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Autore: The_Grace_of_Undomiel    15/06/2015    5 recensioni
Questa storia si è classificata 2° al Ana Juan Contest indetto da Red Wind sul gruppo 'Solo storie originali' di Facebook
Cinealtàs non poteva immaginare la sua esistenza diversa da quella di allora. Ella aveva infatti sviluppato da qualche tempo a quella parte una singolare passione: aiutare il più possibile gli altri, per qualsiasi cosa (...) Tuttavia, i suoi buoni propositi non avevano conquistato subito ogni abitante, e la ragazza si era trovata di fronte faticosi ostacoli, da lei semplicemente chiamati ‘soggetti difficili’.
"In ogni modo, i tuoi hobby mi risultano ancora un mistero. Aiutare le persone? Non hai altro di meglio da fare? Già la trovo una cosa strana di per sé, ma trovo ancora più assurdo che qualcuno, ovvero tu, tenti di tutto perché l’altra persona, tra l’altro una delle più scontrose, solitarie, alquanto rozze e cupe di tutto il villaggio, si faccia aiutare, quando è evidente che preferirebbe affogare nel lago piuttosto che accettare aiuto”
“Sarà come dici” ribatté Cinealtàs “Ma non mi do per vinta"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto,
le persone possono dimenticare ciò che hai fatto,
ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire"
(Maya Angelou)

 

L’alba di SolarEven era forse uno degli spettacoli più suggestivi che gli abitanti della valle avessero mai visto e, anche, una delle ragioni che li motivava ad uscire così presto e mettersi al lavoro; metter piede fuori casa a quell’ora, nonostante l’aria calda e l’allegro cinguettio degli uccellini, non era piacevole per nessuno, tuttavia, grazie alla meraviglia che il sole con il  suo sorgere forniva, la routine giornaliera diventava improvvisamente più leggera.
Due piccole sfere di fuoco spuntavano da due angoli opposti del cielo e, lentamente, salivano, fino ad unirsi in un unico cerchio rosseggiante, illuminando ogni luogo con una luce calda e rassicurante, che solo in quel momento era possibile ammirare.
Certo, non tutti amavano quel fenomeno naturale. Vi era chi, nonostante lo spettacolo, avrebbe preferito girarsi dall’altra parte e continuare a ronfare, chi, con l’aria ancora sonnacchiosa, sopportava mal volentieri quella luce così abbagliante; c’erano poi quelli che semplicemente ignoravano il tutto ed infine esistevano anche coloro che sarebbero rimasti fermi ad osservare fino al compimento della “magia”. Cinealtàs rientrava in quest’ultima categoria, sebbene non avesse mai il tempo per restare ad osservare in tranquillità. Le bastava comunque lanciare un fugace sguardo al cielo perché la mattinata le sorridesse, adorava uscire all’alba, la rendeva energica e piena di vita. Quel giorno poi, ne aveva proprio bisogno. Finalmente, ne era certa, sarebbe riuscita nel suo intento.
“Buon giorno, Cinealtàs”
Una vocetta flebile le giunse alle orecchie, facendola fermare. Dionin, la sarta, le era apparsa davanti, le labbra rosee distese in un sorriso mite sul viso pallido. Indossava il suo solito abito più nero della notte, con al centro raffigurata una piccola stella argentata, perfettamente in sintonia con i suoi occhi grigi.
“Buon giorno anche a te, Dionin. Non trovi che oggi l’alba sia più splendente del solito?”
L’altra la guardò un po’ perplessa “La trovo bellissima come sempre, ma non particolarmente splend...”
“Lo so, lo so” la interruppe allegra “Probabilmente sono io che ho le visioni, ma non posso fare a meno di adorarla di più ogni giorno che passa”
Dionin scosse la testa tra il divertito e il rassegnato “Sei sempre la solita...In ogni modo, dove sei diretta?”
“Al Lago Shades, credo per la maggior parte della mattinata, dopodiché tornerò a casa per sbrigare qualche faccenda, poi devo aiutare il taglialegna Adhmad, e ovviamente subito dopo andare nella Foresta per cercare quelle erbe da dare a Linsha e in seguito...”
“Sei sempre piena di mansioni da svolgere! Non sarebbe meglio trovarti una sola occupazione invece che fornire il tuo aiuto a tutti gli abitanti di SolarEven e dintorni?”
Effettivamente, l’affermazione di Dionin aveva una sua logica, ma Cinealtàs non poteva immaginare la sua esistenza diversa da quella di allora. Ella aveva infatti sviluppato da qualche tempo a quella parte una singolare passione: aiutare il più possibile gli altri, per qualsiasi cosa, che si trattasse di questioni lavorative, domestiche, personali, sentimentali...tutto!
Nei primi periodi era stato per lei un poco difficile riuscire a realizzare il suo proposito ma, col tempo, le cose erano migliorate e aveva imparato a dedicare il suo tempo un po’ a tutti, oltre ad essere riuscita a conquistare la loro fiducia. Ognuno di loro aveva iniziato a chiederle una mano, e Cinealtàs ne era stata felicissima, non solo perché così sentiva di aver fatto qualcosa di giusto, ma anche perché, svolgendo sempre mansioni diverse, aveva la possibilità di imparare ogni volta qualcosa di nuovo.
Tuttavia, i suoi buoni propositi non avevano conquistato subito ogni abitante, e la ragazza si era trovata di fronte  faticosi ostacoli, da lei semplicemente chiamati ‘soggetti difficili’.
La prima in assoluto con la quale aveva avuto numerose difficoltà era stata proprio la sarta di fronte a lei, Dionin, una giovane, fino a qualche mese prima, terribilmente chiusa in sé stessa, schiva e con una perenne espressione affranta sul viso. C’era voluto del tempo prima che Cinealtàs riuscisse ad avvicinarla e scoprire così della bassissima opinione che Dionin aveva per se stessa. Una situazione, quella, che era stata risolta presto, grazie alla nascita della loro amicizia.
“Dionin!” esclamò qualcuno d’un tratto, avvicinandosi trafelato “Si sta facendo tardi, meglio se ci muoviamo. Oh, salve Cinealtàs!”
Cùthail era un altro carissimo amico della ragazza. Si trattava di uno straniero, un avventuriero, giunto da una terra lontana al loro villaggio giusto un anno prima. Anch’egli aveva fatto parte della ‘lista dei soggetti difficili’ di Cinealtàs, sia a causa della sua misteriosa provenienza, che lo aveva reso ostile agli occhi dei cittadini, sia a causa del sua terribile timidezza, che gli aveva impedito di scambiare due parole con la sarta, della quale, col tempo, si era innamorato. Ma grazie a Cinealtàs, si erano avvicinati ed erano diventati buoni amici, sebbene trasparisse qualcosa di più.
Cinealtàs era particolarmente soddisfatta di ciò che aveva fatto.  Aiutare in questioni sentimentali era una delle cose che le piaceva fare di più.
Scambiati pochi convenevoli, la ragazza salutò i suoi amici e riprese a camminare, ma non poté proseguire a lungo, poiché un’altra voce prese a chiamarla con insistenza.
“Cinealtàs, Cinealtàs! Per tutte le Ninfe, fermati!”
Una ragazzona piuttosto in carne la raggiunse affannata, il fazzoletto bianco che portava sul capo mezzo schiacciato sul viso.
“Ti volevo dare questo” disse con voce burbera, porgendole non troppo finemente un cestino. “Dentro ci sono delle ottime crostatine alla rosa canina, assaggiale, le ho fatte insieme a mio padre”
Un altro dei soggetti difficili con cui Cinealtàs aveva avuto a che fare, un uomo scontroso, freddo e severo, dal volto incartapecorito e dallo sguardo tagliente, con un pessimo rapporto con sua figlia.
Cinealtàs aveva fatto poco a dire il vero, ma quel che bastava perché padre, ora un po’ meno brusco, e figlia si riavvicinassero.
“Ti ringrazio, non avevo ancora fatto colazione!”
“Lo sospettavo, sei sempre di corsa, tu! Sei già magra di tuo, ci manca solo che non mangi e diventerai trasparente come l’acqua. L’ho sempre detto io che la pancia è meglio!” esclamò convinta, battendosi il ventre con una manona.
“Dove stai andando? Anzi, no, non te lo chiedo, che poi inizi con un elenco infinito” borbottò “Ora sarà meglio che vada, le focacce non si sfornano da sole. Stammi bene, e mangia!”
E si allontanò a passo ruspante.

La via che portava al Lago era tranquilla e pacifica, immersa nel verde, avvolta dai rumori della natura e dell’acqua che spumeggiava incessante lungo le sponde.
Cinealtàs aveva divorato in pochi bocconi le crostatine, ottime, e si sentiva ancora più determinata ed energica di prima. Guardò verso il cielo, le sfere rosse si erano infine unite  ed il sole aveva assunto una tonalità dorata.
“Scommetto che stai ritornando alla carica, e scommetto anche che fallirai di nuovo”
La ragazza sospirò, riconoscendo all’istante quell’irritante vocetta saccente.
“Il tuo incoraggiamento e il tuo ottimismo sono sempre un toccasana di primo mattino, non so davvero come farei senza di te”
“E’ quello che mi chiedo anche io, ma non parliamo di cose ovvie, andiamo alla parte interessante. Sentiamo, cos’hai escogitato stavolta?”
“Nulla di particolare. Vedrò cosa mi ispirerà in quel momento”
“Tradotto significa che improvviserai, perché non hai la più pallida idea di come agire. E, ad onor del vero, la cosa non mi sorprende affatto”
“Molte grazie”
“Sempre un piacere. In ogni modo, i tuoi hobby mi risultano ancora un mistero. Aiutare le persone? Non hai altro di meglio da fare? Già la trovo una cosa strana di per sé, ma trovo ancora più assurdo che qualcuno, ovvero tu, tenti di tutto perché l’altra persona, tra l’altro una delle più scontrose, solitarie, alquanto rozze e cupe di tutto il villaggio, si faccia aiutare, quando è evidente che preferirebbe affogare nel lago piuttosto che accettare aiuto”
“Sarà come dici” ribatté Cinealtàs “Ma non mi do per vinta. Senza contare che anche tu hai usufruito del mio aiuto, una volta”
La ragazzina che le camminava a fianco si fermò di colpo, il viso contratto in una smorfia.
“Era solo uno stupido dipinto, nient’altro, e non sai quanto il mio orgoglio ne abbia risentito”
“Allora la prossima volta non scommettere due sacchetti di monete a chi realizza il dipinto più bello”
La ragazzina si strinse nelle spalle “Mpf, che poi, a mio non modesto parere, il tuo quadro non era nemmeno un granché, infatti ho perso, la nostra giuria ha preferito il disegno di quel sempliciotto. Ma ha poca importanza, tanto i sacchetti glieli ho rubati di nascosto”
“Sei diabolica, Kailin”
“Non diabolica, ma la ragazzina di dieci anni più scaltra di tutta SolarEven, anzi, di tutta la valle se permetti”
“Hai finito?”
“Non ancora; non noti niente di diverso?”
Cinealtàs sondò con lo sguardo la decenne al suo fianco, ma non scorse nulla di nuovo. Era sempre la solita, con il suo inseparabile cappello nero dalla forma singolare sul capo. Scosse la testa.
La ragazzina roteò gli occhi scocciata, poi, assunta un’espressione eloquente, si indicò qualcosa sul capello con entrambi gli indici. Solo allora la giovane si accorse della spilla a forma di pappagallo di stoffa verde e blu.
“Ti chiedo scusa, non l’avevo notata! Mi piace molto, la trovo un perfetto ornamento” esclamò, ed era sincera “L’hai fatta tu?”
“Vorrai scherzare! L’ho rubata. Ah, sei arrivata comunque” soggiunse, prima che la ragazza potesse esprimere il suo disappunto riguardo al furto.
Davanti ai loro piedi il sentiero proseguiva in discesa, lungo un piccolo pendio ricoperto di fresca erbe lucente. Poco lontano, vicino al fiume, si stagliava una semplice baracca di legno.
Cinealtàs prese un bel respiro e sorrise raggiante.
“Con permesso, ci dobbiamo separare. Ho una persona da aiutare. Buona giornata” e riprese il cammino, proseguendo lungo il pendio. Kailin rimase per qualche istante ferma sul posto, prima di scuotere la testa ed incamminarsi verso la parte opposta.
“Lei e i suoi ‘soggetti difficili’, che assurdità” sbottò contrariata. Poi stese le labbra in un sorriso furbesco “Un momento...a breve sulla via principale passeranno i carri dei forestieri...Chissà che non riesca a sgraffignare qualcosa!”

Frattanto Cinealtàs era giunta in prossimità del capanno, il viso sorridente ed ottimista. Aggirò l’intera baracca gettando qualche occhiata tutt’intorno, senza però scorgere nessuno, tranne qualche asse di legno ammassata in un angolo e quella che un tempo doveva essere un barchetta, ora spezzata in metà.
Avanzò ancora e si ritrovò poco lontano dal pontile dove, girata di spalle e alquanto indaffarata, trovò la persona che stava cercando.
Garbh, il pescatore di SolarEven, si era guadagnato sin da subito il primo posto nella lista di Cinealtàs. Era riconosciuto da tutti come un individuo scostante ed intrattabile, facilmente irritabile ed amante della solitudine. Sopportava mal volentieri gli impiccioni e detestava chiunque provasse ad intromettersi nel suo lavoro o cercasse di ‘insegnargli’ il mestiere.
Se gli altri sfuggivano volentieri quel soggetto, Cinealtàs al contrario lo vedeva come un’entusiasmante sfida e faceva di tutto per incontrarlo e offrirgli così il suo aiuto, sebbene egli lo rifiutasse  sempre.
La prima volta  era stata liquidata con uno svogliato ‘no, grazie’, che in breve tempo si era trasformato in un ‘no’ brusco e scocciato. Ma questo non aveva intaccato minimamente i buoni propositi di Cinealtàs che, giorno per giorno, era diventata sempre più determinata. Solo una persona le mancava, una sola, e finalmente i soggetti difficili sarebbero esauriti.
Aggrottò leggermente la fronte, notando i movimenti un po’ troppo concitati del ragazzo che, rapido, armeggiava con la barca. Forse era una sua impressione, eppure sembrava quasi che stesse cercando di... scappare?

A Garbh erano serviti pochi secondi per associare quei lunghi capelli biondi e quel vestito bianco alla persona di Cinealtàs. L’aveva scorta ancora prima che la ragazza, in compagnia di quella ragazzina che, se non ricordava male, si chiamava Kailin, scendesse lungo il pendio, con quel suo solito, insopportabile sorriso raggiante. Di sicuro stava venendo lì per lui, per propinargli nuovamente l’aiuto di cui non aveva affatto bisogno.
 Il pensiero gli aveva fatto accapponare la pelle così, il più in fretta possibile, si era precipitato dalla sua fidata barca e aveva iniziato a caricare tutto l’occorrente per pescare, nella speranza di riuscire ad allontanarsi prima che lei lo raggiungesse. Speranza del tutto vana.
 “Vedo che hai ancora qualche secchio con le esche da caricare, vuoi per caso una mano?”
La ragazza, alle sue spalle, utilizzò il tono più gentile di cui disponeva, accompagnato ovviamente da un sorriso.
Come da repertorio, lui declinò seccamente l’offerta, senza nemmeno voltarsi. La risposta non procurò in lei alcuna reazione. Ormai vi era abituata.
“Allora vuoi che sciolga il nodo della corda? Sai io...”
“...te la cavi bene con i nodi. Lo so, me l’hai già detto, due giorni fa per la precisione, quando sei piombata qui a dar fastidio come al solito. Altro?”
“Mh, potrei aiutarti a sistemare la canna da pesca!”
“Oppure potresti girare i tacchi e sparire” si voltò appena per indirizzarle un’occhiata obliqua, l’occhio tagliato in metà da ciocche di capelli neri “Quella si che sarebbe una vera opera di carità”
“Desolata, ma questo io non lo considero come aiuto” rispose, il sorriso solare divenuto sottile e la voce incrinata. Ecco uno dei principali motivi per cui Garbh era in cima alla lista: non solo per le ragioni riepilogate in precedenza, ma anche per la sua capacità di farle perdere leggermente la sua proverbiale pazienza. E lei non la perdeva mai.
“Problemi tuoi, allora. Ora fammi la cortesia e levati dai piedi, devo fare un sacco di cose oggi e non posso permettermi di sprecare tempo”
E con queste ultime parole sperò di concludere, magari per sempre, la conversazione, ma le sue aspettative vennero subito infrante.
“Che devi fare?”
“E a te che importa?” grugnì.
“Sono curiosa!”
“Nulla che possa suscitare il tuo interesse, in ogni caso”
“Beh, mettimi alla prova!” replicò con forza Cinealtàs.
“Devo pescare una ventina di Iaisc, il doppio del solito, e poi devo andare fin su al villaggio per venderli. Soddisfat...?”
Alla vista nel nuovo sorriso che increspava le labbra della giovane si interruppe, mentre il pentimento di averle detto i suoi programmi si faceva strada.
“E adesso si può sapere che hai da sorridere?”
“Semplice, sorrido perché ho trovato il modo di aiutarti”
“Ah!” vociò scettico “Questa è buona. Sentiamo un po’, che vorresti fare?”
“Aiutarti con la pesca, ovvio!” annuì la ragazza con convinzione.
“Cosa? Scordatelo, non osare nemmeno ad avvicinarti alla mia barca, chiaro!? Come se avessi bisogno di te per fare il mio lavoro, ciò che mi viene meglio! Mi saresti solo d’intralcio e poi...una ragazza a pesca? Non sia mai!”
“Per tutte le Ninfe!” esclamò stizzita, la pazienza stava iniziando ad abbandonarla, per quanto tentasse di tenerla ancorata a sé “Cosa ti costa farti dare una mano, si può sapere? Per di più, non ti sarei affatto d’intralcio, non ho mai pescato, questo è vero, ma imparerei in fretta, così come ho imparato a tagliare la legna e a preparare medicinali!” proseguendo con il discorso, il tono si fece più freddo “E poi chi ha detto che una ragazza non possa pescare? Una donna è in grado benissimo di fare le stesse cose degli uomini, se non meglio”
Garbh intanto aveva iniziato ad armeggiare con il nodo che teneva la barca ancorata al pontile.
“Hai finito di farneticare? Fammi il favore, porta te e le tue intenzioni altruiste lontano da me” 
“Non finché non mi vorrai dare ascolto”disse, la voce tornata serena “Una volta che ti avrò aiutato, se ti provoco così fastidio, me ne andrò e non ti cercherò più”
Il ragazzo si bloccò all’istante, la corda ancora in mano. Aveva sentito bene? Guardò dritto negli occhi la piaga che era la sua interlocutrice. Era chiaro che fosse pazza, altrimenti non si sarebbero spiegate le sue strane manie del voler aiutare, le sue assurde convinzioni –sì, la storia dei soggetti difficili era giunta sino a lui- e i suoi praticamente perenni sorrisi. Non la sopportava, ma era anche vero che se l’avesse accontentata se la sarebbe finalmente tolta di torno.
“D’accordo, come ti pare”
Cinealtàs lo guardò con tanto d’occhi. Aveva davvero accettato? Era riuscita a convincerlo? Esultò intimamente, senza tenere conto degli ovvi motivi, da lei esplicitamente detti, che l’avevano spinto a dire di sì.
“Si può sapere che fai lì impalata? Vieni si o no?” berciò Garbh già sopra alla barca. Riscossasi, lo raggiunse e agilmente salì anche lei, prendendo posto. 
Il pescatore finì di sciogliere la corda e finalmente la barchetta poté allontanarsi dalla sponda, spinta dalla leggera corrente e dai remi.
Cinealtàs non aveva mai navigato sul Lago Shades e la cosa la emozionava non poco. Certo, non era come esplorare la Foresta Fèar, ma si trattava comunque di qualcosa di nuovo.
 Il sole si rifletteva sullo specchio d’acqua, facendolo scintillare, e facendo rilucere il ciondolo azzurro cristallo che indossava la ragazza.
Garbh, con in mano due canne da pesca, richiamò su di sé l’attenzione di Cinealtàs e, sintetico e sbrigativo, prese a spiegare.
“La prima cosa che devi fare è saper distinguere gli Iaisc gli’uni dagli altri. Non sono tutti i uguali, i più comuni sono gli Iaisc Doon, quando nuotano lasciano dietro di loro una scia color terra, perciò sono molto facili da individuare; poi ci sono gli Iaisc Eadrom, la loro scia è verde smeraldo, poi gli Iaisc Ocàr, scia gialla, gli Iaisc Liunam, scia viola e così via. Ci sono infine quelli più difficili da scovare, il più complicato di tutti è lo Iaisc Thrédeak, la sua scia è trasparente, perciò, praticamente impossibile da distinguere in acqua”
Cinealtàs annuì lentamente.
“L’unico modo per attirarli, è usare queste” il pescatore immerse la mano in secchio ed afferrò in un pugno piccoli frammenti di gemme colorate e lucenti “Bisogna fissarle all’estremità della canna da pesca”
Con mala grazia ne schiaffò  una addosso a Cinealtàs, che afferrò impacciata.
“Fissa una gemma all’estremità, è facile. Dobbiamo catturare cinque Iaisc Doon, dieci Iaisc Ocàr, quattro Iaisc Eadrom e un Iaisc Thrédeak”
“Cinque Iaisc Ocàr, no dieci Eadrom...no...puoi ripetere, per favore?”
Ma lui le aveva già dato la schiena, la canna da pesca immersa nell’acqua. La ragazza sospirò capendo l’antifona, e cercò di fissare una gemma rosa al filo, impresa tutta’altro che facile. Vi riuscì dopo qualche tentativo.
Il tempo passava, l’acqua scorreva, nessun Iaisc appariva all’orizzonte e Garbh era, come previsto, poco propenso, anzi, affatto propenso alla conversione. Tuttavia, sebbene la noia la stesse divorando, Cinealtàs non voleva perdersi d’animo, sicura che prima o poi sarebbe successo qualcosa di interessante.
Posò la canna da pesca sulle sue gambe e senza neppure accorgersene prese a tormentare il gioiello che portava al collo, producendo un rumore tintinnante.
“La smetti di giocherellare con quello stupido ciondolo?”
Cinealtàs si bloccò all’istante, serrando la pietra in una mano.
“Non è uno ‘stupido ciondolo’ , è una gemma, preziosa e pura, e un ricordo. Ci sono molto legata. Devi sapere che...”
“Ah, no! Niente storielle melense o strappalacrime sul tuo passato o cose del genere! Ne faccio proprio a meno, tienitele per te, và!”
“Non è nulla del genere”
“Ma non ti voglio sentire!”
“ Libero di non ascoltare allora, ma racconterò ugualmente, per me stessa”
“E come faccio a non sentirti?” sbottò “Siamo su una barca” ma le sue parole furono vane, poiché Cinealtàs aveva già iniziato a narrare.
“Accadde tutto anni fa, ero ancora una bambina all’epoca...” udì un sbuffo che ignorò “...ma già allora amavo girovagare per la Foresta, sebbene fosse, a detta di alcuni, un luogo insidioso. Non mi ci ero però mai avventurata di notte, fino a quando, un giorno, non mi resi conto dello scorrere del tempo; il sole era tramontato ed era calata l’oscurità. Le vie famigliari mi risultavano ostiche di notte perciò non mi ci volle molto per perdermi. Girovagai a lungo, ma non riuscivo a ritrovare la strada di casa. Avevo paura, ma i miei piedi mi spingevano a proseguire, finché non giunsi in una zona in cui non ero mai stata prima, un luogo...meraviglioso, strane minuscole luci volteggiavano nell’aria e da lì riuscivo ad intravedere di nuovo le stelle. E poi...mi apparve davanti, dal nulla, senza che me ne accorgessi. Indossava un mantello, non rammento il colore, che le giungeva fino ai piedi e che pareva congiungersi all’erba. I capelli...” assunse un’aria trasognata “...lunghi fino alle schiena e leggermente mossi erano corvini, mentre i suoi occhi riprendevano il colore della notte.
Rimasi come impietrita, comprendendo che davanti a me si trovava una Ninfa...”
Garbh sussultò impercettibilmente. Per quanti sforzi avesse fatto, alla fine era stato costretto ad ascoltare ed adesso quell’ultima rivelazione, sebbene odiasse ammetterlo, l’aveva basito. Non poteva essere successo veramente, era certo che quella stesse mentendo. Le Ninfe erano una leggenda, un mito, solo alcuni credevano che esistessero veramente e nessuno era mai stato così sfrontato e folle da dire di averne incontrata una.
“Mi chiese il mio nome e perché fossi così triste, e non potei fare a meno di rispondere, le parole mi scivolavano via con naturalezza. Mi consolò e poco dopo la vidi sfilarsi un ciondolo, lo stesso che porto adesso, e me lo fece indossare, assicurandomi che mi avrebbe aiutato a ritrovare la via di casa. Sfavillava come non mai. D’istinto le chiesi se potessi venire con lei, mi sorrise, ma mi disse che aveva un missione da compire importante e che era diretta ad Est. Mi baciò in fronte, io chiusi gli occhi e quando li riaprì era scomparsa” sospirò, persa nel ricordo “Non me la dimenticherò mai. Mi chiedo quale fosse la sua missione e dove si trovi ora...”
Scese il silenzio. Cinealtàs ruotò il busto verso il pescatore per vedere se il racconto avesse provocato in lui qualche reazione. Garbh però non si era nemmeno voltato e ostentava la solita indifferenza .
“Non mi credi, non è così?”
“Nemmeno ad una parola”
La giovane sorrise.
“Fai male, perché è la verità. Da allora conservo questo gioiello, il dono più bello che abbia mai ricevuto, perciò, non è, come dici tu,  uno stupido ciondolo”
Detto questo si voltò e riprese la canna da pesca. Garbh roteò gli occhi cinico. Se quella sciocca pensava di incantarlo con le sue storielle si sbagliava di grosso.

Non erano passati neppure pochi minuti che il primo pesce, uno Iaisc Doon, finalmente abboccò. Garbh lo tirò su con facilità e lo gettò in un grosso secchio. Le dimensioni di quelle creature erano piuttosto contenute perciò un semplice contenitore sarebbe bastato a tenerli tutti.
Ben presto altri pesci giunsero, attirati dai frammenti colorati, e Garbh li catturò uno dietro l’altro, con una velocità ed una tecnica impressionanti. Iaisc Doon, Ocàr, Eadrom, nessuno sfuggiva alla sua lenza.
Sebbene all’inizio Cinealtàs avesse trovato la cosa emozionante, la sua esaltazione era presto scesa, dal momento che la sua presenza si era rivelata totalmente inutile. Garbh se la cavava egregiamente da solo e nessun Iaisc pareva voler abboccare all’amo della ragazza, che se ne stava appoggiata alla barchetta senza far nulla, con aria abbattuta.
All’improvviso però, la lenza si tese. Cinealtàs alzò le testa di scatto e soddisfatta vide l’acqua, tinta di viola, agitarsi. C’era era solo un piccolo problema: il pesce aveva abboccato, ma lei non aveva la più pallida idea di come tirarlo fuori.
La ragazza si alzò in piedi, mentre l’Iaisc prendeva a tirare con tutte le sue forze.
“Che devo fare?” urlò per sovrastare il rumore dell’acqua scrosciante prodotto dai pesci. Garbh non le rispose, troppo preso a lottare con un Iaisc che non ne voleva sapere di farsi catturare.
“Che devo fare!?” ripeté ancora più forte.
Per risposta lui le sputò un ‘arrangiati’ fuor dai denti. Cinealtàs iniziò allora a tirare verso di sé la canna da pesca con più energia possibile, senza ottenere però alcun risultato. Continuò a tirare, facendo anche qualche piccolo passo indietro per creare più forza, ma ottenendo come unico risultato quello di far traballare la barchetta. Nonostante l’ultimo fortissimo strattone, il pesce riuscì a fuggire e Cinealtàs, senza più un peso attaccato alla lenza, si sbilanciò all’indietro, facendo oscillare pericolosamente la barca.
“Che diavolo stai facendo?” sbraitò Garbh cercando di non perdere l’equilibrio.
“Non...non, oh!” un ulteriore sobbalzo fece perdere del tutto stabilità alla ragazza, che cadde lunga distesa sulla barchetta e che nell’impatto causò l’irrimediabile: era infatti inciampata sui secchi con le gemme, che con un tonfo  erano volate dentro l’acqua. Garbh, caduto seduto anche lui,  era riuscito  a salvare il secchio con i pesci, ma non quello con le gemme, scomparse per sempre nelle profondità del lago.
Un silenzio innaturale riempì l’aria, interrotto soltanto dallo sciabordio delle acque contro i fianchi della barchetta.
Cinealtàs, ancora indolenzita, si rimise seduta e si voltò verso il pescatore, appoggiato al bordo della barca con il capo rivolto verso il basso, i capelli e il capello che indossava a oscurargli il volto.
“Sono...sono terribilmente mortificata” mormorò, non sapendo da che parte iniziare “E’ stato un incidente e...”
“Chiudi quella bocca...”
“Come?” fece la ragazza, che aveva udito solo un ringhio indistinto.
“Chiudi. Quella. Bocca! Taci!” con un scatto rabbioso si era voltato verso di lei, gli occhi neri che parevano volessero distruggerla da un momento all’altro.
“Hai idea del disastro che hai combinato? Hai fatto cadere tutte le gemme, mi dici adesso come farò a catturare lo Iaisc Thrédeak? Quelle erano le uniche che avevo, maledizione” sputò e iniziò a rimettere in ordine la barca “Non avrei dovuto lasciarmi convincere, che io sia dannato. Sei solo una sciocca buona a nulla, speravo di passare indenne questa giornata così non ti avrei più avuta tra i piedi, e invece...!”
“Mi rincresce...”
“Ti ricresce? Cosa vuoi che me ne freghi delle tue scuse? Sei una disgrazia, una piaga. E dovresti aiutare la gente? Forse vorresti dire ‘rovinarla”’
Un lampo animò lo sguardo di Cinealtàs.
“Ti ho già detto che è stato un incidente, non l’ho fatto apposta. Inoltre, cosa vorresti insinuare? Io trascorro le mie giornate ad aiutare il prossimo, e non a rovinarlo. Ed ogni abitante apprezza. Piuttosto, la colpa è anche tua, poiché avresti dovuto spiegarmi e non lasciarmi in balia degli Iaisc”
“Colpa mia? Sei tu che hai rovesciato le gemme!” tuonò, il desiderio impellente di gettarla in acqua e lasciarla lì “E poi...” fece, il tono meno iroso ma ancora più cupo “...tu e i tuoi intenti altruistici, dici tanto di volere aiutare gli altri, di dar loro una mano, ma secondo me è solo un tuo subdolo modo per tenerli sotto controllo”
Cinealtàs spalancò gli occhi sconvolta “Cosa...cosa stai dicendo?”
“La verità. Ti mostri gentile e cordiale con tutti, sempre con quel dannato sorriso sulle labbra” fece una smorfia “Ma in realtà questo è solo un altro sistema per avere qualcuno in debito con te”
La ragazza rimase impietrita, mentre l’ira le attanagliava lo stomaco e le afferrava la gola. Era quindi quello che pensava? La vedeva come una specie di manipolatrice, quando in realtà la sua era semplice empatia e affetto per gli altri? Che male vi era nel voler aiutare, era forse sbagliato?
“Le mie sono solo buone intenzioni” rispose gelida “Nessun tranello o desiderio di manipolazione si cela dietro al mio comportamento, solo voglia di fare del bene e rendermi utile, nient’altro. Puoi credere quello che preferisci, ma sappi che ti trovi in errore” gli voltò le spalle e riprese la canna da pesca, sebbene del tutto inutile senza gemma.
Come lei anche Garbh si voltò, seduto all’estremo opposto della barca, il più lontano possibile.

Il sole si stava spostando lentamente in cielo, ed entrambi non accennavano a voler dire una sola parola. Continuavano a darsi le spalle, le rispettive canne da pesca immerse nell’acqua.
Nessuno aveva più controllato la direzione della barca che, sospinta docilmente dalla corrente, li aveva trasportati altrove. Ciò però non preoccupava minimante Garbh, che era in grado di ritornare alla baracca in qualsiasi momento.
Il pescatore, ancora furente, teneva lo sguardo truce rivolto verso un punto indefinito del lago. La rabbia di prima si era un po’ sopita, ma non aveva alcuna intenzione di parlare con Cinealtàs, sia per evitare un altro scontro, sia per il suo carattere troppo testardo e  orgoglioso.
Lo sguardo della ragazza era invece molto più sereno. L’ira era affievolita quasi subito, quando si arrabbiava sapeva diventare glaciale, ma non portava mai rancore troppo a lungo. Nonostante questo, però, non se la sentiva ancora di provare un approccio con Garbh. Pareva tutt’ora furioso perciò era certa che ogni tentativo di riavvicinamento si sarebbe trasformato in un litigio, l’ultima cosa che voleva. Riconosceva di aver combinato un disastro, e si vergognava per questo, ma sapeva anche di avere ragione su molti aspetti, soprattutto era certa di non essere un’infingarda manipolatrice.
Sebbene Garbh fosse intenzionato a crogiolarsi nel suo rancore ancora per un po’,  non poté fare a meno di chiedersi che cosa stesse facendo Cinealtàs . Non l’aveva più udita parlare, non un suono, non un sospiro, neppure una piccola oscillazione della barca che confermasse la sua presenza.
No, non si sarebbe voltato per vedere se fosse stata ancora viva. Ne andava del suo orgoglio personale, senza contare che di cosa facesse o non facesse quella sciocca donnicciola non gliene importava nulla. Tuttavia...
Con riluttanza ruotò appena il capo. Come previsto, Cinealtàs era ancora lì, con il suo semplice vestito bianco e i capelli di un oro intenso, leggermente ricurva.
Sentendosi osservata anch’ella si voltò, ma il pescatore, prontamente, le aveva già dato le spalle. Continuarono così per qualche tempo, cambiando di tanto in tanto posizione e spostandosi di poco sulla barchetta.
Non avendo più le gemme avrebbero potuto ritornare indietro, ma nessuno aveva voglia di prendere i remi. Farlo avrebbe rotto quella strana bolla che si era venuta a creare.
Un guizzo improvviso destò infine entrambi dal loro torpore. Cinealtàs scattò su vigile e si guardò intorno. La barca li aveva portati in un luogo a lei sconosciuto: erano finiti in mezzo a della strana vegetazione, parevano salici piangenti, e l’acqua aveva assunto una singolare tonalità azzurrognola, allo stesso modo, paradossalmente, persino la stessa aria.
Ci fu un altro guizzo e in contemporanea Garbh e Cinealtàs si protesero dalla barca per guardare. L’acqua aveva preso ad ondeggiare più insistentemente, in un movimento pressoché circolare.
“Uno Iaisc Thrédeak...” sussurrò rapito il pescatore.
La ragazza spalancò gli occhi meravigliata.
“Dobbiamo catturarlo” disse, seguendo ipnotizzata il movimento.
Lo sguardo di Garbh assunse un’ombra di biasimo.
“Certo, e come? Non abbiamo più gemme”
La giovane si portò un dito alle labbra pensierosa, poi sorrise.
“Non esattamente, una è rimasta” e con un gesto secco staccò il ciondolo che portava il collo.
Garbh la guardò perplesso, e letteralmente sconvolto quando la vide immergere la pietra in acqua.
“Ma che...che stai facendo?” esclamò.
“Shhh. Devo pur rimediare in qualche modo, no?”
“Sì, ma non avevi detto che era il ricordo della Ninfa, o una roba del genere?” ribatté dubbioso.
“Vero, ma adesso è più utile qui che intorno al mio collo e poi, prima che tu te lo chieda, qualcosa mi dice che sarà più produttivo fare così, piuttosto che usare la canna da pesc...”
Un improvviso bagliore la interruppe. Il ciondolo aveva preso a risplendere di un’abbagliante e pura luce azzurra, illuminando anche l’acqua e l’ambiente circostante. Poi, Cinealtàs lo sentì. Qualcosa le si era appoggiato sulla mano. Dapprima trasparente, lo Iaisc scintillò innanzi ai suoi occhi come luce su di un mare increspato. Chiuse le mani a conca e lentamente le fece emergere dall’acqua.
Garbh, un po’ più in disparte, osservava incredulo e incantato. Aveva assistito spesso a fenomeni naturali meravigliosi, ma in lui non avevano mai suscitato nulla di particolare. Non aveva però mai visto uno Iaisc Thrédeak, e lo spettacolo era sconvolgente.
 Sollevò poi lo sguardo su Cinealtàs. Il suo viso e i suoi capelli splendevano come argento e i suoi occhi, pieni di quella luce, brillavano come stelle.
Si sorprese, Garbh, nel ritrovarsi ad indugiare lo sguardo su di lei. Scosse la testa e si allontanò un poco.
Cinealtàs intanto si era voltata verso di lui con ancora la creatura tra le mani.
“Sfilagli la gemma dalla bocca, così poi lo faccio scivolare nel secchio” sussurrò.
Il pescatore ubbidì, seppur un po’ tentennante ad avvicinarsi allo Iaisc. La ragazza immerse il pesce nel contenitore e con quel gesto la luce cessò all’improvviso.
Impugnati i remi, Garbh riprese il controllo della barchetta.  Ripercorsero il Lago in totale silenzio, essendo troppo frastornati per dire qualcosa, ed infine giunsero in prossimità del pontile, a cui il ragazzo attraccò la barca.
“Siamo arrivati” sbottò, riscuotendo Cinealtàs dallo stato di trance in cui pareva esser caduta. Con agilità ella scese dalla barchetta e Garbh trasse intimamente un sospiro di sollievo, felice che quello strazio fosse finalmente giunto al termine.
“E così, sono riuscita a dare il mio contributo” fece la giovane.
“Certo, se non consideriamo il fatto che mi hai  sprecato un intero secchio di esche”
“Ciò che dici è vero, tuttavia ti ho aiutato a catturare lo Iaisc. Questo non può esser considerato come un rimedio?”
“Per niente, visto che, se avessi avuto le gemme, lo avrei catturato da solo. Perciò, come avevo predetto, la tua presenza è stata completamente inutile, se non dannosa” ci tenne a precisare Garbh.
Cinealtàs sorrise, stringendosi nelle spalle.
“Al contrario, io mi sento soddisfatta”
“Buon per te. Ora però devi rispettare il patto:  avevi detto che dopo avermi ‘aiutato’ ti saresti tolta di torno, perciò...”
“Me ne vado, tranquillo, non me lo sono dimenticata. Anche perché qui non ho più niente da fare!” lo salutò con un gesto della mano, a cui egli non rispose, e fece per andarsene. Poi però aggiunse:
“Alla fine, mi hai creduto”
Garbh inarcò un sopracciglio “Di che parli?”
“Mi riferisco alla gemma e al mio incontro con la Ninfa. Sostenevi che mi fossi inventata tutto, ma quando ho usato il ciondolo l’hai definito ‘il ricordo della Ninfa’, quindi vuol dire che mi credi”
Il pescatore storse la bocca “Forse. Rimango tuttora scettico, ma dopo ciò che ho visto al Lago, ci sono buone possibilità che quel gioiello abbia davvero qualcosa di magico...”
“Secondo te dove si trova in questo momento? La Ninfa intendo”
“Tsk, e io che vuoi che ne sappia?”
“Sono convinta che sia coinvolta in qualcosa di molto importante, forse in una...guerra, o altro. Comunque, di qualsiasi cosa si tratti, se per caso si presentasse l’occasione di aiutarla, non mi tirerei di certo indietro. Dovesse accadere stasera stessa. Ma non credo avverrà mai. Temo anche di aver perduto la gemma che mi aveva donato, un vero peccato. In ogni modo, sarà meglio che vada. Buona giornata!”
Gli voltò le spalle e si incamminò. Era felice di essere riuscita ad aiutarlo, ma sentiva in cuor suo di aver tratto un importante lezione da quell’esperienza: talvolta, non sempre i programmi si avverano come si spera. Lei aveva deciso di dargli una mano con la pesca, ma aveva finito  per causare solo problemi e disastri. Credeva di aver fallito, ed invece era riuscita a rendersi utile proprio quando ormai aveva perso ogni speranza. E non aveva importanza che Garbh la reputasse una manipolatrice. Cinealtàs era consapevole di fare del bene, e questo le era sufficiente.

Garbh aveva ascoltato poco i deliri di Cinealtàs su Ninfe, guerre e missioni, poiché la sua mente era rimasta fissa su una frase pronunciata dalla giovane. Ella credeva di aver perso la gemma, ma ciò non corrispondeva alla realtà: il ciondolo infatti  era rimasto a lui; se l’era messo in tasca senza pensarci, quando l’aveva sfilato dalla bocca dello Iaisc, ed ora se lo rigirava tra le mani meditabondo.
Richiamare indietro Cinealtàs avrebbe significato fare qualcosa di gentile per lei, il che non gli sorrideva affatto. Era in generale poco propenso a compiere buone azioni per gli altri, e ancora di meno verso alcune persone in particolare.
Ma sapeva anche quanto quel gioiello fosse importante per lei, sebbene la cosa, continuava a ripetersi, non dovesse interessargli. Inoltre, malgrado le avesse fatto credere  il contrario e lui stesso odiasse ammetterlo, Cinealtàs, bene o male, lo aveva aiutato.
Ma soprattutto, se se lo fosse tenuto, sarebbe apparso ai proprio occhi come un ladro, e lui non voleva questo, tantomeno voleva sentirsi in difetto verso Cinealtàs.

Quindi, si disse convinto, i motivi che l’avevano infine spinto ad urlare il suo nome, dovevano essere  senz’altro quelli.


*Note dell'Autrice*

Una OS senza pretese, scritta per un contest a cui partecipa. Tanto fantasy, riflessioni sull'aiuto e una lievissima spruzzatina di romanticismo. E' nata come unico capitolo, ma mi sono venute un po' di idee, quindi forse, chissà, potrei trasformarla in una Long ^^ si vedrà! Con la speranza che sia stata di vostro gradimento, vi saluto!

A presto ;D

The_Grace_of_Undomiel


  
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