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Autore: mudblood88    14/06/2015    3 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

VENTISEI GIORNI PRIMA DEL SOLSTIZIO D'ESTATE




«SWAAAAAN!» sbraitò Regina, una volta che Emma le ebbe raccontato dov'era andato Henry. O meglio, dove lei lo aveva mandato. «Hai veramente spedito nostro figlio, da solo, attraverso un portale che potrebbe portarlo chissà dove?»

Erano entrate nella cripta, e si erano sigillate dentro, così da evitare che qualcuno potesse trovarle.

Emma alzò le mani e le interpose tra sé stessa e Regina, come per proteggersi da un attacco che sarebbe arrivato da un momento all'altro. Ormai aveva capito che non era un buon segno quando Regina la chiamava per cognome. «Regina, non sapevo cosa fare in quel momento. Pensavo che rimandandolo ad Arendelle sarebbe stato al sicuro... e avrebbe potuto farsi aiutare a tirarci fuori da questo casino. Magari avrebbe potuto contattare Tremotino».

«E se non ci fosse mai arrivato, ad Arendelle?» gridò Regina, portandosi le mani sulla testa. «Se abbiamo sbagliato qualcosa con il portale, magari è finito... è finito...» Regina si interruppe, sentendo il respiro mancarle. Si mise a sedere, mentre Emma le si avvicinava preoccupata.

«Stai bene, Regina?» le domandò, posandole una mano sulla spalla. «Non devi agitarti così, sei...»

Emma si bloccò.

Silenzio.

Regina alzò lo sguardo e incrociò quello di Emma, capendo che lei sapeva già.

«Sono incinta» sussurrò Regina. «Sono incinta, Emma» ripeté, come se quelle parole fossero sempre state sospese tra di loro, ma nessuna delle due aveva avuto il coraggio di pronunciarle.

La bionda si mise a sedere accanto a lei e le prese le mani tra le sue.

«Tranquilla» la rassicurò. «Sistemeremo tutto. Come abbiamo sempre fatto».

A Regina sfuggì un sorriso.

«Sembri i tuoi genitori» scherzò. «Schifosamente ottimista».

Emma rise.

«A proposito dei miei genitori... devo andare da loro».

«Non sono sicura sia una buona idea» replicò Regina. «Non sappiamo ancora quali effetti potrebbe avere, mostrarci alle persone qui».

Sul viso di Emma si materializzò un sorrisetto colpevole. «Veramente...»

Regina si voltò. «Emma Swan! Non posso lasciarti da sola un attimo!»

Emma, ancora una volta, alzò le mani. «Ho letteralmente sbattuto contro Belle mentre venivo qui» e le spiegò della loro breve conversazione.

«Sei proprio sicura che non sapesse chi sei?»

Emma annuì. «Non ha saputo dirmi nemmeno da quanto tempo vive qui».

Regina si alzò e fece qualche passo avanti e indietro. «Bè, tutto questo può significare solo una cosa».

Emma non rispose, sapendo già a cosa Regina si riferisse.

La mora si voltò a guardarla. «E' stato lanciato un sortilegio, non c'è altra spiegazione. Se avessimo sbagliato qualcosa con il portale, saremo finiti nel futuro, ma si ricorderebbero di noi. Con il sortilegio che avevo lanciato io avevo portato via tutti i loro ricordi. Forse anche questo funziona così».

Emma si alzò, pensierosa. «Forse abbiamo bisogno di una conferma in più. Il mio veloce scontro con Belle mi sembra poco su cui basarsi».

«Forse hai ragione» disse Regina, poi si diresse verso un baule, aprendolo. «Devo controllare una cosa...» e si mise a frugarci dentro.

Emma la raggiunse, restando in piedi dietro di lei.

«Cosa cerchi?»

«Un libro. Sono sicura di averlo a casa, ma voglio controllare. Se la fortuna è dalla nostra parte...»

«Che libro è?» domandò Emma, curiosa.

«E' un libro che contiene informazioni sui viaggi spazio temporali, magari contiene anche qualche incantesimo che possiamo applicare... ma ovviamente qui non c'è...»

Regina chiuse il baule con un tonfo e si rialzò.

«Andiamo a prenderlo a casa tua, allora» suggerì Emma.

Regina subito si irrigidì. Non sapeva se dire ad Emma di aver visto Robin uscire dalla sua casa. Da quando l'aveva visto, sentiva un groppo allo stomaco, e si sentiva in colpa verso Emma, anche se non sapeva spiegarsi il motivo. Si chiese come Emma avrebbe reagito a sapere che Robin era in città. Si chiese se tenerglielo nascosto fosse una cosa giusta. Si chiese tante cose, ma non riuscì a darsi nessuna risposta.

«Dobbiamo fare il punto della situazione» Regina decise di cambiare argomento.

Emma annuì.

«Se è stato lanciato un sortilegio, dobbiamo capire come spezzarlo» proseguì Regina.

Emma annuì di nuovo. «Dobbiamo però prima capire se ci abbiamo visto giusto. Dobbiamo avere la prova che si tratta di un sortilegio. Ah, e c'è un'altra cosa. Il maggiolino e tutte le nostre cose sono rimaste a New York. Dobbiamo recuperarle».

«Hai ragione, ma abbiamo ancora un'altra priorità» rispose Regina. «Dobbiamo sapere se Henry sta bene».

Emma sentì il senso di colpa opprimerla. «Come possiamo fare? Come possiamo contattarlo?»

«C'è un solo modo» rispose Regina, in tono grave. «Dobbiamo seguirlo, ovunque sia andato».

Emma sgranò gli occhi. «Vuoi attraversare di nuovo il portale?»

Regina annuì, e vedendo l'espressione preoccupata di Emma si affrettò ad aggiungere: «Lo so, per la mia salute non va bene. Ma non posso fare niente se non ho la certezza che Henry sta bene. Devo saperlo, lo capisci?»

Emma abbassò lo sguardo. «Certo che lo capisco. E' nostro figlio».

Regina sospirò, guardandola. Colse una nota di colpevolezza nel tono con cui Emma aveva detto quell'ultima frase. Fece un passo verso di lei. Non era il tipo di persona che riusciva a lasciarsi andare a gesti d'affetto, ma quando Emma alzò i suoi occhi verdi colmi di lacrime su di lei, le prese timidamente la mano e la strinse nella sua.

«Ce la faremo, vedrai» le disse. E stavolta fu lei ad abbassare lo sguardo, imbarazzata per quel gesto che non era riuscita a trattenere.

Emma fece un debole sorriso. «Adesso chi è quella schifosamente ottimista?»

Regina non rispose. Sorrise insieme a lei, beandosi di quel lieve contatto che avevano ritrovato.

Poi Emma deglutì, ricacciando indietro le lacrime, e aggiunse: «Quindi prossima fermata, negozio di Gold?»

Regina, in tutta risposta, fece sparire entrambe nella solita nuvola di fumo viola.

 

**

 

Hans non si fece vedere per tutto il giorno. Henry ed Elsa erano preoccupati che ci fosse qualche problema con il libro, ma non riuscivano a non essere fiduciosi che l'uomo avrebbe trovato una soluzione per contattare Tremotino.

Fu soltanto all'ora di cena che Hans si presentò con il libro sotto braccio e un gran sorriso stampato in volto.

«Fatto!» esclamò, posando con un tonfo il libro sul tavolo.

Henry ed Elsa sussultarono.

«Mostraci tutto» lo esortò Elsa, e Hans aprì il libro davanti a loro.

«Come potete vedere, le ultime pagine del libro mostrano queste immagini di Emma, Regina ed Henry a Storybrooke. Essendo tornati nel mondo reale, il libro non ha registrato più niente, però ora che siamo ad Arendelle...» Hans girò una pagina. «Eccoti qua, Henry. Da solo, al Pozzo dei Desideri».

Henry non staccò gli occhi dal libro nemmeno per un secondo, non sbatteva neanche le palpebre.

«Quindi ho pensato di proseguire da qui» Hans girò di nuovo la pagina. Non c'erano più immagini, soltanto storie scritte a mano. «Tu ci hai raggiunto al castello, mentre Tremotino comparirà dal Pozzo dei Desideri non appena terminerò di scrivere questa pagina. E la terminerò soltanto quando noi saremo arrivati al Pozzo. Meglio farci trovare là quando il nostro ospite apparirà».

Elsa guardò Hans. «Qual era l'oggetto che poteva tornarti utile?»

Hans sorrise, estraendo dalla sua tracolla una penna e una boccetta d'inchiostro. «Inchiostro magico» e lo indicò «Usando questa penna e questo inchiostro insieme, tutto ciò che viene scritto diventerà reale».

«Che forza!» esclamò Henry, alzandosi dalla sedia. «Cosa aspettiamo allora? Andiamo subito al Pozzo!»

Hans chiuse il libro. «Io sono pronto a partire subito».

Elsa a sua volta si alzò. «Sono pronta anche io. Andiamo ad accogliere il nostro ospite».

 

**

 

Regina ed Emma ricomparirono direttamente dentro al negozio del signor Gold. Se c'era una cosa che avevano capito dalla loro prima visita, è che nessuno entrava nel negozio da diversi anni, e soprattutto nessuno ci viveva. Si ritrovarono infatti immerse nel buio più totale, e videro una grande spranga sulla porta che la teneva bloccata.

«Probabilmente Neal si aspettava che avremo fatto irruzione di nuovo» disse Emma, con una risata.

«Cosa che effettivamente è vera» aggiunse Regina. «Solo che i nostri metodi non sono così prevedibili».

Le due donne si avvicinarono all'armadio. Le ante erano socchiuse, così le aprirono.

«Qualcosa non va» borbottò Regina, infilando la testa dentro all'armadio.

«Che cosa?»

«Questo armadio dovrebbe funzionare da solo» spiegò la mora. «Non dovrebbe servire la nostra magia per attivarlo».

Emma ci pensò su, restando in silenzio.

Regina controllò accuratamente l'interno dell'armadio.

«Proviamo comunque ad attivarlo» propose Emma, incerta.

Regina annuì. Insieme tesero le mani verso l'armadio, facendo scaturire lampi di luce colorati, in attesa che qualcosa accadesse. Ma niente.

Emma non osò parlare, sentendosi ancora più in colpa di prima. Si chiese dove poteva essere finito Henry. Si chiese se stava bene. Si chiese che razza di madre era stata per averlo mandato alla sbaraglio in quel modo.

Regina sembrò captare i suoi pensieri, così cercò di darle una spiegazione. «L'unica cosa che mi viene in mente è che qualcuno sia passato di qui e abbia disattivato il portale».

Emma la guardò. «Qualcuno che usa la magia, quindi».

«Esatto» confermò Regina. «Quindi sappiamo una cosa importante, ora».

Emma sospirò. «Che chi ha lanciato questo presunto sortilegio, è ancora qui».

«E non vuole che torniamo indietro» aggiunse Regina. «Vuole averci qui».

«Ma perché?» domandò Emma. «Perché vuole tenerci relegate in questa Storybrooke del futuro?»

Regina non rispose. Si guardò intorno, come per cercare qualche oggetto che sarebbe potuto essergli utile. Vide la teca delle pozioni – ancora distrutta - vuota. Aprì qualche cassetto, frugando tra le pergamene e tra gli oggetti più disparati.

Poi sentirono dei rumori fuori dalla porta d'entrata. Sussultarono, lanciandosi un'occhiata preoccupata. Si guardarono per un lungo momento in cui seppero che entrambe stavano pensando la stessa cosa.

Poteva essere Neal. Oppure poteva essere la persona che aveva lanciato il sortilegio che andava a controllare.

Emma raggiunse Regina al bancone, e insieme vi si accovacciarono dietro, per nascondersi.

Altri rumori aldilà della porta, sommessi e pacati, quasi impercettibili. Una sagoma scura si stagliò, attraverso le luci dei lampioni. Restò davanti alla porta qualche secondo, per poi allontanarsi velocemente.

Regina ed Emma si guardarono, poi la bionda scattò in piedi.

«Emma, aspetta!»

Regina non fece in tempo a fermarla, che la donna aveva già raggiunto la porta. La spalancò usando la sua magia, facendo saltare le spranghe, e corse in strada. Regina, sbuffando, la raggiunse.

La trovò a pochi passi dal negozio che si guardava intorno, l'alba che pian piano nasceva intorno a loro.

«E' scomparsa nel nulla!» gridò. «Quella sagoma, quella persona che c'era fuori dalla porta è... sparita. Non è possibile!»

Regina le si parò davanti. «Emma, non dobbiamo fare cose affrettate, o rischiamo...»

La macchina dello Sceriffo sbucò dalla strada principale, con le sirene accese.

«Ecco, appunto!» esclamò Regina, prima di afferrare il polso di Emma e trascinarla di nuovo nella cripta.

Quando riapparirono, Emma ci mise qualche secondo a realizzare cosa aveva fatto Regina.

«Ma sei impazzita?» gridò. «Neal ci avrà sicuramente visto sparire!»

Regina alzò le spalle.

«Non è la prima volta».

Emma spalancò gli occhi. «Regina Mills» gridò. «Poi sarei io quella che non può stare un attimo da sola?»

Regina sbuffò, spazientita. «Ero venuta a cercarti alla stazione di polizia, e lui è arrivato proprio in quel momento! Cosa avrei dovuto fare? Mi dovevo fare arrestare o sparare?»

Emma non rispose, lanciando un'occhiata truce a Regina.

«E comunque, non ha importanza» proseguì la mora. «Perché molto probabilmente c'è proprio Neal dietro a tutto questo».

Emma rise. «Mio fratello? Un neonato che lancia un sortilegio?»

Regina restò in silenzio, rendendosi conto di avere esagerato. «Il fatto è che lui è l'unico con cui abbiamo interagito da quando siamo qui. E' l'unico che ci ha viste e ci sta addosso».

Emma dovette ammettere che Regina aveva ragione, ma nonostante questo continuava a credere che suo fratello fosse una vittima del sortilegio, come tutti gli altri, e non l'artefice.

«Non può essere lui» disse, decisa. «Piuttosto, visto che abbiamo fatto un buco nell'acqua con il portale, credo che dovremo concentrarci sulla prossima mossa».

«E sarebbe?»

«Dobbiamo capire se si tratta di un sortilegio oppure no».

«E come possiamo fare?» sbraitò Regina, nervosa.

«Sei tu l'esperta» disse Emma, poi guardando il viso contratto della donna, aggiunse: «Stai bene?»

Regina sbuffò. «Sì, è solo che non riesco... non riesco a ragionare a stomaco vuoto».

«Vado a prendere qualcosa da mangiare, se vuoi. Ho una certa fame anche io».

«E' meglio se vado io» disse Regina, alzandosi. «Mi muovo più velocemente, almeno non dovrò farmi tutta la strada a piedi».

Emma acconsentì. «Dovresti veramente insegnarmi a farlo, un giorno di questi. Potrebbe tornarmi utile».

Regina la ignorò. «Mettiti comoda, intanto. Visto che non possiamo lasciare Storybrooke, credo che questo sarà il nostro nascondiglio per i prossimi giorni».

Emma sospirò, muovendo qualche passo nella cripta. «Questo posto è inquietante, lo sai?»

«Dovrai abituartici» disse Regina, acida.

Emma alzò gli occhi al cielo. «Sei proprio intrattabile, quando sei affamata».

Regina rispose con una linguaccia, poi si soffermò a guardare Emma, squadrandola da capo a piedi.

Emma ricambiò l'occhiata, a disagio. «Cosa c'è?»

«Dove hai messo il giacchetto rosso?»

Emma si guardò addosso, come se non si ricordasse più com'era vestita. «L'ho dato a Henry» spiegò. «Pensavo che magari l'avrebbe potuto usare per ritrovarci. Con una pozione localizzante, o una di quelle diavolerie. Insomma, non sapevo...»

Emma non finì la frase, perché in fin dei conti non sapeva niente quando aveva preso quelle decisioni. Ma Regina parve capirla, e fu rincuorata nel sapere che Emma non aveva mandato Henry totalmente allo sbaraglio.

«Torno tra un attimo» disse Regina, scomparendo.

Emma fissò il punto in cui la donna era scomparsa per qualche secondo. Non le aveva neanche chiesto cosa voleva da mangiare. Ma non importava.

Sorrise. Perché Regina sapeva esattamente cosa voleva da mangiare, anche senza che lei glielo dicesse.

  
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