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Autore: Yasha 26    14/06/2015    7 recensioni
Ancora sorrideva ripensando alla strana conversazione avuta col fratello anni prima.
All’epoca viveva ancora a New York, dove si era trasferito per intraprendere la professione di architetto. Quella chiamata si rivelò essere come il vaso di Pandora, che dopo essere stato scoperchiato, riversò sul loro mondo tutti i mali contenuti al suo interno.
Non che le fossero dispiaciuti poi molto quei “mali”, poiché le avevano riportato il fratello, restituito un’amica felice e dato a lei l’uomo che amava, ma che prima di allora doveva tenere nascosto.
Una semplice chiamata, a volte, può davvero cambiare la vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, izayoi, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Kagome? Ma che ti è successo? Sei completamente zuppa! – le chiese il giovane, portandola dentro casa. Oltre che fradicia era anche gelida. La portò nella sua camera e iniziò ad asciugarle i capelli gocciolanti con un asciugamano.
- InuYasha! Se solo sapessi! Mi dispiace! E’ stata tutta colpa mia! Perdonami! Sono l’unica responsabile! E’ colpa mia! – iniziò a scusarsi, piangendo, sentendosi colpevole. Se avesse nascosto meglio l’ecografia, suo padre non l'avrebbe mai scoperta. Avrebbe avuto tutto il tempo per dirlo ad InuYasha, che sapendola incinta, non sarebbe andato via per nessun motivo al mondo. L’unica colpevole era lei quindi, così si ripeteva.
- Ma che stai dicendo? Stai delirando? Non è che hai la febbre? – le chiese preoccupato, toccandole la fronte umida che, in effetti, scottava veramente.
- Sto bene. Devo dirti una cosa importante! –
- Prima togli questi vestiti e metti qualcosa di asciutto. Tieni, mettiti questo. – le disse, porgendole un suo pigiama. Di sicuro le sarebbe stato grande, ma meglio di nulla.
- No, prima devi ascoltarmi! – insistette la giovane, decisa a raccontargli tutto.
- Sì sì, ti ascolto. Prima però cambiati, o dovrò farlo io! – cercò di convincerla, usando le maniere forti.
- Accidenti! E dammi quel pigiama! – sbuffò irritata, togliendosi velocemente gli abiti grondanti d’acqua e restando in intimo, davanti al ragazzo che la osservava sconvolto. Era sua intenzione uscire dalla camera, lasciandole la sua privacy, anche se l’aveva vista nuda già altre volte, anni prima. Non si aspettava un gesto del genere, così naturale, così “intimo”, come se fossero ancora una coppia.
Kagome non aveva neppure fatto caso alle sue azioni. Si era spogliata e rivestita molto velocemente. Aveva fretta di raccontare tutto ad InuYasha. Doveva sapere cos'era accaduto, perché erano stati divisi e, soprattutto, voleva conferma se la amava ancora come aveva detto, anche dopo otto anni di lontananza. E lei? Lei lo amava ancora? Sì, terribilmente. Le aveva spezzato il cuore, le aveva rovinato la vita, o almeno di questo era convinta prima, e nonostante tutto continuava ad amarlo. Se lui l'amava davvero, forse avrebbero potuto gettarsi tutto alle spalle. Vedeva finalmente uno spiraglio di felicità illuminarle la vita. Forse non era tutto perduto.
- Ora sono asciutta. Possiamo parlare? –
- Sì… dimmi… - rispose lui, esitante e leggermente imbarazzato.
Rivederla praticamente nuda, gli aveva fatto un certo effetto. Il suo corpo era davvero cambiato in quegli otto anni. Era diventata una donna in tutto e per tutto. Deglutì a fatica, cercando di darsi una calmata, sedendosi accanto a lei. Non era il momento per pensare certe cose. Se Kagome era lì, doveva esserci un motivo davvero serio. Se l’era ritrovata davanti in uno stato pietoso. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e voleva capirne il motivo.
- Siamo stati divisi per colpa mia. – confessò nuovamente, con le lacrime già pronte a riemergere dagli occhi arrossati e doloranti.
- Smettila di dire che è colpa tua. L’unico colpevole è tuo padre, anche se non ho mai capito come diamine ci abbia scoperto. – tentò di tranquillizzarla, nonostante egli stesso ribollisse di rabbia.
- L’ha scoperto per colpa mia. Per una cosa che aveva trovato nella mia stanza. – sospirò afflitta. Non riusciva a darsi pace per la sua stupidità.
- Cos'era? –
- Un’ecografia. -
- Un'ecografia? – ripeté confuso.
- Pochi giorni prima che mi lasciassi, avevo scoperto di essere incinta. Era l’ecografia del nostro bambino, InuYasha. – gli rivelò finalmente, condividendo con lui quel segreto tanto doloroso. Era convinta che mai gli avrebbe confidato del bambino, invece, si trovava con lui, faccia a faccia dopo otto anni, a raccontargli il terribile tormento interiore causatole dal padre.
InuYasha non era sicuro di ciò che aveva udito, eppure le parole della ragazza erano chiare: Lei aspettava un bambino quando furono separati. Non avrebbe mai potuto immaginarlo. Non aveva notato alcun cambiamento in lei. Nel grembo della sua ragazza cresceva suo figlio, e lui non ne era neppure a conoscenza. Perché? Perché non gliel'aveva detto? Un'altra domanda, a quel punto, si fece spazio tra i suoi pensieri…
- Dov’è? Dov’è il nostro bambino? – domandò turbato. Se aveva un figlio, voleva assolutamente conoscerlo e fare parte della sua vita, anche contro il volere della madre, se fosse stato necessario.
- Non c’è nessun bambino. Ho interrotto la gravidanza poche settimane dopo che mi hai lasciato. – spiegò triste, lasciando il giovane sgomento, che faticò a comprendere la risposta. Gli ci vollero alcuni secondi per capirne appieno il significato, facendolo scattare in piedi pieno d'ira.
- Tu cosa? Che cosa hai fatto? – domandò incredulo, osservandola con sconcerto.
- Mi dispiace. Credimi! – rispose la ragazza, ricominciando quel pianto mai del tutto interrotto.
- Ti dispiace dici? Ma come hai potuto farlo? Hai ucciso mio figlio per ripicca! Capisco tu fossi arrabbiata, ma prendertela con quella creatura è stato spregevole! Sei meschina, come tuo padre, anzi, peggio! Siete una famiglia di folli! – l'accusò l’han’yō, voltandole le spalle per non guardarla. Era quasi nauseato dalla ragazza che si trovava di fronte. Aveva interrotto la gravidanza perché lui l’aveva lasciata. Per vendetta, pensò. Avrebbe potuto capire tutto; insulti, urla, recriminazioni, ma non quello. Non riusciva a crederci. La sua rabbia era tale che dovette controllarsi per non prenderla a schiaffi.
Kagome, invece, ascoltò i suoi insulti sbigottita. InuYasha aveva del tutto travisato le sue parole, credendo lei responsabile. Come poteva crederla capace di tali azioni, si chiese stupita.
- No! Non è andata così! Io... -
- Io cosa? Eh? Non ci sono giustificazioni per quello che hai fatto! Non provarci! - la interruppe, tornando a guardarla furioso.  - É per questo che ti scusavi prima? Che mi chiedevi perdono? Direi che è troppo tardi ormai! I tuoi sensi di colpa non faranno tornare indietro ciò che hai ucciso. Dovresti vergognarti di te stessa e chiedere perdono a nostro figlio! Cazzo, ma che donna sei? - le inveì contro, arrabbiato e deluso. Amava Kagome, ma non le avrebbe mai perdonato un gesto così crudele. Che fine aveva fatto la ragazza dolce e sensibile che era un tempo? Chi era la donna priva di cuore davanti a lui? Solo queste domande gli vorticavano in testa.
- Smettila! Basta! Non dire così! Non è andata affatto così! Io lo volevo… volevo il mio bambino! - iniziò a singhiozzare lei, mentre delle fitte dolorose le trafiggevano il petto alle accuse del ragazzo. Non era colpa sua, il padre l’aveva costretta con l’inganno. Troppo giovane, troppo ingenua, troppo cieca; e lui ne aveva approfittato. La sua unica colpa era non aver saputo nascondere quella dannata ecografia. Non poteva accusarla di una tale crudeltà.
- E allora perché? Perché l’hai fatto? – urlò lui, scostando con violenza le mani che la giovane aveva portato al viso.
- E’ stato lui! Sempre e solo lui! – gridò disperata in risposta.
- Tuo padre? Ti ha costretto lui? – domandò il giovane, cercando di calmarsi per ascoltarla. Forse l’aveva costretta perché era minorenne, e poteva decidere per lei. A questo non aveva pensato.
- Diceva che ero troppo piccola e che non sarei stata una buona madre, che i figli hanno bisogno del padre e invece tu non c’eri. Mi ripeteva che avrei potuto odiare il mio bambino ripensando a te e a come mi avevi lasciato. Mi aveva convinto a non dire niente alla tua famiglia, perché avrebbero potuto pensare che l’avessi fatto di proposito per incastrarti. – s’interruppe, asciugandosi le lacrime con la manica del pigiama. Ripercorrere quel periodo era un dolore così lancinante, che spesso si augurava che la uccidesse, facendola smettere di soffrire, ma non accadeva mai. Facendosi coraggio, riprese il racconto.  - Io… io ero troppo turbata, ferita e sola, per capire cosa fare, così acconsentii per l’interruzione di gravidanza. Nemmeno ventiquattr'ore dopo il mio consenso, ero già in clinica per l’aborto. Di quei giorni ricordo solamente tanta confusione. Poi, tornata a casa e osservando l’ecografia che avrei voluto mostrarti, ho capito cosa avevo realmente fatto, ed è iniziato il mio tormento! Ti giuro che non l'ho fatto per vendicarmi di te! - terminò, ricoprendosi il viso per bloccare i singulti che la scuotevano. Lui doveva crederle. Non stava mentendo. Non aveva mai pensato un solo secondo a sbarazzarsi di suo figlio per una ripicca. Al contrario, lo avrebbe voluto proprio per ricordarle il suo amore perduto. Ma la paura di non riuscire a crescerlo da sola fu più forte di tutto.  Era una responsabilità troppo grande per lei.
InuYasha aveva ascoltato quelle parole con sconcerto. Era stato nuovamente quell’uomo ad interferire nelle loro vite, e non solo nelle loro. Aveva plagiato così tanto la figlia da farle fare tutto quello che voleva, anche rinunciare al loro bambino, solamente perché aveva sangue demoniaco nelle vene. Il suo primo impulso fu di andare a spaccare la faccia a quel bastardo, ma cercò di controllarsi, avvicinandosi invece a Kagome che piangeva disperata, stringendola tra le braccia.
- Scusami. Non avrei dovuto arrabbiarmi prima. Solo… pensavo che lo avessi fatto per ripicca. Non volevo dirti quelle cose. – si scusò dispiaciuto. L’aveva aggredita ingiustamente, credendola colpevole. Ferirla era l’ultima cosa che avrebbe voluto.
- Non volevo ucciderlo per fartela pagare. Era anche mio figlio! Non sai quanto mi dispiace! Perdonami! - si scusò lei, stringendosi nell'abbraccio del ragazzo, provando a fermare le lacrime, con scarsi risultati. Ormai, il suo, stava diventando un pianto convulso. Erano anni che non si sfogava in quel modo, anzi, non lo aveva mai fatto. Nemmeno quando parlava al padre dei suoi sensi di colpa, si lasciava andare a quel modo, perché sapeva che lui non apprezzava i suoi piagnistei riguardo al bambino. Avrebbe dovuto capire tutto già da quello, si disse.
- Non è stata colpa tua. L’unico colpevole è quello stronzo di tuo padre. Calmati piccola. – tentò di calmarla, accarezzandole i capelli per confortarla. Vederla ridotta in quello stato faceva male anche a lui. La vedeva disperarsi e piangere senza sosta, sostituendo frasi di scuse a singhiozzi incontrollati. La frustrazione e la sensazione d'impotenza gli pesarono addosso come mai prima di allora.
Non poteva aiutarla.
Con questa consapevolezza, per la prima volta in vita sua, si ritrovò a desiderare la morte di qualcuno. Non era nel suo carattere essere violento, eppure, guardando lo stato della donna che aveva tra le braccia, fu quella la voglia che iniziò a scorrergli nelle vene: la voglia irrefrenabile di andare a strappare il cuore a quel dannato, per fargliela pagare per tutto quel dolore. Così gli suggeriva la sua parte demoniaca che reclamava vendetta. Purtroppo l’omicidio era ancora un reato perseguibile, e Kagome aveva bisogno di lui, quindi dovette ingoiare la rabbia e accontentarsi di stringerla maggiormente a sé, per darle tutto il suo conforto e farle capire che, da quel momento, non sarebbe mai più stata da sola a sopportare quella sofferenza, ci sarebbe stato lui con cui condividerla.
 
Dalla sua stanza, Sesshomaru ascoltava tutta la conversazione dei due. Aveva avvertito subito l’odore di Kagome dietro la porta di casa, svegliando la ragazza che gli dormiva affianco.
- Che si stanno dicendo? – chiese curiosa, spingendo l’orecchio contro il muro, nella speranza di sentire qualcosa, ma nulla. La camera del fratello si trovava al piano inferiore, mentre la sua e quella di Sesshomaru erano al piano superiore. Non aveva speranze di sentire i loro discorsi.
- Nulla di piacevole. Kagome era incinta quando InuYasha l’ha lasciata e il padre l’ha fatta abortire. Aveva organizzato tutto per allontanare lui e manovrare lei. Per questo ha minacciato InuYasha. – raccontò il ragazzo, riuscendo adesso a spiegarsi quell’ombra di tristezza sempre presente negli occhi dell’amica della sua ragazza.
Aveva sempre l’abitudine di analizzare i comportamenti delle persone che conosceva; deformazione professionale ovviamente. Pensava che l’afflizione che leggeva in quegli occhi fosse causata dalla morte prematura della madre. Invece c’era molto altro sotto.
- Che cosa? Sicuro di aver capito bene? Kagome era incinta? – domandò incredula Rin.
- Sicurissimo. – confermò lui.
Rin era sconvolta. Dov’era stata lei in quel periodo, per non accorgersi di nulla? Non ricordava giorni di assenza dell’amica da scuola, quindi, quando era accaduto, continuava a chiedersi. Un aborto non era certo una passeggiata.
- La vacanza! E’ vero! – esclamò improvvisamente, ricordando quel dettaglio.
Kagome era partita per una vacanza qualche tempo dopo il trasferimento di InuYasha, anche lei senza alcun preavviso, come il fratello, ma allora non vi badò troppo, non collegando minimamente le due cose. Di segnali ne aveva avuti molti, ma era stata cieca, troppo intenta in quel periodo a “non innamorarsi” del fratello acquisito appena tornato dai suoi studi. Era un’amica terribile. Se ne rendeva conto solo adesso.
- Di quale vacanza parli? – chiese Sesshomaru.
- Niente, lascia stare. Che si stanno dicendo adesso? – chiese preoccupata.
- Nulla, lei sta piangendo e InuYasha cerca di convincerla che non è colpevole di nulla. Torniamocene a letto adesso. Abbiamo origliato abbastanza. – sentenziò, stanco di ascoltare le conversazioni altrui. Preferiva addormentarsi nuovamente con la sua donna tra le braccia.
- Tu hai origliato! Io non ho sentito un cavolo. Accidenti! Voglio anch’io il tuo udito super sensibile. – piagnucolò Rin, sistemandosi rassegnata tra le braccia di Sesshomaru. Sapeva che quando diceva di non voler fare una cosa, non la faceva nemmeno insistendo, quindi lasciò perdere, sperando di mettere sotto torchio l’amica e il fratello il giorno dopo, per riuscire a capire di più.
- Non è questo granché, soprattutto quando la gente urla. Non sempre si riesce a filtrare i rumori. – le spiegò il ragazzo.
- Non riuscirò mai a capire questa cosa del filtrare i suoni. Come fa l’udito di un demone a scegliere cosa ascoltare e cosa no? –
- Basta concentrarsi. Se voglio ascoltare i vicini, mi concentro sulla distanza da qui fino a casa loro, basandomi sulla lunghezza e l’oscillazione delle onde sonore. Se non voglio sentire basta non far nulla, come ora. – le spiegò nuovamente, anche se sapeva che era fiato sprecato con lei.
- In pratica hai le orecchie con gli ultrasuoni! – rise la ragazza, che non aveva capito nulla, come al solito.
- Sì sì, con gli ultrasuoni. Ora dormi. –
- Aspetta Sesshomaru! Se tu riesci a sentire i vicini, gli altri demoni possono ascoltare noi? – chiese preoccupata.
- Certo che possono. Per questo quasi tutti hanno le pareti di casa insonorizzate. Compresi noi. Quindi tranquilla,  nessuno ti ha mai sentita durante la nostra intimità. Solo io posso sentirti in quei momenti. – le sussurrò malizioso, baciandola e spostando le mani sulle sue cosce nude.
- I… idiota! Anche se da fuori non ci sentono, in casa c’è InuYasha! Anche il suo udito è sensibile. Anzi… e se ci avesse già sentito? Oh no! Potrebbe andare a riferirlo alla mamma! – iniziò a blaterare in preda all’agitazione, allontanando bruscamente il ragazzo.
- Non ha sentito un bel niente. E comunque sia, non devi preoccuparti per la reazione della mamma. Sa già tutto. – le rivelò, per tranquillizzarla.
- Che? Che hai detto??? – urlò quasi, per lo stupore e l’incredulità.
- Mamma sa tutto. Me l’ha detto ieri. –
- Stai scherzando, non è così? Mi stai prendendo in giro! –
- Non mi sembra di essere famoso per il mio lato umoristico Rin. – le fece presente Sesshomaru.
- Ma… ma come l'ha saputo? – chiese la giovane, del tutto impreparata a quella notizia. Il cuore le era balzato in gola per la paura di un giudizio della madre, che lei temeva.
- L’ha capito osservandoci, ha detto. Evidentemente si nota che siamo innamorati e felici. –
- Perché non me ne ha parlato allora? Cielo, come mi sento stupida! Tutte quelle scuse, quelle bugie… Lei sapeva benissimo che mentivo per stare con te! Mi chiedo se sappia anche che la notte sgattaiolo in camera tua, a questo punto. – ipotizzò sconcertata.
- Può essere. –
- Sesshomaru, mi spieghi come accidenti riesci a restare tranquillo in un momento tanto angosciante quanto questo? – chiese infastidita dall’indifferenza del compagno, che si era steso nuovamente come se non avesse detto nulla d’importante.
- Agitarsi serve a qualcosa? E poi non è arrabbiata. Ci da la sua benedizione. –
- Domani ne parlerò con lei. – disse pensierosa. Doveva spiegare un bel po’ di cose alla madre.
- Ecco brava, domani si vedrà. Ora dormi, ho sonno! – concluse infine il ragazzo, prendendola per la vita  e stringendola a sé.
Rin non replicò. Assecondò anzi il compagno, accoccolandosi tra le sue braccia. Tuttavia non riuscì a riprendere sonno. Troppi erano i pensieri quella sera. Chissà cosa sarebbe accaduto il giorno dopo, si chiese.
 
InuYasha guardava Kagome dormire tra le sue braccia. Si era addormentata stremata dal pianto e dalla febbre che iniziava ad alzarsi. Doveva essere rimasta parecchio sotto il temporale.
Lui invece non aveva chiuso occhio. Aveva osservato il sole sorgere parecchie ore prima. Faticava a elaborare le notizie apprese quella notte. Gli sembrava tutto così irreale, come se stesse guardando un film; solo che quel film era la sua vita. Guardò l’orologio appeso alla parete della sua camera, segnava quasi le dieci. Doveva alzarsi e preparare qualcosa da mangiare per Kagome, che sicuramente digiunava dal pomeriggio precedente. Avrebbe anche dovuto chiedere alla madre delle pastiglie per abbassare la febbre.
Si alzò lentamente per non svegliarla e andò in cucina, dove sembrava che tutti lo stessero aspettando.
- Immagino sappiate già tutto. – ipotizzò, rivolgendosi al fratello che doveva aver sentito tutta la conversazione con Kagome. Ovviamente aveva riferito tutto anche alla madre e a Rin, pensò.
- Sì tesoro. Mi spiace davvero tanto. – cercò di confortarlo Izayoi, andando ad abbracciarlo.
- Grazie mamma. – rispose fiacco. Si sentiva svuotato di ogni energia. Non poteva fare a meno di pensare che se non fosse andato via, Kagome non sarebbe rimasta da sola, nelle mani di quel bastardo. Avrebbero cercato di lottare per la loro felicità e per il loro bambino, che adesso avrebbe quasi otto anni. Si sentiva una nullità, come uno che aveva gettato la spugna.
- Non pensarci nemmeno! – lo rimproverò il fratello, intuendo subito i suoi pensieri. Ci riusciva sempre, pensò InuYasha. Anche quando erano piccoli, Sesshomaru intuiva al volo i suoi pensieri, come se gli leggesse dentro. Per questo pensò che il mestiere che si era scelto, fosse adatto a lui in fondo. 
- E’ anche colpa mia Sesshomaru. Non avrei dovuto lasciarla sola. – rispose InuYasha, lasciandosi cadere stancamente su una sedia.
- Siete stati entrambi vittime della crudeltà di quell’uomo. Non è colpa di nessuno dei due. – replicò Rin, poggiandogli una mano sulla spalla, per consolarlo.
- Avrei dovuto trovare un modo per restarle affianco, magari anche di nascosto. Se non fossi partito, avrei potuto impedire a quello stronzo di farle tanto male. Era distrutta mentre mi raccontava del periodo dopo l’aborto. Ad ogni sua parola mi sentivo come se mi stessero strappando il cuore. – rivelò abbattuto. Non si era mai sentito così inutile come in quel momento. Kagome soffriva e lui non poteva impedirlo.
- E’ un miracolo come sia riuscita a non crollare. Prima la tragica morte della madre, poi il tuo allontanamento, infine l’aborto. Non deve essere stato facile da superare. – sostenne Izayoi, che da donna, e madre, poteva capire i pensieri di Kagome.
- Io non mi sono mai accorta di nulla. Non ho mai notato niente di diverso. Quei rari momenti in cui sembrava triste, pensavo fosse per la mancanza della madre. Ne parlava spesso con occhi lucidi e credevo fosse solo quello. Mi sento una persona terribile. Che razza di amica sono? – si chiese Rin, rammaricata per la sua insensibilità.
- Non sei una persona terribile Rin, io lo sono, che non l’ho protetta. – disse InuYasha, rattristandosi maggiormente.
- E finitela! Cos’è, la fiera dei sensi di colpa? E’ andata così, punto! Aiutatela a superare anche la perdita del padre invece, perché è sicuro che non vorrà mai più rivedere un essere del genere. Anzi, avrà bisogno anche di un posto dove stare. – intervenne Sesshomaru, guardando la madre in cerca di una risposta alla sua muta domanda.
- Ovviamente qui è la benvenuta per tutto il tempo che vorrà. – rispose la donna, da sempre affezionata alla ragazza.
- Sinceramente preferirei portarmela a New York. Ci ho pensato, e credo che cambiare aria le farebbe bene. Sempre che voglia stare con me, ovviamente. – spiegò il giovane, che aveva pensato a quella possibilità per tutta la notte. Non vedere più il padre, forse, l’avrebbe aiutata a dimenticare e a rifarsi una vita, con lui possibilmente.
- Vuoi andartene di nuovo? – chiese Izayoi, già dispiaciuta. Sperava che il figlio ritornasse in Giappone ora che aveva chiarito con Kagome. Invece aveva intenzione di andare nuovamente via. Sembrava che il destino volesse per forza costringerla a vivere lontana da uno dei figli.
- Solo se lo vuole anche lei. Non so cosa vorrà fare da adesso in poi. –
- E se volesse tornare a casa sua? – ipotizzò Rin, che conosceva l’influenza che aveva sempre avuto il signor Higurashi sulla figlia.
- Non credo rimetterà mai più piede in quella casa. – rispose Sesshomaru, finendo la sua tazza di caffè.
- Ma dovrà ritornarci. Tutte le sue cose sono lì. Le serve quantomeno un cambio. – disse Izayoi.
- Vedremo l’evolversi delle cose. Comunque, mi servirebbe qualcosa per la febbre. E’ stata parecchio sotto la pioggia ieri e mi sembrava piuttosto calda stanotte. Abbiamo niente in casa? – chiese, rivolto alla madre.
- Sì credo di sì. Vado a vedere. Intanto portale la colazione. Il latte è già caldo. –
- Grazie mamma. – la ringraziò, dandole un bacio sulla fronte.
- E per cosa? –
- Per il tuo sostegno. –
- Sono vostra madre. E’ normale. –
- A proposito di questo… tu ed io dovremo fare quattro chiacchiere! – dichiarò Rin, trascinando via con sé la madre, sotto lo sguardo perplesso di InuYasha.
- Che hanno quelle due? – chiese al fratello, che fece un’alzata di spalle, congedandosi di gran corsa per andare a lavoro.
Decise di non indagare più di tanto. Aveva già abbastanza pensieri per prendersene di nuovi. Preparò la colazione e la portò in camera. Kagome dormiva ancora profondamente.
- Kagome? Tesoro, svegliati. Ti ho portato la colazione. – la chiamò dolcemente, accarezzandole la fronte.
Lei aprì gli occhi, fissandolo confusa. Era parecchio intontita, sia dal sonno sia dalla febbre, e non riusciva a capire se stesse sognando o no. Che ci faceva InuYasha nella sua camera, si chiedeva.
- InuYasha? – chiese debolmente, non ancora del tutto convinta di essere sveglia.
- Come ti senti? Ce la fai ad alzarti per mangiare? – le domandò, aiutandola a sollevarsi.
Pian piano mise ben a fuoco l’ambiente in cui si trovava. Non si trovava in camera sua, bensì in quella di InuYasha. Le tornarono in mente gli ultimi avvenimenti che la portarono da lui quella notte, facendola risprofondare nell’angoscia. Tutto ciò che aveva patito in quegli anni, le era stato causato dalla persona che avrebbe dovuto proteggerla, da colui di cui si fidava. Credeva in suo padre. Lo riteneva l’unico uomo di cui potesse fidarsi, che tutte le sue scelte fossero state dettate dall’amore nei suoi confronti, dalla preoccupazione del volere il meglio per lei, “per il tuo futuro”, come diceva sempre.
Che stupida, si disse. Avrebbe dovuto capire, da quelle sue parole sempre cariche di risentimento verso i demoni, che qualcosa non andava, ma neppure nelle sue peggiori fantasie avrebbe mai potuto immaginare tale crudeltà, perché suo padre era stato crudele, disumano, senza pietà alcuna nei confronti di un esserino che non aveva alcuna colpa. Voltandosi verso InuYasha, non poté non sorridere nell’osservare la sua espressione preoccupata.
Aveva covato rancore verso la persona sbagliata.
- Sì, sto bene grazie. Scusami se sono piombata così all’improvviso ieri. Non ricordo nemmeno come ho fatto ad arrivare qua. – si scusò mortificata. Si sentiva stordita e non ricordava chiaramente la conversazione avuta con InuYasha, anche se il mal di testa e il bruciore alla gola le facevano capire che aveva pianto molto.
- Non dirlo nemmeno per scherzo! Sono felice che tu sia venuta a cercare me. Ora fai colazione, così prendi qualcosa per la febbre. - le disse lui, passandole un vassoio con del latte macchiato e delle ciambelle ricoperte di glassa colorata.
- Tipica colazione giapponese, eh? – scherzò lei, addentando la ciambella e trovandola un po’ spugnosa. Davvero in America mangiavano quella roba, si chiese stranita.
- Le ciambelle sono una delle poche cose che amo del cibo americano. Per questo me ne porto dietro un bel po’ quando ritorno in Giappone. Non riesco più a fare colazione senza. – le spiegò, addentando una delle tre ciambelle presenti sul vassoio. I gusti son gusti, si disse Kagome, finendo la sua colazione.
- Insolite ma buone. Grazie. -
- Di nulla. Piuttosto, vado a prendertela io qualcosa per la febbre. Mia madre sembra sparita. - osservò il ragazzo, prendendo il vassoio per riportarlo in cucina.
- Ti ringrazio, ma non è necessario. Devo tornare a casa. - rispose lei, alzandosi dal letto e cercando i suoi vestiti.
- Che cosa? Per quale motivo vuoi ritornare a casa tua? – chiese intimorito. Non voleva che se ne andasse. Sperava che fosse la volta buona per iniziare una vita insieme, quella che gli era stata negata anni prima.
Se fosse andata via, che ne sarebbe stato di lui stavolta?
 
 




 
 
 
Ed eccoci al quarto capitolo ^_^ il prossimo sarà l’ultimo. Kagome vorrà tornare con InuYasha? (che domanda banale, dalla risposta scontata -.- però mai dire mai ihihihi *_*)
In questo capitolo ho dato un pò di spazio a Rin E Sesshomaru che, lo ammetto, mi stanno piacendo come coppia. Mi concentro sempre poco su di loro, anzi spesso non ci sono affatto o sono appena accennati. Chissà, potrei tornare a dedicargli altri spazietti in futuro ^_^ 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma spero vi piaccia ancor di più la fine ^^’ vedremo.
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3
 
   
 
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