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Autore: Noemi_Tomarchio    15/06/2015    0 recensioni
"Perché lo fai" mi chiese prendendomi il polso. Mi sedetti sul mio letto e lui mi imitò.
"Mi fa sentire bene.Mi libera da tutto il male che mi circonda"risposi per poi asciugare una lacrima che scese sul mio viso.
***
Diana,
Let me be the one to light a fire inside those eyes,
You've been lonely, you don't even know me,
But I can feel you crying,
Diana,
Let me be the one to lift your heart up and save your life,
I don’t think you even realize baby you’d be saving mine.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Questa è l’ultima volta che lo faccio

Ormai ripetevo questa frase ogni giorno,però non la mettevo mai in pratica.

Presi una lametta e la poggiai sul mio braccio.La sfregai sulla pelle.Un taglio.Per oggi poteva bastare.

Afferrai una felpa dal mio armadio e uscii di casa.

Arrivata a scuola  sentivo gli occhi di tutti puntati su di me.Non era una bella sensazione e a me dava fastidio.Molto fastidio.

Entrai nella classe di storia e per mia “fortuna” i ragazzi più popolari,e aggiungo i più antipatici,erano già lì.

“Hey gioia tutta sola?”,disse la regina delle troie Emily

“Non scassare la minchia troia”,risposi alzando la voce.

Emily stava per ribattere ma un’altra voce la fermò.

“Lasciala stare…ha il ciclo non è in vena”.

Zayn.Zayn Malik.

Il ragazzo più temuto ma a sua volta il più bello della London High school.

Per me era un povero ragazzo,che non avendo niente da fare mi rompeva le ovaie dalla mattina alla sera.

“Hai ragione Malik.Se non hai voglia che un pungo rovini il tuo bel faccino è meglio che stai zitto”,tuonai.

Odiava essere chiamato per cognome.

Una serie di commenti,su quello che era appena avvenuto,si sparsero in giro per la classe.

Zayn era nero di rabbia.

“Zitta obesa”,rispose per poi sedersi tre banchi davanti a me.

OBESA.OBESA.OBESA.

Ecco cosa ero:OBESA.

La mia autostima scendeva sempre di più.

Mi rintanai nella mia felpa.

Non seguii molto le lezioni.

Avevo paura.Paura di quello che mi sarebbe accaduto quando sarei tornata a casa.

La campanella mi fece ritornare sul pianeta terra.

Uscii dalla scuola e infilai gli auricolare nelle orecchie.

Partì la mia canzone preferita “Born to die” di Lana Del Rey.

Io sono nata per morire.

Una morte lenta è dolorosa.La più brutta.

 

Mi buttai sopra il letto.

Stanca e amareggiata iniziai a studiare.

La voglia era pari a zero.

Ma lo dovevo fare per forza perché era un mio diritto.

La frase che ripeteva sempre mia madre.

Lei era una grande donna.

Bella,alta,bionda e sicura di sè.

In poche parole il mio contrario.

Da quando mio padre non c’è,lei ha portato a casa un altro uomo.

Un uomo senza cuore.

Nei suoi confronti provo odio.

Ma allo stesso tempo paura.

“Bambolina sei pronta”disse una voce che mi fece sussultare

Eccolo lì.

Si vedeva che si era ubriacato.

Gli occhi li aveva rosso fuoco.

Si avvicinò a me pericolosamente e mi buttò nel letto.

Mi slaccio i pantaloni e mi tolse la maglietta.

La stessa cosa la fece con i suoi indumenti.

Eravamo in intimo.

Prese un preservativo e se lo mise.

Tolse anche quel,misero,tessuto che ci separava e penetro con spinte forti.

Nel frattempo mi ripeteva che ero soltanto un errore.

Le lacrime si impossessarono del mio viso.

Ormai lo faceva ogni giorno.

Mi aveva tolto la verginità in questo modo brusco.

Non mi ribellavo perché se no conoscevo le conseguenze.

Dopo un’ora uscì da me,si rivestì e se ne andò.

Lasciandomi lì.

Sola.

Ma infondo io lo ero.

Non avevo amici.

Mia madre era sempre al lavoro.

Mio padre non c’era più.

Presi la lametta e iniziai a tagliare e ripetermi quella dannata frase che odiavo tanto.

Quella frase che era la pura verità.

Ero un errore.

E si sa che gli errori vanno cancellati con un segno rosso.

Un segno profondo.

Mi bendai le ferite e tornai a studiare.

 

 

Le spinte erano sempre più violente e io ero stanca.

Più mi lamentavo e dicevo di smettere più aumentava la velocità.

Avevo raggiunto il culmine.

Gli morsi il labbro e lui si incazzò.

Prese la cintura e iniziò a frustare.

“Nooo”urlai.

Meno male che era un incubo,che però era realtà.

Mi aveva frustata.

Io ero stanca di patire tutto questo dolore.

Però nessuno mi avrebbe creduto.

Perché tutti credevano che Luigi,l’uomo che tanto temo,fosse gentile ed educato.

Mi toccava sopportare in silenzio.

Senza lamentarmi.

Come avevo fatto finora.

  

   
 
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