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Autore: Anonymous writer    14/06/2015    0 recensioni
[- Che ne sai tu dell’amore?- chiese lui. La ragazza non si aspettava quella domanda e non seppe che cosa rispondere. Forse aveva toccato una nota dolente.
- Come credevo. Voi ragazzini guardate qualche cartone della Disney e credete di sapere tutto sull’amore.- ]
Quando una donna cerca qualcosa è pericolosa. Quando cerca vendetta è letale.
E se quella donna è una giovane cacciatrice allevata dal celebre cacciatore Bobby Singer?
Nessuna creatura sarà più al sicuro, nemmeno a Mystic Falls dove Elena Gilbert si trova a dover scegliere tra l'amore puro e quello corrotto dal pericolo e dalla passione. Ma soprattutto deve scegliere se combattere al fianco dei Salvatore e quindi dalla parte dei vampiri o da quella degli umani e quindi di suo fratello Jeremy e del suo migliore amico Matt. Dean e Sam, Bonnie, Caroline, Klaus, Bekah, Kol, Klaus... nessuno manca. Nessuna creatura.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Bonnie riaprì gli occhi e tutti le furono attorno, ansiosi di sapere che era successo. Stefan le chiese di raccontare della nuova visione, ma lei non sapeva da dove cominciare. - Vedete non ho esattamente…- le parole le morirono in gola. Sua nonna era dietro a Damon, le sorrise. - Bonnie, devi fare una cosa per me. So che hai tante domande, risponderò a quelle che posso, più tardi. Ora però voglio che menti ai tuoi amici. Di che era sempre la stessa visione. Devi farlo, Bonnie.- E l’attimo dopo era sparita. Elena afferrò la mano della amica, sorridendole e Bonnie si ricordò che tutti stavano aspettando una sua risposta. Prese un lungo respiro. - Non ho visto niente di nuovo, mi dispiace… - Stefan le sorrise, e annuendo si allontanò. Era chiaro che fosse deluso, come un po’ tutti del resto. Elena le lasciò la mano e ognuno si allontanò. Bonnie espirò; si sentiva terribilmente in colpa. Contrariamente a quanto avesse creduto, Dean l’assecondò andando al piano di sotto. Emma espirò, tentando di restare concentrata. Sapeva a memoria la piantina di quella villa, e ovviamente, la libreria era di sopra. La ragazza la raggiunse in fretta, passando velocemente in rassegna i titoli e scoprendo un buco dove si doveva trovare il libro che cercava. Chiuse gli occhi in preda al più totale sconforto. Un’insolia arietta le spostò i capelli e capì di non essere sola. - Buongiorno. – Kol fu cortese, facendole un accenno di inchino. Emma trattenne il fiato. "Pensa in fretta", la ragazza estrasse il pugnale. "Non farti prendere dal panico, c’è Dean di sotto, è il tuo asso nella manica". Dean chiamò il suo nome. E tanti saluti all’asso e alla manica. Kol le rivolse un sorriso divertito, quasi avesse capito. - Conosco molto bene tutte le facce di questa cittadina, che poi sono sempre le stesse. Ma proprio non ricordo di aver mai visto il tuo bel visino.- le disse alzando il mento e sorridendole. - Allora non le conosci così bene…- il tono della ragazza era tagliente. L’Originario le guardò la mano armata e sorrise ancor di più. - Chi sei?- volle sapere, ma Emma si guardò bene dal guardarlo negli occhi. Si fissava le punte delle scarpe quando rispose di essere una ladra. - Una ladra? E che volevi rubarci, Tom Sawyer? – mentre il ragazzo scoppiò a ridere, Emma iniziò a correre giù per le scale a perdifiato. Kol si fece serio e le riapparve davanti, qualche scalino più giù. La ragazza saltò giù dal corrimano e atterrò nelle scale più basse continuando a correre. Fu in quel momento che qualcuno la gettò a terra. - Kol! Non è così che trattiamo i nostri ospiti…- Emma alzò lo sguardo ad intercettare quello di Klaus Mikealson. La ragazza spostò i capelli da davanti il volto e rimase in silenzio, stesa sulla scalinata. Dietro i due Originari vide Dean, ben nascosto, guardarla incerto sul da farsi. - Ma non è nostra ospite. – fece notare Kol, serrando le braccia al petto e lanciandole un’occhiata perforante - Non l’ho mai vista in città…- - Nemmeno io, chi hai detto di essere? – - Non l’ho detto. – rispose la ragazza, innervosita. Aveva perso il coltellino durante la caduta, così iniziò a tastare la scala cercando di non destare sospetti. Klaus sorrise, almeno qualcuno si stava divertendo. Piegò la testa di lato e le si avvicinò, mentre lei si rialzava con in mano il coltellino ritrovato. - Chi sei?- gli occhi del vampiro si mossero e l’iride le sembrò rimpicciolire di colpo. Emma era confusa; chi era? Decise di non rispondere e questo forse era sconcertante, perché Kol spalancò la bocca e Klaus indietreggiò come se avesse toccato il fuoco ardente. Non che ad un Originario potesse davvero importare del fuoco ardente… Emma iniziò a pensare ad un piano. Ma non fu del tutto necessario. - Sono certo che vorrai accettare questo… - Klaus estrasse una busta dal taschino e la passò alla ragazza con un sorriso. Era un invito ad un ballo a casa loro. La ragazza non aveva una grande scelta. Kol inarcò un sopracciglio e lei annuì debolmente. Incrociò lo sguardo con Dean, non sembrava d’accordo. - Ovviamente è invitato anche il tuo amico nascosto.- Kol ridacchiò salendo le scale e superandola, il fratello maggiore l’imitò dicendo: - E anche quello in giardino. – e, semplicemente se ne andarono di sopra, lasciando che Dean l'aiutasse a rialzarsi. I due uscirono in fretta, ma lei era su tutte le furie. - Un ballo.- Dean le camminava dietro, ma lei avrebbe preferito che fosse rimasto nella villa invece di farle tutte quelle domande. Sam uscì dai cespugli e li affiancò. - Che succede, tutto bene?- chiese. - Se per bene intendi che due tizi hanno minacciato Emma … Beh benissimo.- - Ti hanno minacciato?- Sam la guardò e lei scosse la testa spazientita. - Oh, no, giusto! Le hanno fatto il lavaggio del cervello perché ha accettato di andare ad uno stupido ballo o qualcosa del genere…- - Un ballo?- - Un ballo.- - Aspetta… proprio un ballo?- Sam non riusciva proprio a capire che c’entrasse un ballo con tutta quella situazione di vampiri ecc. Emma si fermò di colpo e lo guardò. - Mi avete chiesto perché non vi voglio nella mia squadra. Ecco perché –iniziò esasperata – non siete capaci nemmeno di fare una semplice e stupida cosa. Tu dovevi avvertirci se avessi visto qualcuno rientrare e tu…- Dean aspettò il suo turno con un sopracciglio alzato, ma Emma sorvolò e rientrò semplicemente sul suo pick-up. Sam le prese lo sportello e le impedì di chiuderlo. - Aspetta, non puoi andartene, Emma! Devi spiegarci ogni cosa, mi sembra che ce lo siamo meritati.- - No! Non vi siete meritati un bel niente! Come al solito, Winchesters.– gli urlò contro, ma loro non dissero nulla. Lei aspettò un momento, poi chiuse lo sportello. Mise in moto, ma Dean la mise in guardia, togliendo le chiavi dal quadrante, sporgendosi dentro l'auto. - Se adesso te ne vai, ce ne andremo anche noi. Non importa se sei una ragazzina viziata con i tuoi problemi, lo eravamo anche noi. Non importa se pensi di essere sola, perché ti stiamo offrendo il nostro aiuto. – il cielo tuonò. Emma sorrise, finalmente i fratelli mostravano un pò di carattere, e le venne in mente il motivo per cui tanto li odiava: loro padre. Anche lui era così, irascibile, lunatico e spesso aveva rivolto un tono del genere a sua madre. Continuò a sorridere, provocandoli. - Importa soltanto che tu ora scenda da quell’auto e ti decida a spiegarci che sta succedendo.- finì Sam. Dean , a mostrare una buona volontà da parte di entrambi le porse le chiavi, aprendo lo sportello. Emma li guardò entrambi, incapace di rispondere qualsiasi cosa. Con un gesto fulmineo, s'impossessò delle chiavi e contrariamente a quanto si aspettavano tutti, compresa lei, le inserì nel quadrante e mise in moto. - Ci vediamo, ragazzi.- e partì, mentre iniziò a piovere fitto. Tornata a casa, sbattè la porta dietro di sé, la chiuse a chiave e corse in soggiorno. Gettò la borsa sul divano e si arrampicò sulla libreria per prendere un quadro. Lo buttò di lato, e controllò il pannello che le si presentò davanti. Premette due pulsanti e abbassò una leva: tutte le finestre della casa si serrarono e si attivò un allarme nel piccolo giardino tutt'intorno. Riprese il quadro, lo sistemò e saltò giù dalla libreria. Si sedette a terra e accese il grosso televisore, ma invece di dare un canale normale, si proiettarono le videofrequenze delle telecamere nelle varie parti della casa. Rimase un quarto d'ora a fissare lo schermo, arrabbiata con sé, stessa. Cosciente di aver fallito. Una volta tranquillizzata decise di allenarsi, quindi trasferì la proiezione delle telecamere sullo smartphone e salì al secondo piano. Entrò nell'armadio, spostando un pannello di legno ed ebbe accesso a una grande stanza nascosta. Accese le luci, che illuminarono uno spazio lungo e poco largo. C'erano armi, sacchi da boxe, due computers e molto altro... ma lei andò diretta a sedersi su un puff a terra e prese da terra un cucchiaino. Incrociò le gambe e posizionò l'oggetto davanti a sé. Non tardò a concentrarsi, e chiuse gli occhi, per poi riaprirli di scatto. Il cucchiaino levitava davanti a lei. Emma storse di lato la testa e l'oggetto si piegò. La ragazza sorrise. Ma Castiel, dietro di lei, indietreggiò di scatto, orripilato. Che creatura era quella? Aveva visto abbastanza. Volò via; Sam e Dean dovevano sapere.
  
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