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Autore: Jade Tisdale    14/06/2015    4 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
“L'ultima opportunità”

 



Marron si passò una mano sulla fronte sudata: faceva troppo caldo per i suoi gusti.
Quel pomeriggio lei e Trunks avevano finito le scorte di acqua e il rubinetto era rotto -la bionda, comunque, dubitava sul fatto che fosse potabile. Il ragazzo era così andato a cercarne un po' in qualche isola nei dintorni, e la figlia di C18, per far passare il tempo, si era messa a curiosare tra le stanze della Kame House.
Nulla di quella casa le era familiare, nemmeno vedere delle fotografie fece riaffiorare in lei alcun ricordo.
Si sentiva sperduta in un luogo in cui, al contrario, da bambina conosceva bene.
Si diresse al primo piano dell'abitazione e varcò la soglia della prima stanza sulla destra. Era piccola: sulla sinistra, vicino alla finestra, vi era un letto singolo in perfetto ordine. Di fronte ad esso, vi era un mobile di legno antico: era pieno di polvere e di fenditure, ma nonostante ciò, era parecchio affascinante.
Marron ne fu subito attratta; avvicinò con calma la mano al pomello dell'armadio, stando all'erta. Si sentiva osservata, come se qualcuno stesse aspettando che compisse un passo falso per attaccarla.
Proprio mentre la bionda aveva poggiato i polpastrelli delle dita sulla maniglia, uno strano rumore attirò la sua attenzione. La ragazza trattenne il fiato per un paio di secondi, fino a quando qualcosa di morbido le accarezzò la caviglia destra.
Saya.
Marron dedicò uno sguardo dolce alla gatta che Trunks era riuscito a salvare: accarezzò con cautela il suo pelo morbido, e la piccola emise un miagolio acuto.
«Stai tranquilla» sussurrò, avvicinando il suo volto al muso della gatta, che si affrettò a lasciarle un tenero bacino sul naso. «Molto presto rivedremo Hanako. Te lo prometto.»
Saya si distese a terra, a pochi centimetri dalla terrestre, e prese ad osservarla mentre apriva l'anta dell'armadio. C'erano pochi vestiti di diverse misure: un abito elegante, una tuta, un pigiama, una t-shirt verde, un paio di jeans con qualche toppa mal cucita.
La ragazzina sussultò.
Un momento.
Riportò il suo sguardo sulla tuta arancione e la prese tra le proprie mani con cura: quella sì che le era famigliare.
Marron avvicinò il viso al completo, e con molta sorpresa, dopo aver inspirato, le sue narici furono invase da un profumo che lei conosceva bene.
Il profumo di suo padre.
Com'era possibile? D'altronde, quella tuta era lì da chissà quanti anni. Eppure, ogni vestito era impregnato da quell'odore dolciastro che la fece incantare.
«A Crilin piaceva sempre abbondare con il profumo.»
La bionda si voltò verso Trunks, in piedi vicino alla porta. I due si guardarono a lungo negli occhi, dopodiché, continuarono a curiosare tra i vari cassetti della stanza. Insieme.

 

 

Marron si rimirò un paio di volte nello specchio: quel giorno aveva deciso di abbandonare l'abituale tuta viola, sostituendola con il vecchio completo di Crilin. Le stava un po' corto, soprattutto nelle gambe, ma in quei giorni faceva molto caldo, e di conseguenza avere le caviglie scoperte non era un poi così grande dispiacere. Come di consueto prima di una battaglia, aveva raccolto i lunghi capelli biondi in un'alta coda di cavallo.
Trunks entrò nella vecchia stanza di Crilin proprio in quel momento, stringendo lo zaino con le sfere del drago in una mano, e un piccolo sacchettino di tela nell'altra.
«Cosa c'è lì dentro?» domandò la ragazza, indicando il piccolo contenitore.
Il sayan abbozzò un sorriso. «Si chiamano senzu. Sono dei fagioli magici che hanno delle capacità uniche: possono curare le più gravi delle ferite, e risanare completamente le forze. La mamma me ne ha parlato qualche anno fa, ma ha anche aggiunto che non li potevamo più utilizzare..»
«E perché? Questi fagioli prodigiosi ci avrebbero potuti aiutare in molte battaglie.»
«Dubito che tu ti ricordi di Balzàr. In effetti, anche io ho qualche memoria sfocata, ero molto piccolo quando è mancato. Era un maestro di arti marziali dalle fattezze di un gatto bianco e viveva nel suo santuario insieme a Jirobay. Quest'ultimo, dopo l'arrivo di Cell, si è trasferito alla Capsule Corporation -come gran parte degli altri guerrieri-, ma Balzàr ha preferito rimanere lassù. È stata una delle prime vittime di quel bastardo.» Il lilla abbassò un poco lo sguardo, ma si riprese subito. «Comunque, Balzàr coltivava i senzu nel suo santuario, ed era l'unico in grado di farlo.»
Il figlio di Vegeta mostrò il piccolo fagiolo all'amica: «Purtroppo ce n'è soltanto uno, perciò dobbiamo essere prudenti nell'usarlo.»
Marron annuì impercettibilmente, stringendo la cintura della tuta intorno alla sua vita. «Come lo hai trovato?»
Trunks abbozzò un sorriso malinconico: «È stato un caso. Questa notte faticavo ad addormentarmi, e così ho frugato un po' nella stanza di Muten per vedere se c'era qualcosa di utile per la battaglia. Era in fondo ad uno dei suoi cassetti.»
La bionda compì qualche passo incerto verso di lui: era nervosa per quello che sarebbe successo di lì a poco.
«Nascondiamo le sfere del drago e cerchiamo Cell» disse con voce tremante, dirigendosi verso il corridoio.
Il sayan la bloccò, poggiando la mano sopra alla sua spalla: «Andrà tutto bene. Nell'ultimo mese ci siamo allenati duramente. Possiamo farcela.»
La ragazza non rispose in alcun modo: il pensiero che avrebbero potuto utilizzare un solo senzu la fece rabbrividire. Uno dei due sarebbe potuto morire in battaglia, e Marron pregò con tutta sé stessa di essere lei l'anima da sacrificare.

 

***

 

Il piccolo Trunks si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Era stata una lunga notte, che il sayan aveva passato piangendo.
Suo padre era morto. E lui non sapeva cosa fare.
La sua mente era ricca di ricordi, tra cui i primi allenamenti che Vegeta gli aveva imposto, e le sue conseguenti litigate con Bulma. Si ricordò di quella volta che il Principe dei Sayan lo aveva abbracciato, e si ricordò di quel pomeriggio, quando Vegeta gli aveva assicurato che sarebbe tornato come vincitore.
 Ma non era tornato. E lui si sentiva terribilmente debole.
Si diresse con le gambe tremolanti fino alla sala da pranzo, dove trovò il Maestro Muten, intento a osservare i primi raggi di sole fuori dalla finestra.
Trunks tirò su col naso, attirando l'attenzione dell'anziano.
«Trunks, figliolo... che ci fai sveglio a quest'ora?»
«Non sono riuscito a dormire» ammise il piccolo, con la testa bassa.
Muten lo guardò compassionevolmente, immaginando quanto dolore potesse provare in quel momento.
«Mi dispiace per quello che è successo a tuo padre. Era uno dei migliori combattenti che io abbia mai conosciuto.»
Al sentir quelle parole, gli occhi del lilla si inumidirono nuovamente. Trattenne a stento un singhiozzo, ma non riuscì ed evitare di scoppiare a piangere: Muten gli fu subito accanto, scompigliandogli dolcemente i capelli, gesto che a Trunks ricordò suo padre, e che di conseguenza, riuscì a calmarlo.
«Mi spiace, non era mia intenzione farti piangere» sussurrò Muten, abbozzando un sorriso «ma forse è meglio così. È giusto che tu sfoghi la tua rabbia in qualche modo.»
Il piccolo sayan si asciugò nuovamente le guance, e a denti stretti mormorò: «Di certo piangere non è il modo migliore per sfogare la rabbia.»
L'anziano maestro mutò la sua espressione da comprensiva a rigida, come se avesse percepito chiaramente i pensieri di Trunks.
«Sei troppo piccolo per batterti con Cell. Non è ancora il momento.»
«Papà mi ha detto che il modo migliore per sfogare la rabbia è combattere.»
«Sarebbe un suicidio, lo sai questo, vero? Se Cell è riuscito a battere tuo padre, credi davvero che tu riuscirai a metterlo fuori gioco?»
Il lilla scosse la testa: «No. O almeno, non ora. Ma un giorno mi batterò contro di lui e lo sconfiggerò.»
Muten, di fronte alla determinazione del bambino, sorrise nuovamente, stringendo tra le mani il suo bastone. «Trunks, posso rivelarti un segreto?»
Il piccolo alzò lo sguardo, annuendo con lentezza.
«Vedi, alla Kame House ho lasciato un oggetto raro... un senzu, per la precisione. È un fagiolo miracoloso che può curare anche le più gravi delle ferite.»
«Ma allora... perché non lo hai portato qui? Avremmo potuto salvare papà!»
«Figliolo, purtroppo mi è rimasto
un solo senzu. Se io lo avessi portato qui, non credi che anche Marron avrebbe voluto salvare suo padre? E con quale criterio avrei scelto a chi darlo tra Crilin e Vegeta?»
Trunks sospirò impercettibilmente: «Hai ragione.»
Muten gli scompigliò nuovamente i capelli, ma questa volta più lentamente, quasi come se fosse una carezza. «Un giorno, probabilmente non molto lontano, tu e Gohan combatterete contro Cell nel tentativo di sconfiggerlo, ma è inevitabile che riportiate delle ferite gravi. Quel senzu salverà uno di voi, e quando il nemico sarà allo stremo delle forze, chi lo userà avrà molta più energia. Voi due siete la nostra unica salvezza.»
«Lo so, maestro. Ti prometto che ucciderò quel mostro con le mie stesse mani. Solo allora potrò dire di aver vendicato papà, Crilin, e tutti gli altri guerrieri. E mentre attendo quel giorno, mi allenerò duramente per diventare sempre più forte.»
Il sorriso sul volto dell'anziano si ampliò a dismisura: «Così mi piaci, figliolo!»

 

***

 

Al ricordo di quel giorno, Trunks non riuscì a nascondere un sorriso.
Tutte le persone che avevano fatto parte della sua vita, in un modo o nell'altro, lo avevano condotto fino a quel momento.
I guerrieri Z, che si erano sacrificati per il bene dell'umanità.
Muten, che lo aveva consolato nei momenti più tristi.
Crilin, che lo aveva sempre trattato come un figlio.
Gohan, che era stato il fratello maggiore che non aveva mai avuto.
Bulma, che nonostante tutte le perdite che aveva dovuto sopportare, se n'era andata col sorriso per la consapevolezza che i suoi figli erano salvi.
Vegeta, che nonostante la sua freddezza e acidità, era un uomo buono che amava la sua famiglia.
E Marron. La sua piccola, dolce Marron, che in quel momento stava volando pochi metri dietro di lui, tormentata dalla costante paura che qualcosa andasse storto.
Trunks avrebbe combattuto per loro. Avrebbe combattuto per vendicare le persone che amava, indipendentemente da come si sarebbero conclusi i fatti. E avrebbe protetto quell'ultima vita di cui ancora gli importava.

 

Cell osservò piacevolmente il giovane dai capelli lilla atterrare ad una decina di metri di fronte a lui.
«Sei venuto per morire, ragazzo?»
Trunks non rispose. Lasciò che fosse l'androide a proseguire.
«La tua fidanzatina l'hai lasciata a casa? O forse era talmente disperata da essersi suicidata?» Il mostro verde scoppiò in una sonora e sadica risata.
Il figlio di Bulma arricciò il naso. «Sono venuto qui perché noi due abbiamo un conto in sospeso.»
Cell cessò di ridere, ma il sorriso sghembo che lo caratterizzava non scomparve dal suo volto. «L'ultima volta non è andata tanto bene per te. Sicuro di volermi sfidare ancora?»
In tutta risposta, Trunks serrò i pugni e concentrò tutta l'energia attorno al suo corpo, trasformandosi in men che non si dica in Super Sayan. «Hai ucciso mio padre, mia madre e il mio migliore amico. Non te lo perdonerò mai!»
Un attimo dopo, una scia dorata scattò a tutta velocità in direzione di Cell.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà, ci sono ancora!
Diciamo che questo è un capitolo di passaggio, non ci sono notizie molto rilevanti; probabilmente l'unica eccezione è il fatto che Trunks abbia trovato il senzu (lo useranno o non lo useranno? Chi lo sa!).
Ormai la fine è vicina, e come ogni volta che qualcosa deve finire, la tristezza, al contrario, comincia a farsi sentire.

   
 
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