`1.THE BEGINNING`

Mi chiamo Elena e la mia storia inizia da quando ho compiuto i quindici anni. Fino a quel momento mi sentivo ancora una bambina, incapace di rendermi conto di quello che accadeva intorno a me per il semplice fatto che vivevo sotto la "cupola di mamma e papà"; quando ho iniziato il liceo ho iniziato a vedere la cose in modo diverso. non ero più la bambina che si vestiva in tuta di Hello Kitty, ero nel mondo degli adolescenti, dove tutti criticano tutti. In quel periodo non ero una tipica ragazza liceale (e non lo sono tutt'ora), ero abbastanza sovrappeso, insicura di me e volevo somigliare il più possibile alle altre ragazze che per me erano "bellissime", ovviamente non sono lesbica. Comunque Hanno iniziato a piacermi molti ragazzi, ma a causa del mio aspetto e del mio carattere nessuno mi guardava, era come se fossi un fantasma in mezzo ad una folla, nessuno si accorgeva di me; gli occhi erano puntati sulle altre ragazze che erano uno schianto per l'età che avevano: si vantavano delle varie avventure che avevano avuto con vari ragazzi le sere in discoteca o di come si erano "sballate" a casa dei loro amici.. io non sapevo neanche cosa si provava ad abbracciare un ragazzo o solamente a stringergli la mano se non per cortesia appena conosciuto. Era come se quel mondo e quella vita non fossero con me; io volevo vivere tutte le esperienze dell'adolescenza, non volevo rinchiudermi dentro casa solamente per il mio aspetto, non volevo essere invisibile di fronte a tutti, volevo far vedere agli altri che esistevo. Avrei voluto urlare a squarcia gola "Heey! Io sono qui! Sono qui per conoscere nuove persone, per sentire cosa si prova a baciare un ragazzo, Voglio essere anch'io un'adolescente!" Come potete immaginare la mia adolescenza fu uno schifo a tutti gli effetti. Non uscivo mai, non perchè i miei non me lo impedissero, ma per il semplice fatto che mi sentivo ridicola con quel corpo, era come se occupassi il territorio di tutti. Poi quegli sguardi addosso appena indossavo un vestito, non li potevo sopportare, era come se fossi un mostro di fronte a loro, come se inquinassi la loro stessa aria. Dovevo fare qualcosa, dovevo provvedere a questo difetto o non ce l'averi fatta a raggiungere i diciotto anni.
Andare a scuola per me era diventato un incubo, ero sempre presa di mira, come se fossi la vittima del giorno, ma non volevo parlarne con nessuno, d'altronde non avevo amici e non mi fidavo neanche di me stessa, figuriamoci degli altri. Era come se vivessi in un mondo tutto mio, fatto di casa-scuola-casa, senza mai uscire se non per andare dai parenti. Non vedevo l'ora che arrivasse la sera per buttarmi sul letto e sfogare tutta la rabbia che provavo verso questo mondo e continuarmi a chiedere "Perchè a me? Cos'ho fatto di male per meritarmi tutto questo?" La cosa più brutta era vedere i ragazzi che mi piacevano fidanzarsi, ogni volta era una pugnalata sempre più forte, soprattutto per Giovanni, un mio amico. Ma vi racconterò di lui più avanti..