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Autore: Forbidden_Snowflake    15/06/2015    0 recensioni
“…E non riesco a respirare ogni volta che te ne vai, non doveva durare per sempre questa pioggia estiva?”
Dopo tanti anni ancora non ho dimenticato le sue parole e non posso fare a meno di pensare che quella canzone l’abbia scritta per me.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nothing ever ever goes my way.
 
Quando rientrai i miei amici avevano già finito di cenare.
“Allora, com’è andata?”
“Bene, credo che la rivedrò ancora una volta prima di tornare a Teignmouth”
“Vogliamo i dettagli!” gridò Chris dal bagno.
“Beh siamo usciti, le ho detto che non sono di qui ma vuole che ci salutiamo prima che me ne vada e niente, volevo solo divertirmi un po’ con una bella londinese, lo fareste anche voi”
 “Non sono dettagli questi!”
Non volevo continuare questa conversazione, mi sentivo in colpa per aver mentito senza motivo ai miei amici ma tra un paio di giorni sarei tornato a casa e si sarebbero dimenticati di tutto, ormai era più comodo così.
“Cosa facciamo stasera?”
“Matt vuole cambiare discorso, cosa possiamo fare stasera?”
“Non siete nemmeno maggiorenni dove pensate di andare? Non preoccupatevi, mi ha chiamato Jake, andiamo da lui stasera, dato che domani partite non ci saranno altre occasioni per stare tutti insieme”
 
Saranno state le tre quando mi svegliai di soprassalto. La camera era stata illuminata a giorno  e un fragoroso tuono aveva interrotto il mio sonno.
Stavo sognando, ed era così bello.
Le sue dita, intrecciate alle mie, il rumore del suo respiro, la sua voce, non rimase più niente.
Non riuscivo a continuare a dormire, il mio battito era ancora accelerato per lo spavento, così mi alzai e iniziai a scrivere.
C’erano sempre troppi pensieri nella mia mente, vorticavano e si scontravano, mi chiedevano di uscire.
Avevo bisogno di tenerli a bada, a volte avrei voluto distruggerli tutti, ma questa volta mi servivano.
Cercai di ordinarli e di dargli un senso, scrivevo e cancellavo, gettavo via fogli e me ne pentivo, non era mai abbastanza bello quello che ne usciva.
Non ero mai abbastanza, non sapevo nemmeno cosa, non capivo più niente della mia vita.
Ero solo, volevo dormire e non ci riuscivo, volevo diventare qualcuno che non sarei mai stato, volevo qualcuno che non avrei mai avuto.
Mi trovavo nel bel mezzo di una città abitata da milioni di persone, ma nessuna era accanto a me, dovevo continuare quel sogno, lì era diverso.
Non potevo permettermi di perderlo per sempre, così lo continuai su un foglio.
Sorprendentemente quello che scrissi mi piaceva ed era perfetto per la musica che avevamo scritto insieme, non vedevo l’ora di farlo sentire a Matt.
Non vedevo l’ora di vedere Matt, mi divertiva molto quel ragazzino, ero stato così bene con lui. Lui era venuto a trovarmi quando non sarebbe stato ragionevole farlo.
Speravo con tutto il cuore che sarebbe tornato, non poteva rimanere incompiuta quella canzone, non doveva succedere.
 
Quando mi risvegliai ero dolorante, dormire su un tappeto non era stata una grande idea ma non potevamo fare altrimenti e la sera prima eravamo tutti troppo stanchi e ubriachi per poter pensare ad un’alternativa.
Eravamo rimasti a dormire da Jake e Harry e prima di tornare avevamo deciso di rimanere qualche ora in centro, era l’ultimo giorno che avremmo trascorso insieme e Dan voleva mostrarci i suoi posti preferiti.
Pranzammo in un locale carino, sulle rive del Tamigi, poi Dan ci accompagnò in un negozio di dischi molto fornito dove finii i pochi soldi che mi erano rimasti, infine ci fermammo al parco a goderci il sole che era finalmente tornato.
Faceva particolarmente caldo per essere un pomeriggio di novembre ma l’erba era ancora umida. Il parco era quasi deserto e ne approfittammo per renderci il più ridicoli possibili. Mi sentivo così stupido e così felice e le ore sembrarono minuti.
“Tra un’ora abbiamo il treno, ci conviene tornare da te a prendere le nostre cose, Dan. Ma aspetta, Matt non dovevi salutare la tipa?”
Me ne ero completamente dimenticato.
Avevo anche pensato a come finire la canzone, sarebbe potuta diventare la più bella che avessi mai scritto.
Dovevo almeno chiamarlo per salutarlo, mi dispiaceva così tanto di non aver mantenuto la promessa.
“Cazzo”
“Matt, non posso crederci!”
“Me ne sono dimenticato, sono un idiota!”
“Mi sa che la prossima volta che tornerai a trovarmi dovrai cercare un’altra –bella ragazza londinese con cui divertirti-“
“Almeno chiamala …”
“Ok, aspettatemi un attimo, nessuno può prestarmi i soldi per la chiamata?”
“Tieni, potevi evitare di spendere proprio tutto”
Corsi alla prima cabina telefonica che trovai e composi il suo numero, che fortunatamente tenevo in tasca.
 
Ormai era sera.
Non ero mai uscito dalla mattina e non mi ero mai allontanato dal telefono per paura di perdere la sua chiamata. Per niente.
Volevo prendere quello stupido foglio e gettarlo via, insieme a tutte le ore che avevo sprecato per l’ennesimo stronzo che entrava nella mia vita e fuggiva, dovevo spaventare molto le persone.
Presi quell’inutile pezzo di carta e lo strinsi tra le mani.
Cosa avevo fatto questa volta?
Ero stato gentile con lui.
Strinsi più forte le dita, finché non sentii le unghie imprimersi sul palmo.
Mi stavo facendo del male da solo, sembrava essere il mio passatempo preferito. Più gli altri mi ferivano, più io mi ferivo.
In quel momento squillò il telefono.
“Pronto?”
“Ciao Brian, sono Matt”
Aprii il pugno e lasciai cadere il foglio sul comodino.
“Matt”
“Volevo chiederti scusa, non sono proprio riuscito a passare oggi, mi dispiace tanto”
Non sarebbe più venuto.
“Non, non ti preoccupare, tranquillo”
“Sapevo anche come finirla quella canzone, ci tenevo davvero”
Stava riuscendo a convincermi.
 “Scusami, Brian, scusami”
“Tornerai mai a Londra?”
“Certo, verrò sicuramente a trovare Dan e Jake qualche altra volta”
“Se vuoi passare da me, non farti problemi,  ti aspetto.”
“Te lo prometto, questa volta davvero, non perdere quello che abbiamo scritto!”
“Non lo farò, Matt. È stato un piacere conoscerti, buon viaggio”
“Lo è stato anche per me, grazie Brian”
Riaprii il foglio e lo fissai al muro della mia camera, non volevo dimenticarmene.
Avevo deciso di fidarmi di lui, mi era sembrato sincero. Un giorno sarebbe tornato e avremmo suonato ancora insieme, poi avremmo scritto un’altra canzone e non l’avremmo finita così da avere sempre qualcosa in sospeso, una ragione per ritrovarci.
A volte succede, ma è molto raro, che si incontrino persone che si inseriscono perfettamente nel nostro puzzle, come le sue parole si inserivano perfettamente tra le mie in quella canzone.
Era solo un piccolo pezzo della mia vita, un amico di poche ore, ma sentivo che mi mancava qualcosa ora.
Mi aveva ricordato che avevo bisogno delle persone, che a volte sono la cosa migliore che possa capitarci; quel giorno l’avrei passato a farmi del male se non mi avesse fermato lui.
Presi la bustina che avevo in tasca e la gettai tra i rifiuti.
   
 
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