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Autore: Giuls_breath    15/06/2015    2 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione
 
Secondo Capitolo


Damon rimase profondamente scosso alla vista di Kai.
Era scappato via dopo le accuse da parte delle ragazze, dopo la comparsa di quel mostro psicopatico, non riusciva a capire come fosse possibile che lui fosse ancora lì.
Lo aveva ucciso, aveva osservato l’espressione dipinta sul suo volto, il corpo mozzato grondante sangue… era sicuro che fosse morto. L’Altro Lato era stato distrutto… e allora come era possibile che fosse tornato?
Damon, da quando Elena era ridotta in quella sorta di coma, non aveva più visto Bonnie, né lei lo aveva cercato. Entrambi, credeva, facevano finta che niente fosse successo, ognuno voleva far finta di condurre una vita normale, facevano finta di non soffrire, di non aver vissuto esperienze terribili.
Damon si chiedeva, inoltre, se Kai si fosse messo in contatto solo con lui o anche con Bonnie, se così fosse stato perché Bonnie non lo aveva ancora chiamato? Doveva farlo lui? O non doveva dire niente e proteggere l’amica?
Ci pensò un po’ su e decise di non dire niente.
“Damon, lo sai, che ti è venuta una ruga proprio qui?” Kai era seduto accanto al posto di guida.
Damon alzò gli occhi al cielo e rispose: “Sta’ zitto!”
“Mh, ne ho sentita una troppo carina questa estate, sai qual è il colmo per un giardiniere?”
“Kai io ti ammazzo!” disse digrignando i denti.
“Non lo sai, scordarsi di innaffiare i nontiscordardime.”
“Sta’ zitto, maledetto!”
“Come sta Bonnie?” chiese fissandolo.
“Lascia stare Bonnie! Hai fatto già abbastanza danni.”
Kai guardò il sedile del passeggero e chiese “Ma non c’era una levetta per abbassare il sedile!”
Damon non ce la fece più e diede un pugno dritto verso di lui, ma colpì il vetro rompendolo.
Kai era sparito.
Non ci poteva credere….
“Ahi, ahi.” era fuori dalla vettura proprio accanto al vampiro “Che guaio! Certo che l’hai combinata grossa!” fece una pausa di qualche secondo “E’ un danno costoso?”
“Cosa vuoi Kai? Perché sei qui? Come fai ad essere ancora qui?”
“Ci sono.” rispose evasivo “Allora? Come sta Bonnie?”
Damon capì che era inutile cercare di ragionare con quel piccolo bastardo, così scese trovandosi faccia a faccia e rispose: “Non lo so. Non la vedo più da… da mesi ormai.”
Un’espressione stupita gli attraversò il volto, si morse appena il labbra come se stesse pensando a qualcosa e quando Kai non parlava e assumeva quell’espressione pensierosa, Damon aveva paura.
“Dov’è?”
“Chi?” chiese Damon ,anche se conosceva già la risposta.
“Mia sorella… ah no, mia sorella è morta. Che testa!” disse con macabra ironia.
“Dovrai uccidermi Kai…” Damon ritornò in macchina, mise in moto e si allontanò sgommando, guardò nello specchietto retrovisore, Kai si allontanava sempre di più, tirò un sospiro di sollievo finalmente….
“Ti ho già detto che ho intenzione di tormentarti?”
OH NO!
“Non riuscirai più a distinguere la realtà dalla fantasia. Dopo mi dirai dov’è Bonnie, sempre che tu non ti uccida. Oh, giusto tu non puoi morire!” sorrise “Però puoi impazzire e vedrai che ci riuscirò.”
In realtà Kai sapeva dov’era Bonnie, ma voleva divertirsi un po’ con Damon.
“Oh no!”
Dal momento in cui erano tornati a casa, Kai non aveva smesso di parlare un istante “Dunque, so che ti piacciono gli animali, comincerò a parlarti del primo animale che ho avuto. Si chiamava Hernie, era una tartaruga. Poi abbiamo avuto dei gatti, i quali hanno avuto dei figli, uno dei quali lo abbiamo chiamato Stivale perché aveva le zampettino bianche e sembrava portasse proprio delle scarpe.”
“Ah sì?” rispose distrattamente il vampiro che si sforzava di preparare da mangiare.
“Poi c’era un gatto che noi pensavamo essere gatto finché lui non ha avuto dei gattini così lo abbiamo chiamato Madame Winkley. Ha avuto sei gattini, ma come si chiamavano?”
Ad un certo punto qualcuno bussò il campanello.
Damon vide quasi un barlume di luce, la fine di quel fluire di informazioni sugli animali del pazzo, forse era Stefan, qualcuno bussò alla porta. Due volte.
Damon corse, aprì la porta e si ritrovò Kai davanti “Mi sono ricordato il nome dei gatti! Erano Willie, Beth, Wiskey, Pedro, Teddie e Nero.”
Le chiacchiere continuarono fino all’alba “..e poi c’è stato Pop che è stato il mio ultimo cane. Penso di aver finito. Dovresti dormire un po’.”
“Grazie.” Damon chiuse gli occhi e in quel momento suonò la sveglia.
“Buongioooornoooo!!” lo salutò Kai allegro.
Preparare la colazione fu terribile, Damon ci provava, ma non ci riuscì, finì col tagliarsi.
“Ahi! C’è un calo dell’attenzione. E’ un dato preoccupante, potrebbe essere un sintomo di stanchezza e/o stress.”
“Grazie mille PsycoDoc!”
“Dunque, avrai una giornata impegnativa perciò ti elenco i miei numeri e colori preferiti, blu, nero, sette, tredici, diciassette, verde acido, verde bosco, giallo, uno, blu… l’ho già detto blu? Ricominciamo da capo, blu..”
“Va bene, okay! BASTA! SMETTILA DI PARLARE, HAI VINTO! Ti dirò dov’è Bonnie!”
Kai sorrise incrociando le gambe sul divano in pelle di casa Salvatore.
“Sono tutto orecchi.” lo incitò Kai.
“E’ al Whitmore.”
Kai fece un lungo sospiro di sollievo e poi si stese, Damon rimase stupito di questo atteggiamento “Scusa, ti ho appena dato l’informazione che volevi e tu che fai? Ti stendi?”
“Sì, ho bisogno di fare un sonnellino, sai non ho dormito molto questa notte.” rispose sorridente.
“Oh no.” ora cominciava a capire “Tu lo sapevi già, non è vero?”
“Certo che sì. Sono o non sono uno stregone? Ah e per la cronaca, se mentre dormo cercherai di uccidermi, sappi che ci saranno conseguenze peggiori di un inferno in cui sei condannato a rivivere in eterno lo stesso giorno!”


    
                                              

Bonnie si era addormentata, la testa abbandonata sui libri, la bocca semiaperta e le mani distese sulle pagine piene di nozioni di storia medioevale. Ebbe la strana sensazione di svegliarsi, di vedersi dormire e di allontanarsi dal suo corpo, cominciò ad allontanarsi dalla stanza, percorse i lunghissimi corridoi vuoti del Whitmore College, il pavimento ligneo non scricchiolava al suo passaggio e la cosa non le dispiaceva affatto: infatti da quella mattina non faceva che darle fastidio quel rumore.
La porta principale del Whitmore si aprì e Bonnie vide il cielo stellato dinanzi a sé, era una notte serena come poche. Si sentiva bene, benissimo anzi, dopo tanto, tanto tempo di inquietudine e di sofferenza psicologica.
La ragazza posò la mano sul petto, lo sentì battere normalmente, era una piacevole sensazione.
Ultimamente il cuore le batteva sempre forte, qualcosa la opprimeva, era un peso che la schiacciava, ma non sapeva quale peso potesse portare con sé….
“E’ una splendida serata, non trovi?”
Sobbalzò, pensava di essere sola. Quando guardò meglio verso il giovane che aveva parlato, si rese conto che non aveva nessun motivo per stare tranquilla, Kai era lì vicino a lei, seduto su uno dei gradini dinanzi a lei.
“Questo è un incubo.”
Kai voltò la testa versa di lei, un’espressione diversa, stranamente normale dipinta sul volto.
“Mi fa piacere che tu stia bene.”
“Com’è possibile?”
Kai non rispose, guardò le stelle.
“Stai studiando geografia astronomica?”
“No.” rispose semplicemente.
“Peccato, avrei potuto far ampliare il tuo sapere in materia! Sai, nel 1994 ho avuto modo di approfondire il mio sapere, sai sono diventato più intelligente, colto e tra i tanti saperi, ho avuto modo di conoscere anche svariati modi di uccidere e torturare… ma non è questo quello di cui voglio parlarti. Siediti.” disse indicando il gradino su cui era seduto.
“Non mi siederò mai accanto a te!” disse netta la ragazza.
Il volto del ragazzo si scurì “Sei diversa Bonnie.”
L’espressione della ragazza divenne dura e il volto si irrigidì “No, sono me stessa.”
Kai la guardò, era come se la stesse studiando, Bonnie odiava essere fissata, così guardò altrove.
Per un minuto riuscì quasi a ignorare la presenza dello psicopatico accanto a lei.
“Bonnie, sono qui perché devo parlarti.”
“Non voglio ascoltarti né parlarti!”
Bonnie scese i gradini e si allontanò, Kai non demorse e le corse dietro “Non puoi allontanarti troppo dal tuo corpo!”
Si fermò di colpo e lo guardò “Di che stai parlando? Ti avverto, se è un trucco per parlarmi ti cavo gli occhi!”
Kai assunse un’espressione disgustata “Questo dovrei dirlo io! E comunque è una cosa schifosa, quindi la eviterei… ad ogni modo, tu non sei sveglia! Stai sognando, ma non in modo normale… stai ferma.” le si avvicinò e posò le mani sulle tempie della ragazza, la quale provò a divincolarsi, non voleva che quel mostro la toccasse ancora “BONNIE, STA’ FERMA!” urlò Kai stringendo la presa.
“Kai, lasciami.” lo implorò.
Il giovane aveva gli occhi chiusi e stava blaterando delle formule che perfino a Bonnie sfuggivano, questa posò le mani su quelle di Kai nel tentativo di far allentare la presa, sentiva la testa in fiamme, sembrava sul punto di esplodere “KAI, LASCIAMI!” urlò forte infine prima di trovarsi stesa per terra.
Per qualche istante non sentì più nulla, era morta?
Kai l’aveva uccisa?
Poi riuscì a riaprire gli occhi e sentì battere il suo cuore, era viva.
Kai era su di lei.
“Stai tranquilla, è finito.” Bonnie cercò di mettersi a sedere e di allontanarsi dal mostro che la guardava, non la attaccava stranamente, quando avrebbe potuto benissimo farlo. “Sta’ calma. Non ti faccio del male.”
“Non ti credo.” biascicò lei.
Un’altra espressione triste attraversò il volto di Kai.
“Tu pensi che io sia un mostro, vero?”
Bonnie annuì.
Era quello che pensava lei, quello che pensavano i fratelli, la sorella, il padre, tutta la sua dannata Congrega, eppure nessuno pensava che anche i mostri hanno un cuore, nessuno pensava che potesse esserci speranza per lui, nessuno gli avrebbe mai dato una seconda occasione, lo avevano già condannato.
“So di esserlo, ma non è molto diverso dal mostro che si è annidato dentro di te.”


 
                                  
  
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