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Autore: Meli_mao    14/06/2015    2 recensioni
"Se ne stava lì, Sirius Black, seduto su una pietra umida con i pantaloni ripiegati sui polpacci, e i piedi in ammollo nel lago nero. Un sole straordinariamente caldo per i primi di Ottobre lo baciava sul viso, mentre rivoli di sudore gli imperlavano le guance.
Era cupo, desolato, solo, con gli occhi grigi abbassati verso il nero delle acque e il cuore in frantumi".
Storia partecipante al Contest: "Amori dal mancato finale" indetto da Lady Bellatrix black 11
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Sirius/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sono Un Immaturo

 

 

Non era sicuro fosse la cosa più saggia.
Non era nemmeno sicuro di poter decidere di sua spontanea volontà.
Il fatto era che la situazione gli pesava addosso come un fardello sulle spalle. Eppure era impalpabile... ed era stato un fardello dapprima leggero che via via aveva aumentato di peso, fino a diventare eccessivo.
Se ne stava lì, Sirius Black, seduto su una pietra umida con i pantaloni ripiegati sui polpacci, e i piedi in ammollo nel lago nero. Un sole straordinariamente caldo per i primi di Ottobre lo baciava sul viso, mentre rivoli di sudore gli imperlavano le guance.
Era cupo, desolato, solo, con gli occhi grigi abbassati verso il nero delle acque e il cuore in frantumi.
“Felpato!” quella voce lo raggelò.
“Jamie!” rispose abbozzando un sorriso ironico.
“Oh smettila. Solo mia madre mi chiama così...” James Potter saltò accanto a lui, affacciandosi sul bordo del masso per vedere meglio l'acqua.
“E anche tuo padre, tuo zio, la nonna Anita...”
“Okey Okey, abbi clemenza! Sono troppo allegro per lasciarmi prendere in giro” celiò entusiasta, sedendosi in un colpo e guardando il cielo con un sorriso ampio
e spensierato.
“Non mi chiedi perché?” continuò con gli occhi chiusi, tentando di abbronzarsi il viso giù inscurito dall'estate passata.
“Perché?” Ma non aveva un entusiasmo particolare, Sirius. James aprì un occhio per osservarlo prima di rispondere, arrossendo fino alle punte dei capelli e
voltando la testa per nascondere l'emozione.
“Evans ha accettato un invito!” buttò lì, euforico.
Per il giovane Black fu un colpo al cuore.
Gli mancò il respiro, per un attimo boccheggiò; una scossa sorprese il suo corpo in uno spasmo innaturale che James, voltato dall'altra parte, miracolosamente
non notò.
Con la mano tremante salì fino ai suoi capelli corvini, spettinandoli ancora di più al leggero vento autunnale.
“È fantastico Ramoso!” ma la voce gli uscì rauca, bassa, forzata.
“Sono così emozionato Sir. Che dovrei fare? Sono anni che sogno questo giorno. Devo dirlo agli altri ma, lo sai... volevo fossi tu il primo a saperlo” Finalmente si
voltò a guardare l'amico.
“Come ci sei riuscito?”
“Era nel prato, laggiù vedi?” e indicò un punto preciso nell'erba in lontananza, vicino a un cespuglio ingiallito. “C'era quella sua amica, quella bella... mora. Quella
che aveva una cotta per te l'anno scorso...”
“Ho capito, vai avanti...” sollevò una gamba lentamente e poi l'altra, iniziando a sistemarsi i pantaloni, poco prima di infilarsi le scarpe.
“Beh nulla. Mi sono avvicinato e l'ho salutata e non so perché ma lei mi ha fissato. Un attimo, in silenzio. Quegli occhi Sir, potrei svenire. Hai presente?” era
visibilmente in un altro universo.
Sirius sorrise appena, annuendo.
“Sì, ho presente.” concluse amabilmente.
“Beh non so perché ma quel secondo mi ha fatto come perdere la testa. Mi sono avvicinato un po' di più... un passo ecco... e le ho detto che era bellissima”
Sirius si alzò, lentamente, seguito a ruota dall'amico.
“Lei è arrossita. Felpato, arrossita” concitato lo ripeté con enfasi. “Non era mai arrossita quando glielo dicevo”.
Iniziarono a camminare, fianco a fianco, mentre una nuvola passeggera scuriva il prato. L'erba più scura sotto i loro piedi profumava intensamente, come appena
tagliata. Una piccola ape ronzò a breve distanza.
“La sua amica, quella che ci provava con te, non so neppure se fosse ancora lì, mi sono seduto”
“Con loro?” era scherzoso.
“Sì, con lei. E gliel'ho chiesto” fece una pausa, puntando i piedi e mimando la scena:
“Lily Evans, te lo giuro sarà l'ultima volta in cui te lo chiederò in vita mia...” prese fiato, come se lo facesse per la prima volta, inspirando e arrossendo di nuovo,
fissando Sirius con fierezza e serietà.
“Vuoi uscire con me? Sabato, dopo lo studio. Una passeggiata. Nient'altro” e restò in attesa, con gli occhi marroni dietro gli occhiali colmi di speranza.
“Sì” emise Black, per un attimo così preso dai fatti da immaginarsi la scena al dettaglio.
“Esatto! Sì” confermò l'amico “Mi ha detto di si”
E per la seconda volta Sirius Black ebbe un colpo ma questa volta nello stomaco, come se qualcuno gli avesse sferrato un pugno.

Aveva appoggiato le penne in ordine davanti a lei, gli occhi grandi puntati sulle pagine del libro aperto, che scorrevano le righe velocemente. Alzò le braccia sopra le spalle e si afferrò i capelli in un movimento casuale, fissandoli in un chignon sfatto. Una ciocca rossa le sfuggì sul davanti e infastidita la fissò di nuovo sotto l'elastico. Lily Evans era concentrata e chiunque attorno a lei sapeva di far bene a starne alla larga.
Tuttavia una sedia si mosse dall'altra parte del tavolo in legno intarsiato, nella sala comune e Sirius Black si lasciò andare stancamente con fare noncurante.
“Evans” salutò innocentemente. Lei non alzò nemmeno lo sguardo: “Sirius, ciao!”.
Forse si aspettava una parola ancora perché notando il silenzio di lui lei sollevò lo sguardo. I suoi famigerati occhi verdi si puntarono sulla figura del ragazzo che ricambiò l'occhiata e sorrise.
“Hai bisogno di qualcosa?” tentò conciliante lei.
“No... James è all'allenamento?” lui iniziò a dondolarsi sulla sedia, guardando il soffitto.
“Sì. Finisce prima di cena ha detto” non appena Lily riabbassò lo sguardo lui tornò a fissarla.
“Senti Evans... ci sarebbe una cosa...” Lei lo fissò di nuovo, innocentemente, e lui arrossì. Tornò a mancargli l'aria, e sentì le spalle pesanti. Di nuovo quel fardello
che premeva per farlo cadere e schiacciarlo.
“Dimmi” cercò di aiutarlo, stupefatta dal suo rossore e dalla sua perdita improvvisa della parola. L'aveva sentito rispondere a tutto e a tutti, sempre pronto:
professori, preside, ragazze e ragazzi. Ora se lo ritrovava davanti quasi impaurito e con problemi di retorica.
“Riguarda James?” ritentò.
“Sì!” lui appoggiò i gomiti sul tavolo, facendosi serio e avvicinandosi a lei.
“È il mio migliore amico Evans, lo sai. Io non dovrei nemmeno pensare a questa cosa, è come... tradire la sua fiducia... tradire lui! Ma come posso continuare così? Ho capito che dovevo fare una scelta. Decidere... e forse non cambierà nulla ma...”
“Qualsiasi scelta presa con cognizione di causa è giusta” La rossa alzò il mento all'insù dedicandogli un sorriso, sicura di sé. “Quindi dimmi” concluse.
Lui si fermò un attimo a guardarla. Occhi grandi, verdi come un diamante, labbra rosate e un po' screpolate, capelli come le fiamme del camino dietro di lei.
Era bella, lo era sempre stata. L'aveva vista sbocciare durante quei sette anni, obbligato da James che la seguiva per i corridoi. Era stato costretto a pedinarla, infastidirla, minacciarla una volta, a scusarsi e pure a sottomettersi a lei durante i loro anni di convivenza forzata.
E James l'amava da così tanto...
Non poteva tradirlo così. Un uomo non lo farebbe. Un vero uomo avrebbe scelto l'altra strada, quella che sembrava più facile. Quella del silenzio.
Lily lo stava ancora guardando con quel suo sorriso benevolo. Lui aprì le labbra ma non riuscì a dire nulla.“Non è il momento giusto. Non c'ho pensato bene” si alzò, senza aspettare oltre, la sedia gemette sul pavimento con uno stridio. Lily lo seguì con gli occhi, perplessa. Lo richiamò, ma lui non si voltò.Sotto il buco del
ritratto incrociò James che entrava, sudato fradicio e con gli occhiali rotti stretti in una mao.
“Ehi Sir!” ma anche lui fu ignorato completamente.
Quando le spalle del moro furono completamente nascoste dal ritratto che si richiudeva sul passaggio, James notò Lily altrettanto perplessa guardare nella sua stessa direzione.
Poi il volto di lei si illuminò e James la raggiunse.
“Ciao Rossa” un bacio a fior di labbra che la sorprese, come sempre, e tranquillo si diresse verso il bagno: doveva lavarsi.

C'era un gruppetto starnazzante di ragazze attorno a lei. Lily Evans con un sorriso esagerato stendeva il braccio in avanti mostrando l'anulare tanto splendente quanto il luccichio dei suoi occhi.
James osservava la scena in lontananza, fisso come un ebete e fuori di sé dalla gioia.
Remus aveva abbandonato la lettura solita per chiacchierare amabilmente sui matrimoni fra maghi, una lunga tradizione di riti con origini antichissime; Peter
spostava lo sguardo nervoso fra gli amici e le ragazze, con un retrogusto di amara invidia sul volto; Sirius se ne stava lì, in disparte, indispettito.
“Avresti potuto dirmelo” borbottò acido.
“Non fare la femminuccia Black. Mi vergognavo!” James tossicchiò timido “E' stato già difficile dirlo a lei” accennò una risata.
“Si ma le hai fatto la proposta e non ci hai detto nulla” insistette, incrociando le braccia al petto.
All'improvviso una chioma vaporosa uscì dal gruppo. Lily correva verso di loro, senza fretta.
Si fermò davanti al fidanzato, poi si parò di fronte al giovane Black.
“Grazie... che non me l'hai detto! Mi avresti rovinato la sorpresa e per cosa? Per uno stupido scherzo a James?” aveva quel suo sorriso bianco incorniciato dal burro cacao rosa, con gli occhi limpidi da potercisi specchiare. Tutti la fissarono, increduli.
“Non ti ha detto cosa? Che scherzo?”
Sirius sbiancò, deglutendo la saliva.“Non era così...” cercò di dire, agitato.
“James, Sirius ha tentato di rovinarti la sorpresa” Lily lo precedette, fissano l'anello al dito “Ma grazie a dio ha capito che non sarebbe stata una cosa da vero uomo!” serena tornò a guardare Felpato, poi gli altri.
James lo fissava, stupito.
“Sapevi?”
Gli uscì una risata sarcastica, di quelle mezza rauche che lo contraddistinguevano.
“Avrei mai potuto rovinarti? Assolutamente... me ne sono stato zitto”.
Remus lo osservava serio, studiandolo attentamente, come fosse un esercizio scolastico di rune antiche.
“Ho scelto fra ciò che un uomo può fare e ciò che non può nemmeno pensare di fare” altra risata amara.
“Sapevo della tua dichiarazione e sì, me ne sono stato zitto. All'inizio volevo dirglielo appunto” e indicò Lily con un movimento rapido della mano “Ma poi ho pensato...”
“Meno male che ogni tanto lo fai” disse James, ancora stranito.
“Ecco... e non potevo rovinare il mio migliore amico! Sono solo immaturo, me l'ero presa per il tuo silenzio” concluse, alzando il mento e gonfiando il petto.
Potter lo raggiunse battendogli una mano sulla spalla:
“Stupido Felpato!” se la risero tutti insieme, con Lily parte integrante del gruppo, mentre Sirius la osservava ancora ceruleo in volto.


Aprì gli occhi, di scatto. Il gelo gli penetrò le ossa. Si strinse addosso le vesti lacere e sporche e rabbrividì. I suoi ricordi si confondevano, si incrociavano. Un attimo prima era a casa sua, con suo fratello bambino e un attimo dopo se la svignava con James nella foresta proibita. Il volto di Lily aleggiava davanti a lui come una visione. Il senso di colpa gli strizzò le budella. Non poteva nascondersi, non più, nella morte. Osservò il soffitto della sua cella grigia. James era lassù, lo osservava, lo indicava, lo scherniva. Era arrabbiato con lui. Non avrebbe mai potuto perdonarlo.
Un altro brivido lo percorse per la schiena. Era solo, senza nessuna speranza. Sarebbe marcito lì dentro, fino alla pazzia.
Non era andata così. Lily aveva frainteso... se lui avesse davvero saputo della proposta quel giorno... no. Non lo sapeva affatto. Non era andato lì per quello.
La sua codardia. Mai come allora aveva sentito il potere del suo sangue pulsare nelle vene. Era un traditore, un doppiogiochista, come tutti i Black.
Si era sentito sporco, davanti a lei che lo osservava con quei suoi occhi enormi. Vedeva un baratro nelle sue pupille che lo attirava giù, sempre più in fondo.
La amava.
La amava con un'intensità tale quale a quella di James.
Dapprima la considerava solo bella, carina, un po' saccente. Poi qualcosa era cambiato. I suoi sorrisi, la sua camminata, la coda che ciondolava ad ogni passo sulle spalle. Ricordava le sua mani, con le unghie sempre in ordine, l'anello al dito affiancato dalla fede.
La ricordava con l'abito bianco, il velo lungo, gli orecchini della mamma di James di perle.
La vedeva con i tacchi bassi e il pancione, mentre gli apriva la porta di casa, una sera, dopo un turno per l'Ordine.
“Sir” lo chiamava, sorrideva ancora, gli tendeva la mano. Lui gli accarezzava la pancia.
“Come sta il pupo in arrivo?” Per un attimo fingeva di essere lui l'uomo che lei aspettava, il marito, padre di suo figlio. Fingeva di entrare in casa propria, che i regali ancora impacchettati per il bambino fossero stati messi sul mobile della sala da lui, nell'attesa che nascesse.
Ma poi scorgeva James, sul divano, con gli occhiali sul naso. E vedeva lei, Lily, raggiungerlo per dedicargli un bacio che era solo per lui.
Erano lì, nella loro famiglia, e Sirius ne era parte integrante.
Avrebbe potuto farlo... parlare, dichiararsi, e sprofondare nel vuoto.
Ma non l'avrebbe mai fatto. Perché non era un Black come gli altri.
Era un Potter adottato, e avrebbe continuato ad esserlo.
Si appoggiò al muro in pietra, con la schiena appena riparata dallo straccio della divisa a righe.
Si rilassò, fino a chiudere gli occhi. Lui non tradiva gli amici. Sarebbe morto piuttosto.
Perché sapeva scegliere e decidere partendo dagli altri, non da sé stesso.
Sarebbe stato sempre così, anche se loro non c'erano più.
Harry lo avrebbe capito.
Era il suo figlioccio.
Era quello che doveva fare. La sola cosa che poteva fare.
Si addormentò, sognando un bambino nella culla che lo indicava col dito e lo guardava riconoscendolo. E nel verde di quegli occhietti che si affacciavano nuovi sul mondo riconobbe la ragione della sua scelta.
“Ciò che un uomo può”
Fino alla fine. Per sempre.

 

 

 

 

   
 
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