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Autore: Serpeverde_    14/06/2015    2 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apachtheís ~ Rapita

(16)



Brillare è una cosa normale?

 



Mezz'ora dopo eravamo arrivati. La presunta caverna nella quale dovevano esserci le Cacciatrici si ergeva davanti a noi, e assomigliava più a un gruppo di pietre messe a caso.
Ma dalla nostra posizione si poteva vedere la cavità buia al suo interno, che aspettava di essere ispezionata. E non potrei dire lo stesso di me, purtroppo.
― Le sento ― mormorò ad occhi chiusi Shika tenendo ben salda la sua lama.
Mi voltai verso di lei confusa, ma il mio sguardo si scontrò con quello di Sebastian e ci misi due secondi a distogliere gli occhi dai suoi, pieni di orgoglio.
Annabeth si girò verso la giapponese sconcertata ― Come fai tu a...?
― É figlia di Ecate, dea della magia ― rispose di rimando, appunto, Sebastian che nonostante stesse parlando con la bionda continuava a fissare me. Era come un'enorme peso sopra il mio corpo, che mi schiacciava pian piano. Poi pensai: se Shika sentiva la presenza delle Cacciatrici, la nostra non era stata poi una grande perdita di tempo.
Percy tese Anaklusmos protendendo il braccio verso Annabeth ― Io e Jason avanzeremo per primi ― azzardò il figlio di Poseidone ottenendo l'assenziente scossa del capo del figlio di Giove.
Poi proseguì ― Se non ci saranno pericoli vi daremo il via libera. E non voglio sentire qualche lamentela da nessuno di voi. Ci manca solo che in questa missione qualcuno ci rimetta la pelle. ― finì Percy guardando negli occhi Annabeth, Leo,Piper e me.
La ragazza cherooke borbottò qualcosa fra sé che suonava tipo ''Come se non l'avessimo mai quasi rimessa fino ad ora'' ma Percy non gli fece caso.
Al contrario, il figlio di Apollo, sfoderò una lunga lama intarsiata di pietre lucenti e avanzò verso i due con passo fiero ― Non rimango a guardare mentre qualcuno fa il lavoro sporco.
Jason lo guardò esasperato ma ormai il castano gli si era già affiancato.
Leo, ovviamente, rimasto l'unico ragazzo fuori da quella combriccola di eroi si sentiva a disagio e lo si poteva notare dal suo continuo tamburellare delle dita sul suo marsupio.
― Vi servirà del fuoco là dentro ― si propose infine prima guardandomi e poi avviandosi verso gli altri tre. E così le femmine erano rimaste fuori, impotenti.
Sulle dita di Leo divamparono delle fiamme sommesse che bastarono a illuminare la caverna, seppure le sue pareti rimanessero in penombra, e incrociai le dita prima che entrassero dentro.
Non passarono due minuti che cominciai a muovermi su e giù per l'agitazione.
― Fermati o scaverai delle fosse a terra a forza di camminare avanti e indietro ― disse Annabeth prendendomi per i polsi e invitandomi a sedere.
Feci come mi aveva detto, ma anche da seduta non potei fare a meno di muovere le mani come due timpani africani ―Dovrei essere anche io lì dentro.
Piper sbuffò irritata ― Quando la finirai di voler essere sempre al centro dell'attenzione?
La tensione che regnava dentro di me si tramutò in rabbia, e voglia di sfogarmi ad ogni minuscolo accenno di lite. Girai lo sguardo verso di lei, e credo di aver avuto gli occhi carichi di astio perchè Shika storse le labbra allarmata ― E tu quando la finirai di criticare ogni mio gesto?
― Io non critico, io constato ― spiegò arrogante controllando il riflesso nella lama del suo coltello.
Annabeth diceva che al suo interno poteva vedere cosa stava accadendo nel caso qualcosa fosse andato storto.
― Oh ma smettila! Tu vuoi solo sfogarti su qualcun altro se nella tua vita c'è qualcosa che non va. Ma sai una cosa, Miss io-faccio-tutto-perfettamente? Che anche la mia vita è una misera merda, ma non sputo veleno sulla prima persona che mi capita solo e soltanto per il gusto di dar scarico alle mie delusioni.
Non so cosa, chi, e perchè ma lo dissi. Avevo dato voce ai miei pensieri, quelli più remoti e che tenevo per me. E mi vergognavo, ma non ero riuscita a trattenermi.
― Smettetela, noi siamo le uniche cose che ci possono dare forza. Non ha senso litigare, e voi lo sapete meglio di tutti ― affermò in stile maestrina Annabeth alzandosi in piedi e stirandosi gli shorts. La polvere arancione ci circondava.
Annuii sommessamente e stranamente Piper fece lo stesso anche se con meno enfasi. E così mi tirai in piedi, tirando fuori Katagida dallo stivale.
Mi girai giusto in tempo per vedere Shika con gli occhi chiusi e con le mani affondate nel terreno.
―C'è qualcosa che non va? ― dissi allarmata chinandomi alla sua altezza.
Quando riaprì gli occhi, le sue enormi pupille castane, erano diventate come un puntino in mezzo al bulbo oculare tanto che mi dovetti allontanare leggermente intimorita.
Tirò fuori le mani dall'accumulo di polvere e le protese contro di me ― Malvagità, dolore, rimpianto.
Annabeth prese il mio braccio con uno scatto repentino ― Non promette nulla di buono. Io e Piper entriamo a controllare i ragazzi, tu rimani con Shika, non la vedo bene. Aspetta che si riprendi, saremo di ritorno presto.
Il mio cuore sprofondò. Evidentemente non ero all'altezza di poter servire a qualcosa. E non volevo compiangermi, per niente, ma mi era stata sbattuta davanti l'amara realtà.
Mi risedetti per terra vicino alla ragazza giapponese che aveva richiuso gli occhi ―D'accordo. State attente, mi raccomando.
E le guardai entrare all'interno della caverna buia, finchè non vennero inghiottite dal nulla più totale. Guardai in alto il cielo e pregai sottovoce che tutto sarebbe filato liscio, seppure le mie speranze fino ad ora erano andate di male in peggio.
Tirai fuori dalla sacca un fazzoletto e lo bagnai con un po' d'acqua per poi strofinare delicatamente la fronte di Shika imperlata di sudore. Le sue pupille si stavano man mano ingrandendo, e la sua bocca stava riprendendo colore.
―É successo di nuovo, non è vero? ― sussurrò affranta la ragazza guardandomi di sbieco.
― Hai detto delle cose poco rassicuranti, e le altre sono entrate a controllare i ragazzi ― spiegai tamponando la sua fronte cercando di non farla preoccupare più di tanto. Quando dentro stavo morendo dall'ansia, se fosse successo qualcosa
sarebbe stata tutta colpa mia. Di nuovo.

Shika si guardò le mani impastate di terra ― Le mie previsioni, non sono mai buone.
― Mi ci voleva una serena notizia ora come ora ― cercai di scherzare mentre strizzavo il fazzoletto.
Le rise sincera e si alzò in piedi traballando ―Dobbiamo andare a dare una mano.
Dopo aver depositato la bottiglia d'acqua nella sacca mi misi in piedi con Katagida in pugno.
E poi il terreno si mosse, come se un forte terremoto si fosse ripercosso sul monte. Ma non era un terremoto,ovviamente le catastrofi naturali non erano un nostro problema al momento, ma dei forti e sordi passi.
―E ovviamente ecco che arriva la malvagità ―urlò sarcastica Shika verso dove arrivavano i rumori. Le scosse erano così movimentate che io e la ragazza, essendo minute, per poco non cademmo a terra.
Dal sentiero su cui noi avevamo camminato venti minuti prima provenivano degli enormi colossi di pelo, con dei piccoli maligni occhietti neri.
Inorridii alla vista delle loro gambe umane che sembravano essere state staccate e incollate su un corpo di orso con la colla stick. Erano due giganteschi orsi-uomini e avevano l'aria di essere molto infuriati, e questo si intuiva specialmente dai rochi e profondi grugniti.
La lama della mia spada rifletteva la luce del sole, era quasi accecante in confronto a quella violetta di Shika. Il viola mi aveva sempre dato l'impressione della magia.
―Sono Agrio e Orico ― urlò la rossa mentre questi si avvicinavano tempestosi a noi.
Risi apatica ― Fammi indovinare: nemici di mia madre?
Lei appoggiò la punta della lama a terra e chiuse gli occhi ― Esatto.
Il terreno cominciò a creparsi in prossimità dell'estremità della sua spada, e passò proprio tra i due mostri, separandoli l'uno dall'altro. Guardai la scena inerme finchè non mi decisi a intervenire.
Il primo mostro che identificammo come Agrio perchè più massiccio aveva cominciato a caricare contro Shika ancora con gli occhi chiusi, così salii sul masso più alto e scossi la spada ― Avanti, sono qui palla di pelo. Sei così grasso da non riuscire a prendermi?
Sono certa che lo irritai perchè si volto verso di me puntandomi i suoi minuscoli bulbi oculari addosso. Orico invece stava cercando di raggiungere il fratello a pochi metri di distanza.
― Prendi quell'altro, io mi occupo di lui ― sentenziai verso la giapponese che annuì e rialzò la lama da terra. Incalzai un affondo nel ventre di Agrio ma con una manata mi butto a terra.
La pancia doleva ancora dalla ferita del Ciclope ma sentivo l'adrenalina salire dentro di me, come se i miei muscoli non vedessero l'ora di muoversi.
Approfittai del fatto che ero distesa a terra per passare sotto le sue enormi gambe umane e trafiggere con Katagida la caviglia del mostro.
Questo ululò cosi forte da far sconcentrare Shika che era invece impegnata a far disorientare Orico, e traballò all'indietro precario sulla sua unica gamba buona.
― Fidati amico, non era il momento giusto per attaccarmi oggi ― borbottai sgusciando fuori dai piedi di Agrio. Essendo stato di spalle riuscii a pugnalare occhietti-malefici alla coscia, anche se dovetti darmi slancio su un passo per arrivarci.
Ma questo peggiorò la situazione. Il mostro si girò con così tanta violenza che la sua zampa colpì Shika in pieno viso, e nonostante la figura di Agrio mi impedisse di vedere bene, notai il suo corpo cadere all'indietro sul terreno inerme.
― Merda ― disse tra me e me correndo verso la ragazza, per un attimo dimenticandomi dei due mostri in imminente
attacco. Dal suo naso colava un rivolo di sangue scuro, ma fortunatamente il suo petto si alzava ed abbassava segno che stava ancora respirando. Ma era svenuta, la botta doveva averla messa KO.

Orico e Agrio ci stavano a un palmo di naso, tutti e due con l'acquolina in bocca e con l'alito che sapeva di stantio. Menai Katagida a sinistra e a destra ma tutto quello che ottenni fu un loro ruggito di nervosismo. Si stavano spazientendo.
''Pensa, pensa'' mi ripetevo girandomi intorno per cercare qualche metodo per aiutarmi. Ma niente, la mia mente era in tilt. Presi il mio coltello e mi diedi la carica per allontanare il più possibile i due giganti da Shika. Più lontano gli avrei portati, più sarebbe stata al sicuro.
― Dai, piccoli furfantelli ragazzacci prendetemi ― sbraitai facendoli girare dalla parte opposta.
E così fui io il loro obbiettivo principale, e il che rientrava proprio nei miei piani.
Corsi senza mai voltarmi giù per il sentiero dal quale eravamo saliti, saltando di tanto in tanto qualche masso che intralciava il cammino. Purtroppo cominciai a rallentare e quel minimo cambiò di velocità bastò ai Giganti per raggiungermi..
Orico lanciò una pietra contro di me, ma riuscii a schivarla. Non potei dire lo stesso della terza, che mi colpì in piena schiena facendomi cadere per avanti. Sentii il bruciore salire dalle mie ginocchia che avevano sfregato contro la ghiaia alla caduta, e anche se non vidi cosa mi ero fatta ero certa di essermi procurata due belle bruciature sanguinose che avrebbero lasciato la cicatrice. Perfetto.
Non volevo demordere, non ora che potevo dimostrare a me stessa che ero in grado di farcela.
Strisciai in avanti cercando di avanzare il più possibile verso Katagida che era caduta con un tonfo sordo qualche metro più avanti a me.
La pancia doleva, le ginocchia bruciavano ma i miei occhi non perdevano di vista l'obbiettivo. Uccidere quei due ammassi immondi.
―Non.. l'avrete.. vinta ― mormorai strisciando.
Agrio bramì e prima che io potessi fare qualcosa diede un calcio alla mia spada facendola ruzzolare giù dal dirupo vicino a noi. In quel momento, mentre vedevo l'unico regalo di mia madre scivolarmi via atrocemente dalle mani, la rabbia si impadronì di me. Ma non una rabbia contenibile, una violenta e inarrestabile.
Ancora sdraiata a pancia in giù vidi le mie mani diventare sempre più luminose, come se una luce bianca mi stesse trapassando da parte a parte. E così cominciarono anche le mie braccia e tutto il mio corpo.
Ero praticamente diventata una torcia umana, e non me ne stavo rendendo conto. Il tormento mi accecava la vista. Brillavo sotto la luce del sole come se fossi una sua degna stella.
L'ultima cosa che sentii furono i dolorosi ululati di Agrio e Orio prima di riaprire gli occhi e non trovarne più la loro presenza. Non emanavo più luce, le mie braccia erano tornate al loro colorito pallido di sempre come tutto il resto del corpo.
Gli avevo disintegrati? E cosa più importane di tutte: che cosa cavolo avevo appena fatto?




Buonaseraaa

Buongiorno! Finita la scuola, oddio ancora non arrivo a crederci, come vi è andata a voi?
Fortunatamente io promossa, mi hanno abbuonato matematica perchè altrimenti sarei dovuta andare a settembre... studiare algebra durante l'estate, al sol pensiero, mi dava la nausea.
Anyways questo è il nuovo capitolo, spero vi sia gustato hah. 
Allora vi devo una spiegazione del colpo di scena finale, ovvero la ''torcia-umana'' di Deborah. 
Probabilmente vi starete chiedendo: è spudoratamente uguale a Obsidian, ebbene sappiate che l'idea non mi è venuta pensando alla saga Lux. 
Sinceramente solo dopo che avevo scritto il capitolo mi sono resa conto che lo stesso ''potere'' lo ha anche Katy, ma il contesto è diverso, e la luce di Deborah è tutt'altro. 
è figlia della dea della Luna dopotutto.
Comunque spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e come sempre fatemi sapere la vostra che per me conta più di qualsiasi altra cosa :) 
Vi ringrazio ancora tantissimo e ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Un bacione,
Serpeverde (che in realtà sarebbe Corvonero ma shht) 



 


Personaggi

 

              Sebastian       Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper              Shika                         

 

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