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Autore: Little_Lotte    14/06/2015    10 recensioni
"Credevo che essere un Cavaliere di Athena fosse la cosa più complicata di questo mondo, ma mi sbagliavo: essere una persona normale, probabilmente lo è ancora di più."
[ In tempo di pace, anche i Cavalieri di Athena hanno tutto il diritto di vivere una "vita normale".
Fra amori incompresi, segreti e bugie,partenze improvvise e intramontabili amicizie, saranno in grado di vivere come semplici ragazzini? ]
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Casa'
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<< Aspetta... Come sarebbe a dire che non te lo ricordi? >>

Anja e Dimitri guardarono Hyoga con aria sinceramente confusa e perplessa, in attesa di una sua risposta; il ragazzo, tuttavia, sembrava tutt'altro che disposto ad accontentare le loro richieste, ben più stranito e spaventato dei suoi due salvatori.

<< M-mi dispiace, io... Io proprio non ci riesco. >> mormorò imbarazzato Hyoga, gli occhi rigonfi di lacrime e confusione << Sto cercando di mettere a fuoco i ricordi, ma non ce la faccio. Ho come un vuoto, nella mia testa c'è il buio totale. >>

Si sentiva completamente inerte e spaventato, come se la sua mente fosse sprofondata nel nulla, avvolta dall'oscurità; senza preoccuparsi di apparire troppo fragile ed impaurito di fronte a due perfetti sconosciuti – il quel momento, in fin dei conti, non vi erano orgoglio o amor proprio che tenessero – si voltò rapidamente in direzione di Anja e con voce ariosa e spaventata chiese: << Che cosa mi sta succedendo, Anja? >>

La donna lo fissò con timore, non sapendo bene in che modo dovesse rispondere a quelle parole; non voleva rischiare di spaventare ulteriormente il ragazzo, era già abbastanza stordito da quanto era successo e una frase sbagliata, in quel momento, avrebbe rischiato di compromettere totalmente la sua stabilità.

<< Tu... Non riesci proprio a ricordare niente? >> domandò gentilmente, accovacciandosi al suo fianco e carezzandogli il volto con fare materno e rassicurante.

Hyoga scosse il capo.

<< Niente. >> mormorò con voce e corpo tremanti << E' inutile, io... Io proprio non ci riesco! Non capisco che cosa stia succedendo, perché non riesco a ricordare? >>

Ania sospirò profondamente, con tristezza.

<< Temo proprio che il colpo alla testa ti abbia causato un'amnesia. >> disse << La botta deve essere stata così forte da farti perdere la memoria... Ne ho già sentite di storie simili in paese! Immagino che si tratti di questo e temo proprio di non poter fare molto al riguardo. >>

Gli occhi di Hyoga si riempirono copiosamente di lacrime.

<< E allora, che cosa posso fare adesso? >> gemette.

Anja tirò un ennesimo sospiro e per diversi secondi restò semplicemente in silenzio, fissando Hyoga con aria pensierosa e concentrata. Era molto difficile per lei – una madre – sopportare l'immagine di quel ragazzino solo e completamente sperduto, probabilmente senza una casa o qualcuno che si prendesse cura di lui, e al momento privo della possibilità di ricordare qualsiasi cosa che avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare se stesso.

Non poteva restare impotente di fronte a tanta paura, doveva assolutamente fare qualcosa.

<< Per adesso, rimarrai qui con noi. >> dichiarò fermamente << Al momento non puoi certo restare solo e immagino che tu non abbia nessuno a prendersi cura di te, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che tu ti trovassi da solo, di notte, durante una tempesta di neve. >>

Hyoga si morse il labbro inferiore e chinò lievemente il capo, con mestizia.

<< Io... Immagino sia così. >> rispose.

<< Dunque, da questo momento in poi, ci penseremo noi a prenderci cura di te. >> proseguì Anja, sorridendo e continuando ad accarezzargli gentilmente il viso << Non è vero Dimitri? >>

Il piccolo annuì con fermezza, sorridendo a sua volta.

<< Sì, assolutamente! >> trillò con entusiasmo << Sarà divertente, tu potrai essere il mio fratello maggiore! Non ne ho mai avuto uno. >>

Hyoga abbozzò un rapido sorrisetto divertito e venne subito imitato da Anja, che si alzò in piedi e si diresse velocemente in direzione di Dimitri, accovacciandosi alla sua altezza così da riuscire a guardarlo direttamente negli occhi.

<< Dimitri, ascoltami bene. >> disse lei << Come avrai capito, il nostro ospite non sta affatto bene e noi dobbiamo occuparci di lui ed aiutarlo a stare meglio. E' molto importante che tu comprenda, così da dare una mano alla mamma: sarà un periodo lungo e difficoltoso, ed io avrò un grande bisogno del tuo aiuto. Pensi di poterlo fare? >>

<< Puoi scommetterci, mammina! >> esclamò il piccolo, mettendosi sull'attenti come un soldatino << Mi comporterò benissimissimo, te lo prometto! >>

<< Oh, ma non è necessario. >> intervenne immediatamente Hyoga, alzandosi di scatto ed avvertendo, di, conseguenza, un leggero giramento di testa << Sul serio, non occorre che vi disturbiate così tanto per me! Avete già fatto tanto salvandomi la vita e... >>

<< E continueremo ad occuparci di te fino a quando non avrai recuperato la memoria. >> lo interruppe Anja, con voce ferma e decisa << Che senso avrebbe salvarti la vita e poi abbandonarti a te stesso? No, mio caro, non ho intenzione di lasciarti da solo e senza memoria, a vagare senza meta per i villaggi della Siberia. >>

<< Beh, ma io... >>

<< Nessun “ma” e nessun “però”, ho deciso che rimarrai con noi e non intendo accettare un “no” come risposta, mettitelo bene in testa. Siamo intesi, ragazzo? >>

Hyoga abbozzò un sorrisetto rassegnato e fece segno di sì con la testa, sospirando.

Sembrava davvero impossibile mettersi contro Anja e così, semplicemente, decise di accettare la sua proposta senza troppe reticenze.

<< Grazie mille, Anja. >> rispose con voce morbida << Io... Non credo che troverò mai il modo per ripagarvi degnamente per quanto state facendo. >>

<< Oh, non dirlo neanche per scherzo! >> rilanciò la donna << Fare del bene al prossimo mi rende felice, dunque considera il nostro debito già estinto. Adesso, credo che faresti meglio a mangiare qualcosa; hai dormito troppo a lungo e credo che il tuo stomaco debba essere riempito... Ho ragione? >>

Hyoga si portò una mano alla pancia e la sentì immediatamente brontolare, chiaramente in cerca di cibo.

Fece una smorfia.

<< In effetti... >> mormorò con voce fioca << … Avrei una certa fame. >>

Anja sorrise: << Già, lo immaginavo; non si può stare così tanto tempo senza mangiare, non fa bene all'organismo. Vado subito in cucina a prepararti qualcosa. Dimitri? >>

Il bambino scattò sull'attenti.

<< Dimitri, io vado a preparare un po' di zuppa per il nostro ospite: tu resta qui con lui e assicuranti che non si affatichi, d'accordo? >>

<< Sì, mammina. >>

<< Bravo il mio ometto. >>

Anja gli scompiglio affettuosamente i capelli e poi si diresse in cucina, lasciando il bambino da solo in compagnia di Hyoga. Il bambino si arrampicò sul letto e si accovaccio sul suo addome, ignorando completamente le raccomandazioni di sua madre.

<< Hey, Hey... Vacci piano, piccoletto! >>

<< Sai, sono proprio contento di averti qui! >> cinguettò allegramente Dimitri << Almeno adesso non mi sentirò più solo. >>

Hyoga lo guardò con aria leggermente malinconica.

<< Ti capita spesso di sentirti solo? >> chiese.

Dimitri scrollò le spalle.

<< Qualche volta. >> rispose << Quando mamma e papà lavorano troppo e non hanno tempo per me. Mi piacerebbe avere qualcuno con cui giocare, quando loro non ci sono. >>

Hyoga continuò a fissarlo con aria malinconica, non potendo fare a meno di provare una certa tenerezza nei confronti di quel povero bambino.

<< Mi dispiace. >> disse infine, con voce piatta.

Dimitri sorrise.

<< Ma non importa, perché adesso ci sei tu! >> rilanciò gioioso << Così ci faremo compagnia a vicenda e non saremo più soli... Giusto? >>

Hyoga lo guardò dolcemente e sorrise, rispondendo con altrettanto entusiasmo: << Massì, certamente! Sono sicuro che ci divertiremo insieme. >>

<< Sììì! >> squittì Dimitri << Oh... Però abbiamo un problema: come faccio a chiamarti, se non conosciamo il tuo nome? >>

Hyoga restò in silenzio per qualche secondo, in confusione.

Già, il suo nome.

Non aveva minimamente pensato a quanto potesse essere strano non avere la più pallida idea di quale fosse.

<< Beh, io... A dire il vero... >>

<< Non importa, troverò io il nome giusto per te. >> lo interruppe Dimitri, senza perdere il proprio entusiasmo << Dunque, vediamo un po'... >>

Il bambino si accovacciò sul materasso in una posa pensierosa, facendo ridacchiare Hyoga; poi, ad un tratto, esclamò con brio: << Hey, ho trovato! Ti chiamerò Vlad! >>

Hyoga lo fissò curiosamente: << Vlad? >>

<< Sì, Vlad. >> confermò il piccolo << Quando era piccola, la mia mamma aveva un cane che si chiamava così. Lei gli voleva molto bene. >>

Hyoga fece smorfia: << Mi stai paragonando ad un cane, per caso? >>

<< Che cosa pretendi, io sono solamente un bambino. >> si legittimò Dimitri << Non conosco molti nomi. >>

Hyoga alzò gli occhi al cielo e sospirò, non potendo comunque fare a meno di sorridere intenerito.

<< D'accordo, vada pure per Vlad. >> acconsentì << Tutto sommato, non mi dispiace come nome. >>

<< Sììì, evviva! >> esultò il bambino << Sono contento, secondo me ti sta davvero bene! Chissà, magari è davvero il tuo nome. >>

Hyoga sorrise di nuovo.

<< Chissà. >> rispose << Se non altro, siamo entrambi russi! Questo è già qualcosa. >>

<< Oh, vedrai che presto ricorderai tutto quanto... Ti aiuterà la mia mamma! >> rilanciò allegramente Dimitri << Sai, lei è molto brava a prendersi cura delle persone. >>

Hyoga ammiccò con dolcezza.

<< Ne sono sicuro. >> pronunciò con voce morbida << Ha proprio l'aria di essere una persona splendida. >>

Dimitri annuì: << Lo è davvero, è anche il mio papà lo è! Presto conoscerai anche lui e... >>

<< Dimitri? Tesoro, potresti venire qui in cucina a darmi una mano? >>

Il bimbo saltò giù dal letto.

<< Devo andare, mamma ha bisogno di me. >> fece lui, baldanzato << Ce la farai a stare senza di me? >>

Hyoga soffocò una risata, prima di commentare ironico: << Tenerò di sopravvivere. Su, adesso vai dalla mamma. >>

<< Vaaaa bene! A più tardi. >>

Hyoga osservò con aria divertita il piccolo Dimitri mentre saltellava fuori dalla stanza, canticchiando felicemente; poi, quando fu finalmente solo, si abbandonò ad un lungo sospiro profondo, sconsolato ed inevitabilmente malinconico.

<< Vlad. >> si disse a mezza voce, mentre fissava il soffitto << Chi sei veramente? Che cosa ti è successo prima di quell'incidente? >>

Chiuse gli occhi e sospirò nuovamente, rilassandosi del tutto. Al momento era troppo stanco per qualsiasi cosa, specialmente per pensare.

Sperava soltanto che, prima opoi, avrebbe davvero trovato il modo di dare risposta a tutte quelle domande.

*


<< Come sta? >>

Nel momento in cui Ikki si richiuse la porta della cucina alle spalle, otto paia di occhi vennero di colpo putati su di lui con fare inquisitorio. La Fenice sospirò profondamente, con fare sconsolato.

<< Non bene, direi. >> rispose << E' distrutto, non vuole parlare con nessuno e non credo che uscirà tanto presto dalla sua stanza. Non lo avevo mai visto così, è un'immagina che mi spezza il cuore. >>

Saori sospirò a sua volta, con mestizia.

<< Povero Shun, non deve essere semplice per lui. >> mormorò tristemente << Io stessa ho avvertito il Cosmo di Hyoga spegnersi tutto d'un colpo e se anche Shun ha percepito quelle stesse sensazioni, non stento a credere che si stia sentendo così a pezzi. >>

<< Beh, ma come è possibile tutto questo? >> domandò curiosamente Jabu << Come può Shun aver percepito il Cosmo del Cigno ad una tale distanza? Credevo che soltanto voi, Milady, ne aveste la facoltà. >>

Saorì tirò un secondo sospiro.

<< Lo credevo anch'io. >> rispose << Evidentemente il Cosmo di Andromeda è ben più potente di quanto pensassi. >>

<< Non si tratta solo di questo, Milady. >> intervenne Ikki << Shun non ha voluto parlare molto, ma mi ha spiegato che il suo Cosmo è più o meno collegato a quello di Hyoga: loro riescono a sentirsi, in qualche modo, persino a distanza di chilometri e chilometri. Non so bene come sia possibile, ma è così. >>

Gli altri cavalieri si guardarono in silenzio, annuendo con fare comprensivo.

<< Che cosa possiamo fare, adesso? >> domandò poi Seiya, con voce mesta << Insomma, siamo davvero certi che Hyoga sia.... >>

<< Il suo Cosmo è svanito, cavaliere, di più non posso dire. >> lo interruppe Saori, con voce tagliente << Credetemi, vorrei avere maggiori certezze e riuscire a trasmettervene a mia volta, ma non posso. Vi prego, non crediati che la scomparsa del Cigno non addolori anche me. >>

I ragazzi chinarono il capo e restarono in silenzio, come a voler onorare il compagno scomparso. Poi, ancora una volta, fu Seiya ad interrompere la quiete con le sue parole.

<< Saori, forse dovremmo annullare la festa e tutto il resto: la morte di Hyoga ha sconvolto tutti quanti e... >>

<< No, vi prego! Non cancellate la festa, ve ne scongiuro! >> Saori lo fissò con aria implorante, praticamente supplichevole << Per favore, cavalieri... Non privatemi di questa gioia. >>

Tutti i cavalieri la guardarono confusamente, con sguardo attonito.

<< Abbiamo trascorso momenti davvero tragici negli ultimi tempi... Troppi! >> proseguì la fanciulla << Non abbiamo avuto un solo istante di pace, né ci è stato mai concesso il lusso di vivere la nostra vita come se fossimo persone normali. Seiya voleva darci l'oppurtunità di farlo, per un po', e non ritengo giusto dovervi rinunciare proprio adesso... Non è ciò che il vostro compagno Hyoga vorrebbe. >>

Shiryu fece una smorfia.

<< A dire il vero, Hyoga neanche voleva partecipare alla festa. >> osservò << E poi, non credete che sarebbe molto più rispettoso onorare la sua dipartita con un periodo di lutto? >>

<< Onoreremo la sua scomparsa e lo celebreremo con tutti gli onori, ve lo prometto! >> insistette Saori, sempre più supplichevole << Ma vi prego, vi scongiuro: non lasciamo che il nostro destino ci privi ancora una volta della nostra vita da esseri umani. >>

I cavalieri ammutolirono per qualche istante, guardandosi tra di loro come in cerca di conferme fino a quando Seiya, ancora una volta, non prese per prima la parola.

<< Saori.... E' molto importante per te, non è vero? >> domandò.

Lei lo guardò con i suoi grandi occhi spalancati: << Molto più di quanto tu possa immaginare, cavaliere. >>

Dalla bocca di Seiya si levò un fioco sospiro e sulle sue labbra spuntò pian piano un sorriso.

<< Va bene, Saori... La festa si farà. >> disse << Solo... Beh, cerchiamo almeno di onorare al meglio la scomparsa di Hyoga: ignorarla non sarebbe giusto. >>

<< Credete che Shun sarà d'accordo? >> s'intromise a quel punto Nachi << Insomma, è da poco scomparso il suo migliore amico... Non credete che dovremmo tenere in considerazione anche il suo parere? >>

<< Se vuoi sapere come la penso io, Lupo, non credo che Shun abbia molta voglia di esprimersi al momento. >> rilanciò prontamente Ikki, in tono piatto << E onestamente, non credo neanche che sia il caso di forzarlo: conosco bene mio fratello, insistere non porterebbe ad altro che a farlo chiudere ulteriormente in sé stesso. >>

Shiryu si morse il labbro, annuendo in silenzio.

<< Sì, temo che Ikki abbia ragione. >> concordò, facendo spallucce << Per il momento è bene lasciarlo in pace, sarà lui a chiedere il nostro aiuto se e quando lo vorrà. >>

I cavalieri annuirono all'unisono, tutti concordi.

Poi, dopo l'ennesimo sospiro intriso di mestizia, Saori mormorò con voce fioca: << Beh, non credo che sia il caso di andare a dormire a stomaco vuoto. Vogliamo terminare la nostra cena, cavalieri? >>

I ragazzi assentirono e si accomodarono nuovamente al proprio posto, così da poter terminare il pasto; il resto della cena si svolse in silenzio e ognuno dei cavalieri trascorse tutto il tempo a pensare a Hyoga, ricordandolo in momenti diversi e significativi della loro amicizia, non potendo fare a meno di provare in quel momento un forte senso di dolore e sconsolatezza.

Tutti quanti, ad eccezione di Ikki, i cui pensieri erano indirizzati ad un luogo ben più vicino della desolata Siberia, ad appena pochi metri di distanza da lui: In quella stanza triste e buia, che Shun aveva così inevitabilmente scelto come suo sacro ed inviolabile rifugio.

*

In quello stesso momento, rinchiuso nella sua stanza, Shun era in preda ad un violento pianto di dolore.

Aveva cercato di trattenersi il più possibile, per impedire al Cosmo di Ikki di penetrare nei meandri più profondi di quello di Andromeda, ma dopo numerosi tentativi aveva semplicemente scelto di arrendersi alla sua pena e smetterla una buona volta di preoccuparsi di quel che suo fratello avrebbe pensato di lui.

Del resto, in quel momento, Ikki non aveva proprio niente a che spartire con la sua sofferenza: Nessuno dei cavalieri ne aveva, neppure la stessa dea Athena, per quanto ella più di chiunque altro fosse in grado di comprendere pienamente il vero stato d'animo di Shun.

Non vi era posto per nessun altro, fra le pareti di quel dolore.

<< Oh, Hyoga. >> gemette il cavaliere di Andromeda, raggomitolandosi il più possibile su stesso, quasi a voler sparire, inghiottito dalle sue stesse lacrime << Perché? Perché è dovuto accadere tutto questo? Perché? >>

A malapena riusciva a parlare, le lacrime e i singhiozzi erano talmente rapidi e violenti da bloccargli letteralmente il fiato in gola; si sentiva fiacco, debole, ed il petto gli faceva male, come se un enorme e pesantissimo macigno fosse stato adagiato proprio lì, sopra il suo cuore.

Sapeva che, da quel giorno in poi, avrebbe dovuto imparare a convivere con quel peso.

Si chiese se ne sarebbe mai stato capace e, soprattutto, se quella fastidiosa sensazione di vuoto lo avrebbe mai abbandonato: sarebbe stato in grado di sopportare quel tormento? Avrebbe imparato a vivere senza la costante e rassicurante presenza del Cosmo di Hyoga al suo fianco? Sarebbe mai riuscito ad abituarsi a quell'assenza?

O più semplicemente, avrebbe solo fatto finta di essere forte abbastanza da superare il dolore?

Domande, domande... Troppe maledettissime domande e neppure una risposta.

Era dunque così che si era sempre sentito Hyoga, dopo la morte di sua madre Natassia? Così che ancora continuava a sentirsi Ikki, nel ripensare alla dolorosa e prematura scomparsa della sua amata Esmeralda?

Oh, fratello mio.” pensò fra sé e sé, invocando silenziosamente il suo caro Ikki “E' dunque questo il fardello che rechi con te sin dai tempi della tua investitura a cavaliere? E' così grande il dolore che opprime il tuo petto, un dolore del quale non osi parlare? A malapena io riesco a respirare e tu sei stato in grado di sopravvivere per anni a questo tuo lutto, senza mai lasciarti abbattere o essere preda dello sconforto. Mi chiedo solamente se riuscirò mai a fare altrettanto.”

Con il poco fiato che ancora gli era rimasto in corpo, Shun emise un lieve sospiro strozzato, per poi accasciarsi nuovamente sul proprio materasso, il cuscino stretto stretto al proprio petto e le lacrime che copiose scivolavano lungo il suo pallido volto delicato.

Provò un ultimo, disperato tentativo, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla potenza del proprio Cosmo, alla ricerca di quello del Cigno: sapeva che si trattava di una vana speranza, ma non era ancora disposto ad arrendersi, ancora credeva con accesa fermezza che il Cosmo di Hyoga non si fosse davvero spento del tutto e che, se avesse provato a concentrarsi un po' di più, prima o poi sarebbe riuscito ad avvertire la sua chiara – seppur flebile – presenza.

Provò e riprovò, ma ogni suo tentativo si concludeva sempre con un'amara sconfitta.

Impossibile rintracciare il Cosmo del Cigno: dovunque egli si trovasse al momento, era ormai abbastanza chiaro che il suo cuore avesse definitivamente smesso di battere.

Il pianto di Shun si fece ancora più disperato, rumoroso, semplicemente impossibile da placare.

Sentiva di aver ormai perso ogni cosa: il suo migliore amico, il dolce e rassicurante conforto del suo Cosmo, il calore e la fiducia che quella presenza erano soliti infondere lui. Non avrebbe mai più rivisto il suo sorriso, né si sarebbe specchiato dentro ai suoi occhi azzurri o avrebbe potuto bearsi del suono cristallino della sua risata.

Non avrebbe mai avuto l'occasione di dirgli quanto lo amava e forse era proprio questo il dolore più grande, la triste consapevolezza di non poter mai rivelare a Hyoga la vera natura dei suoi sentimenti. Il suo grande amore sarebbe rimasto nascosto per sempre, sepolto in un abisso tetro e senza fine, lontano dalla luce e dal tenero calore delle stelle.

E a Shun non sarebbe rimasto nient'altro che il ricordo, e la vana ed effimera speranza di quel che sarebbe potuto essere.





N.d.A: Scusate il ritardo clamoroso nell'aggiornamento, purtroppo ieri sono stata fuori tutto il giorno e oggi ero abbastanza sfatta (le bellezze del teatro, assieme alle sue fatiche). In questo capitolo Hyoga inizia a rivedere un po' di luce, mentre Shun continua a brancolare del buio.
Secondo voi che cosa accadrà adesso? Io vi lascio ancora un po' con il dubbio, almeno fino a sabato prossimo. :)
Baci a tutti <3
  
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