alla sottoscritta – ringhiai, ancora arrabbiata. – Questa serata non sta andando proprio bene. Credo proprio che me ne andrò.
– Come?! Non ti lascio andare in questo stato! E poi che fai, prendi i mezzi? Conciata così?! Scordatelo! – urlò Jennifer. – E poi si può sapere perché sei uscita? Stavi ballando con Michael!
– Lascia stare – ringhiai, stufa. – Non si è proprio reputato il ragazzo dei miei sogni. Non che pensassi il contrario, dal momento che non è proprio il mio tipo.
– Oh sì, giusto, il tuo tipo è più un ragazzo di casa e chiesa, giusto? – chiese lei, prendendomi in giro e alzando gli occhi al cielo.  – Stava solo scherzando prima, Amelia. Può capitare a tutti di non sentire bene il nome di qualcuno.
– Sono così stufa – ringhiai a bassa voce con le lacrime agli occhi. – Sono così stufa di essere così  invisibile alla gente! Lo sai, lo sapete tutti voi che in realtà… Per non parlare della sfacciataggine di Grace! Mi ha fatto fare una foto! Ti rendi conto? – Buttai dentro il lavandino del bagno il ghiaccio, guadagnandomi un’occhiata sorpresa di Jennifer. – Lascia stare. Me ne vado – ringhiai prendendo la borsa e uscendo dal bagno.
– Amelia, parliamone – mi urlò dietro Jennifer.
– Non c’è niente da dire, Jen! Ci vediamo domani al college – tuonai. Spinsi la gente che non voleva staccarsi, diedi gomitate alle persone che mi guardavano male, fino a quando non andai completamente a sbattere contro una roccia.
Ah no, era solo un ragazzo alto. Ah no, era solo Michael. Che teneva un braccio sulle spalle di Grace, la quale spalancò gli occhi vedendomi. Michael abbassò lo sguardo verso di me e sorrise. – Ehi, principessa, che succede? Come mai così arrabbiata? Devi andare a casa? I tuoi genitori ti stanno venendo a prendere?
– Andate a farvi fottere – mormorai così a bassa voce che non mi sentì nemmeno, per fortuna.  Spinsi via Grace, che si distaccò da Michael, e andai verso l’uscita. – Permesso – mormorai spingendo delicatamente Luke, che si girò verso di me con ancora il sorriso stampato.
– Ehi, tu sei la ragazza che prima ha fatto il culo a Mike! – esclamò. – Aspetta, che ti è successo alla faccia?
– Mi hanno dato una gomitata – borbottai abbassando lo sguardo. – Scusami, devo proprio andare. – Spinsi via tutte le ragazze e me ne andai a grandi falcate. Non sapevo bene dove fosse una fermata dell’autobus. Non ero mai stata brava con i mezzi pubblici per un semplice motivo: me ne stavo sempre a casa. Così il mio intento era quello di prendere qualsiasi autobus che portasse alla metro, per poter prendere quella e poi prendere il mio autobus dal mio quartiere… più o meno.
Per quanto mi fossi vestita bene quella sera, stavo iniziano a pentirmene: c’erano troppe persone, troppi ragazzi, non proprio sobri, che mi guardavano e fischiavano. Potevo continuare ad andare avanti, oppure darmela a gambe e tornare al pub. Non avevo fatto molta strada, riuscivo ancora a vedere l’insegna del pub e le ragazze che stavano davanti a esso. Mi girai verso il pub e poi guardai i ragazzi che mi sorridevano maliziosamente, scambiandosi battutine su di me.
Mmh.. già, bé, forse è meglio tornarsene al pub, pensai. Iniziai a indietreggiare, guardandoli attentamente, poi mi girai una volta per tutte e iniziai a camminare ancora più veloce verso l’insegna luminosa.
– Ehi, ragazzina! – urlò un ragazzo, ormai accanto a me, facendomi sussultare. – Dove vai? Ti posso dare un passaggio? – Rimasi in silenzio con lo sguardo abbassato, abbracciando la borsa. – Sei muta, per caso? – chiese, ridendo. – Stai andando al pub? – chiese, così annuii senza però guardarlo negli occhi. – E subito dopo il pub dove vai? – Rimasi un’altra volta in silenzio lanciandogli un’occhiataccia, che però lui fece finta di non vedere. – Noi dopo andiamo a una festa. Se vuoi, puoi venire con noi. – Scossi la testa e avanzai più veloce, così il ragazzo alzò le mani al cielo e urlò ai suoi amici: – Niente, ragazzi, è solo una bambina spaventata.
Oh, eccome se lo ero! Il cellulare iniziò a suonare e così risposi senza nemmeno pensarci due volte. – Pronto? Chi è?
– Amelia! Sono io! – urlò Jennifer. – Dove sei? Per l’amor del cielo, non mi dire che te ne sei andata veramente, perché sennò giuro che vengo là solo per menarti!
– Oh, emh… – bofonchiai guardandomi intorno. – Dove sei tu?
– Sto uscendo adesso dal pub. I ragazzi se ne stanno andando! – rispose lei, elettrizzata. – Michael ha chiesto a Grace di andare con lui, quindi gli altri ragazzi vogliono che andiamo pure noi. Se vuoi passiamo prima a casa tua… Se proprio non vuoi venire anche tu.
Oh, ma certo! Grace che andava a letto con Michael era veramente una cosa che non potevo perdere. Non potevo crederci. Grace non aveva mai avuto scrupoli, forse era pure per questo che non mi ero mai interessata a quello che pensava di me. Ad essere sincera, non sapevo se io avrei mai avuto il coraggio di andare a letto con un ragazzo che avevo conosciuto quella sera stessa, famoso o no. Ma io e Grace eravamo come l’acqua e il fuoco, come il sole e la luna, quindi di certo non potevo che non condividere la sua decisione. Ma dopotutto cosa ne potevo sapere io? Cosa ne potevo capire? Dopotutto, ero la solita ragazza che stava sempre per i fatti suoi e che non riusciva nemmeno a parlare con il ragazzo che le piaceva senza arrossire più volte in un solo minuto. Mi era successo solo quella sera di perdere il controllo, con Michael. Non che non fossi diventata un semaforo anche quella sera, eh.
– Vorrei tornare a casa, grazie – borbottai tornando una volta per tutte davanti al pub, dove c’erano Jennifer e le altre. Attaccai e  le guardai.
– Ma che fine hai fatto? – chiese Cher, seria. – Pensavo ti avessero preso! Non farlo mai più, Amelia. – Si girò verso Jennifer. – Verso che ora avevano detto che sarebbero arrivati?
E proprio in quel momento i ragazzi uscirono, fecero molte foto con delle ragazze che erano rimaste là (ed erano tante), parlarono un po’ con loro e poi si avvicinarono a noi come se fossimo altre fans, ma in realtà Michael sussurrò: – Questo è il nome dell’hotel e la via. Ci vediamo nella hall. – Ce l’aveva con tutte noi, ma in realtà guardava solo Grace, che gli sorrideva maliziosamente. Alzai gli occhi al cielo e c’incamminammo verso la macchina di Jennifer.

Angolo Autrice:
Ed ecco il primo capitolo! Ora... so che Michael non si è comportato prorpio bene con Amelia, ma è solo l'inizio e posso giurarvi che non lo fa con cattiveria, è solo un ragazzo che scherza un po' troppo. In tutto questo vorrei cercare di ricavare una "morale" e cioè che per quanto una persona possa seguire un cantante o un attore o una band in generale, quella persona non potrà mai veramente sapere cosa passa per la mente di quell'idolo. Purtroppo non li conosceremo mai veramente - botte di culo a parte, ovviamente.
Comunque,vi prego di farmi sapere cosa pensate del capitolo e dei vari personaggi con una recensione e mi scuso per eventuali errori.
Un bacio e alla prossima.
  
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