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Autore: cin75    15/06/2015    7 recensioni
Quando un dolore non si può affrontare nemmeno in due, forse è meglio lasciare che quel dolore trovi il suo giusto sfogo.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA CRISI
 
 
Passarono un paio di giorni da quel loro incontro.
Jensen sapeva che Jared era ancora in città. Alcuni suoi amici glielo avevano fatto presente, preoccupati e anche un po’ curiosi di quella presenza inaspettata.
In quei giorni che erano passati non aveva fatto altro che pensare e ripensare alle parole di Jared.
 
Non che anche il suo ritornare ad Austin avesse migliorato la situazione emotiva e psicologica di Jensen, di certo era più normale, regolare o meglio era più stile automa: lavoro, casa, respirare, casa, lavoro, respirare.
Almeno riusciva ad andare avanti giorno per giorno.
 
Ora, Jared, invece , era tornato. E sembrava stare bene.
E gli aveva parlato in quel modo.
E gli aveva detto che lo rivoleva con lui. Che rivoleva la loro vita insieme. Che voleva riprendere a vivere. Con lui.
Faceva male.
Soprattutto perché era esattamente quello che voleva lui , che aveva sempre voluto ed era il motivo per cui, paradossalmente, era andato via, lasciandolo ubriaco nel salotto di casa loro. Farlo ritornare a vivere.

Non sapeva che fare, che pensare, come reagire.

La sua mente aveva preso a formulare miriadi di possibilità. Come un uragano, tutte le emozioni che con fatica cercava di tenere riposte in un angolo remoto della sua mente, si stavano abbattendo su di lui, senza dargli tregua o scampo. Si sentiva schiacciato da sensazioni che a volte erano così opprimenti che si sentiva mancare il fiato.

Una sera, ancora in evidente agitazione, Jensen , se ne stava nel suo appartamento, quello che non aveva mai venduto e in cui aveva convissuto per qualche mese con Jared, prima di trasferirsi entrambi a Cleveland, quando sentì bussare.
Aveva trovato il coraggio di chiamare un suo caro amico, Misha, e con lui pensava di trovare almeno la possibilità di uno sfogo.
Ma quando andò ad aprire, fu ben altro il viso che si ritrovò davanti.
 
“Che ci fai qui?”
 
“Non riesci proprio a farmi una domanda diversa?” lo provocò gentilmente Jared, sorridendogli.
Jensen se ne rese conto, in effetti non aveva fatto che chiederglielo da quando lo aveva rivisto.
“Posso entrare?” fece il giovane.
Jensen tentennò. Guardò il giovane. Si guardò velocemente alle spalle, quasi volesse assicurarsi di essere in un posto in cui sarebbe stato al sicuro.
Al sicuro da che o da chi, poi?, si ritrovò a chiedersi.
“Ok!” acconsentì con un filo di voce.
 
Jared entrò e restò vicino alla porta che Jensen chiuse alle sue spalle. Vide il biondo allontanarsi da lui , ma lui non si mosse da dove era. Aveva chiesto di entrare, ma voleva che fosse Jensen a sentirsi pronto per riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato.
Jensen fissò il ragazzo. “Vieni, accomodati.” e Jared obbedì, felice.
Si tolse il giaccone e si andò a sedere sul divano che campeggiava al centro del piccolo soggiorno.
Tutto era esattamente come ricordava in quel appartamento, dove fecero l'amore per la prima volta, qualche settimana dopo che avevano scoperto di piacersi e poi di amarsi.
“Credo di doverti delle scuse!” fece poi. “Forse ti ho sconvolto con il mio modo di agire. E capirei se tu fossi arrabbiato con me. Mi presento qui, come se niente fosse. Dicendoti che sono stato in riabilitazione, che ora sto bene, che ti amo e che ti rivoglio con me.”  elencò in breve quello che era successo. “Jensen, il fatto è che io…”

“Sta’ zitto.” sembrò quasi ringhiare Jensen dall’angolo della stanza da cui lo guardava e lo ascoltava.

“Come?”
“Tu devi stare zitto!!” ribadì con più decisione che a Jared parve quasi rabbia.
“Jensen che..”
“Tu non hai idea di quello che provavo io quando ti vedevo ridotto come uno straccio inzuppato di alcool. Di quello che ho provato lasciandoti perchè Jim mi aveva detto, anzi quasi costretto a capire che era l’unico modo per salvarti. Tu…”
“Jim, cosa?...è stato Jim a dirti di..”
“Sì e vedendoti adesso, non lo ringrazierò mai abbastanza.” Esclamò con enfasi. “Ma questo non cambia il fatto del dolore e la sofferenza , anche fisica, che ho provato. Giorno dopo giorno. Tu stai bene?” domandò ironico. “Beh! buon per te!” sbottò lanciando le braccia all’aria. “Perché io, no!! Io continuo a vederti barcollare per la casa completamente sbronzo, continuo a sentirti mentre vomiti anche l’anima. Rivedo la tomba di Josh, mi rivedo da solo su quella tomba , sapendo che tu invece eri in qualche bar a scolarti l’impossibile.” Continuava ad inveire contro Jared che a quella reazione improvvisamente isterica si era alzato dal posto in cui era, perché voleva cercare di calmarlo dato che quasi ansimava tra un accusa e l’altra. Iniziava perfino a sudare per l’agitazione.
Ma non appena Jensen lo vide avvicinarsi, si allontanò.

Sentiva di stare come per esplodere. Sentiva di non riuscire più a trattenere la rabbia che da tempo covava dentro. Sentiva finalmente di dover tirare fuori tutto. Di dirlo ad alta voce. Di dirlo a Jared. Ma non aveva messo in conto il dolore che avrebbe provato nel farlo.
“Non provare…non provarci nemmeno ad avvicinarti a me, Jared. Per l’amore di Dio non pensarci nemmeno a..” lo avvertì furioso, mettendo più spazio tra loro. Spazio che Jared cercava di dimezzare dato che Jensen sembrava sempre più fuori di sé.

Jared lo vedeva ansimare, sudare più del dovuto. Lo vedeva agitarsi come non era abituato a fare. Come non aveva mai visto fargli.
“Ora, vieni qui e credi che dirmi “ti amo.. torniamo insieme..sto bene…” risolva come niente tutti questi mesi?!” gli domandò retorico. “Credi davvero che basti questo?..io sono stato da solo a combattere con i ricordi di Josh, da solo a pensare a quello che stavo passando…che stavi passando....per la miseria!!, a volte mi chiedevo addirittura se tu fossi vivo....io…ero …da solo a cercare di riattacare…ogni stramaledetto…..pezzo della mia …vita….” e più continuava e più sembrava annaspare in cerca di aria. “…io ..io…ho dovuto…”
“Jensen, ok!...ma  calmati adesso….ti stai agitando…” cercò di farlo calmare.
“Io…a malapena respiravo i primi…giorni che sono arrivato….ho pianto come un disperato ogni singola notte che Dio possa farmi ricordare …..da quando….da quando…da quan…” e poi qualcosa successe e Jared se ne allarmò.

Vide Jensen sbiancare. Non respirava più normalmente, ma inspirava soltanto, come se non riuscisse più a compiere il normale atto del respirare.
“Jensen…che hai?” chiese preoccupato avvicinandosi velocemente.
“Stai...stai..lontano….stai…lontano…da me!” cercava di allontanarsi, mentre si portava una mano sulla maglietta e si strattonava il girocollo come se quello gli impedisse di respirare.
“Jensen…tu non stai bene. Sei pallido,  respiri male…lascia….lascia che ti aiuti!” fece ancora, cercando ancora il modo per avvicinarsi.
“Nooooo!!!” e si spostò ancora ma non appena fu solo un paio di passi lontano da Jared, la stanza iniziò a girare.
La testa a rimbombare. Gli occhi gli si appannarono. Perfino la voce di Jared alle sue spalle che lo richiamava preoccupato parve ovattata, quasi irreale. “Io…io…” e poi gli si piegarono le  ginocchia e si ritrovò a terra.

“Jensen!!!” fu l’ultima cosa che sentì prima di non sentire più niente.
   
 
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