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Autore: want_to_fly    14/06/2015    1 recensioni
-“Dovremmo pensare a noi stessi invece di preoccuparci degli altri. Ma è anche vero che la vita è fatta di sbagli che la gente nota e non possiamo dire che non ce ne importa perché in fondo ci ferisce se qualcuno offende e giudica le nostre idee e i nostri pensieri.”- disse Lena con disinvoltura.
-“Non possiamo scegliere da dove venire, ma possiamo scegliere dove andare e cosa diventare, cercando di non badare a quello che dice la gente.”- le risponde, donandogli uno dei suoi sorrisi che sapeva piacessero alla ragazza davanti a se.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1

 

Pioggia. 
E’ questo che sentì Lena appena si svegliò. La pioggia che batteva sulla finestra della sua camera. A dire il vero, fu proprio la pioggia a svegliarla quella mattina. Amava la pioggia, amava stare alla finestra e vedere come le goccioline d’acqua si rincorrevano fra di loro una volta che si posavano sul vetro. Le piaceva, soprattutto perché era come se fosse uno sfogo liberatorio della natura, come se Dio le volesse dire che non sempre le giornate erano belle, e infatti piangeva, qualche volta. Le piaceva, la pioggia, perché era sincera e triste, ma allo stesso tempo bellissima. Diceva che era semplice, ma allo stesso tempo piena di dettagli, con le gocce che andavano da tutte le parti, e non in un unica direzione, ma era comunque perfetta.

Ai suoi occhi tutto era perfetto: riusciva a trovare la perfezione in tutti. Diceva che erano i difetti a rendere le persone ancora più perfette. 

Diceva, perché ormai non parlava più. O almeno, parlava solo se qualcuno le chiedeva qualcosa, per il resto niente. Non voleva parlare, credeva che quello che diceva fosse stupido e inutile.

Faceva invece parlare gli altri. Le piaceva sentire quello che la gente diceva, quello che pensava. Lei ascoltava, le piaceva ascoltare. Le piaceva sapere quello che la gente pensava: si faceva un’ idea di come fossero le persone, e ogni tanto immaginava le loro vite, quello che facevano quando erano sole, oppure quando erano in compagnia di altre persone.

Non parlava perché era inutile per lei, sapeva che nessuno l’avrebbe mai ascoltata. Per lei, le persone non ascoltano mai. Alle persone non interessa quello che gli altri hanno da dire: troppo occupati ad essere orgogliosi di quello che pensavano e dicevano loro stessi, pensava Lena.

Per lei erano tutti così, tutti come suo padre, che credeva che solo lui potesse dire cose intelligenti e interessanti e che, come tutti gli altri, non ascoltava mai nessuno.
Era stupido, pensava Lena, non ascoltare. Ascoltare voleva dire sapere, e non c’è cosa migliore del sapere. Sapere ti rende forte, potente e sicuro. 


Le piaceva sapere, conoscere e scoprire, tanto che questo la portava ad andare bene a scuola. Non che le piacesse, ma la sua curiosità la porta così a tanto da voler imparare, e per farlo doveva studiare.
La intrigava il fatto che dentro i suoi libri di scuola ci fosse scritto cose che lei non conosceva, ma che presto avrebbe imparato.

E anche quella mattina era costretta ad andare a scuola.

Era già in quarta superiore ed era passata ogni anno con voti eccellenti. Non che le importasse qualcosa, a lei importava soltanto sapere e conoscere. Lei quasi non studiava, leggeva e basta. Il resto lo lasciava fare alla sua memoria, che non la abbandonava mai.

Come ogni mattina si alzava presto, precisamente alle sei in punto. Si alzava presto perché non abitava tanto vicino a scuola, e per arrivarci doveva prendere due autobus, alle quali doveva scendere dopo tante fermate da dove era salita.

Ad essere sinceri, si alzava alle sei e un quarto, giusto per non arrivare in anticipo e per non aspettare fuori col caldo, col freddo o sola.

Sì, perché a lei nessuno faceva compagnia. Non per il fatto che fosse la ragazza bruttina e “sfigata” che nessuno ha il piacere di farle compagnia per non fare brutta figura con gli altri. Rimaneva da sola per il semplice motivo che lei era la ragazza indifferente, quella che nessuno nota. Era quella ragazza che nessuno diceva se era bruttina o carina. Quella che veniva notata per ultima, o che a volte, non veniva notata proprio. A volte, anche i suoi stessi compagni di classe se la scordavano: addirittura non la prendevano neanche in giro, e le poche volte che lo facevano lei faceva finta di niente, si girava e se ne andava.

In un certo senso, a lei andava bene così. Non le piaceva mettersi in mostra o far attirare attenzione. Lei era una ragazza tranquilla, che ogni giornata la trascorreva normale e monotona e non si aspettava di certo qualche sorpresa o cambiamento.

Viveva la sua vita in pace: nessuno che le parlava e lei che non parlava a nessuno.

 
   
 
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